Dal 2012 a scuola si studia alimentazione

Ott 17
Scritto da Annamaria avatar

L’obesità e la cattiva alimentazione sono ormai in crescita esponenziale. Probabilmente è per questa ragione che da gennaio 2012 nelle scuole medie italiane si insegnerà educazione alimentare.

Lo ha stabilito il protocollo d’intesa siglato da Federalimentare e dal Ministero dell’Istruzione, che sancisce la condivisione su base nazionale del programma “Salute e Cibo. Piani di educazione scolastica alimentare”.
Come ha riportato l’Ansa, i ragazzi impareranno i tempi e modi di assunzione dei cibi, ma non solo. Anche la storia dei processi in campo agricolo.
Educazione alimentare sarà insegnata con un approccio trasversale, non con un’ora specifica a settimana. Nelle lezioni di scienze si approfondiranno i processi produttivi, in quelle di storia e geografia l’evoluzione dei modelli alimentari nei secoli o le tipicità del territorio, e in quelle di italiano le parole del cibo.
L’iniziativa coinvolgerà 77 mila classi per un totale di 1,6 milioni di alunni e rispettive famiglie e 148 mila insegnanti. Si prevedono pure scambi di esperienze con il sistema produttivo, con stage per il personale scolastico e attività di ricerca per l’università.

Federalimentare renderà noti i fabbisogni formativi delle imprese, mentre il Miur dara’ linee di indirizzo per favorire l’offerta formativa proposta dalle imprese e la domanda del sistema scolastico. Dopo la fase pilota, condotta nel 2009-2010 in 15 scuole elementari di Milano, Roma e Catania, il prossimo novembre il progetto proseguirà con dei corsi di formazione per docenti e dirigenti scolastici di scuole medie.
“Il programma Scuola e cibo si estenderà progressivamente anche agli studenti delle scuole superiori, fino all’università per coprire l’intero ciclo educativo e formare le nuove generazioni anche in vista dell’Expo del 2015”, ha chiarito Riccardo Garosci, presidente del comitato Miur.

Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare, ha sottolineato “come non esistano cibi buoni e cattivi, ma corrette modalità e frequenze di consumo. L’industria alimentare italiana collabora con le istituzioni per stili di vita più sani”.

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