Gioco in solitudine

Giu 29
Scritto da Annamaria avatar

Bibi non ha voluto andare al campo scuola. C’è da dire che per noi la danza è finita ieri e che a luglio avrà una ripresa con uno stage. Poi a settembre si ricomincia col quotidiano… Preferisce stare a casa. per lei, figlia unica, c’è, se io lavoro, il gioco in solitudine.

Non mi preoccupo. Leggendo un po’ in giro, ma anche per esperienza diretta – sono figlia unica anche io – so che il gioco in solitudine ha un valore positivo e rappresenta una fase della crescita, quasi un indice di autonomia raggiunta con serenità e una buona capacità di organizzazione.

I bambini raggiungono la capacità di giocare da soli ad età molto diverse, a secondo di come sono fatti loro stessi. Alcuni già a due anni stanno da soli. Il gioco in solitudine per loro è normale. Lo diventa davvero intorno ai tre o quattro anni, poi assume profili di maggiore organizzazione e complessità dopo i cinque anni.

Ricordate che il gioco in solitudine risulta più facile quando e se il bimbo avrà imparato a interagire con soddisfazione con adulti e coetanei.
Ci sono alcuni suggerimenti da ricordare per far sì che un bimbo facci il gioco in solitudine qualche volta:

– Bisogna ricordare ai nostri figli che si può e a volte di deve giocare da soli. Anche da piccolini con una palestrina o un tappetone e pochi oggetti morbidi e sicuri. In questo modo il piccolo sperimenta autonomamente e in libertà.
– Ogni gioco ha regole che bisogna trasmettere ai bimbi: le regole sono utili nel giocare insieme agli altri e non solo. Rispettare le regole significa rispettare gli altri. Nel gioco da solo le regole sono sicuramente più flessibili, ma ad esempio bisogna sapere che non ci si arrampica su una libreria, che un congegno elettrico non va smontato a mani nude e così via…
– Se i bambini sono piccoli, vanno comunque aiutati a scegliere per giocare in modo adatto alla loro età. Per giocare da soli ci sono costruzioni, disegno, giochi di invenzione e fantasia, pupazzetti o soldatini, bambole…
– I giocattoli devo essere adeguati, adatti alla loro sperimentazione e non solo, anche che favoriscano l’autonomia e la voglia di trascorrerci del tempo anche se soli.
Giocare da soli sviluppa pure la fantasia: nascono gli amici immaginari, i ruoli interpretati con voci diverse, le storie fantastiche raccontate a se stessi senza vergogna e con tanto spirito di avventura

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