Parto segreto

Giu 02
Scritto da Annamaria avatar

La notizia della mamma che dopo aver partorito ha lanciato dal balcone il neonato a Settimo Torinese ha sconvolto tutti noi. Ancora si continua a indagare, la 34enne che con il compagno ha compiuto questo terribile gesto dichiara di non essersi “mai accorta di essere incinta”. Depressione? Follia? Sicuramente un qualcosa di inspiegabile nella sua crudeltà. Per questo voglio parlare del parto segreto.

Le donne incinte se non vogliono o non possono tenere il bebè, devono sapere che esiste il ‘parto segreto‘. Possono partorire in anonimato e poi dare in adozione il piccolo.

Il parto segreto può essere la soluzione, invece di compiere atti inconsulti. Lo spiega il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
“In ospedale, al momento del parto, serve garantire la massima riservatezza, senza giudizi colpevolizzanti ma con interventi adeguati ed efficaci, per assicurare – anche dopo la dimissione – che il parto resti in anonimato. La donna che non riconosce e il neonato sono i due soggetti che la legge deve tutelare, intesi come persone distinte, ognuno con specifici diritti”.

La legge permette alla donna che ha partorito di non riconoscere il proprio bambino e di lasciarlo nell’ospedale dove è venuto alla luce “affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata””.

Il parto segreto, dopo che è avvenuto, è segnalato alla Procura della Repubblica del Tribunale per i minorenni, dove viene aperto un procedimento di adottabilità. Il Tribunale si attiva per trovare una coppia che sia ok per l’adozione.

La mamma può chiedere di mantenere la sua identità non accessibile per sempre, ma in caso avesse “particolari e gravi motivi che le impediscono di formalizzare il riconoscimento, può chiedere al Tribunale per i minorenni presso il quale è aperta la procedura per la dichiarazione di adottabilità del neonato, un periodo di tempo per provvedere al riconoscimento”.

Tutto questo è possibile anche se si partorisce in casa. In questo caso il neonato lo si porta in speciale ‘culle’, che si trovano vicino a ospedali, parrocchie e conventi.

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