Influenza, sì alla vaccinazione in gravidanza

Ott 18
Scritto da Annamaria avatar

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Ormai siamo in pieno autunno, con il freddo arriva anche l’influenza, per chi è il dolce attesa, sappiate che gli esperti dicono sì alla vaccinazione in gravidanza.
Basta con le polemiche sui vaccini! Sì alla vaccinazione in gravidanza per combattere l’influenza. Lo dicono i ginecologi italiani, riuniti al congresso della Sigo (Societa’ italiana di ginecologia), dell’Agoi(Associazione Ostetrici ginecologi Ospedalieri Italiani) e Agui (Associazione ginecologi Universitari Italiani) che ha come titolo La Salute al Femminile Tra Sostenibilità e Società Multietnica.

“La vaccinazione è consigliata sempre per le donne in gravidanza. Bisogna sfatare il mito che la vaccinazione sia un problema o dia problemi. La vaccinazione risolve i problemi non li dà – ha spiegato il presidente Sigo, Paolo Scollo – Che ci sia un’educazione alla vaccinazione è la dimostrazione più grande che noi ginecologi siamo a favore di tutte le vaccinazioni ufficialmente approvate dal Sistema Sanitario Nazionale. I ginecologi invitano le donne in gravidanza a vaccinarsi per questa stagione influenzale e quelle che non sono ancora in gravidanza a controllare se hanno avuto la rosolia: se non l’hanno avuta l’invito è a vaccinarsi prima di rimanere incinte”.

Il sì alla vaccinazione in gravidanza è forte è chiaro, così l’influenza non avrà tregua.
Al congresso si è anche parlato di parti.
In Italia un parto su 5 è di donne straniere, e tra le madri non italiane 7 su 10 provengono da Paesi al di fuori dell’Unione europea. “Problemi linguistici e differenze cultuali possono allontanare le pazienti dai nostri reparti. Abbiamo una sfida importante da affrontare perché ci occupiamo degli aspetti più delicati del benessere femminile”, hanno chiarito gli esperti.
Negli ospedali italiani il 20% dei parti è relativo a donne d’origine straniere. Di queste madri sette su dieci sono originarie di Paesi al di fuori dell’Unione europea. E il 13% di loro ha difficoltà nello svolgere pratiche burocratiche e amministrative per accedere alle prestazioni sanitarie. “Ci sono poi nuove emergenze da affrontare legate alla questione dei profughi”, spiegano i Ginecologi italiani riuniti. Alcune donne sono in gravidanza e costrette, a volte, a partorire in condizioni estreme. “E’ fondamentale che a tutte queste donne sia garantita la migliore assistenza sanitaria, soprattutto nel momento del parto ma anche in tutte le altre fasi della vita”. “In Italia risiedono persone di 200 diverse nazionalità e le donne in età fertile sono oltre 1 milione e 700mila”, ha spiegato Giovanni Scambia, direttore del dipartimento tutela della salute della donna della Cattolica di Roma. Ha poi sottolineato: “Sono numeri importanti e destinati per forza a crescere con il passare degli anni. Le difficoltà linguistiche per esempio rischiano di allontanare dai nostri reparti donne che invece avrebbero bisogno di un aiuto. Gli stranieri provengono nella maggioranza dei casi da Paesi con una diversa concezione della maternità, della sessualità e più in generale del ruolo della donna. Noi Ginecologi quindi abbiamo una sfida ancora più delicata da affrontare”. “Le migranti che risiedono regolarmente in Italia godono in genere di buona salute e prestano attenzione agli stili di vita – ha chiarito Enrico Vizza, segretario nazionale Sigo –  L’86% dà un giudizio positivo sul proprio benessere. Tra le extra-comunitarie l’83% non ha mai fumato una sigaretta. Per sei su dieci il peso corporeo rientra nei parametri corretti. Sono quindi persone che corrono meno rischi di insorgenza di gravi malattie. Tuttavia noi siamo gli specialisti che devono affrontare gli aspetti più intimi della salute femminile. Dobbiamo prestare grande attenzione a come ci approcciamo a questa particolare categoria di donne”.

Al congresso i ginecologi hanno anche specificato quanto sia necessario insegnare educazione sessuale nelle scuole, con formazione dei docenti e degli educatori. “L’80% delle adolescenti d’origine straniera non è mai andata dal ginecologo. Mentre ‘solo’ il 30% delle loro coetanee italiane ha fatto altrettanto – ha dichiarato il prof. Paolo Scollo, presidente nazionale SIGO – La prevenzione deve cominciare dalle scuole attraverso una maggiore informazione per tutti i ragazzi. Possiamo dare il nostro contributo per esempio formando gli operatori e gli insegnanti che dovranno tenere agli studenti lezioni di educazione alla sessualità e affettività”.

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