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Vestito battesimo bambini

Feb 29
Scritto da Annamaria avatar

Alcuni bambini, su scelta dei genitori, vivono la loro prima cerimonia importante da piccolissimi. Molti papà e mamma, come pure gli zii e i nonni, vogliono che il piccolo o la piccola siano elegantissimi per il loro battesimo. Ecco così che la scelta del vestito diventa fondamentale per rendere questa giornata speciale, l’ingresso nella comunità religiosa del pargolo, memorabile.

vestito battesimo bambini

Come deve essere il vestito per il battesimo dei bambini? Innanzitutto bianco, simbolo di innocenza e purezza. Spesso si scelgono quelli realizzati in cotone o seta, più eleganti.Molti sono semplici, altri hanno ricami, pizzi, fiocchi, nastrini. Ci sono quelli classici, quasi da bambola per le piccole. Ma anche quelli più moderni e minimal.

Tra i vestiti da battesimo per i bambini, se femminucce, ci sono gli abitini con la gonna in tulle. Se a maniche lunghe o corte, dipende dalla stagione chiaramente. Per i maschietti è molto gettonato il completo ‘da grande, con tanto di camicia, panciotto e pantalone, che può diventare anche corto se la cerimonia sarà in estate. Alcuni di questi completi sono addirittura arricchiti dalle bretelle elastiche e il papillon. 

Come detto, il bianco la fa da padrone, soprattutto per le principessine di casa. Ma è ben accetto pure il color crema o il rosa pallido o cipria. Per i principini i completi possono anche essere beige, color sabbia o panna. Ma pure il blu non sfigura.

Il vestito da battesimo dei bambini può variare moltissimo con il prezzo, dipende come sempre dal marchio che si sceglie e anche dalla ricercatezza dei tessuti. Ognuno può scegliere a seconda delle sue tasche. Basta non esagerare. Il più delle volte nella semplicità c’è la vera eleganza.

Virus Respiratorio Sinciziale

Feb 28
Scritto da Annamaria avatar

Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) causa un’infezione delle vie respiratorie in più del 60% dei bambini nel primo anno di vita. E in quasi tutti entro il secondo anno di vita. L’infezione può essere molto grave. Infatti, il 4% dei bambini colpiti che hanno meno di un anno richiede il ricovero in ospedale. Tra questi uno su cinque deve essere ricoverato in Terapia Intensiva. Ogni anno, anche in Italia, si verifica durante la stagione epidemica, tra ottobre/novembre – marzo/aprile, una vera e propria epidemia. Il modo più efficace per combatterla è la prevenzione.

In ragione di questo, il Board del Calendario Vaccinale per la Vita, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) già nel febbraio del 2023 hanno suggerito la necessità di adottare una strategia di prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale per tutti i neonati. Questo si può ottenere somministrando il Nirsevimab direttamente in ambito ospedaliero, prima della dimissione dal reparto di maternità, dai servizi territoriali o dal Pediatra di libera scelta. 

Tutte queste considerazioni hanno spinto la Regione Autonoma Valle d’Aosta ed alcuni paesi europei, come la Spagna e la Germania, ad introdurre la prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale con il Nirsevimab già dalla stagione epidemica 2023.

Tutto ciò premesso, sta sollevando grande preoccupazione il fatto che le Regioni italiane stanno affrontando questo tema in modo eterogeneo. Suggerendo, in certi casi, di limitare l’uso del Nirsevimab ad un numero ristretto di bambini. Sono spinte dall’obiettivo di limitare i costi più che da obiettivi di salute pubblica. Con riferimento anche alla disponibilità del vaccino anti-VRS da somministrare durante il terzo trimestre di gravidanza, verosimilmente a spese della gestante.

Queste considerazioni sono oggetto della richiesta della Società Italiana di Neonatologia (SIN), a nome del Presidente Dott. Luigi Orfeo e del Consiglio Direttivo, al Ministro della Salute, alla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, ai Presidenti delle Regioni Italiane ed agli Assessori regionali alla Sanità e alla Salute, di offrire ai bambini italiani le stesse opportunità di salute degli altri bambini europei evitando, nel contempo, che ci siano incomprensibili differenze addirittura tra le diverse Regioni del nostro paese, dovute ad un’analisi sommaria dei costi a discapito della salute dei nostri piccoli.

Nei disegni dei bambini le emozioni

Feb 25
Scritto da Annamaria avatar

Nel disegni dei bambini ci sono le loro emozioni. Non è un semplice passatempo che che creano, anzi. Lo afferma la psicoanalista e componente della Società Psicoanalitica Italiana, Adelia Lucattini a Orizzonte Scuola.

nei disegni dei bambini le emozioni

Lasciamoli immaginare il loro mondo, cose che altrimenti rimarrebbero inespresse. Le emozioni nei disegni dei bambini a volte sono manifesti, altre volte meno, ma per loro sono importantissimi. “Attraverso il disegno, la creatività trova una via di espressione che nei bambini va ben oltre la mera manifestazione stilistica“, afferma la terapeuta.

“Essa insegna loro a manifestare le loro emozioni più profonde, alimenta la passione per l’espressività artistica, promuove la pazienza, affina la precisione e le abilità manuali. Per tutti i bambini e in particolare per i bambini che manifestano alcune difficoltà nell’utilizzo degli strumenti grafici, come ad esempio stringere correttamente matite colorate, pennelli, lapis, penne e pennarelli, è consigliata l’impostazione precoce di una corretta presa che sia ergonomica e non faticosa. L’uso di impugnature specifiche adatte alle esigenze di ognuno può orientare i bambini con delicatezza, senza creare pressione emotiva, verso una presa corretta, facilitando così il loro processo di apprendimento del disegno, espandendo le loro capacità espressive mentre imparano giocando”, aggiunge l’esperta.

“Incoraggiare i bambini a disegnare è un modo eccellente per aiutarli a esplorare e comprendere se stessi in modo divertente“, prosegue la Lucattini. “Il disegno infantile è una via privilegiata d’espressione dell’inconscio anche perché visivo, tattile, olfattivo, sensoriale, è una finestra sulle emozioni e sui pensieri, uno strumento specifico di espressione e sviluppo del pensiero che precede il linguaggio e la comunicazione verbale. Questo processo offre ai bambini l’opportunità di confrontare l’immagine mentale con il risultato finale sul foglio, facilitando così l’elaborazione delle loro esperienze ed emozioni”. Nei disegni le emozioni dei bambini, diamogli importanza, mi raccomando.

Cardiopate congenite neonato

Feb 20
Scritto da Annamaria avatar

Le cardiopatie congenite (CC) vengono definite come un gruppo eterogeneo di patologie caratterizzate da alterazioni strutturali del cuore o dei grossi vasi già presenti durante la vita fetale. Costituiscono la malformazione più comune alla nascita (40%) e colpiscono circa un neonato ogni 100 nati vivi in Italia.

Newborn cute infant baby with umbilical cord

Le manifestazioni cliniche possono variare da semplici malformazioni ad esito benigno, a lesioni più complesse, che richiedono interventi di cateterismo e/o chirurgici multipli, con risultati, a volte, prognosticamente sfavorevoli.

Le CC riconoscono un’origine multifattoriale. In una piccola percentuale dei casi sono implicate cause ambientali quali patologie materne (es. diabete mellito, obesità, infezioni virali come rosolia e influenza), deficit nutrizionali (es. acido folico, vitamina A e D), esposizione a teratogeni (es. alcool, fumo, farmaci come talidomide, litio, anticonvulsivanti) e a sostanze chimiche o radiazioni. Sebbene gran parte delle CC abbiano un contributo eziologico ambientale, è difficile quantificare il ruolo specifico che i singoli fattori ambientali abbiano nello sviluppo della patologia. E i meccanismi specifici attraverso i quali alterino la formazione delle strutture cardiache durante le primissime settimane di sviluppo embrionale.

Recenti evidenze cliniche hanno, inoltre, sottolineato come nella patogenesi multifattoriale delle CC giochino sempre più un ruolo accertato cause genetiche, attraverso meccanismi complessi ed eterogenei. Tale complessità è dimostrata, ad esempio, dal fatto che una stessa malformazione cardiaca possa essere causata da diversi fattori genetici. Così come singole anomalie cromosomiche o geniche possano essere associate a malformazioni cardiache diverse (fenotipi diversi). 

In occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite, lo scorso 14 febbraio, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e delle Cardiopatie Congenite (SICP) sensibilizzano le famiglie sull’importanza delle nuove metodiche emergenti nella diagnosi genetica pre e postnatale dell’eziologia delle CC. Non solo per le implicazioni cliniche in epoca prenatale (counseling genetico dei genitori). Anche per gli outcomes a distanza, consentendo di selezionare  i pazienti a rischio e il più corretto programma di follow up per gli stessi.

Per cardiopatie congenite sindromiche si intendono sindromi in cui alla cardiopatia sono associati altri sintomi extracardiaci. Per molte di esse è stata dimostrata una specifica causa genetica correlata a variazione dei cromosomi (di numero o di struttura), mutazioni di uno o più geni, o di copy number variants (CNV, cioè alterazioni di regioni genomiche di DNA presenti in un numero variabile di copie nel genoma).

“Spesso l’insieme di informazioni ottenute dalla valutazione clinica del paziente possono essere orientative per una specifica condizione sindromica, indirizzando il test genetico di laboratorio più appropriato per la diagnosi”, afferma il Presidente SICP Gabriele Rinelli. “Talvolta, invece, l’insieme dei dati non consente di porre una diagnosi a priori di sospetto clinico. E si ricorre alla valutazione di anomalie maggiori o minori del paziente che, elaborate attraverso database computerizzati ed in associazione a specifici approfondimenti clinico strumentali, possono formulare a volte un dubbio diagnostico di anomalia genica”, sottolinea ancora.

L’importanza clinica di una diagnosi precoce è che la conferma genetica di un quadro sindromico può guidare lo specialista alla ricerca di una particolare cardiopatia congenita. Anticiparne la storia naturale, l’outcome prognostico (che può differire tra pazienti sindromici e non a parità di cardiopatia), e protocolli di follow up multidisciplinari personalizzati.

Resta, invece, più indaginosa l’identificazione dei contributi genetici alle cardiopatie congenite non sindromiche. Cioè di quei quadri clinici in cui la cardiopatia congenita è isolata. 

Progressi importanti nelle tecnologie di sequenziamento genico hanno consentito la scoperta di una serie di varianti in nuovi geni candidati che contribuiscono, probabilmente, all’eziopatogenesi delle CC non sindromiche.

Il sequenziamento massivo parallelo, o  Next Generation Sequencing (NGS), in particolare, è una tecnologia recente che permette il sequenziamento in parallelo di milioni di frammenti di DNA o lo studio dell’ESOMA (insieme degli esoni del nostro organismo, regioni contenenti le informazioni per la corretta sintesi delle proteine del nostro organismo). Consentendo così un’analisi di molteplici geni contemporaneamente, con una resa diagnostica superiore e tempi più rapidi del sequenziamento tradizionale. E permettendo di identificare  la mutazione, ad esempio, che causa una determinata malattia.

Se i benefici clinici noti della diagnosi precoce genetica delle CC includono il trattamento precoce della cardiopatia e delle condizioni associate, l’opportunità di predire la probabilità che la malattia si ripresenti in altri familiari risulta “eticamente” impegnativa, poiché numerosi sono i contributi che possono influire sulla completa espressione della cardiopatia e della sua gravità.

“Nonostante i progressi nella nostra comprensione della genetica sottostante le CC, la predizione degli esiti clinici mediante l’utilizzo dei risultati genetici rimane una sfida”, conclude il Presidente SIN Luigi Orfeo. “La sfida per il prossimo futuro sarà rendere disponibili nuove terapie geniche per rallentare la progressione o prevenire l’insorgenza delle CC”.

Occhio pigro

Feb 17
Scritto da Annamaria avatar

Mia figlia ha avuto l’occhio pigro. La diagnosi è arrivata al limite, per colpa di un mal di testa feroce: aveva poco più di 5 anni. Nessuno se n’era accorto. Ed è stata una benedizione averlo diagnosticato: il difetto è stato corretto. Per molti bambini non è così. Lei stessa ha rischiato.

“L’occhio pigrocolpisce nel mondo dal 1,3 al 3,6 per cento di bambini sotto i 5 anni. Si chiama ambliopia, cioè la riduzione della capacità visiva di un occhio. Quando non curata subito diventa irreversibile. E’ la causa più comune di perdita di vista monoculare. Per combattere questo grave problema Sight for Kids riparte. E’ lo screening della vista dei bambini fortemente voluto da Lions International, impegnata da sempre nella lotta alla cecità e ai problemi della vista. Ci si propone di controllare almeno 50mila piccoli su territorio nazionale, così da poterli curare.

“L’ambliopia è una condizione patologica della visione in cui un ‘ostacolo’ nella primissima infanzia, impedisce o riduce la maturazione della capacità visiva di un occhio – spiega il professor Lelio Sabetti, oculista dell’Università dell’Aquila – Nella maggior parte dei casi non ha manifestazioni apparenti, il bambino non presenta particolari limiti, per questo sono necessari screening tempestivi e le visite precoci che permettono di diagnosticarla e di instaurare la terapia più corretta”.

“Per questo, nel 2019 è nato in Italia il progetto Sight for Kids, voluto dai Lions sulla scorta di analoghe esperienze fatte all’estero”, spiega Giovanni Amerio, Medico Oculista, Past al Corriere della Sera.

Il coordinatore di Sight for Kids di Orbassano aggiunge: “Lions è una associazione che da quasi 100 anni si occupa anche di problemi riguardanti la vista. Abbiamo voluto, con questa iniziativa, fare qualcosa per affrontare concretamente un problema diffuso, ma di fatto trascurato. Lo screening è molto semplice e non invasivo, una volta raccolte le adesioni della scuola e dei genitori, nell’arco di una giornata il medico oculista o l’ortottista eseguono una serie di test oculari per i quali servono alcuni strumenti, fra cui il refrattometro. Il tutto dura dai 5 ai 10 minuti per bambino. Poi viene redatto un responso da consegnare ai genitori e inoltre, si usa un sistema di immediata comprensione: un semaforo che può essere verde (nessun problema), giallo (situazione da tenere sotto controllo), rosso (è consigliata una visita oculistica al più presto)”.

L’occhio pigro è un problema: controllate i vostri figli per agire in tempo e correggerlo al più presto.

Vitamina D importante anche in inverno

Feb 15
Scritto da Annamaria avatar

La vitamina D è importante anche in inverno, quando stare al sole è decisamente più complicato. Serve agli adulti e ai bambini, pure in gravidanza è essenziale.

vitamina d importante anche in inverno

Dà una mano alla crescita dei bambini, aiuta la conservazione del tessuto osseo negli adulti e la stimolazione del sistema immunitario. “Ha anche un ruolo neuro protettivo ed è coinvolta nella sintesi della serotonina, l’ormone del benessere”, spiega Gaia Gottardi, biologa, nutrizionista a La Gazzetta dello Sport. “La vitamina D viene sintetizzata dalla pelle sotto l’effetto dell’esposizione ai raggi UVB e il sole è raro in inverno. La carenza di vitamina D è quindi spesso la causa del diffuso calo del tono dell’umore in inverno. Carenze ripetute favoriscono l’osteoporosi e l’indebolimento del sistema immunitario”.

Importante anche in inverno, la vitamina D è irrinunciabile. L’esperta spiega: “Per rimediare a questo è bene esporre le mani, le braccia e il viso al minimo raggio di sole. Se questi momenti diventano troppo rari, l’alimentazione può consentire di aumentare l’assunzione senza sostituirsi del tutto. Non bisogna fare affidamento solo al cibo per combattere una carenza, ma prestare attenzione a ciò che si mangia può aiutare.  La vitamina D si trova nei pesci grassi come il salmone, le aringhe e il tonno, nei latticini, nell’olio di fegato di merluzzo, in alcuni funghi come gli shiitake e nelle uova”.

“La vitamina D3, quella sintetizzata dalla pelle, può essere assunta anche sotto forma di integratori alimentari, in fiale o capsule”, precisa Gaia Gottardi. 

“La carenza di questa vitamina è associata a un rischio maggiore di fratture e fragilità ossea, soprattutto a livello del femore, e rende essenziale mantenerne livelli ottimali. Anche situazioni di debolezza e dolori muscolari possono ricondurre a un’insufficienza di vitamina D. Svariati studi confermano migliori performance in sportivi che si espongono spesso al sole, rispetto a chi non si espone a sufficienza. La vitamina D aumenta la forza, l’attività dei muscoli e rallenta la perdita di massa muscolare, fenomeno che avviene a causa dell’invecchiamento del corpo. Buoni livelli di vitamina D negli atleti di sport aerobici potrebbero ridurre la frequenza cardiaca e migliorare l’ossigenazione dei tessuti. Stabilirne livelli normali nell’atleta permette un recupero quasi immediato della cellula per la produzione di ATP, l’energia fondamentale e necessaria per la contrazione muscolare”, conclude l’esperta. E’ importante e necessaria, non dimenticatelo.

Bambini: raffreddore che non passa

Feb 13
Scritto da Annamaria avatar

Il raffreddore che non passa preoccupa le mamme. Alcuni bambini rimangono col naso chiuso per mesi e questo comporta alcuni malesseri, come lo scarso appetito e il sonno disturbato. Che fare?

bambini raffreddore che non passa

Per il raffreddore che non passa nei bambini ci sono dei consigli. Marzia Mandelli, Dirigente medico, Clinica pediatrica, Asst Santi Paolo e Carlo, Ospedale San Paolo, Milano, al Corriere della Sera dice la sua a riguardo.

“Bisogna aiutare il bambino, che non è ancora in grado di soffiare il naso adeguatamente, impiegando lavaggi nasali con soluzione fisiologica (anche 5-6 volte al giorno in fase acuta) o, nei momenti di riacutizzazione, una soluzione ipertonica al 2,2% oppure al 3% (ne esistono diverse, anche associate all’acido jaluronico che previene la secchezza delle mucose). E’ molto utile uno strumento che consente l’esecuzione di una doccia nasale micronizzata, nel quale è possibile impiegare anche farmaci a base di cortisone. Un’altra possibilità è l’esecuzione quotidiana di docce nasali che permettano una vera e propria irrigazione delle fosse nasali. Spesso è utile umidificare la camera in cui dorme il bambino, al fine di evitare che riscaldamento o aria condizionata causino secchezza delle prime vie aeree e quindi tosse notturna”, sottolinea l’esperta.

Il raffreddore che non passa nei bambini impone pure alcuni accertamenti. “In alcuni casi potrebbe essere necessario, nonostante tutti questi accorgimenti, eseguire una visita otorinolaringoiatrica con fibroscopia per valutare il tessuto adenoideo e una visita allergologica con prick test per escludere allergie a inalanti che, specie nel caso di allergeni perenni come acari della polvere e muffe, possono causare una rinite cronico-ostruttiva che si sovrappone ai comuni raffreddori virali e che necessita di adeguato trattamento anti-istaminico sistemico o di steroide topico nasale. Quest’ultimo è spesso necessario anche per il trattamento medico dell’ipertrofia adenoidea non ancora candidata alla chirurgia. In conclusione è fondamentale il ruolo del pediatra di libera scelta nel guidare i genitori nel percorso diagnostico-terapeutico migliore per il bambino, sulla base di anamnesi personale e familiare”, conclude.

Maschera Carnevale fai da te

Feb 10
Scritto da Annamaria avatar

E’ uno dei lavoretti classici del periodo. La maschera di Carnevale fai da te la facevo anche io nei miei pomeriggi a casa, o anche a scuola, quando ero alle elementari. I bambini si divertono tanto e la indosseranno con piacere.

maschera carnevale fai da te

Cosa bisogna avere per realizzare una maschera di Carnevale fai da te?

L’occorrente è semplicissimo:

Cartoncino bianco o colorato

Forbici, possibilmente con punta arrotondata, per stare più tranquilli,

Colla

Un elastico robusto

Pennarelli, tempere o pastelli colorati

Piume, lustrini, glitter, strass

I bambini sono pronti? Se sono ancora piccolini, dategli chiaramente una mano e lavorate con loro. Si inizia disegnando sul cartoncino la sagoma della maschera che si desidera realizzare, controllando che sia della misura adatta per il viso che dovrà indossarla. Una volta finito, segnare i punti in cui tagliare per ricavare i buchi per gli occhi e per la bocca, se avete deciso che la maschera coprirà tutto il viso. A questo punto via con le forbici! Ritagliare la sagoma e i praticare i buchi per occhi e bocca. Lasciare a vostro figlio o a vostra figlia la libertà di colorare la maschera di Carnevale fai da te come vuole, creando una maschera da animaletto, ispirata ai cartoni amati preferiti oppure seguendo solamente la sua fantasia. Usare la colla per applicare eventuali decorazioni come strass, lustrini e piccole piume. Fare due fori ai lati della maschera e farvi passare l’elastico. Servirà, chiaramente, a far sì che si tenga ben salda sul viso del vostro dolcissimo bambino.