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Gravidanza dopo cesareo

Gen 31
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La gravidanza dopo un cesareo causa ad alcune donne un po’ di preoccupazione. La Dottoressa Daniela Galliano, specializzata in Ginecologia e Ostetricia, chiarisce in merito alla questione.

gravidanza dopo cesareo

La responsabile del centro Procreazione medicalmente assistita di Ivi Roma all’Adnkronos spiega: “Una gravidanza dopo un taglio cesareo è un’esperienza che può essere sia emozionante che preoccupante, perché dopo un parto cesareo è normale chiedersi quanto tempo attendere prima di ricercare una nuova gravidanza. In generale, gli specialisti consigliano di aspettare almeno 12-18 mesi prima di un nuovo concepimento. In ogni caso, è importante consultarsi sempre con il proprio medico per avere una valutazione personalizzata in base alla situazione specifica”.

Per l’esperta ci sono alcuni fattori da considerare se si pensa a una gravidanza dopo un cesareo:

  • L’indicazione del taglio cesareo nella precedente gravidanza;
  • Il tipo dell’incisione chirurgica praticata;
  • Preoccupazione della futura partoriente;
  • Lo stato di salute generale;
  • Precedenti parti naturali;
  • Eventuale necessità di induzione o, al contrario, travaglio iniziato in anticipo;
  • Peso della madre;
  • Peso del bambino.

“C’è ancora grande discussione in merito alla possibilità di partorire naturalmente dopo un taglio cesareo – spiega la dottoressa – opzione chiamata VBAC (vaginal birth after caesarean). Ogni caso ha una storia a sé, e per questo è sempre consigliato confrontarsi con il proprio medico per valutare attentamente i rischi e i benefici in ogni singola opzione”.

“Tuttavia – conclude la direttrice di Ivi Roma -, ricorda che ogni esperienza di maternità è diversa, ogni donna è diversa e potrebbe essere necessario un tempo diverso per recuperare completamente. Prendersi cura di sé stessa e del proprio bambino, seguire le indicazioni del medico è indubbiamente un buon modo per prepararsi a questa nuova avventura. Le nostre cliniche sono all’avanguardia (oltre che per la Pma, ndr), anche nei trattamenti diretti alla preservazione della fertilità, ed in particolare nel prelievo e conservazione degli ovuli per l’uso in futuro in modo tale da poter decidere il momento più adeguato per avere figli non riducendo le probabilità di una gravidanza”.

Semi di lino in gravidanza

Gen 28
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In gravidanza le mamme non possono assumere molti farmaci, è anche per questa ragione che alcune donne in dolce attesa ricorrono ai semi di lino. Quali proprietà hanno?

Alimento ad alto potenziale nutritivo, i semi di lino, ricchi di fibre aiutano il nostro corpo ad assorbire i nutrimenti di cui ha bisogno e ad eliminare quel che non serve. Questo è utilissimo in gravidanza. Hanno anche la capacità di far crescere la produzioni di secrezioni cervicali durante il parto. Si facilità in questo modo l’uscita del bebè e si riduce il dolore: il canale sarà maggiormente lubrificato infatti.

I semi di lino in gravidanza dovrebbero essere inseriti nella dieta giornaliera dalla 34esima di gravidanza. Combattono la stitichezza, danno una grande mano ai processi digestivi. Devono essere associati a una grande quantità d’acqua, così da essere più efficaci.

Riassumendo, i semi di lino in gravidanza sono davvero un super food:

Aiutano a regolare l’aumento di peso, combattendo l’eccessivo accumulo di grassi.

Combattono la stitichezza, che si presenta di frequente quando si è in dolce attesa.

Aumentano la produzione di muco cervicale, favorendo il parto.

Facilitano l’assorbimento dei nutrimenti necessari al proprio fisico.

Danno una mano a recuperare le giuste energie per riprendersi dopo aver dato alla luce un bambino, così da non sentirsi stanca e affaticata dopo il parto.

Cancro al seno e gravidanza

Gen 20
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Uno studio pubblicato di recente sul Jama e presentato allo scorso San Antonio Breast Cancer Symposium, congresso internazionale sul cancro al seno, dice che si può e risulta soprattutto sicuro avere una gravidanza. Anche dopo una diagnosi di cancro al seno dovuto a mutazioni dei geni BRCA.

cancro al seno e gravidanza

La ricerca, coordinata da Matteo Lambertini dell’Università di Genova, ha coinvolto diversi centri nel mondo, tra cui la Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza. Sono stati analizzati i dati di 4.732 donne di età media 35 anni. Sono state seguite in 78 centri nel mondo. Una su cinque ha concepito entro 10 anni dalla diagnosi di tumore. Il tempo medio dalla diagnosi al concepimento è stato di 3 anni e mezzo. E’ stato possibile dimostrare così sia la fattibilità e la sicurezza di una gravidanza. Ma pure che con la gravidanza non si è verificato un incremento della probabilità di ricomparsa del tumore. Cancro al seno e gravidanza, quindi sì: si può.

“I risultati di questo studio consentono invece di sfatare il mito che gli ormoni della gravidanza possano avere un impatto negativo sull’outcome oncologico di queste giovani donne”, commenta Robert Fruscio. E’ professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. E aggiunge: “Possiamo finalmente fornire rassicurazioni sul fatto che, dopo un’adeguata cura del carcinoma della mammella e un appropriato periodo di osservazione, la gravidanza non dovrebbe più essere sconsigliata a queste donne”.

“Siamo molto soddisfatti di aver contribuito in maniera significativa a questo studio. Consente di fare un deciso passo avanti nella cura delle donne portatrici di mutazioni dei geni BRCA. Orgogliosi di essere diventati negli anni centro di riferimento per la prevenzione dei tumori ginecologici in donne con aumentato rischio genetico”, dice Fabio Landoni. E’direttore della Clinica di Ginecologia della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori e professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. “Il lavoro appena pubblicato è uno splendido esempio di come la ricerca condotta in maniera rigorosa possa avere un impatto immediato e pratico sulla clinica”, conclude. Tutto questo dovrebbe riempire di gioia chi desidera diventare madre. Cancro al seno e gravidanza non sono più due cose inaccostabili, quindi.

Crudo e vino: perché no in gravidanza

Gen 18
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L’influencer Chiara Nasti, incinta per la seconda volta, rivela che mangia crudo e beve vino in gravidanza. “Non sono come le esaurite”, sottolinea. Ma bisogna sapere perché no, il motivo per cui non è bene scegliere queste cose col pancione.

crudo e vino perche no in gravidanza
In foto Chiara Nasti, 25 anni, influencer

La biologa e nutrizionista Caterina Pamphili al Gambero Rosso chiarisce su crudo e vino e spiega perché bisogna dire di no in gravidanza. “Dare un messaggio del genere, in questo momento storico, è pericoloso perché ogni cosa può essere presa per buona e diventare oggetto di imitazione – sottolinea – La toxoplasmosi, una delle patologie più rischiose per il feto, può venire per esempio con verdure crude non lavate e carne cruda, la listeriosi anche con formaggi a latte crudo. L’alcol poi è bandito perché passa direttamente alla placenta e può causare danni importanti al bambino”. 

“Bisogna quindi fare attenzione senza però cadere nell’esagerazione e nelle false credenze. La verdura cruda si può mangiare se ben lavata, il pesce crudo pure se siamo certi al cento per cento che sia abbattuto e ben conservato. Date le attuali normative sui controlli, inoltre, i cibi confezionati sono più sicuri di quelli consumati al ristorante, dove non abbiamo la reale percezione di quello che accade in cucina”, prosegue l’esperta.

Ecco perché è necessario dire di no a crudo e vino in gravidanza. Si possono però evitare comportamenti fin troppo scrupolosi, La Pamphili chiarisce: “Capisco che una donna si voglia sentire più tranquilla, ma non c’è bisogno di usare disinfettanti per lavare la verdura come di stracuocere la carne fino a farla diventare secca e tenace e l’uovo, che diventa ‘sicuro’ a 65 gradi. Semaforo verde anche per alimenti erroneamente considerati crudi come la mozzarella, che in quanto ‘a pasta filata’ ha subìto un processo di cottura”.

Gravidanza: screening rosolia non più raccomandato

Gen 16
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Lo screening per la rosolia non è più raccomandato. “Dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito la rosolia dal 2021 eradicata nel nostro Paese, lo screening per questa infezione non viene più raccomandatoalle mamme in attesa, precisa l’Istituto superiore della sanità comunicando nelle scorse settimane le nuove Linee guida sulla gravidanza fisiologica elaborate dal Sistema nazionale linee guida (Snlg). Roberto Burioni, però, fa sapere di non essere concorde. “La ritengo una decisione sbagliata”, sottolinea su X, ex Twitter.

Il professore di microbiologia e virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano non la pensa così, non ritiene che lo screening per la rosolia non debba essere fatto. Non è più raccomandato in gravidanza, per lui non va bene. “Anzi – precisa – bisognerebbe incoraggiare le donne in età fertile a controllare la situazione sierologica (anche contro altri virus), per poter vivere una futura gravidanza nel modo più sereno e sicuro possibile”.

Eppure per Iss in gravidanza lo screening per la rosolia non è più raccomandato. ”L’eliminazione della trasmissione endemica del virus della rosolia – sottolinea l’Iss – è un grande successo di salute pubblica, frutto di un lavoro tenace che ha permesso di raggiungere alte coperture vaccinali nella popolazione e di rinunciare così allo screening in gravidanza”.

In Italia il vaccino antirosolia venne introdotto 50 anni fa, nel 1972. Alla fine del 2022, circa 50 anni dopo, il Bel Paese si sente libero dalla rosolia, una malattia che può dare gravi problemi se contratta nelle prime settimane di gravidanza: difetti congeniti multipli oppure morte fetale. E’ da tener presente che malattie sconfitte nel proprio Paese, siano però presenti negli altri del resto del mondo, quindi una persona può comunque contagiarsi. Bisogna tenerlo bene a mente. 

Pillola del giorno dopo

Gen 11
Scritto da Annamaria avatar

Parliamo sempre di gravidanza e bambini. E’ bene però pure parlare di chi una gestazione non la vuole o in un determinato momento della propria vita non desidera portarla avanti. Perché la libertà di ogni essere umano è fondamentale e non deve essere in alcun modo giudicato chi decide di fare ricorso alla pillola del giorno dopo.

pillola del giorno dopo

Quando si hanno rapporti completi è sempre bene usare misure contraccettive efficaci se non si vogliono ‘conseguenze indesiderate’. Se questo, però, per qualsiasi ragione non accade, c’è la pillola del giorno dopo, che va assunta entro 5 giorni dal rapporto sessuale (120 ore).

La confezione della pillola del giorno dopo contiene un’unica compressa a base di ulipristal, nella dose di 30 mg. E’ il principio attivo responsabile dell’azione contraccettiva. Contiene anche lattosio. E’ in vendita a un prezzo a discrezione della singola farmacia: è compreso tra i 20 e i 28 euro. E’ bene sottolineare che può essere acquistata in qualunque farmacia senza bisogno di ricetta, dal giorno 8 ottobre 2020 anche nel caso di ragazze minorenni (sentenza confermata nell’aprile 2022, anche dal Consiglio di Stato dopo moltissimi ricorsi).

Affinché il trattamento funzioni, la compressa va presa per bocca prima possibile, e comunque non oltre 5 giorni da un rapporto sessuale non protetto da preservativo o a seguito del fallimento del metodo contraccettivo. Può essere assunta a stomaco pieno o vuoto. In caso di vomito entro 3 ore dall’assunzione, è necessario assumerne una seconda. Si può prendere in qualsiasi fase del ciclo mestruale. Non è una pillola abortiva, quindi in caso già ci fossero sintomi di gravidanza, è inutile.

La pillola del giorno dopo è controindicata se chi l’assume è allergico al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti contenuti,. Non è raccomandata a chi soffre di asma grave, a chi ha problemi col fegato, a chi ha intolleranza grave al lattosio, a chi ha già una gravidanza accertata, pazienti che abbiano già assunto il farmaco durante lo stesso ciclo, perché l’efficacia in questi casi non è ancora confermata.

Gravidanza: cosa non fare se la desideri

Gen 10
Scritto da Annamaria avatar

Cosa non fare se la desideri? Per chi vuole la gravidanza ci sono comportamenti da non adottare, piccoli accorgimenti da seguire, per far sì che sia più facile rimanere incinta, comportamenti da mettere in atto quando si vuole diventare mamma.

gravidanza cosa non fare se la desideri

Una cosa da non fare quando si parla di gravidanza se la desideri è sicuramente non fumare e non bere alcolici e mangiare sano, perché anche il peso ha la sua parte. Se si decide di rimanere incinta, bisognerebbe già essere normopeso, per evitare complicazioni. L’obesità materna infatti è correlata a possibili malattie sia della donna che del feto.

Da qui pare ovvio che un’altra cosa da non fare se la desideri questa gravidanza è dare sfogo alla fame, soprattutto a quella nervosa, che attanaglia alcune di noi sotto stress. Prediligere una dita alimentare sana ed equilibrata.

Se si vuole una gestazione fare controlli medici adeguati, non trascurare la propria salute. Importante anche verificare sempre quali vaccinazioni siano state fatte e nel caso provvedere. Ad esempio, se non si è ancora avuta la rosolia, bisogna provvedere a fare il vaccino prima della gravidanza.

Orizzonte sesso: non serve farlo ripetutamente, in modo meccanico e sfibrante. I rapporti completi devono esserci possibilmente durante il periodo dell’ovulazione, che si può controllare facilmente o con precisi calcoli o con un termometro basale.

Per avere un bambino, se non arriva subito, mai darsi colpe o essere vittime di stress, che è peggio. E aspettare prima di correre da uno specialista. Ma se, dopo mesi o peggio, anni, non arriva, allora sì che occorre affidarsi a un medico.

Gravidanza e lavoro: discriminazione

Gen 04
Scritto da Annamaria avatar

Gravidanza e lavoro nel 2024 non devono essere impossibili da conciliare. Se accade, e purtroppo succede, è sbagliato. Eppure su Il Giorno un lungo articolo raccoglie storie di discriminazione, sono state raccolte dai sindacati a Monza. C’è chi nasconde il pancione fino all’ultimo, altre donne fingono di essere single pur di prendere o conservare un impiego.

gravidanza e lavoro discriminazione

La parità di genere è un diritto irrinunciabile oramai. Le donne non devono essere vittime di una discriminazione becera e patriarcale, la società, in Italia, deve, obbligatoriamente, evolversi. Gravidanza e lavoro devono procedere di pari passo, i figlii non possono diventare un incubo per chi decide di metterli al mondo.

Sono tante le storie di discriminazione, però, ahimè. Quelle che raccontano che gravidanza e lavoro per alcuni datori di lavoro sono inconciliabili. Caterina, 36 anni, da 7 anni, è disoccupata: ha lavorato come operaia di produzione in una ditta poi fallita a ottobre 2018. “Ma ha fatto una decina di colloqui. E ogni volta le è stato posto come problema il fatto di essere madre”, scrive Il giornale. ”In un call center di Desio ad esempio hanno preferito prendere una signora di 61 anni che non ha figli – racconta Caterina –. Mi chiedevano sempre se avessi figli o se fossi fidanzata o sposata. Questo è successo anche alle mie sorelle di 33 e 20 anni e a molte donne che conosco. E così molte preferiscono dire che sono single”.

C’è pure la storia di Giulia, brianzola di 40 anni, assunta nel 2015 come addetta in un call center. Dopo tre mesi si è trovata a ricoprire un ruolo di maggiore responsabilità (pur mantenendo lo stesso contratto). ”Ho avuto paura di andare in maternità nel 2017 – dice – Ho tenuto nascosta la gravidanza fino all’ultimo e ho lavorato fino al nono mese. Il lavoro in sé era molto impegnativo, ero costretta a proseguirlo anche fuori dall’orario, la sera, dopo cena, anche durante assenze per malattia o festività. Sono arrivati a dirmi: ‘Metti a letto le bambine se no non farai mai in tempo a finire’”.

“Anche la 104, che avevo per diritto – prosegue –, potevo prenderla solo per qualche ora che poi avrei dovuto recuperare, e per le figlie non ottenevo permessi. Nel 2019 ho iniziato ad ammalarmi d’animo, ho perso 40 chili in due anni, e vivevo di tranquillanti”. “Nel settembre del 2022 – conclude – ho avuto un esaurimento e poco dopo mi sono dimessa per giusta causa. Grazie alla vertenza sindacale presentata con la Cisl, ho ottenuto un risarcimento tramite conciliazione. Denunciare queste realtà è possibile e non è vero che dopo la vita è finita. Ora faccio un altro lavoro e ho ricominciato a vivere”.

Tutto questo è pazzesco e non può passare sotto silenzio. Essere accettato. Chi lo subisce deve denunciare. Chi lo subisce deve ribellarsi. Bisogna continuare a lottare per far sì che le cose cambino sempre più