Articoli taggati come ‘il bambino’

Virus Respiratorio Sinciziale

Feb 28
Scritto da Annamaria avatar

Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) causa un’infezione delle vie respiratorie in più del 60% dei bambini nel primo anno di vita. E in quasi tutti entro il secondo anno di vita. L’infezione può essere molto grave. Infatti, il 4% dei bambini colpiti che hanno meno di un anno richiede il ricovero in ospedale. Tra questi uno su cinque deve essere ricoverato in Terapia Intensiva. Ogni anno, anche in Italia, si verifica durante la stagione epidemica, tra ottobre/novembre – marzo/aprile, una vera e propria epidemia. Il modo più efficace per combatterla è la prevenzione.

virus rspiratorio sinciziale

In ragione di questo, il Board del Calendario Vaccinale per la Vita, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) già nel febbraio del 2023 hanno suggerito la necessità di adottare una strategia di prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale per tutti i neonati. Questo si può ottenere somministrando il Nirsevimab direttamente in ambito ospedaliero, prima della dimissione dal reparto di maternità, dai servizi territoriali o dal Pediatra di libera scelta. 

Tutte queste considerazioni hanno spinto la Regione Autonoma Valle d’Aosta ed alcuni paesi europei, come la Spagna e la Germania, ad introdurre la prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale con il Nirsevimab già dalla stagione epidemica 2023.

Tutto ciò premesso, sta sollevando grande preoccupazione il fatto che le Regioni italiane stanno affrontando questo tema in modo eterogeneo. Suggerendo, in certi casi, di limitare l’uso del Nirsevimab ad un numero ristretto di bambini. Sono spinte dall’obiettivo di limitare i costi più che da obiettivi di salute pubblica. Con riferimento anche alla disponibilità del vaccino anti-VRS da somministrare durante il terzo trimestre di gravidanza, verosimilmente a spese della gestante.

Queste considerazioni sono oggetto della richiesta della Società Italiana di Neonatologia (SIN), a nome del Presidente Dott. Luigi Orfeo e del Consiglio Direttivo, al Ministro della Salute, alla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, ai Presidenti delle Regioni Italiane ed agli Assessori regionali alla Sanità e alla Salute, di offrire ai bambini italiani le stesse opportunità di salute degli altri bambini europei evitando, nel contempo, che ci siano incomprensibili differenze addirittura tra le diverse Regioni del nostro paese, dovute ad un’analisi sommaria dei costi a discapito della salute dei nostri piccoli.

Nei disegni dei bambini le emozioni

Feb 25
Scritto da Annamaria avatar

Nel disegni dei bambini ci sono le loro emozioni. Non è un semplice passatempo che che creano, anzi. Lo afferma la psicoanalista e componente della Società Psicoanalitica Italiana, Adelia Lucattini a Orizzonte Scuola.

Lasciamoli immaginare il loro mondo, cose che altrimenti rimarrebbero inespresse. Le emozioni nei disegni dei bambini a volte sono manifesti, altre volte meno, ma per loro sono importantissimi. “Attraverso il disegno, la creatività trova una via di espressione che nei bambini va ben oltre la mera manifestazione stilistica“, afferma la terapeuta.

“Essa insegna loro a manifestare le loro emozioni più profonde, alimenta la passione per l’espressività artistica, promuove la pazienza, affina la precisione e le abilità manuali. Per tutti i bambini e in particolare per i bambini che manifestano alcune difficoltà nell’utilizzo degli strumenti grafici, come ad esempio stringere correttamente matite colorate, pennelli, lapis, penne e pennarelli, è consigliata l’impostazione precoce di una corretta presa che sia ergonomica e non faticosa. L’uso di impugnature specifiche adatte alle esigenze di ognuno può orientare i bambini con delicatezza, senza creare pressione emotiva, verso una presa corretta, facilitando così il loro processo di apprendimento del disegno, espandendo le loro capacità espressive mentre imparano giocando”, aggiunge l’esperta.

“Incoraggiare i bambini a disegnare è un modo eccellente per aiutarli a esplorare e comprendere se stessi in modo divertente“, prosegue la Lucattini. “Il disegno infantile è una via privilegiata d’espressione dell’inconscio anche perché visivo, tattile, olfattivo, sensoriale, è una finestra sulle emozioni e sui pensieri, uno strumento specifico di espressione e sviluppo del pensiero che precede il linguaggio e la comunicazione verbale. Questo processo offre ai bambini l’opportunità di confrontare l’immagine mentale con il risultato finale sul foglio, facilitando così l’elaborazione delle loro esperienze ed emozioni”. Nei disegni le emozioni dei bambini, diamogli importanza, mi raccomando.

Cardiopate congenite neonato

Feb 20
Scritto da Annamaria avatar

Le cardiopatie congenite (CC) vengono definite come un gruppo eterogeneo di patologie caratterizzate da alterazioni strutturali del cuore o dei grossi vasi già presenti durante la vita fetale. Costituiscono la malformazione più comune alla nascita (40%) e colpiscono circa un neonato ogni 100 nati vivi in Italia.

Newborn cute infant baby with umbilical cord

Le manifestazioni cliniche possono variare da semplici malformazioni ad esito benigno, a lesioni più complesse, che richiedono interventi di cateterismo e/o chirurgici multipli, con risultati, a volte, prognosticamente sfavorevoli.

Le CC riconoscono un’origine multifattoriale. In una piccola percentuale dei casi sono implicate cause ambientali quali patologie materne (es. diabete mellito, obesità, infezioni virali come rosolia e influenza), deficit nutrizionali (es. acido folico, vitamina A e D), esposizione a teratogeni (es. alcool, fumo, farmaci come talidomide, litio, anticonvulsivanti) e a sostanze chimiche o radiazioni. Sebbene gran parte delle CC abbiano un contributo eziologico ambientale, è difficile quantificare il ruolo specifico che i singoli fattori ambientali abbiano nello sviluppo della patologia. E i meccanismi specifici attraverso i quali alterino la formazione delle strutture cardiache durante le primissime settimane di sviluppo embrionale.

Recenti evidenze cliniche hanno, inoltre, sottolineato come nella patogenesi multifattoriale delle CC giochino sempre più un ruolo accertato cause genetiche, attraverso meccanismi complessi ed eterogenei. Tale complessità è dimostrata, ad esempio, dal fatto che una stessa malformazione cardiaca possa essere causata da diversi fattori genetici. Così come singole anomalie cromosomiche o geniche possano essere associate a malformazioni cardiache diverse (fenotipi diversi). 

In occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite, lo scorso 14 febbraio, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e delle Cardiopatie Congenite (SICP) sensibilizzano le famiglie sull’importanza delle nuove metodiche emergenti nella diagnosi genetica pre e postnatale dell’eziologia delle CC. Non solo per le implicazioni cliniche in epoca prenatale (counseling genetico dei genitori). Anche per gli outcomes a distanza, consentendo di selezionare  i pazienti a rischio e il più corretto programma di follow up per gli stessi.

Per cardiopatie congenite sindromiche si intendono sindromi in cui alla cardiopatia sono associati altri sintomi extracardiaci. Per molte di esse è stata dimostrata una specifica causa genetica correlata a variazione dei cromosomi (di numero o di struttura), mutazioni di uno o più geni, o di copy number variants (CNV, cioè alterazioni di regioni genomiche di DNA presenti in un numero variabile di copie nel genoma).

“Spesso l’insieme di informazioni ottenute dalla valutazione clinica del paziente possono essere orientative per una specifica condizione sindromica, indirizzando il test genetico di laboratorio più appropriato per la diagnosi”, afferma il Presidente SICP Gabriele Rinelli. “Talvolta, invece, l’insieme dei dati non consente di porre una diagnosi a priori di sospetto clinico. E si ricorre alla valutazione di anomalie maggiori o minori del paziente che, elaborate attraverso database computerizzati ed in associazione a specifici approfondimenti clinico strumentali, possono formulare a volte un dubbio diagnostico di anomalia genica”, sottolinea ancora.

L’importanza clinica di una diagnosi precoce è che la conferma genetica di un quadro sindromico può guidare lo specialista alla ricerca di una particolare cardiopatia congenita. Anticiparne la storia naturale, l’outcome prognostico (che può differire tra pazienti sindromici e non a parità di cardiopatia), e protocolli di follow up multidisciplinari personalizzati.

Resta, invece, più indaginosa l’identificazione dei contributi genetici alle cardiopatie congenite non sindromiche. Cioè di quei quadri clinici in cui la cardiopatia congenita è isolata. 

Progressi importanti nelle tecnologie di sequenziamento genico hanno consentito la scoperta di una serie di varianti in nuovi geni candidati che contribuiscono, probabilmente, all’eziopatogenesi delle CC non sindromiche.

Il sequenziamento massivo parallelo, o  Next Generation Sequencing (NGS), in particolare, è una tecnologia recente che permette il sequenziamento in parallelo di milioni di frammenti di DNA o lo studio dell’ESOMA (insieme degli esoni del nostro organismo, regioni contenenti le informazioni per la corretta sintesi delle proteine del nostro organismo). Consentendo così un’analisi di molteplici geni contemporaneamente, con una resa diagnostica superiore e tempi più rapidi del sequenziamento tradizionale. E permettendo di identificare  la mutazione, ad esempio, che causa una determinata malattia.

Se i benefici clinici noti della diagnosi precoce genetica delle CC includono il trattamento precoce della cardiopatia e delle condizioni associate, l’opportunità di predire la probabilità che la malattia si ripresenti in altri familiari risulta “eticamente” impegnativa, poiché numerosi sono i contributi che possono influire sulla completa espressione della cardiopatia e della sua gravità.

“Nonostante i progressi nella nostra comprensione della genetica sottostante le CC, la predizione degli esiti clinici mediante l’utilizzo dei risultati genetici rimane una sfida”, conclude il Presidente SIN Luigi Orfeo. “La sfida per il prossimo futuro sarà rendere disponibili nuove terapie geniche per rallentare la progressione o prevenire l’insorgenza delle CC”.

Occhio pigro

Feb 17
Scritto da Annamaria avatar

Mia figlia ha avuto l’occhio pigro. La diagnosi è arrivata al limite, per colpa di un mal di testa feroce: aveva poco più di 5 anni. Nessuno se n’era accorto. Ed è stata una benedizione averlo diagnosticato: il difetto è stato corretto. Per molti bambini non è così. Lei stessa ha rischiato.

occhio pigro

“L’occhio pigrocolpisce nel mondo dal 1,3 al 3,6 per cento di bambini sotto i 5 anni. Si chiama ambliopia, cioè la riduzione della capacità visiva di un occhio. Quando non curata subito diventa irreversibile. E’ la causa più comune di perdita di vista monoculare. Per combattere questo grave problema Sight for Kids riparte. E’ lo screening della vista dei bambini fortemente voluto da Lions International, impegnata da sempre nella lotta alla cecità e ai problemi della vista. Ci si propone di controllare almeno 50mila piccoli su territorio nazionale, così da poterli curare.

“L’ambliopia è una condizione patologica della visione in cui un ‘ostacolo’ nella primissima infanzia, impedisce o riduce la maturazione della capacità visiva di un occhio – spiega il professor Lelio Sabetti, oculista dell’Università dell’Aquila – Nella maggior parte dei casi non ha manifestazioni apparenti, il bambino non presenta particolari limiti, per questo sono necessari screening tempestivi e le visite precoci che permettono di diagnosticarla e di instaurare la terapia più corretta”.

“Per questo, nel 2019 è nato in Italia il progetto Sight for Kids, voluto dai Lions sulla scorta di analoghe esperienze fatte all’estero”, spiega Giovanni Amerio, Medico Oculista, Past al Corriere della Sera.

Il coordinatore di Sight for Kids di Orbassano aggiunge: “Lions è una associazione che da quasi 100 anni si occupa anche di problemi riguardanti la vista. Abbiamo voluto, con questa iniziativa, fare qualcosa per affrontare concretamente un problema diffuso, ma di fatto trascurato. Lo screening è molto semplice e non invasivo, una volta raccolte le adesioni della scuola e dei genitori, nell’arco di una giornata il medico oculista o l’ortottista eseguono una serie di test oculari per i quali servono alcuni strumenti, fra cui il refrattometro. Il tutto dura dai 5 ai 10 minuti per bambino. Poi viene redatto un responso da consegnare ai genitori e inoltre, si usa un sistema di immediata comprensione: un semaforo che può essere verde (nessun problema), giallo (situazione da tenere sotto controllo), rosso (è consigliata una visita oculistica al più presto)”.

L’occhio pigro è un problema: controllate i vostri figli per agire in tempo e correggerlo al più presto.

Carnevale: come truccare bambini

Feb 09
Scritto da Annamaria avatar

Il Carnevale 2024 è nel pieno. Come truccare i bambini in sicurezza, evitando magari arrossamenti della pelle e fastidiose allergie? I consigli del pediatra a riguardo sono utili per non commettere errori.

Le maschere ci divertono tanto, vedere il nostro piccolo abbigliato da supereroe o principe ci fa sognare. Attenzione al make up. Come truccare allora i bambini a Carnevale? “Scegliere prodotti testati, preferibilmente acquistati in farmacia insieme ad una crema idratante per bambini da usare come base”, spiega Maya El Hachem, responsabile della Dermatologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

“Per il trucco – spiega all’Adnkronos Salute l’esperta – si deve comunque distinguere tra la pelle sana e quella di un bambino che ha problemi, seppure in tutti e due i casi serve usare qualche accortezza, perché anche la pelle sana può essere facilmente irritabile nei più piccoli. E, in ogni caso, è bene limitare la permanenza del trucco a poche ore”. 

Il procedimento è semplice. Ecco come truccare i bambini a Carnevale. Il medico chiarisce: ”Bisogna lavare bene il viso da truccare, asciugarlo, tamponando senza strofinare, e mettere sempre una crema idratante specifica per i bambini, acquistata in farmacia”. Se però “il bambino o la bambina lamentano prurito, il trucco va rimosso subito per evitare che la reazione possa peggiorare. E comunque appena finiti i festeggiamenti, le fotografie, il divertimento il viso va struccato delicatamente”.

E se la pelle “risulta un poco arrossata e irritata si può utilizzare una crema emolliente con effetto anti infiammatorio, in farmacia si trovano molti prodotti adeguati. Se invece la pelle è sana, normale, si può rimettere la stessa crema idratante usata come base per ripristinare un po’ la barriera cutanea”. Nel caso in cui il bambino o la bambina abbia la pelle già irritata da una dermatite “non dobbiamo comunque vietargli di truccarsi, aggiungendo sofferenza al suo problema. Perché l’impatto psicologico negativo sarebbe maggiore. In questo caso, se il piccolo è già seguito per la sua dermatite, basta applicare la crema curativa prescritta. Da usare come base del trucco che va limitato. Cercando di giocare il più possibile con la fantasia per camuffare senza usare troppi prodotti sulla pelle. Magari intervenendo di più su vestiti, sui cappelli, sugli accessori”.

Bonus mamma per chi ha almeno 2 figli

Feb 06
Scritto da Annamaria avatar

Il bonus mamma per chi ha almeno due figli è una misura importantissima per il pacchetto natalità, una misura contenuta nella legge di Bilancio fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni. “Noi vogliamo stabilire che una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società e quindi lo Stato in parte compensa pagando i contributi previdenziali. Vogliamo smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro. Vogliamo incentivare chi mette al mondo dei figli e voglia lavorare”, ha spiegato. 

bonus mamma per chi ha almeno 2 figli

Il bonus mamma per chi ha almeno due figli prevede l’esonero della contribuzione previdenziale a carico delle lavoratrici (9,19% della retribuzione) fino a un massimo di 3mila euro su base annua che hanno almeno tre figli fino al 18mo anno dell’ultimo figlio. Come chiarisce il Corriere della Sera, “in via sperimentale, solo per il 2024, l’agevolazione è estesa anche alle mamme di almeno due figli fino al compimento del decimo anno dell’ultimo figlio. Vale per le dipendenti del settore pubblico e privato e anche per quelle del settore agricolo mentre sono escluse le lavoratrici domestiche. Vale per i contratti di apprendistato e per il lavoro in somministrazione”.

Il bonus mamma per chi ha almeno 2 figli parte al momento della nascita del secondo figlio per quest’anno e del terzo figlio nel 2025 e 2026 e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio per le mamme con tre figli e al decimo anno dell’ultimo figlio nel 2024 per le lavoratrici con due figli. La circolare chiarisce che è necessario comunicare all’Inps il numero dei figli e il loro codice fiscale o direttamente o tramite il datore di lavoro.

Sul quotidiano si legge: “L’esonero massimo è di 250 euro euro al mese ed esaurisce l’esonero massimo che si potrebbe avere con il taglio di sei punti previsto dalla legge di bilancio per i lavoratori la cui retribuzione non superi la soglia massima di 2.692 euro. L’esonero lascia ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. L’Inps chiarisce che poiché l’esonero in questione trova applicazione esclusivamente con riferimento alla quota di contribuzione a carico della lavoratrice madre, la misura non rientra nella nozione di aiuto di Stato”.  

Compiti bambini

Feb 04
Scritto da Annamaria avatar

I compiti dei bambini spesso sono motivo di conflitti in famiglia. Alcuni piccoli capita che non abbiano voglia di svolgerli e così mamma e papà iniziano a discutere con loro e il clima si fa teso, il nervosismo diventa evidente e qualche volta partono anche le punizioni.

compiti bambini

I genitori a volte, pur di evitare tutto questo, quando arriva il momento dei compiti dei bambini, si sostituiscono a loro, aiutano troppo, si sostituiscono ai piccoli. E’ sbagliato. I bimbi devono imparare a essere autonomi. Le mamme e i papà devono solo supportarli, aiutarli a organizzarsi, dare delle piccole regole.

Il Centro Pedagogico Pharus dà delle indicazioni sui compiti dei bambini. Consigli sia per i ragazzi, che per gli adulti che sono al loro fianco.

Evitare di dare importanza solo ai voti.

Centrare l’attenzione sull’interesse del bambino verso le materie di studio.

Premiare gli sforzi e l’impegno 

Evitare di fare i compiti insieme al bambino, ma stimolarlo a fare da sé e intervenire solo in casi di reali difficoltà.

Favorire il dialogo interno, sostenuto da autoistruzione verbale secondo competenze e strategie acquisite.

Riflettere sugli errori e sugli obiettivi mancati, in modo da modificare le modalità di studio e ottenere risultati più gratificanti. 

Evitare di guardare la TV: prima di andare a scuola. 

Stabilire l’ora in cui si inizia a fare i compiti.

Garantire un ambiente tranquillo per la concentrazione.

Creare uno spazio personale per studiare con calma.

Non permettere di fare i compiti con la TV accesa, in quanto ne risentirebbe la sua attenzione e concentrazione, oltre al risultato finale.

Fornire attenzione e interesse: i genitori dovrebbero mostrare partecipazione verso le attività dei figli, aiutandoli a capire il significato dell’impegno e del senso di responsabilità.

Incoraggiare e sostenere: I genitori con elogi e gratificazioni possono aiutare i ragazzi a percepire lo studio con maggiore attenzione e interesse.

Evitare aspettative troppo elevare e non realistiche.

Premiare l’impegno e la responsabilità.

Premiare gli sforzi: i bambini che hanno infatti la percezione si potercela fare sono più propensi ad impegnarsi.

Avere un tempo sufficiente per svolgere i compiti.

Collaborazione tra famiglia e scuola: la creazione di un clima positivo e di collaborazione aumenta il benessere dell’alunno e migliora il rendimento scolastico.

Limitare l’utilizzo di TV, cellulare, videogiochi, ecc. non più di mezz’ora al giorno.

Prevedere delle pause almeno tra una materia e l’altra: ciò permette una migliore concentrazione.

Iniziare con le materie più difficili, perché quando si è stanchi diventa più complesso occuparsene.

Scuola senza voto

Gen 26
Scritto da Annamaria avatar

Si discute molto in questi giorni della scuola senza voto. Il caso del docente di una scuola primaria di Palermo fa parlare. Lui scrive frasi motivazionali ai suoi alunni. “Non faccio nulla di speciale, così creo un rapporto di fiducia”, ha detto Gabriele.

scuola senza voto

La scuola senza voto per tanti è un’ottima pratica, perché non stressa gli studenti. C’è però chi è assolutamente contrario, ma sono sempre di più gli istituti che sperimentano la pratica. Daniele Bossari ha intervistato Vincenzo Arte, docente di matematica e fisica al liceo scientifico Morgagni di Roma, una delle 30 scuole italiane in cui è in corso la sperimentazione della scuola senza voto, e autore del libro “Crescere senza voti”.

“C’è un malessere diffuso fra gli studenti. Ma anche chi non lo vive, si chiede perché deve essere giudicato giorno per giorno. Finendo così per concentrarsi sul giudizio invece che sull’apprendimento vero. Da una parte quindi cerchiamo di togliere questo malessere, dall’altra proviamo a aiutarli a apprendere meglio”, ha spiegato il docente.

“Non mettiamo voti numerici durate il percorso scolastico. Applichiamo un metodo di autovalutazione dei ragazzi a cui si aggiunge una nostra valutazione descrittiva scritta del suo andamento, senza numeri che esprimano un voto”, ha aggiunto il professore. Il feedback finora è molto positivo. “Le famiglie sono soddisfatte e ci sostengono, raccontandoci che è bello vedere i ragazzi contenti di andare a scuola – prosegue – C’è anche un lavoro di monitoraggio da parte dell’università La Sapienza, che sta facendo ricerca sull’andamento dell’esperimento. Ora tante altre scuole stanno partendo con la didattica senza voti”. E voi che ne pensate?