Occhio pigro bambini

Giu 13
Scritto da Annamaria avatar

Mia figlia è stata una dei bambini che hanno presentato il problema dell’occhio pigro, ossia quello che stenta a mettere a fuoco le cose. Ha risolto, recuperato. Ora porta comunque gli occhiali, è astigmatica.

“A differenza di quanto si possa pensare – spiega a Ok Salute Paolo Nucci, professore associato di Malattie dell’apparato visivo dell’Università degli Studi e direttore della clinica oculistica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano – questo disturbo, che è chiamato ambliopia e si manifesta grosso modo entro i 6-8 anni d’età, non è causato da un danno oculare organico, ma da una riduzione della capacità visiva, in seguito alla quale il bambino inizia involontariamente a non utilizzare più l’occhio con il deficit”.

L’occhio diventa ‘pigro’ per gli imput del cervello. “Se uno dei due organi presenta una visione ridotta, o addirittura assente, infatti, il cervello non è più in grado di interpretare correttamente i segnali che gli arrivano e di conseguenza decide di interrompere la comunicazione con l’occhio mal funzionante. E lo fa sottraendogli le cellule responsabili della trasmissione degli impulsi, per destinarle all’altro occhio”, sottolinea l’esperto. “Se il bambino presenta un difetto refrattivo, come ad esempio miopia, astigmatismo o ipermetropia, di diversa entità tra i due organi, il cervello scollega l’occhio più debole e fa lavorare di più l’altro”, aggiunge ancora e correggere il difetto nei bambini, prima di problemi più gravi.

Tanti bambini presentano il problema dell’occhio pigro, che io ho scoperto quando Bibi aveva già 5 anni e mezzo. In realtà si può agire molto prima. “Sarebbe opportuno che il piccolo, già nel nido della neonatologia, venisse sottoposto al test del riflesso rosso, essenziale per la diagnosi precoce di patologie oculari che possono compromettere la vista e portare all’ambliopia. Questo veloce esame viene eseguito proiettando la luce dell’oftalmoscopio in entrambi gli occhi, che risultano completamente sani se, a loro volta, riflettono un segnale luminoso rosso; in caso contrario, se si riscontrano anomalie di colore o asimmetrie, è necessario rivolgersi immediatamente a un oculista pediatra, perché potrebbe essere presente un’opacità ed essere già insorta una malattia”, dice Nucci. Per la prima visita oculistica, se non è emerso alcun problema, il terzo anno di vita, va bene. “In ogni caso, i genitori devono iniziare a monitorare il proprio figlio, soprattutto se esiste familiarità positiva, per poi rivolgersi a uno specialista a partire dalla scuola dell’infanzia e da quella primaria. Nelle fasi precoci, infatti, potrebbero captare qualche segnale premonitore dell’occhio pigro, cioè posizioni viziate del capo, la tendenza a strizzare e a stropicciarsi spesso gli occhi o l’avvicinarsi eccessivamente a un oggetto”, suggerisce.

Mi raccomando, bisogna intervenire sull’occhio pigro nei bambini: “Se non si risolve velocemente il problema alla base di questo disturbo, che sia di tipo refrattivo o patologico, quell’occhio sarà ambliope per sempre e avrà una perdita permanente della capacità visiva”. “Il passo seguente è iniziare a far lavorare come si deve l’occhio pigro e per farlo si applica una piccola benda su quello più sano – spiega Nucci – Questo si chiama trattamento penalizzante perché si sfavorisce temporaneamente l’organo perfettamente funzionante per consentire al cervello di ripristinare il collegamento con quello pigro che, indicativamente nel giro di un anno, recupera quasi totalmente.Durante questa terapia i genitori devono resistere alle richieste del bambino, che generalmente prova in tutti i modi a togliersi il bendaggio, e non assecondare i suoi capricci, altrimenti la cura risulterà vana. Per questo motivo di solito lo specialista preferisce che il piccolo tenga l’occhio coperto quando è a scuola, perché è meno concentrato sulla benda e più sulle lezioni e l’insegnate è meno accondiscendente di una mamma o un papà di fronte a qualche lacrimuccia”

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