Prima fu la volta del parto cesareo, poi di quello programmato o in acqua. L’ultima tendenza parla della cicogna casalinga. Partorire tra le quattro mura è bello per mamme comuni e star.

Niente più cliniche extra lusso, meglio dare alla luce il bebè nel proprio letto. Ma è un metodo dal sapore così ‘vintage’ è davvero sicuro?
Partiamo dai requisiti essenziali per non rischiare.

Per affrontare un parto in casa bisogna aver avuto una gravidanza senza alcun problema, con analisi perfette e che non abbiano evidenziato disturbi vari. La mamma nei nove mesi di gestazione deve aver mostrato una salute di ferro, pressione sanguigna nella norma e assenza di anemia compresa.
Stessi requisiti anche per il bebè nel pancione: sviluppo regolare, posizionamento a testa in giù e travaglio iniziato spontaneamente non prima della 38a settimana.

E’ importante anche considerare la distanza della propria abitazione dall’ospedale più vicino: meglio se ce n’è uno raggiungibile al massimo in 30 minuti, perché nel dieci per cento dei parti si presentano complicazioni, quindi è preferibile essere preparati.
Di solito bisogna chiedere l’assistenza di due ostetriche e il tutto costa più di mille euro, anche se sono sempre di più le città in cui il costo viene rimborsato interamente dall’ASL.

La comodità per la futura mamma viene prima di tutto e partorire tra le quattro mura regala molto meno stress e una vicinanza al proprio piccolo immediata. Ma se si è ansiose e subentra la paura, meglio non prenderlo in considerazione e preferire tre giorni assistite nella classica e sempre verde clinica.

Tags: gravidanza, parto, parto in casa

Questo articolo è stato pubblicato da Annamaria il domenica, Marzo 28th, 2010 alle 10:41 nelle categorie PANCIONE E PARTO. Puoi lasciare un commento, o un trackback dal tuo sito web.