Parto: una mamma su 5 maltrattata?

Set 20
Scritto da Annamaria avatar

Una mamma su 5 si è sentita maltrattata durante il parto. O anche solo insultata. E’ incredibile, ma è quanto emerge da un’indagine nazionale sul tema, come fa sapere La Repubblica.

Il parto è un momento in cui bisognerebbe sentirsi protette e al sicuro, se una mamma su 5 si è sentita maltrattata non va assolutamente bene.

Eppure una mamma su 5 si è sentita maltrattata nel bel mezzo del parto. Sono circa 1 milione le madri in Italia, “il 21% del totale, che affermano di essere state vittime di una qualche forma di violenza ostetrica, fisica o psicologica, alla loro prima esperienza di maternità”.

“Un’esperienza così traumatica che avrebbe spinto il 6% delle donne, negli ultimi 14 anni, a scegliere di non affrontare una seconda gravidanza, provocando di fatto la mancata nascita di circa 20.000 bambini l’anno”, si legge.

La ricerca, nata su iniziativa dell’Osservatorio sulla violenza Ostetrica Italia è stata condotta dalla Doxa, con il contributo delle associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus. Lo studio, che ha preso in esame un campione di cinque milioni di donne italiane, tra i 18 e i 54 anni, con almeno un figlio di 0-14 anni, ha indagato i diversi aspetti e momenti vissuti durante le fasi del travaglio e del parto.

Per 4 donne su 10 l’assistenza al parto è stata lesiva della propria dignità e integrità psicofisica. La principale esperienza negativa vissuta durante la fase del parto è la pratica dell’episiotomia, subita da oltre la metà (54%). Un tempo considerata un aiuto per agevolare l’espulsione del bambino, oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la definisce una pratica “dannosa, tranne in rari casi”.

“Di fronte a questa fotografia oggettiva del fenomeno – spiega Alessandra Battisti, cofondatrice dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia – auspichiamo una collaborazione con medici e istituzioni volta ad includere le donne nei processi decisionali, anche politici, che portino ad un cambiamento reale dell’assistenza nella direzione del rispetto e dalla dignità della persona”.

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