Mutismo selettivo

Mag 29
Scritto da Annamaria avatar

Il mutismo selettivo è una patologia legata ai disturbi d’ansia. Colpisce i bambini, uno su 7000, soprattutto le bimbe ne sono vittime. Il piccolo, o la piccola, non parlano se non in casa o con persone che conosce benissimo, non lo fa per scelta, nonostante non abbia alcun problema linguistico o ritardo cognitivo.

I casi di mutismo selettivo sono in aumento. “Il disturbo può essere più o meno intenso e può insorgere tra i 3 e i 7 anni, con dei picchi quando il bimbo viene a confrontarsi con l’ambiente scolastico — sottolinea Simona Chiodo della Neuropsichiatria infantile dell’Ausl al Corriere della Sera — Per il mutismo selettivo, oltre che il ruolo del genitore, è fondamentale anche quello dei maestri in grado di intercettare precocemente questo tipo di problema legato all’ansia sociale”.

Serve una formazione ad hoc per intervenire. La Neuropsichiatrica dell’Ausl a Bologna sperimenta nuovi percorsi per aiutare questi bimbi. I numeri sono destinati purtroppo a salire.  “Le patologie neuropsichiatriche stanno crescendo: da una parte sono cambiate le richieste e vengono maggiormente diagnosticate, mentre dall’altra sono nati nuovi disturbi, come ad esempio le dipendenze legate ad Internet”, dice ancora la Chiodo. Secondo l’Ocse si stima che un bimbo che soffre d’ansia in età infantile abbia il rischio tre-quattro volte superiore rispetto agli altri di sviluppare un disturbo dello stesso tipo in età adulta. Poi precisa: “E’ cresciuta in generale la fobia sociale, ma sono aumentate anche le aspettative e un senso generale di inadeguatezza in tutta la società. E di conseguenza il benessere dei bambini ne ha risentito”. I problemi escono fuori soprattutto quando il bimbo va a scuola: “Dai disturbi della condotta ai deficit d’attenzione, all’iperattività: le segnalazioni iniziano già all’ultimo anno della scuola materna, ma a settembre-ottobre arrivano già da noi diversi bambini dopo le prime esperienze sui banchi. Anche in questo caso, su questi bimbi, è importante lavorarci precocemente includendo i genitori”.

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