Educazione sessuale a scuola
Il tema dell’educazione sessuale a scuola è tornato al centro del dibattito politico dopo la presentazione di un emendamento da parte della Lega al disegno di legge sul consenso informato in ambito scolastico, promosso dal Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione.

Con l’emendamento depositato dalla Lega, viene cancellato il divieto imposto precedentemente alle scuole medie (scuola secondaria di primo grado) di svolgere attività di educazione sessuale e affettiva. Al contempo, rimane il divieto per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria, segnando una differenza netta tra ordini di scuola. In pratica, nelle scuole medie e superiori potranno essere svolti percorsi di educazione all’affettività e sessualità, ma subordinati al consenso informato dei genitori, i quali dovranno essere preventivamente informati sui contenuti, i relatori e il materiale didattico utilizzato.
Il disegno di legge è attualmente in discussione alla Camera e nei prossimi giorni passerà all’esame del Senato. Sarà fondamentale verificare la versione finale del testo e il modo in cui verrà applicata nelle scuole. Ma perché è importante l’insegnamento dell’educazione sessuale a scuola?
L’educazione sessuale a scuola aiuta bambini e adolescenti a crescere in modo più consapevole, sicuro e rispettoso verso se stessi e gli altri. Non si tratta solo di parlare di sesso, ma di affrontare temi che riguardano il corpo, le emozioni, l’affettività e il rispetto reciproco.
Ecco perché è fondamentale:
1. Promuove la consapevolezza del proprio corpo
Fin dall’adolescenza, i ragazzi vivono profondi cambiamenti fisici e ormonali. L’educazione sessuale fornisce informazioni scientificamente corrette, aiutandoli a comprendere cosa accade al proprio corpo, a riconoscere ciò che è normale e a non provare vergogna o paura.
2. Insegna il rispetto e il consenso
Uno degli aspetti centrali è il rispetto dei confini personali e il concetto di consenso. I giovani imparano che ogni relazione deve basarsi sulla libertà, sulla fiducia e sull’ascolto reciproco — un passo essenziale per prevenire comportamenti di abuso o violenza.
3. Combatte i falsi miti e le informazioni sbagliate
Molti ragazzi si formano un’idea della sessualità attraverso internet o i social, dove spesso circolano messaggi distorti. La scuola, invece, offre uno spazio sicuro e guidato da esperti, in cui si possono porre domande e ricevere risposte corrette, senza giudizi.
4. Previene gravidanze precoci e malattie sessualmente trasmissibili
L’educazione sessuale riduce il rischio di comportamenti a rischio, promuovendo l’uso consapevole dei metodi contraccettivi e l’importanza della prevenzione. I dati internazionali mostrano che nei Paesi dove esiste una formazione strutturata e continua, si registrano meno gravidanze indesiderate e meno infezioni.
5. Aiuta a costruire relazioni sane
Parlare di emozioni, identità e orientamento sessuale aiuta i giovani a riconoscere le proprie esigenze affettive e a rispettare quelle degli altri. Questo contribuisce a ridurre fenomeni come il bullismo, l’omofobia o la discriminazione di genere.
6. È un diritto riconosciuto a livello internazionale
Secondo l’OMS e l’UNESCO, l’educazione sessuale è parte integrante del diritto alla salute e allo sviluppo. Non significa “anticipare” esperienze, ma fornire strumenti per scegliere in modo consapevole e responsabile.
Educazione sessuale: quando iniziare a parlarne?
In alcune famiglie imbarazza affrontare l’argomento “educazione sessuale“. Quando iniziare a parlarne coi figli? “Le linee guida dell’Oms e dell’Unesco pubblicate nel 2020, quelle in base alle quali dobbiamo parlare di una educazione sessuale completa, la Comprehensive sexuality education, suggeriscono a pediatri e genitori di affrontare l’argomento fin dalla primissima infanzia”, spiega la dottoressa Immacolata Scotese al Corriere della Sera.
La pediatra di famiglia a Campagna, provincia di Salerno, e membro Sipps chiarisce: “Dai 3 ai 5 anni si può iniziare ad insegnare i nomi corretti dei genitali senza usare soprannomi, per esempio”. E precisa: “Se noi indichiamo l’organo genitale con il nome corretto e non con il soprannome, a quell’età gli conferiamo già una maggiore autoconsapevolezza e uno strumento per potersi difendere”.
Quando bisogna parlarne coi figli? L’educazione sessuale va quindi trattata sin da subito, non bisogna aver timore, paura, imbarazzo.
Tra i 3 e i 5 anni va insegnato pure il rispetto per le parti intime, tra i 6 e gli 8 anni si può iniziare a spiegare ai bimbi come nascono i bambini, senza inventare favole, ma in modo semplice. ”Quando entriamo nella preadolescenza e nell’adolescenza, quindi a partire dai 9 anni, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unesco invitano poi ad accogliere i cambiamenti della pubertà e, soprattutto, delle emozioni che l’accompagnano”, dice l’esperta.
In adolescenza ci si deve concentrare sulle emozioni del ragazzo o la ragazza, ma pure sulla prevenzione per quel che riguarda le malattie sessualmente trasmissibili e quindi sulla contraccezione, anche perché l’età del primo rapporto si è notevolmente abbassata. Pure qui, quando l’educazione sessuale ci mette alla prova, quando iniziare a parlarne coi figli diventa fondamentale: è necessario essere genitori aperti e accoglienti. Non respingenti.

Scritto da Annamaria e postato in