Articoli taggati come ‘social’

“Come si torna in forma dopo la gravidanza? Lentamente”

Giu 02
Scritto da Annamaria avatar

Lo diciamo da sempre. Inutile voler essere immediatamente super dopo un parto. Miriam Leone, bellissima attrice, ex Miss Italia, diventata mamma lo scorso 29 dicembre di Orlando, lo dice tranquillamente: Come si torna in forma dopo la gravidanza? Lentamente”.

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La Leone affida a un post sul social il suo messaggio chiaro e diretto. Non è tra quelle che pensano solo all’obiettivo con una quasi ossessione. Scrive una lunga riflessione, per lei c’è una solo risposta alla domanda ‘come si torna in forma dopo la gravidanza‘: “Lentamente”.

Come si ritorna in forma dopo la gravidanza? Per me al momento è più un ritrovare forma, una forma e una forza nuova gradualmente. Pole pole. Piano piano. Lentamente, sottolinea la 39enne.

“Nell’esperienza di questi primi mesi di una nuova me, di una nuova famiglia, ho aggiunto tra me e il mondo mille ponti …alle poche ore di sonno ho aggiunto un quantitativo di sorrisi non quantificabili, al contatto con me stessa, che si muove e smuove di continuo (e questo non deve agitare o preoccupare una neo-mamma, perché siamo come argilla non ancora infornata, malleabili e ci stiamo riassestando in questa forma nuova) ho aggiunto il contatto con una vita nuova che mi guarda fiduciosa. Ai giorni messi in fila ho aggiunto la Felicità”, continua Miriam.

“Tornerò me mille e mille volte ancora, tornerò in una nuova forma, e sono sempre qui, sempre la stessa…grata per averci provato, felice per tutto questo amore in circolo che ossigena ogni centimetro di me. Questo raggio di sole sul viso mi ricorda che si può essere così, indefiniti e contenti”, conclude. Tutte noi dovremmo fare come lei, senza drammi, senza paura di non essere più noi stesse, aprendoci a “un’altra me”.

Abuso social bambini

Mag 24
Scritto da Annamaria avatar

Ci si chiede come sconfiggere l’abuso dei social riguardante i bambini. Federico Tonioni, psichiatra, dice la sua a Fanpage. L’UOC di Psichiatria Clinica e d’Urgenza al Policlinico Gemelli, ricercatore di Psichiatria per la Facoltà di Medicina e chirurgia Università Cattolica, ha le idee chiare a riguardo. “Più che di dipendenza io parlerei di abuso. – sottolinea- La dipendenza implica dolore mentale e nasconde sempre un dolore più grande. I bambini invece abusano degli schermi, i genitori si preoccupano molto quando dovrebbero invece imparare a condividere il loro tempo insieme anche lì”.

“Non esistono linee guida al corretto utilizzo della tecnologia per tutti i bambini. Questo perché i bambini e i genitori sono tutti diversi, bisogna fare attenzione alle linee guida che standardizzano dei comportamenti – chiarisce Tonioni – Quando si dà una regola a un bambino, la cosa importante è non darla mai per ridurre il bimbo all’obbedienza, o per vincere sul bambino, si può invece dare al piccolo delle regole per insegnare il senso del limite, e chiedere scusa se si fallisce”.

L’abuso dei social nei bambini è un problema che affligge molti. Tonioni precisa ancora: “La distanza più pericolosa per tra adulti e figli non è la dipendenza da social network ma i sensi di colpa inconsci di cui siamo pieni. Quindi è bene condividere lo smartphone con i figli. Condividere i social, passare del tempo insieme ai bambini, senza pensare di condividerlo per forza al parco ma anche guardando un Tiktok insieme, se il bimbo lo desidera. Il mondo va visto dagli occhi dei bambini, non dai nostri. Il punto è condividere senza mai farsi sostituire dal tablet che non può sopperire le nostre assenze, anche se spesso cellulari e tablet vengono utilizzati in sostituzione della baby-sitter”.

Quando preoccuparsi? “Per i ragazzi bisogna rivolgersi ad un esperto se ci sono dei segnali di ritiro sociale, una volta raggiunta l’adolescenza piena.Perché spesso prima i bimbi non escono perché i genitori hanno paura a lasciarli fuori casa da soli. La reazione però non deve essere quella di togliergli giochi o tecnologia, altrimenti lo si rende solo più  aggressivo. Dobbiamo ricordare che quando un bimbo sta online tutto il giorno realizza lì le sue uniche relazioni possibil. Lì si consola, bisogna dunque armarsi di pazienza. E creare delle nuove possibilità al ragazzo, con l’aiuto di un tecnico del settore”. 

Il medico conclude: “Ma si deve intervenire solo in presenza di dolore mentale e mai facendo ricatti. La distanza più sana dagli adolescenti è la fiducia non il controllo. A volte un genitore che darebbe la sua vita per i figli ma risulta controllante. Sta mettendo in atto una frequenza affettiva che viaggia su una sintonia che il ragazzo non coglierà mai”

Bullismo in gravidanza

Mar 12
Scritto da Annamaria avatar

Accade, anche Meghan Markle, la Duchessa di Sussex lo sottolinea: la 42enne ha subito bullismo in gravidanza. Lo racconta in un panel organizzato domenica 8 marzo per la Giornata Internazionale della Donna al South by Southwest film festival di Austin, in Texas.

bullismo in gravidanza
Meghan Markle racconta di quando ha subito bullismo in gravidanza in un panel organizzato domenica 8 marzo per la Giornata Internazionale della Donna al South by Southwest film festival di Austin, in Texas

“Sono stata bullizzata”, dice. E’ accaduto quando era incinta dei due figli Archie e Lilibet precisa la moglie del principe Harry. Meghan non si capacita del bullismo in gravidanza. Quel che è accaduto a lei può succedere a ogni donna.

“La maggior parte del bullismo e degli abusi che ho subito sui social media e online è stata quando ero incinta di Archie e di Lili. Non è solo dispetto, è crudeltà”, afferma Meghan. “Basta pensare a questo per capire perché le persone siano così odiose… Nello spazio digitale e in alcuni settori dei media abbiamo dimenticato la nostra umanità, e questo deve cambiare”, precisa.

“Quello che trovo più inquietante, francamente, soprattutto come sostenitrice delle donne, è quanto l’odio sia soprattutto da parte delle donne, che lo riversano completamente su altre donne, e non riesco a darne un senso. Se stai leggendo qualcosa di terribile su una donna, perché lo condividi con i tuoi amici?– si domanda retoricamente la Markle – Se fosse tua amica, o tua mamma o tua figlia, non lo faresti”.

Le parole dell’ex attrice dovrebbero far riflettere tutti. Il bullismo in gravidanza e non solo deve finire. E’ un grande problema sociale del nostro millennio.

Bambini social

Gen 14
Scritto da Annamaria avatar

Dobbiamo riflettere. I bambini sono social sin dalla nascita ormai. Noi adulti pubblichiamo le loro foto da quando nascono fino a quando diventano adolescenti e oltre. Sono i nostri figli. E’ vero, ma non sono nostra proprietà. Noi decidiamo che diventino social loro malgrado.

bambini social

L’Unità nella rubrica Bambini social – Un giorno questo like diventerà tuo” pubblica il contributo di esperti su un tema assai caldo: l’opportunità di postare le foto dei nostri piccoli sul web, creando così, a loro insaputa un’identità social che rimarrà in eterno. 

La psicologa e psicoterapeuta Simona Piemontese a tal proposito, con le sue parole sui bambini social, fa davvero pensare. “Il bisogno di condividere le foto dei nostri figli è, evidentemente, un bisogno nostro. Certamente non loro. Senza assolutamente demonizzare la condivisione sui social tout court, ci dovremmo chiedere ‘perché lo facciamo?’, ‘che senso attribuiamo a ciò?’. I motivi sono i più disparati. Tanti like, rinforzano positivamente chi li riceve, gratificano. Mostrano che genitore sono. Mi avvicinano a chi è lontano. Rendono l’immagine di me che voglio dare al mondo, per quanto questa possa essere magari lontanissima dalla realtà. Potremmo continuare ma vorrei soffermarmi sul bambino”, spiega.

“Un figlio, soprattutto piccolo, potrebbe, un giorno, non gradire quelle foto postate sui social. Se penso alle foto della mia infanzia, negli anni ‘80, con vestiti improbabili, tagli di capelli improbabili, da adolescente non avrei gradito vederle su Facebook. Oggi sono adulta e sono capace di riderci su, attrezzata per farlo. I nostri figli, oggi piccoli ma domani adolescenti, lo saranno? In un’epoca dove tutto è osservato, dove tutto è potenzialmente oggetto di commenti, cosa accadrà?”, sottolinea ancora la Piemontese.

“Non voglio pensare, per forza, a scenari drammatici, seppure possibili, in cui foto private o condivise con pochi amici, finiscano in mani sbagliate. Penso soltanto a un concetto di privato, di intimo, su cui, postando una foto di mio figlio, sto facendo una scelta che lo riguarda ma su cui lui non ha scelta. Quella foto non sarà più privata, quel ricordo non sarà più intimo. Sono io che scelgo per lui. Scelgo per lui un’identità ‘social’ che, come sappiamo, è pressoché eterna. Allo stato, non disponiamo di dati sostanziali. Nonostante il fenomeno sia molto studiato, è troppo recente per comprenderne appieno la portata. Ma lo sguardo che ho sulla adolescenza, attraverso la mia professione, mi porta a pensare che i nostri ragazzi non sono sempre così felici di ritrovarsi in rete, attraverso gli occhi dei genitori”, continua l’esperta.

“Hanno bisogno di costruire la loro identità, anche quella virtuale. E hanno bisogno di farlo seguendo le loro inclinazioni che potrebbero non corrispondere alle nostre. Hanno bisogno di declinarsi per come sono oggi, e non già per la storia ‘digitale’ che abbiamo creato noi per loro. La costruzione dell’identità è un tema così complesso, travagliato, anch’esso così intimo che necessita di delicatezza e attenzione. Così come i loro genitori che hanno bisogno di ‘postare’ foto per riceverne feedback, gli adolescenti hanno bisogno di presentarsi al mondo e sperimentarne la risonanza. Vorrei che fossero liberi. Liberi di decidere chi sono, chi vogliono essere con ciò che abbiamo costruito assieme a loro con fatica, che certamente è più dei like su un social”, prosegue. 

“Altrettanta importanza andrebbe data, anche, all’aspetto sociale di questo tema per gli adolescenti: il bisogno di accettazione dei pari, la paura di essere valutati negativamente, di ricevere commenti negativi fino al timore di essere vittime di bullismo o cyber bullismo. Timori, oggi più che mai, attuali”, chiarisce la psicologa.

“In sostanza, credo che sia necessaria molta più attenzione e consapevolezza da parte dei genitori, rispetto a qualcosa di molto più complesso di una semplice foto lasciata sui social. Consapevolezza rispetto alla costruzione dell’identità digitale che stiamo fornendo ai nostri figli attraverso la loro esposizione su un social. Consapevolezza che stiamo facendo una scelta per loro, ma che potrebbero, un giorno, non condividere. Forse dovremmo chiederci cosa significhi un like e se ci possa essere un’eredità. Potremmo riflettere su chi i nostri bambini e i nostri adolescenti vedano avere tanti like. Spesso a personaggi di ben poco spessore”, infine conclude la Piemontesi.

Sharenting

Apr 23
Scritto da Annamaria avatar

Si parla tanto di sharenting, ma cos’è esattamente? Con questo termine di descrive il fenomeno di condividere costantemente online da parte dei genitori immagini e video dei propri figli.

Il termine sharenting coniato negli Stati Uniti, deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). La costante esposizione dei minori da parte di mamma e papà, ovviamente, avviene, nella maggioranza dei casi, senza il consenso dei piccoli, non ancora in grado di capire le implicazioni della cosa. Brunella Greco, esperta di Save the Children in tema di tutela dei minori online, che spiega il significato di pratiche come l’over sharenting. (altro…)

Ragazzi sui social 2-3 ore al giorno

Apr 04
Scritto da Annamaria avatar

I dati sono sempre più allarmanti. Il 50% dei ragazzi sta sui social 2-3 ore al giorno. Si rischia una società piena zeppa di ‘eremiti digitali’ che vivono nello spazio del web invece che vivere realmente.

Il 50% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni trascorre 2-3 ore al giorno sui social e chattando. Nel 2018 erano ‘solo’ il 43%. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale’ elaborato da Telefono Azzurro e presentato a Milano, in occasione del Safer Internet Day, la giornata mondiale dedicata all’uso consapevole e responsabile di Internet. (altro…)

Ragazzi: professione TikToker?

Feb 15
Scritto da Annamaria avatar

I ragazzi, gli adolescenti, ma anche i più piccolini, sono affascinati dai social. E’ per questa ragione che molti di loro sognano come professione quella del TikToker, o anche dell’influencer. Noi mamme, spaventate, a volte corriamo ai ripari. Ci pensa Vanessa Padovani meglio conosciuta come Miss Mamma sorriso, una delle mamme più seguite su TikTok con oltre 2 milioni e mezzo di followers, a sottolineare il gag generazionale che spesso ci separa dai nostri figli.

“Mamma, posso fare il TikToker?” è il suo primo libro, edito da Mondadori, dal 22 febbraio in libreria. Il volume è dedicato ai ragazzi che amano la professione del TikToker, ma pure e soprattutto ai genitori, terrorizzati da questo ‘nuovo mondo’. (altro…)

‘Instagram pericoloso per le ragazze’

Set 16
Scritto da Annamaria avatar

Instagram sarebbe pericoloso per le ragazze adolescenti. Il Wall Street Journal, entrato in possesso dei risultati di alcuni studi condotti in gran segreto dall’azienda di Menlo Park, lo rivela. La società di Zuckerberg, acquistata per un miliardo di dollari nel 2010, porterebbe le teenager a disturbi alimentari e depressione. (altro…)