Induzione al parto

Giu 24
Scritto da Annamaria avatar

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Io ho fatto l’induzione al parto. La mia bebè era già abbastanza grande, essendo il primo figlio alla 38a settimana hanno deciso così.
La mia induzione al parto è stata molto tranquilla e programmata: sapevo che quel giorno, il 18 dicembre 2006, Bibi sarebbe nata. Ma quand’è che si rende necessaria l’induzione al parto?

L’induzione al parto avviene:
Se si è in ritardo e se non c’è nessun segno di azione da parte dell’utero, soprattutto dopo le 42 settimane di gravidanza;
Quando posso insorgere complicazioni: condizioni come il diabete gestazionale, curva glicemica alterata in gravidanza, problemi con la placenta o il liquido amniotico;
Se le ‘acque si rompono’ ma le contrazioni non sono cominciate entro le 24 ore;
Se il bambino è abbastanza maturo per venire alla luce;
Se si vive molto lontano dall’ospedale. In questo caso si parla di induzione elettiva del travaglio, il parto è programmato.

L’induzione al parto non è pericolosa. Rarissime le complicazione, che però, vi avverto, bisogna pur mettere in conto. Nella peggiore delle ipotesi le complicanze potrebbero essere:

Infezione nella madre o nel bimbo;
Rottura dell’utero;
Cambiamenti nella frequenza cardiaca fetale o problemi inerenti al cordone ombelicale;
La morte del feto.

L’induzione al parto è fatta in ospedale con medicinali. Una specie di induzione al parto può avvenire anche con metodi naturali.
Le lunghe passeggiate, salire e scendere le scale aiuta il bambino ad avvicinarsi al canale del parto e a dilatare il collo dell’utero attraverso la pressione. Il sesso può essere molto utile per indurre il parto perché nello sperma c’è un’alta concentrazione di prostaglandine, ormone che spinge i muscoli uterini a contrarsi. Utile pure la stimolazione dei capezzoli che possono spingere l’utero a contrarsi. Anche i cibi piccanti fanno rilasciare dal corpo il prostaglandine durante il processo digestivo.

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