Sonno disturbato in gravidanza

Con l’arrivo dell’estate, dormire bene può diventare un’impresa, soprattutto per le donne in gravidanza. Caldo intenso, cambiamenti ormonali, aumento del peso e difficoltà posturali rendono il sonno disturbato. Ciò può avere ripercussioni reali sulla salute di mamma e bambino, come sottolinea Adnkronos.

Durante la gestazione, il corpo della donna cambia radicalmente: il metabolismo accelera, la circolazione si adatta per nutrire il feto e la temperatura corporea sale, anche per effetto del progesterone. In estate, tutto questo si amplifica: la ridotta capacità di termoregolazione rende le future mamme più vulnerabili al caldo, causando malessere, gonfiore, crampi e risvegli frequenti.
Inoltre, l’utero che cresce comprime organi e vasi sanguigni, rendendo più difficile trovare una posizione comoda per dormire. Non a caso, molte donne soffrono anche di disturbi come la sindrome delle gambe senza riposo e la sudorazione notturna. Il sonno disturbato in gravidanza può diventare un vero incubo.
Il caldo e l’insonnia non sono solo fastidiosi. La disidratazione notturna, favorita dalla sudorazione e dal sonno disturbato, in gravidanza può scatenare contrazioni uterine precoci. In casi estremi, la temperatura corporea troppo elevata può comportare colpi di calore, crampi muscolari e persino complicanze fetali. Anche dal punto di vista cardiovascolare e immunitario, l’effetto combinato di caldo e stress può causare ipotesione, edemi, varici e svenimenti. Senza contare che la mancanza di sonno incide sull’umore e sull’energia, aumentando il rischio di stress, ansia e depressione nel perinatale.
Per ridurre i disagi e migliorare il sonno, bastano alcune accortezze quotidiane:
- Rendere la casa più fresca, usando tende oscuranti e condizionatori tra 24 e 26 gradi
- Evitare elettrodomestici che generano calore nelle ore più calde
- Bere almeno due litri d’acqua al giorno, evitando alcol, caffeina e bevande zuccherate
- Mangiare leggero e spesso, con alimenti ricchi di acqua come frutta e verdura
- Limitare le uscite tra le 11 e le 17, e usare creme solari quando si è all’aperto
- Indossare abiti comodi e in tessuti naturali
- Fare docce tiepide, specialmente prima di andare a letto
Uno dei problemi principali per chi è incinta è trovare una posizione comoda per dormire. La più raccomandata è sul fianco sinistro, con un cuscino tra le ginocchia o sotto la pancia. Questa postura aiuta la circolazione, riduce la pressione sull’utero e previene dolori lombari.
Utilizzare cuscini per la gravidanza o un buon materasso può migliorare il comfort, così come adottare una routine rilassante prima di dormire: niente schermi, luci soffuse, lettura o esercizi di respirazione possono aiutare a rilassarsi.
Se l’insonnia è persistente o si accompagna a crampi frequenti, gonfiori eccessivi o malesseri notturni, è importante parlarne con il proprio ginecologo.
Estate e gravidanza: vademecum

Estate (caldissima) e gravidanza spesso non sono proprio il binomio perfetto. Per evitare fastidi a chi è in dolce attesa la Fnopo, Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica, ha stilato un vademecum.
Ipotensione, spossatezza, gonfiore agli arti inferiori, questi solo alcuni dei problemi causati da estate e gravidanza. “Lo stato di gravidanza è di per sé un periodo delicato, ma in estate può diventare ancora più faticoso, soprattutto se si è nelle ultime settimane o si vive in zone particolarmente afose – sottolinea Letizia Carotenuto, consigliera Fnopo –. E’ importante che le future mamme adottino piccoli ma fondamentali accorgimenti per tutelare il loro benessere e quello del bambino”. Per questa ragione arriva il vademecum.
In estate anche senza il pancione a volte si soffre un po’. E la gravidanza non ti solleva di certo, a causa dei cambiamenti fisici. Ecco il vademecum.
L’impatto del caldo sull’umore. Il caldo estivo può effettivamente avere un impatto sull’umore e può peggiorare i sintomi della depressione o dell’ansia, soprattutto in gravidanza. “Le alte temperature possono influenzare il sonno, causare disidratazione e stress termico, tutti fattori che possono contribuire a sbalzi d’umore e peggioramento della depressione. In gravidanza, questi effetti possono essere amplificati a causa dei cambiamenti ormonali e fisici che avvengono nel corpo”, spiega la Presidente della Fnopo, Silvia Vaccari.
“Il senso di spossatezza e affaticamento può intensificarsi, rendendo più difficile affrontare le giornate; la qualità del sonno spesso peggiora a causa del caldo, aumentando irritabilità e disagio emotivo. L’ipotensione causata dalle alte temperature può provocare vertigini e debolezza, che incidono sul benessere mentale. Il gonfiore agli arti inferiori dovuto alla ritenzione idrica e lo stress termico generale possono contribuire ulteriormente a sensazioni di malessere, ansia e irritabilità”, aggiunge.
Rischio depressione. “Durante la gravidanza, tutto ciò può favorire o aggravare una condizione di depressione prenatale, una forma di depressione che può manifestarsi con tristezza persistente, irritabilità, ansia e perdita di interesse per le attività quotidiane. Altri sintomi possono includere disturbi del sonno, cambiamenti nell’appetito, affaticamento, pensieri negativi o eccessive preoccupazioni per il benessere del bambino”, sottolinea Vaccari.
“Riconoscere questi segnali è fondamentale per intervenire in modo adeguato e tempestivo. In questi casi è importante parlarne con il medico, cercare supporto da persone fidate o da professionisti della salute mentale, e adottare uno stile di vita sano. Mantenere una buona idratazione, alimentarsi correttamente, dormire a sufficienza e cercare momenti di relax in ambienti freschi può fare una grande differenza. In alcuni casi, il medico può valutare l’opportunità di un supporto psicologico o, se necessario, farmacologico, compatibile con la gravidanza”, precisa la Presidente.
I disagi quotidiani. Tra le priorità, la corretta idratazione. “Durante la gravidanza è fondamentale bere almeno due litri d’acqua al giorno, che possono diventare tre nei periodi più caldi – spiega Carotenuto –. E’ bene evitare le uscite nelle ore più calde, preferendo la mattina presto o la sera, e portare sempre con sé una bottiglietta d’acqua”.
“Anche la pelle va protetta con attenzione. “Durante la gravidanza la pelle è più sensibile e soggetta a scottature solari – continua –. E’ consigliabile usare sempre creme solari ad alta protezione (SPF 30-50), perché l’aumento della melanina può provocare cloasma gravidico, cioè la comparsa di macchie scure soprattutto sul viso, difficili da trattare anche dopo il parto”.
Le alte temperature estive possono accentuare uno dei disturbi più comuni dell’ultimo trimestre: le gambe gonfie. “Per alleviare questo disagio – suggerisce la consigliera Fnopo– è utile bere molto, sollevare le gambe durante il riposo notturno con l’aiuto di cuscini e mantenere una regolare attività fisica, che favorisce la circolazione venosa”.
Attenzione anche al ritmo di vita quotidiano. “Se la donna gravida è ancora impegnata nel lavoro, è importante ridurre i carichi e i fattori di stress – osserva l’ostetrica –. Le vacanze estive possono rappresentare un momento prezioso per rallentare, dedicarsi alla relazione col proprio corpo e col bambino, preparandosi alla nuova vita che sta per iniziare. E’ anche un’occasione per vivere momenti di coppia e costruire insieme il ‘nido’ per l’arrivo del neonato”.
E per scegliere la meta delle vacanze? “Dal settimo mese in poi – precisa – è importante valutare attentamente la destinazione e il mezzo di trasporto, preferendo mete vicine e spostamenti rapidi, per non affaticarsi troppo”.
Ascoltare i segnali del corpo Infine, ascoltare i segnali del corpo resta la regola più importante. “Se si avvertono stanchezza eccessiva, capogiri, nausea o crampi – conclude – è bene fermarsi, trovare un luogo fresco per riposare e, se i sintomi persistono, contattare il pronto soccorso. Affrontare la gravidanza in estate può essere impegnativo, ma con i giusti accorgimenti può diventare un periodo sereno. In caso di dubbi o bisogno, è sempre fondamentale rivolgersi alla propria ostetrica”.
Bende drenanti in gravidanza

In gravidanza il corpo della donna affronta cambiamenti importanti, sia a livello ormonale che circolatorio. Uno dei disagi più comuni nei nove mesi di gestazione è il gonfiore, soprattutto a gambe, caviglie e piedi, spesso accompagnato da pesantezza, ritenzione idrica e, in alcuni casi, crampi notturni. Le bende drenanti possono aiutare e molto.

Le bende drenanti sono garze elastiche imbevute di sostanze attive naturali (come sali del Mar Morto, centella asiatica, ippocastano, escina, mentolo, fucus) che vengono avvolte attorno alle gambe o ad altre parti del corpo per stimolare il drenaggio dei liquidi in eccesso. Non sono un trattamento invasivo né doloroso: hanno un’azione meccanica e fitoterapica che favorisce il ritorno venoso e linfatico, dando una sensazione immediata di freschezza, leggerezza e sollievo.
In gravidanza, soprattutto nel secondo e terzo trimestre, è fisiologico un aumento della ritenzione idrica a causa degli ormoni (come il progesterone), dell’aumento di peso e della pressione dell’utero sulle vene principali. Questo può causare gonfiore, senso di pesantezza e fastidi che incidono sulla qualità della vita quotidiana. Le bende drenanti, se utilizzate con supervisione professionale e in assenza di controindicazioni, possono offrire benefici tanti benefici:
- Riduzione del gonfiore alle gambe
- Sollievo immediato dalla pesantezza
- Stimolazione del microcircolo
- Prevenzione del ristagno linfatico
- Effetto rilassante e rinfrescante
Sono spesso utilizzate all’interno di percorsi di benessere preparto, anche in combinazione con trattamenti manuali delicati come il massaggio linfodrenante.
Anche se si tratta di un trattamento generalmente sicuro, non tutte le bende sono adatte alla gravidanza. E’ fondamentale verificare l’assenza di sostanze controindicate (es. caffeina, fucus in quantità eccessive, oli essenziali troppo stimolanti). Rivolgersi sempre a personale qualificato, meglio se con esperienza nel trattamento di donne in gravidanza. Evitare il fai-da-te e sempre chiedere il parere del medico o dell’ostetrica, soprattutto in caso di gravidanza a rischio, pressione alta, disturbi circolatori importanti o diabete gestazionale.
Il trattamento deve essere localizzato (mai sull’addome) e mirato solo alle zone con accumulo di liquidi, come gambe e caviglie.
Burnout post parto

Il periodo dopo l’arrivo della cicogna è intenso, profondo e delicato nella vita di ogni donna. C’è la felicità per la nascita del bimbo, ma pure il momento in cui il corpo, la mente e le emozioni affrontano una vera e propria rivoluzione. Tra le difficoltà che possono emergere in questa fase, una delle meno riconosciute ma più comuni è il burnout emotivo post parto.

Conosciuto anche come “esaurimento da maternità”, il burnout post parto è una condizione di profondo affaticamento fisico, mentale ed emotivo che può colpire le neomamme, spesso nei primi mesi di vita del bambino. Non si tratta solo di stanchezza, ma di una sensazione costante di svuotamento, irritabilità, apatia e difficoltà a far fronte anche alle normali richieste quotidiane.
A differenza della depressione post partum (che richiede un’attenzione clinica specifica), il burnout non è una patologia, ma può diventarlo se trascurato.
Quali sono i campanelli d’allarme comuni del burnout post parto?
- Senso di colpa costante (“non sto facendo abbastanza”)
- Sensazione di non riuscire a godersi il proprio bambino
- Mancanza di energia anche dopo aver dormito
- Sbalzi d’umore, pianto facile, isolamento
- Rabbia o frustrazione frequente
- Difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni
Le cause possono essere molteplici e spesso si sommano tra loro:
- Privazione del sonno
- Pressione sociale a essere subito “madri perfette”
- Calo degli ormoni che influenza l’umore
- Mancanza di supporto da parte del partner o della rete familiare
- Sovraccarico di responsabilità domestiche e di cura
- Scarsa valorizzazione del ruolo materno nella società
Per affrontarlo parla con amici, partner, psicologo. Dì come ti senti. Chiedi aiuto perché delegare è sano. Ritagliati piccoli spazi per te. Dormi quando puoi farlo e informati, se il caso, da specialisti. Se serve, chiedi supporto. Non sei sola.
Domande frequenti incinta

Quando si è incinta ci sono domande frequenti che le donne si fanno. Si vorrebbe una risposta esaustiva dall’esperto di turno. Proviamo qui di seguito a proporre quelle più comuni e a rispondere.
Incinta le domande frequenti creano ansia, assillano la futura mamma. Niente paura. Una lista non fa mail male e quindi eccola qui.
Le domande frequenti incinta:
1. Posso fare sport in gravidanza?
Sì, se la gravidanza è fisiologica.
Attività come camminata, nuoto, yoga prenatale o ginnastica dolce sono consigliate. Evita sport con rischio di cadute, contatti violenti o sforzi intensi.Chiedi sempre il parere del tuo ginecologo prima di iniziare.
2. Posso tingere i capelli in gravidanza?
Sì, ma con cautela.
Meglio evitare tinte chimiche nel primo trimestre. Usa prodotti senza ammoniaca o preferisci l’henné naturale puro. Applica il colore in luoghi ben ventilati e con poco contatto sulla cute.
3. Cosa non devo mangiare in gravidanza?
Evita:
- Carne cruda o poco cotta
- Pesce crudo (sushi, carpacci)
- Uova crude (zabaglione, maionese fatta in casa)
- Formaggi non pastorizzati (tipo brie, gorgonzola)
- Alcol e superalcolici
- Caffeina in eccesso (massimo 2 tazzine al giorno)
Lava sempre bene frutta e verdura cruda.
4. E’ normale avere nausee o stanchezza?
Sì, è normale.
Nausee, stanchezza, sonnolenza e sbalzi di umore sono frequenti nel primo trimestre, causati da cambiamenti ormonali.
Se le nausee sono molto forti o impediscono di mangiare, parlane con il medico: esistono rimedi sicuri.
5. Posso avere rapporti sessuali durante la gravidanza?
Sì, se non ci sono controindicazioni.
Se la gravidanza è normale, non ci sono rischi. In alcuni casi (placenta previa, minacce d’aborto, perdite), il ginecologo può consigliare di evitare temporaneamente.
6. Devo prendere vitamine o integratori?
Sì, ma solo quelli consigliati dal medico.
Acido folico (prima del concepimento e nei primi mesi) è fondamentale per prevenire difetti del tubo neurale. Altri integratori (ferro, vitamina D, omega-3) vanno valutati caso per caso.
7. Posso viaggiare in gravidanza?
Sì, ma con attenzione.
Il periodo migliore è tra la 14ᵃ e la 28ᵃ settimana. Evita luoghi ad alta quota, zone con malattie tropicali o viaggi troppo lunghi. In auto fai pause frequenti; in aereo, usa calze contenitive e idratati.
8. Quando sentirò muovere il bambino?
Generalmente tra la 18ᵃ e la 22ᵃ settimana, ma può variare.
Nelle prime gravidanze i movimenti si percepiscono più tardi, mentre nelle successive spesso si sentono prima.
9. Quanti chili si possono prendere in gravidanza?
Dipende dal peso di partenza:
- Normopeso: +11/16 kg
- Sovrappeso: +7/11 kg
- Sottopeso: +12/18 kg
Una crescita troppo rapida può aumentare il rischio di diabete gestazionale o parto complicato.
10. Come si riconoscono le contrazioni vere?
Le contrazioni preparatorie (di Braxton Hicks) sono irregolari e non dolorose.
Le contrazioni vere sono regolari, sempre più forti e ravvicinate, e spesso associate a dolore lombare. Se sospetti l’inizio del travaglio, contatta subito l’ospedale.
Tinta o henné in gravidanza?

In gravidanza, molte donne si pongono una domanda importante legata alla cura del corpo e all’estetica: si può tingere i capelli? E se sì, è meglio usare la tinta tradizionale o l’henné?
Ci sono indicazioni chiare che possono guidare una scelta più sicura per la salute della mamma e del bambino.

Se sia meglio fare tinta o henné in gravidanza è un quesito che si pongono tantissime donne incinta. Ecco alcune cosa da sapere.
Le tinte per capelli contengono sostanze chimiche come:
- ammoniaca
- resorcina
- parafenilendiammina (PPD)
- perossido di idrogeno
Queste sostanze vengono assorbite in minima parte dal cuoio capelluto, ma durante la gravidanza, l’attenzione deve essere massima, soprattutto nel primo trimestre, quando si sviluppano gli organi del feto.Secondo ginecologi e dermatologi, non ci sono prove scientifiche certe che colleghino l’uso di tinture a malformazioni o complicanze, ma molti medici consigliano comunque di evitare la tinta chimica nei primi 3 mesi.
Se proprio si desidera tingere i capelli, meglio aspettare il secondo trimestre, preferire tinte senza ammoniaca o con ingredienti naturali, evitare il contatto diretto con la cute, applicare il colore in ambienti ben ventilati.
L’henné naturale (Lawsonia inermis) è una polvere vegetale usata da secoli per colorare i capelli. Dona riflessi rossi o ramati e non contiene sostanze tossiche. E’ naturale al 100%, se puro. Non contiene ammoniaca né sostanze sintetiche. Non penetra nella cute in profondità. Ha proprietà antibatteriche e rinforzanti per il capello. Fate attenzione però: esistono henné “neri” o miscelati con PPD o metalli pesanti (come il cosiddetto henné nero), potenzialmente allergizzanti o tossici. Leggete quindi etichetta e sceglietene uno biologico certificato.
In gravidanza, l’opzione più sicura tra tinta o henné naturale e puro, è quindi l’ultima.
Gravidanza con anemia falciforme: linee guida

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato le prime linee guida globali per migliorare l’assistenza alla donne in gravidanza con anemia falciforme.

L’anemia falciforme è una malattia genetica che provoca la produzione di globuli rossi a forma di falce, invece di essere normali e tondeggianti. Questi globuli rossi, più rigidi e fragili, tendono a ostruire i vasi sanguigni e ridurre il flusso di ossigeno, causando dolori acuti, danni agli organi e aumento del rischio di complicazioni durante la gravidanza.
Le donne con anemia falciforme hanno un rischio maggiore di sviluppare gravi condizioni in gravidanza: ipertensione, infezioni, parto prematuro e morte fetale. Questo rende la loro gestione sanitaria particolarmente critica, soprattutto nelle regioni del Mondo con risorse sanitarie limitate.
Le nuove linee guida globali dell’Oms si propongono di migliorare il trattamento e la gestione delle donne in gravidanza con anemia falciforme, riducendo al minimo le complicazioni e i rischi associati. I principali obiettivi includono:
- Diagnosi precoce e monitoraggio: il monitoraggio continuo durante la gravidanza, con controlli regolari della salute materna e fetale, è cruciale per prevenire complicazioni.
- Gestione delle complicanze: le linee guida suggeriscono una serie di interventi preventivi e terapeutici per gestire crisi dolorose, infezioni e altre complicanze legate alla malattia.
- Educazione e supporto psicologico: una componente fondamentale è la preparazione delle pazienti, che devono essere educate sui rischi e su come affrontarli. Anche il supporto psicologico è essenziale per aiutare le donne a gestire le difficoltà emotive legate alla gravidanza e alla malattia.
Le linee guida di Oms comprendono più di 20 raccomandazioni. Tra queste:
- integrazione di acido folico e ferro, compresi gli aggiustamenti per le aree endemiche per la malaria
- gestione delle crisi falciformi e sollievo dal dolore
- prevenzione delle infezioni e dei coaguli di sangue
- uso di trasfusioni di sangue profilattiche
- monitoraggio aggiuntivo della salute della donna e del bambino durante tutta la gravidanza.
Prima visita ginecologica

E’ una domanda che anche io, con una figlia femmina, mi sono posta prima di darmi una mossa: la prima visita ginecologica quando va fatta? Tiziana Casalena, ginecologa di Humanitas Medical Care di Varese, fa chiarezza al Corriere della Sera.

La prima visita ginecologica quando va fatta? “In Italia, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, dove esistono Linee guida che indicano di iniziare nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni, non ci sono indicazioni ufficiali”, chiarisce Casalena.
“Bisogna farsi guidare dal buonsenso. Se il menarca è avvenuto in un’età compresa tra gli 11 e i 13 anni, il ciclo non è eccessivamente abbondante, il dolore è gestibile con semplici antidolorifici e i cicli sono abbastanza regolari, pur non rispettando sempre i 28 giorni, non vi è generalmente motivo di preoccupazione. Può essere utile effettuare un emocromo e la ferritina per escludere un’eventuale anemia da carenza di ferro. In questi casi la prima visita può essere rimandata a quando la ragazza inizia ad avere un partner o ha da poco intrapreso l’attività sessuale”, aggiunge.
La dottoressa chiarisce: “Il primo incontro con lo specialista non sarà invasivo, ma si baserà principalmente su un counseling, che può includere informazioni su contraccezione, prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e corretti stili di vita. Spesso sono le madri a chiedere consiglio per le figlie adolescenti”.
La prima visita ginecologica in adolescenza può non essere completa: “Si parte sempre da un confronto con la ragazza, rispettando i suoi tempi e le sue esigenze. In molti casi è sufficiente un’osservazione dei genitali esterni per verificare la normale anatomia e un’ecografia pelvica transaddominale a vescica piena, una tecnica non invasiva”. L’esperta sottolinea inoltre: “La visita ginecologica può essere un’occasione preziosa per promuovere l’autopalpazione del seno, fondamentale per imparare a conoscere il proprio corpo”.