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Vaccini pre e post gravidanza

Nov 09
Scritto da Annamaria avatar

I vaccini pre e post gravidanza, come pure quelli durante la gestazione, possono offrire una protezione sia alla mamma che al bebè. E’ bene sempre ricordare quale sono quelli raccomandati dai medici.  

vaccini pre e post gravidanza

Qui di seguito una lista di tutti i vaccini pre e post gravidanza, ma pure quelli consigliati durante il pancione a tutte le donne.

Vaccini pre e post gravidanza (e non solo)

Prima della gravidanza

  • E’ consigliata la vaccinazione contro morbillo, parotite, rosolia e varicella a tutti gli adulti non vaccinati e che non hanno avuto queste malattie.
  • Dopo la vaccinazione deve essere evitato l’inizio di una gravidanza per almeno un mese.
  • Queste malattie contratte in gravidanza possono essere gravi sia per la mamma che per il bambino.
  • E’ importante che anche i partner siano protetti verso questi virus.

Durante la gravidanza

Le vaccinazioni raccomandate sono:

Vaccino contro la Pertosse

  • La vaccinazione contro la pertosse fatta tra la 27° e la 32° settimana di gestazione può proteggere il neonato dalle complicanze di questa pericolosa malattia proprio quando i rischi per la salute sono più alti.
  • Il modo più efficace per proteggere il neonato contro la Pertosse è vaccinare la mamma durante la gravidanza
  • Gli anticorpi specifici prodotti dalla mamma passeranno al bambino attraverso la placenta e lo proteggeranno in attesa che possa ricevere le prime dosi vaccinali pediatriche.
  • I primi mesi di vita sono quelli più a rischio per le complicanze di questa malattia e nel 2024 i casi di pertosse in Italia sono in aumento.
  • Il vaccino è sicuro ben tollerato, contiene anche difterite e tetano (dTPa) e può essere somministrato ad ogni gravidanza, anche in caso di gravidanze ravvicinate. Leggi la scheda informativa dTPa.
  • La vaccinazione è raccomandata anche per tutte le persone che accudiscono un neonato che possono accedere agli ambulatori vaccinali tramite prenotazione Cup e CupTel.
  • Per le donne in gravidanza la vaccinazione è in libero accesso in tutti gli ambulatori vaccinali per adulti dell’Ausl di riferimento negli orari di apertura.

Vaccino anti-influenza

  • L’influenza durante la gravidanza può causare gravi complicazioni per la mamma (polmoniti severe con insufficienza respiratoria) e per la gravidanza (aborto o parto prematuro).
  • La vaccinazione invece è sicura e ben tollerata ed è raccomandata in qualsiasi trimestre di gravidanza a tutte le gravide nel periodo di circolazione dei virus influenzali.
  • La vaccinazione può essere effettuata dal Medico di medicina generale o presso gli ambulatori vaccinali per adulti dell’Ausl di riferimento anche in concomitanza con la vaccinazione contro la pertosse.
  • La vaccinazione è raccomandata anche per tutte le persone che sono in contatto con una donna in gravidanza e con un neonato.

Vaccino anti-Covid

La vaccinazione anti-covid19 con vaccino a mRNA è raccomandata a tutte le donne in gravidanza in qualsiasi momento della gestazione purchè siano trascorsi almeno 120 giorni dall’ultima dose di vaccino o dalla malattia.

Post gravidanza

Se prima della gravidanza non erano stati eseguiti i vaccini contro Morbillo, Parotite, Rosolia e Varicella, e la donna non è immune, è raccomandato vaccinarsi prima della dimissione dall’ospedale o fissare un appuntamento per la vaccinazione postpartum.

È possibile vaccinarsi anche durante l’allattamento.

In caso di dubbi o necessità di ulteriori informazioni, è consigliabile consultare il proprio ginecologo o contattare il Servizio igiene pubblica dell’Azienda USL di riferimento.

Gravidanza dopo tumore al seno? Sì

Ott 12
Scritto da Annamaria avatar

Una gravidanza dopo un tumore al seno è possibile, l’esperta dice di . LILT Milano nel mese della prevenzione dedicato alle donne ha chiesto Rosanna Berardi se dopo una diagnosi di malattia sia possibile rimanere incinta.

L’ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice Clinica Oncologica AOU delle Marche e Presidente Women for Oncology Italia non ha dubbi. Una gravidanza dopo il tumore al seno? , si può.   

“Spesso mi chiedono se potranno ancora avere dei figli dopo la malattia. E’ una preoccupazione del tutto normale. Per questo, anche se al momento non hanno una situazione sentimentale stabile, alle donne in età fertile suggerisco un colloquio con un ginecologo esperto in fertilità. Per valutare la crioconservazione degli ovociti prima di intraprendere il percorso di cure oncologiche. Sia la chemio, sia la radioterapia possono, infatti, causare una riduzione della qualità e quantità degli ovuli. Se quindi al termine delle terapie la donna desidera una gravidanza e non è possibile per vie naturali, può ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, senza timori per la propria salute”, spiega.

 La ricerca ha stabilito che è possibile. “Uno in particolare ha rappresentato la svolta. E’ lo studio POSITIVE che è stato pubblicato su un’importante rivista scientifica, il New England Journal of Medicine. Ed è stato presentato a dicembre 2023 al San Antonio Breast Cancer Symposium, il congresso statunitense interamente dedicato al tumore al seno. Oggi, grazie ai risultati di questo studio, una donna con un tumore al seno ormono-responsivo con desiderio di maternità, potrà sospendere temporaneamente la terapia ormonale per due anni. In modo da permettere la gravidanza, per poi riprendere il trattamento ormonale senza un rischio aumentato di recidiva”, aggiunge il medico.

alla gravidanza dopo un tumore al seno e sì all’allattamento: “Decisamente sì e lo provano due ricerche presentate all’ultimo Congresso oncologico europeo ESMO. Entrambe hanno sciolto ogni timore relativo all’allattamento quale fattore di rischio di recidiva, oppure di sviluppo di un nuovo cancro.  La prima delle due ricerche ha coinvolto donne con mutazioni dei geni BRCA e tra chi ha scelto l’allattamento al seno, non sono state registrate differenze significative rispetto a chi non ha allattato. Ai medesimi risultati è arrivato l’altro studio, che è il POSITIVE di cui sopra. Qui, le donne avevano avuto un tumore ormono-responsivo e tra chi ha scelto l’allattamento al seno, non sono emerse criticità”. 

Medicina estetica incinta

Ago 15
Scritto da Annamaria avatar

Sempre più mamme non rinunciano alla medicina estetica mentre sono incinta, ma cosa è lecito fare e cosa no? A dissipare i dubbi ci pensa la dottoressa Luisella Troyer. Il chirurgo vascolare e medico estetico di Milano lo spiega a Vanity Fair.

medicina estetica incinta

“Per prima cosa, i trattamenti estetici fattibili in gravidanza non devono provocare dolore o fastidio alla mamma. Non devono alzare troppo il suo livello di adrenalina (a cui il feto reagisce in maniera violenta) e non devono essere traumatici. Devono, anzi, essere dolci, lievi, piacevoli e rilassanti. Vere e proprie ‘coccole’, in grado di alzare i livelli di endorfine della donna e, conseguentemente, di rilassare anche il bambino”, dice la specialista.

“Dato che il bambino assorbe, necessariamente, tutto ciò che la mamma mangia o riceve per via sistemica, è categorico il rifiuto di ogni farmaco a uso estetico che potrebbe, anche in piccolissima parte, essere assorbito dal feto. O comunque creare degli ‘scompensi’, seppur locali, al corpo della mamma. Durante la gravidanza sono quindi vietati i filler riempitivi all’acido ialuronico, all’acido polilattico (Sculptra) e l’inoculazione della tossina botulinica”, sottolinea Troyer.

Bisogna non abusare della medicina estetica e avere una certa accortezza quando si è incinta. “La tutela del feto e della salute del bimbo – spiega il medico – deve venire come prima cosa assoluta quando parliamo di trattamenti medico-estetici. Molte donne fanno utilizzo del trucco permanente, ovvero tatuaggi a scopo cosmetico utilizzati, per esempio, per il contorno labbra, per infoltire le sopracciglia o anche per avere sempre l’eyeliner perfetto. I pigmenti utilizzati sono ormai praticamente al 100% vegetali, ma c’è sempre qualche percentuale, anche se minima, di composti parzialmente riassorbibili”. 

“Questo non è solitamente un problema per un adulto in salute. Ma la donna in gravidanza ha dentro sé una vita ancora in formazione, che assorbe tutto come una spugna – aggiunge – Dobbiamo dunque evitare che anche piccole quantità di elementi non biologici vengano a potenziale contatto col feto e dobbiamo altresì evitare che la mamma senta dolore di alcun tipo. Meglio, quindi, sospendere la dermopigmentazione del trucco permanente: del resto, si trovano in commercio ottimi cosmetici sicuri per la mamma e per il feto, che possono essere usati senza problem”. Andateci piano con la medicina estetica se siete incinta.

Linea alba

Lug 24
Scritto da Annamaria avatar

La linea alba compare solitamente sull’addome tra il terzo e l’ultimo mese di gravidanza, poi scompare. E’ causata da un aumento di produzione della melanina, il pigmento che scurisce la pelle ed è responsabile anche dell’abbronzatura. Viene anche chiamata linea nigra. L’aumento di produzione di melanina è è provocato proprio dai cambiamenti ormonali che avvengono in gestazione, in particolare dall’incremento degli estrogeni.

linea alba

La linea alba man mano diventa più visibile parte dalla parte alta dell’addome ossia da sotto il seno fino a raggiungere il pube. In alcune donne, invece, la linea parte solo dall’ombelico e raggiunge il pube. E’ completamente asintomatica e la sua comparsa non comporta problemi. In genere. E’ sempre opportuno usare creme apposite per riuscire a rendere la pelle più elastica, tonica e luminosa

La linea alba scompare solitamente dopo la nascita del bambino. Se continua a manifestarsi anche per un lungo periodo dopo il parto, chiedere consiglio al proprio medico oppure al ginecologo. Tra i rimedi che si possono adottare:

Protezione della pelle dai raggi UV.

Assunzione di alimenti ricchi di acido folico.

Idratare la pelle prima e dopo il parto.

Fare uno scrub: si consiglia di esfoliare con costanza la pelle della pancia al fine di stimolare al meglio il ricambio delle cellule.

Aborto a 16 e 17 anni

Giu 20
Scritto da Annamaria avatar

L’aborto a 16 e 17 anni senza il consenso dei genitori è possibile ora in Spagna. La Corte Costituzionale ha approvato la riforma della legge sull’interruzione di gravidanza. Ha anche indicato gli ospedali pubblici come centri di riferimento. Verrà istituito pure un registro dei medici e sanitari obiettori di coscienza. La notizia arriva in Italia e fa scalpore.

In terra iberica non serve più la maggiore età per decidere di rinunciare a una gravidanza. A 16 e 17 anni si è ancora delle ragazzine, eppure l’aborto diventa una possibilità concreta che queste adolescenti potranno decidere in autonomia, senza rendere partecipi le loro mamme e i loro papà.

Il tribunale delle garanzie ha respinto il ricorso di Vox con i sette voti a favore della maggioranza progressista contro i quattro della minoranza conservatrice, racconta l’AGI. “Vox ha sostenuto nel suo ricorso che la norma potrebbe violare vari precetti costituzionali come i principi di libertà, pluralità e legalità, nonché i diritti all’uguaglianza, alla vita e alla libertà ideologica. La riforma della legge sull’aborto pone fine alla necessità del consenso dei genitori per le ragazze di 16 e 17 anni, requisito introdotto nel 2015 dal governo del PP, e stabilisce gli ospedali pubblici come centri di riferimento per questa pratica. Il testo prevede la creazione di un registro degli obiettori di coscienza per il personale sanitario ed elimina l’obbligo di informare le donne sulle prestazioni e gli aiuti per il sostegno alla maternità e anche il periodo di riflessione di tre giorni”, spiega ancora la nota dell’agenzia stampa.

Voi cosa ne pensate? E’ giusto che l’aborto sia possibile senza consenso dei genitori a 16 e 17 anni?

Nausea e vomito in gravidanza: studio

Giu 12
Scritto da Annamaria avatar

La nausea e il vomito colpiscono il 66% delle donne in gravidanza in Italia: uno studio condotto in Italia ha evidenziato l’impatto di questi disturbi quando si è incinta, come riporta l’Adnkronos Salute.

nausea e vomito in gravidanza studio

Solo il 25% delle donne con nausea e vomito in gravidanza ha ricevuto un trattamento per contrastare i sintomi, come emerge dallo studio Purity avviato dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), che ha voluto indagare l’impatto della nausea e del vomito in gravidanza (Nvp). Con lo studio gli esperti hanno determinato prevalenza, gravità, durata dei sintomi e loro conseguenze sulla qualità della vita, oltre alla valutazione degli esiti neonatali e dello stato di salute della donna dopo il parto.

Purity – riporta una nota – rappresenta, ad oggi, il primo e unico studio multicentrico che ha esaminato in modo approfondito la prevalenza della Nvp nelle donne italiane e il suo impatto sulla qualità di vita, sull’attività lavorativa e sulla vita personale, in un campione ampio e rappresentativo delle gestanti italiane. Questi disturbi sono sempre stati vissuti, nell’immaginario collettivo, come tipici delle prime fasi della gravidanza e in quanto tali, destinati a scomparire con l’evolvere dell’epoca gestazionale. Gli studi più recenti su questa tematica hanno invece dimostrato che non è così.

“Nella maggior parte dei casi la Nvp si manifesta in maniera moderata, anche se la durata dei sintomi può superare il primo trimestre di gravidanza. Sebbene il disturbo più frequente sia la nausea, vi è un’alta percentuale, circa il 37% dei casi, in cui alla nausea si associa anche il vomito”, commenta Romolo Di Iorio. Il professore associato di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Roma Sapienza aggiunge: “In una casistica più rara, circa il 4%, ritroviamo inoltre donne in stato interessante in cui la Nvp può peggiorare e diventare iperemesi gravidica. E’ una condizione patologica che può portare anche al ricovero e che nei casi più gravi comporta rischi significativi sia per la donna che per il bambino”.

Nel nostro Paese la Nvp è stata spesso sottovalutata e sottotrattata. – si legge – Purity è nato proprio per colmare tale vuoto conoscitivo ed ha coinvolto un campione omogeneo di 528 pazienti gravide afferenti a tre strutture ospedaliere italiane. L’Ospedale dei Bambini ‘Vittore Buzzi’ di Milano. Il Presidio Ospedaliero SS. Annunziata di Chieti. L’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Alle donne intervistate è stato somministrato un questionario in due fasi. Nella prima, tra la diciottesima e la ventiduesima settimana di gravidanza, si valutava la prevalenza e la gravità della Nvp. L’insorgenza e la durata dei sintomi. Il loro trattamento e l’impatto sulla qualità della vita. La seconda fase, entro 14 giorni dopo il parto, ha esaminato invece la correlazione tra i sintomi della Nvp in gravidanza e gli esiti neonatali, nonché lo stato di salute post-parto delle donne.

“Ci siamo posti come obiettivo non solo quello di esaminare la gravità del disturbo e le possibili terapie. Ma anche gli aspetti legati alla qualità di vita della gestante. Ed è proprio per questo motivo che abbiamo inserito domande specifiche. Quesiti che hanno evidenziato come le donne richiedano una maggiore attenzione al problema, che in quanto tale deve essere riconosciuto e curato”, spiega Irene Cetin.

Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Ostetricia del Policlinico di Milano, prosegue: “In questo senso il professionista sanitario svolge un ruolo fondamentale per dare sollievo e fornire un aiuto concreto alla donna. E’ nostro compito, infatti, rendere consapevole la donna che è possibile vivere questa fase della vita in tutti i suoi aspetti. Senza sacrificare il rapporto di coppia, né dover rinunciare alla propria vita sociale o lavorativa. In situazioni difficili o invalidanti si può infatti ricorrere ad una terapia efficace e sicura. Una terapia che permetta di vivere a pieno i nove mesi della gravidanza, senza più limitazioni”.

Lo studio ha evidenziato che in alcuni casi la Nvp può portare le donne a star male al punto di essere obbligarle a smettere di lavorare. O, in casi estremi, a pensare di interrompere la gravidanza. Questo porta il fenomeno a essere considerato di grande impatto anche nell’opinione pubblica. La setta che, invece, lo ha sempre sottovalutato e associato a una condizione quasi normale della gravidanza.

Inoltre, sulla base di una scala utilizzata a livello internazionale, che ha valutato la gravità del disturbo (Puqe – Pregnancy-Unique Quantification of Emesis and Nausea), è emerso che 348 donne su 528 hanno sofferto di nausea e vomito in gravidanza nelle prime 22 settimane. Nello specifico i sintomi si sono presentati in forma lieve in 118 donne pari al 34% dei casi, moderata in 217 donne pari al 62% e grave in 13 donne pari al 4%. L’indagine evidenzia che solo il 25% delle donne coinvolte ha ricevuto un trattamento (farmacologico o non farmacologico) per contrastare i sintomi. Tra queste, la maggior parte delle intervistate, pari al 67,7%, ha dichiarato di aver utilizzato l’associazione di doxilamina 10 mg e piridossina 10 mg.

“Oltre a questi dati, uno dei risultati più importanti e statisticamente significativi raccolti nella seconda fase dello studio è stato quello riferito al tempo gestazionale. Infatti le donne che presentano nausea e vomito in gravidanza – conclude Cetin – hanno avuto in media un tempo gestazionale più corto. Quindi, hanno avuto un parto pretermine, in quanto non sono arrivate alla quarantesima settimana”.

Cosa mangiare in gravidanza secondo la PNEI

Apr 19
Scritto da Annamaria avatar

Si parla sempre più di alimentazione giusta col pancione. Cosa mangiare in gravidanza è basilare. Secondo la PNEI, la Psiconeuroimmunologia Clinica, ci sono regole facili e precise. 

cosa manigare in gravidanza secondo la pnei

La PNEI riguarda l’interazione tra psiche, neurologia, endocrinologia e immunologia, molto uniti tra di loro. Si occupa proprio di questa interazione reciproca tra il comportamento, l’attività mentale, il sistema nervoso, il sistema endocrino e la risposta immunitaria degli esseri umani. Secondo la PNEI l’epigenetica è basilare: in gravidanza mangiare bene farà sì che il neonato, ereditando la genetica dalla mamma, crescerà sano, basta sapere cosa.

Cosa mangiare in gravidanza secondo la PNEI quindi?

Verdure fresche e crude: gli ortaggi ci forniscono vitamine e minerali di qualità, oltre a facilitare la digestione e il transito intestinale. Per cena, è meglio optare per le verdure cotte dato che sono più facili da digerire, e danno all’organismo fibra non infiammatoria e ad azione prebiotica. 

Ogni mattina a colazione una porzione di frutta di vario tipo. Ma, dati gli zuccheri, solo a colazione, appunto.

A ogni pasto va aggiunta una porzione di proteine di qualità, come uova, pesce, carne e legumi, da alternare per poter beneficiare della varietà dei loro componenti.

Come fonte di grassi sani, usare l’olio extravergine d’oliva, le olive, l’avocado, il burro e la frutta secca (che, oltre al grasso, apportano minerali e calcio).

Limitare farine, zuccheri e ridurre drasticamente il consumo di latticini: il loro carico ormonale può essere dannoso.

Pressione bassa in gravidanza: rimedi

Apr 16
Scritto da Annamaria avatar

Col caldo che arriva, incinta, si può essere vittima della pressione bassa. In gravidanza ci sono rimedi per sconfiggerla?

pressione bassa in gravidanza rimedi

Prima di parlare dei possibili rimedi in caso di pressione bassa in gravidanza va detto che sono il più delle volte cause fisiologiche a scatenarla, oltre che ai cambiamenti climatici di stagione: la variazione ormonale, le mutazioni della circolazione sanguigna i sintomi della gestazione fanno sì che accada. I sintomi sono: 

  • Vertigini e possibili svenimenti
  • Stato confusionale e difficoltà a concentrarsi
  • Nausea
  • Vista offuscata
  • Fiato corto
  • Ronzio alle orecchie
  • Pelle pallida e sudori freddi
  • Aumento del senso di sete
  • Fatica e stanchezza, aggravate da sindrome da gambe stanche e pesanti
  • Irritabilità

La pressione bassa in gravidanza va combattuta con alcuni rimedi, a partire, come sempre, dall’alimentazione. Mangiare alimenti ricchi di vitamina C. Kiwi, agrumi e fragole, spinaci, lattuga e carciofi migliorano la pressione arteriosa. Anche quelli con vitamina B sono ottimi: carne, nel pesce, nelle uova e nei prodotti caseari. Poi pensare a cibi che contengano ferro, magnesio e potassio, senza rinunciare ai carboidrati e alle proteine.

Dietro consiglio del medico si può aumentare l’apporto di sale o si può mangiare più liquirizia e cioccolato fondente. Per porre rimedio alla ipotensione in dolce attesa il ginecologo o il medico può consigliare l’assunzione di integratori alimentari ricchi di vitamine, minerali e folati.