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Papà al corso pre-parto

Mag 24
Scritto da Annamaria avatar

Per anni i corsi preparto sono stati considerati “una cosa da mamme”. E i padri? Per fortuna i tempi sono cambiati. Ora sono sempre di più i papà al corso pre-parto. Sono lì, al fianco della loro compagna, pronti a imparare, ascoltare, condividere. 

papa al corso preparto

Molti papà si immaginano annoiati al corso pre-parto, come fosse una tediosa lezione di anatomia. Ma la realtà è diversa. Si parla di emozioni, cambiamenti, legami. Si impara a leggere il linguaggio del neonato, a capire come sostenere la compagna, a gestire la fatica e i primi momenti da genitori.
Partecipare è un modo per diventare attori protagonisti della nascita, non semplici spettatori.

Essere presenti significa dimostrare attenzione, empatia. Quando si ascolta insieme un’ostetrica che parla di allattamento, o si guarda un video sulla nascita, non si crea solo competenza: si crea complicità.

Sempre più ospedali prevedono e incoraggiano non solo i papà al corso pre-parto, ma la presenza del partner durante il travaglio e il parto. Per essere davvero d’aiuto, non basta tenere la mano. Serve sapere cosa sta succedendo, come respirare insieme, quando è il momento di parlare e quando semplicemente stare lì, in silenzio e vicinanza. I corsi servono pure a questo

Anche i padri, poi, hanno le loro paure: il dolore, l’imprevisto, il sentirsi impotenti o inadeguati.
Partecipare al corso aiuta a conoscere e normalizzare molte di queste ansie. E a creare, con l’arrivo del piccolo nella vita di tutti i giorn, un legame più concreto e profondo.

Piadina con hummus e verdure croccanti

Mag 19
Scritto da Annamaria avatar

La scuola è quasi finita: ci sono le ultime interrogazioni da fare. Quando i bambini tornano dalla classe, vogliono mangiare molto velocemente. Ecco una ricetta veloce e fresca, da fare anche insieme a loro: la piadina con hummus e verdure croccanti

Prima di tutto la ricetta dell’hummus, soprattutto se lo si vuole rosa, con aggiunta, quindi di barbabietola. Ti serve:

  • 1 barbabietola cotta (circa 100 g, va benissimo quella già cotta e sottovuoto)
  • 240 g di ceci già cotti (una lattina sgocciolata)
  • 2 cucchiai di tahina (crema di sesamo)
  • 1 spicchio d’aglio piccolo (facoltativo)
  • Succo di ½ limone
  • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • 2-3 cucchiai di acqua (per regolare la consistenza)
  • Un pizzico di sale
  • Facoltativo: un pizzico di cumino o paprika dolce

Taglia la barbabietola a pezzi grossolani. Metti tutti gli ingredienti nel frullatore o mixer. Frulla fino a ottenere una crema liscia e vellutata. Se è troppo densa, aggiungi un cucchiaio d’acqua alla volta. Assaggia e regola di sale, limone o spezie a piacere.

Ed ora che è pronto, si può procedere con la piadina con hummus e verdure croccanti, insieme ai piccoli…

Ingredienti (per 2 piadine):

  • 2 piadine integrali o classiche (meglio se sottili e morbide)
  • 100 g di hummus (classico o con barbabietola per un colore rosa!)
  • 1 carota
  • 1 cetriolo
  • ½ peperone giallo
  • 4 pomodorini
  • 1 manciata di mais dolce
  • Qualche foglia di lattuga o spinacino
  • Un filo d’olio evo
  • Facoltativo: scaglie di formaggio o cubetti di feta

Lava e asciuga le verdure. Taglia carote e cetrioli a bastoncini, i pomodorini a metà e il peperone a listarelle. I bambini possono versare il mais, lavare le foglie e disporre gli ingredienti in ciotoline come in un “buffet fai-da-te”. Lasciali spalmare uno strato generoso con un cucchiaio o una spatolina. Invitali a comporre strisce colorate con le verdure, seguendo l’ordine che vogliono. Aggiungi un filo d’olio e, se piace, un po’ di formaggio fresco. Arrotola la piadina o piegatela a metà. Buon appetito.

Educare i bambini all’ascolto

Mag 17
Scritto da Annamaria avatar

In un mondo pieno di stimoli, suoni, notifiche e parole che si accavallano, educare i bambini all’ascolto è un gesto rivoluzionario. Non si tratta solo di dire di “stare zitti” quando parla un adulto, ma di insegnare l’arte dell’attenzione, dell’empatia e della comprensione. Come fare?

educare i bambini all ascolto

Ecco qualche semplice consiglio per educare i bambini all’ascolto da mettere in pratica insieme a loro, perché siamo sempre noi grandi il loro esempio, non dimenticatelo mai.

Come educare i bambini all’ascolto:

Dai il buon esempio. I bambini imparano ascoltando come ascoltiamo. Se interrompiamo, se non prestiamo attenzione quando parlano, se rispondiamo distrattamente, è probabile che faranno lo stesso. Guardiamoli negli occhi, mettiamo via il telefono e mostriamo con i gesti che le loro parole contano.

Ascoltare non è obbedire. Un errore comune è confondere l’ascolto con l’obbedienza. Educare all’ascolto significa insegnare a capire, non solo a rispondere ai comandi. Aiutiamoli a fare domande, a esprimere dubbi, a riflettere su ciò che sentono.

Usa storie, giochi e silenzi. Leggere fiabe, inventare racconti, proporre giochi d’ascolto (come “Simon dice”) o semplicemente fare silenzio insieme per ascoltare i suoni attorno… Tutto questo sviluppa la capacità di prestare attenzione in modo attivo e consapevole.

Rallenta la comunicazione Non bombardiamo i bambini con troppe parole tutte insieme. Parliamo in modo chiaro, semplice, e lasciamo il tempo di rispondere. L’ascolto ha bisogno di pause. Anche le orecchie, come il cuore, devono poter respirare.

Valorizza ogni ascolto. Quando un bambino ti racconta qualcosa, anche se è una storia confusa o un’osservazione apparentemente banale, dagli spazio. Mostra che ascoltare porta valore, connessione, presenza.

Ascoltare è un atto d’amore. E come ogni cosa preziosa, si impara con il tempo, la pazienza e l’esempio. Educarli in questo senso significa dar loro uno strumento per comprendere sé stessi e il mondo. E rendere tutti un po’ più gentili ed educati.

Vademecum per insegnare ai bambini metodo di studio

Mag 03
Scritto da Annamaria avatar

Un metodo di studio efficace è un dono che accompagna i piccoli per tutta la vita. Ecco  un ottimo vademecum per insegnare ai bambini a sviluppare buone abitudini fin dai primi anni di scuola.

vademecum per insegnare ai bambini metodo di studio

Manca un mese alla fine dell’anno scolastico. Ci sono però le ultime interrogazioni. Il vademecum per insegnare ai bambini un efficace metodo di studio può essere utilissimo (soprattutto se non ci siete riusciti fono a ora…).

1.  Organizzare lo Spazio e il Tempo

  • Posto fisso e ordinato: creare un angolo tranquillo, con tutto il materiale a portata di mano (penne, quaderni, colori, dizionario).
  • Routine regolare: stabilire un orario fisso per studiare, con pause incluse. I bambini amano la prevedibilità.
  • Eliminare le distrazioni: niente TV, smartphone o tablet durante lo studio (salvo strumenti didattici).

2.  Imparare a Pianificare

  • Agenda o planner settimanale: per segnare i compiti, verifiche e attività extrascolastiche.
  • Suddividere i compiti: aiutare il bambino a spezzare i lavori più lunghi in piccoli obiettivi.
  • Partire dalle cose più semplici o brevi: per “scaldarsi” e aumentare la fiducia.

3.  Leggere e Capire

  • Prima lettura generale: per farsi un’idea dell’argomento.
  • Seconda lettura con sottolineature (dai 7 anni in su): evidenziare parole chiave o concetti importanti.
  • Spiegare a parole proprie: chiedere “Che cosa hai capito?” o “Prova a raccontarlo tu”.

4.  Prendere Appunti e Fare Schemi

  • Mappa concettuale o schema a colori: aiuta a visualizzare e collegare le informazioni.
  • Usare simboli e disegni: perfetto per i bambini visivi o creativi.
  • Parole chiave e frasi brevi: evitare il “copia e incolla” dal libro.

5.  Ripetere ad Alta Voce

  • Recitare come se si raccontasse una storia: stimola la memoria e l’organizzazione del pensiero.
  • Fare finta di spiegare a un peluche o a un compagno: un gioco che rinforza l’apprendimento.
  • Domande a risposta libera o quiz: stimolano il ragionamento, non solo la memoria.

6.  Ripassare a Piccole Dosi

  • Ripasso quotidiano veloce: anche 5-10 minuti bastano per fissare meglio.
  • Usare il gioco e la creatività: quiz, memory, canzoncine, carte da mescolare con domande.

7.  Allenare la Motivazione e l’Autonomia

  • Rinforzi positivi: complimenti sinceri, piccole gratificazioni, mostrare entusiasmo.
  • Coinvolgerli nella pianificazione: chiedere “Da dove vuoi iniziare oggi?”
  • Accettare gli errori: aiutare il bambino a non temerli, ma a vederli come parte dell’apprendimento.

Il vademecum dà una grande mano a noi genitori, che dobbiamo essere pazienti: insegnare ai bambini un metodo di studio buono a volte non è semplice e ci vuole del tempo. Ma serve loro incoraggiamento e ascolto. Mi raccomando!

Anche i bambini hanno bisogno di meditare

Apr 29
Scritto da Annamaria avatar

Non è solo una cosa da grandi. Anche i bambini hanno bisogno di meditare. Lo dice chiaramente Simone Migliorati nel suo libro Il gioco del benessere. Il sottotitolo è: Teoria e pratica della meditazione fisiologica emotiva per i bambini. Il volume è pubblicato da Phanes Plublishing.

Il pedagogista e Trainer del Benessere dei Contesti Educativi ne è convinto: anche i bambini hanno bisogno di meditare. “La società che abbiamo costruito è fortemente strutturata sul concetto di produttività. Una persona, bambina o adulta, è, ha diritto di esistere, nella misura in cui produce. Il prodotto è qualcosa di ‘esterno a sé”’ come se il tempo che dedichiamo invece allo “stare dentro di noi” sia tempo perso, non utile. Eppure, i bimbi hanno fortemente bisogno di questa connessione che li accompagna dal momento della loro nascita, anzi, dal momento del loro concepimento”, spiega a Vanity Fair.

Migliorati chiarisce i vantaggi della pratica. Anche i bambini hanno bisogno di meditare. “Attraverso la meditazione il bimbo ha la possibilità di riappropriarsi dei propri tempi, che non sono imposti dal sistema esterno, ma sono tempistiche interne. Ancora una volta esattamente come un fiore che non osserva solo la data del calendario per manifestarsi, ma attende quel momento magico e totipotente dell’incontro tra il tempo interno e quello esterno. Un ascolto di sé profondo per un migliore ascolto del mondo circostante. Non da ultimo, meditazione significa anche imparare a soffermarsi sul sentire e sul pensare”, dice.

“Meditare significa ‘rieducare’ la mente fugace per tornare a una consapevolezza piena, presente… E poi bisogna lasciar loro il tempo di annoiarsi – aggiunge – Dal punto di vista concreto, i bimbi di oggi hanno una vita frenetica, scuola, prescuola, doposcuola, attività sportiva, scuole di musica, incontri vari, che si traducono in ‘sballottamenti’ a destra e a manca, senza avere il tempo di potersi rilassare e, perché no, anche di annoiarsi… La noia è uno stato della mente fortemente creativo e di connessione, di cui i bimbi hanno bisogno! Ci lamentiamo perché i bimbi di oggi sono agitati e stressati, ma non offriamo loro spazi e tempi per rilassarsi”.

“Per i bimbi (ma anche per gli adulti) di oggi, questo è praticamente impossibile: siamo sempre sollecitati e iperattivati e non ci diamo il tempo per ‘so-stare’, per fermarci. Ecco, l’approccio meditativo parte dall’attivazione, da giochi di corsa ed energetici, per avviarci poi verso momenti di disattivazione, seguendo proprio l’equilibrio omeostatico che il corpo agisce in maniera ottimale. Segue quindi all’attivazione una fase di ‘disattività’ fatta di centratura e di visualizzazione, per concludere con l’integrazione”.

Colpo della strega

Apr 22
Scritto da Annamaria avatar

A volte ci blocca, con forti dolori e invalidità. Accade a donne e uomini, mamme e papà. Sto parlando della lombalgia, comunemente detta colpo della strega. Cosa fare?

colpo della strega

Molto diffuso, spesso è risolvibile con semplici antidolorifici. La Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia però ci dice 10 cose da sapere sul colpo della strega per risolverlo e superarlo.

Ecco il vademecun per la risoluzione del problema quando si è colpiti dal colpo della strega:

  • 1. La maggior parte delle persone con lombalgia può essere trattata dal medico di medicina generale, con riposo e farmaci antidolorifici volti al trattamento dell’infiammazione e delle contratture.
  • 2. Quasi sempre il trattamento conservativo migliora le condizioni cliniche e non richiede accertamenti specifici. Se i sintomi persistono o peggiorano è però opportuno controllare il rachide con una radiografia lombare e, in caso di sospetto clinico specifico, una risonanza magnetica.
  • 3. La maggior parte delle lombalgie ha origine dalla colonna vertebrale, ma alcune, chiamate extravertebrale, possono sorgere dagli organi interni. Tra quelle nella colonna vertebrale la più frequente è dovuta ad un’infiammazione della colonna, ma della stessa categoria fanno parte anche patologie come protrusioni, ernie del disco e stenosi della colonna vertebrale. Nelle lombalgie extravertebrali rientrano invece malattie molto diverse tra loro come coliche renali o aneurismi dell’aorta addominale.
  • 4. Sedentarietà, sovrappeso, mancanza di attività fisica regolare appropriata per l’età e abitudine ad effettuare sforzi eccessivi aumentano il rischio di lombalgia.
  • 5. Nonostante le lombalgie colpiscano soprattutto gli adulti, possono verificarsi anche negli adolescenti.
  • 6. Se la lombalgia è insorta dopo cadute o sforzi fisici, specialmente nella popolazione più anziana, potrebbe trattarsi di una “frattura da fragilità” della colonna lombare, una condizione associata all’osteoporosi, che richiede un trattamento sintomatologico ma anche un’analisi del metabolismo dell’osso con un trattamento farmacologico appropriato.
  • 7. Quando il dolore lombare si irradia agli arti inferiori, spesso si verifica una compressione di una o più radici nervose che può determinare dolore e debolezza di uno dei muscoli degli arti, con difficoltà alla deambulazione. In questo caso, è necessario effettuare approfondimenti per identificare le cause dell’evento e pianificare il trattamento più appropriato.
  • 8.  La fisioterapia è efficace nel trattamento della lombalgia, ma richiede una diagnosi e prescrizione medica prima di iniziarla. Per farlo meglio aspettare la fine della fase acuta del dolore.
  • 9. L’uso del busto, soprattutto nelle fasi più acute del dolore, può rivelarsi molto utile perché modifica la postura e permette lo scarico della colonna vertebrale.10. Generalmente il trattamento conservativo è sufficiente a risolvere la lombalgia ma esistono casi specifici nei quali è necessario intervenire chirurgicamente per trattare la causa del dolore, come per un’ernia del disco o un restringimento del canale spinale.

Genitori: alla guida pericolosi

Apr 19
Scritto da Annamaria avatar

I genitori alla guida spesso sono pericolosi. E’ quanto è emerso dalla ricerca del progetto canadese “Child Active Transportation Safety and the Environment (CHASE)”. Gli studiosi hanno analizzato il comportamento dei genitori durante l’orario di ingresso scolastico in 552 scuole elementari, distribuite in sette città del Canada. Il quadro che emerge è desolante.

genitori alla guida pericolosi

I genitori alla guida, almeno la maggior parte stando allo studio, sono pericolosi. Adnkronos riporta la notizia ed elenca i comportamenti rischiosi venuti fuori durante il cosiddetto ‘school drop-off’:

  • lasciare il bambino sul lato opposto;
  • ostruire la visuale;
  • inversione a U;
  • parcheggio in doppia fila;
  • retromarcia non sicura;
  • non seguire i comandi;
  • bloccare i comandi;
  • usare il telefono;
  • inviare messaggi.

Mi piacerebbe che questo tipo di ricerca fosse fatta anche da un team italiano. Ricordando quando accompagnavo mia figlia alle elementari, sempre a piedi, avendo la fortuna di non essere troppo distante dalla scola, i comportamenti dei genitori alla guida non erano molto diversi, ahimè. Piuttosto pericolosi, nonostante le regole del codice stradale siano ormai ferree. Speriamo che mamma e papà mettano giudizio…

Bambino: come evitare i capricci

Apr 08
Scritto da Annamaria avatar

Appena crescono capita che facciano i capricci. Il bambino a 18 mesi inizia ad affermare se stesso. Come evitare che diventino un problema per io genitori? Manuela Trinci, psicoterapeuta dell’età evolutiva, lo spiega sulle pagine del Corriere della Sera.

bambino come evitare i capricci

I capricci possono far impazzire i genitori, come evitare di trovarsi impreparati davanti a un bambino che piange, urla, tira calci è utilissimo. Spesso sono dovuti a frustrazione, altre volte si vuole comunicare un disagio.

“La scoperta del ‘no’ è un momento evolutivo importante della funzionalità del bambino – spiega Trinci –. I ‘no’ esistono, ma attenzione a non dirne troppi e soprattutto devono essere motivati. E’ necessario stabilire le regole e definire un perimetro di ciò che si può fare e al di là del quale non è possibile andare, devono essere spiegate con pazienza ed esempi che il bambino sia in grado di comprendere. Quando l’adulto nega qualcosa senza averne dato il motivo il bambino non capisce e resta disorientato”.

La psicoterapeuta dell’età evolutiva e Referente scientifico Ludobiblio, IRCCS Ospedale pediatrico Meyer, Firenze, chiarisce ancora. “I genitori devono prendere tutto il tempo necessario per spiegargli con calma perché non può farlo. Dedicare attenzione è un modo importante per aiutare i piccoli a crescere. Sgridare senza dare la motivazione è inutile e controproducente, il piccolo ha bisogno di essere accompagnato e la figura di attaccamento deve essere solida e credibile”, aggiunge.

“E’ importante trascorrere del tempo di qualità con i piccoli che si trovano a vivere una fase di disregolazione emotiva – informa l’esperta – quando scoppia un capriccio bisogna trovare un modo per fermarlo e tranquillizzarlo. Le cause che lo innescano sono le più varie: l’amichetto ha preso un gioco che ritiene sia suo e allora la strategia è accoglierlo tra le braccia, parlare con lui, tranquillizzarlo e fargli capire che lo comprendete, questi sono atteggiamenti positivi che riesce a capire”. 

E ancora: “Non dire mai al bambino che non si ha tempo o cercare di allontanarlo perché così si otterrà esattamente il risultato opposto. A volte è sufficiente distrarlo proponendogli dei giochi diversi, dei colori con cui disegnare e dire anche sì ai piedi nella pozzanghera! Quando si capisce che deve sfogare la sua rabbia perché non riesce a fare qualcosa può essere utile dargli un cuscino da mordere e buttare per terra. Nel giro di poco tutto torna normale”.

“Una volta che il capriccio è terminato e il bambino si è calmato – continua Trinci – è importante tornare sull’event. E aiutare il bambino a ‘rileggere’ le emozioni. Aiutarlo a trovare un modo diverso di gestire le emozioni. E’ fondamentale che i genitori, i nonni e chi se ne prende cura gli diano la sensazione di sentirsi capito anche in questi momenti, dandogli l’idea che ‘ce la può fare’, mostrando pazienza durante le crisi di pianto e quelle, ancor più delicate, dell’iperattaccamento quando proprio non si riesce a distrarlo”.