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Eco Ball: il gioco che insegna il riciclo

Nov 05
Scritto da Annamaria avatar

Si chiama Eco Ball e promette di diventare lo sport più educativo (e green) del momento. Niente trofei o classifiche, ma una sola grande vittoria: quella dell’ambiente. L’idea è semplice e geniale: trasformare la raccolta differenziata in un gioco di squadra. E’ il gioco che insegna il riciclo ai bambini.

eco ball il gioco che insegna il riciclo 1

L’Eco Ball nasce come iniziativa educativa nelle scuole primarie e negli oratori, con l’obiettivo di insegnare ai più piccoli i principi del riciclo e della sostenibilità attraverso il movimento e la competizione sana. Il campo di gioco? Una palestra o un cortile attrezzato con bidoni colorati che rappresentano i diversi materiali da riciclare: plastica, carta, vetro e organico. La palla, rigorosamente realizzata con materiali riciclati, viene lanciata dai bambini nei contenitori giusti, ma non basta solo il tiro: per guadagnare punti bisogna anche riconoscere correttamente il tipo di rifiuto e spiegarne il percorso di smaltimento.

L’Eco Ball funziona perché unisce educazione e gioco, due elementi che parlano la stessa lingua ai bambini. Durante una partita, si corre, si ride, si collabora e, senza nemmeno accorgersene, si impara che differenziare bene è un gesto quotidiano importantissimo. Ogni squadra è composta da piccoli “eco-atleti” con ruoli diversi: chi raccoglie, chi lancia, chi verifica. In questo modo, tutti partecipano e ciascuno diventa responsabile di un piccolo pezzo del mondo.

Dove prima c’erano lezioni frontali e schede da colorare, oggi c’è un’attività coinvolgente che insegna ai bambini a “toccare con mano” il riciclo. “Con l’Eco Ball i bambini imparano giocando, e questo è il segreto per costruire cittadini consapevoli e rispettosi dell’ambiente fin da piccoli”, spiegano gli educatori che lo hanno introdotto nelle scuole.

Oltre a promuovere buone pratiche ambientali, l’Eco Ball stimola la cooperazione, il pensiero critico e la manualità. I bambini non solo imparano a differenziare, ma capiscono anche come ogni piccola azione quotidiana, dal buttare via una bottiglia al riutilizzare un foglio, può fare la differenza.

E poi, c’è un aspetto non secondario: il divertimento. Perché, come ogni sport che si rispetti, anche l’Eco Ball crea entusiasmo, spirito di squadra e quel pizzico di competizione che rende tutto più emozionante.

Bambini: sporcarsi è bello

Nov 03
Scritto da Annamaria avatar

Da bambina, mia madre aveva una sola regola universale: “Attenta a non sporcarti!”. Me lo ripeteva ovunque: al parco, al compleanno delle amiche, perfino quando mangiavo un gelato. Un assillo, quasi una colonna sonora dell’infanzia. Eppure oggi la Finlandia mi avrebbe dato ragione: sporcarsi non solo è normale, ma fa pure bene ed è bello! Già, perché là i bambini sono incoraggiati a tuffarsi nel fango, rotolarsi nell’erba e giocare nella terra. Non per follia educativa, ma perché, e lo dice la scienza, sporcarsi aiuta a crescere più forti e felici.

Negli asili finlandesi, i piccoli giocano spesso a contatto con la natura: terra, muschio, foglie, sabbia. Uno studio condotto in Finlandia ha dimostrato che i bambini che trascorrono più tempo all’aperto sviluppano una maggiore diversità microbica sulla pelle e nell’intestino, con effetti positivi sul sistema immunitario. Insomma, mentre noi da piccole ci preoccupavamo di non macchiare il vestitino, le bambine finlandesi costruivano, inconsapevolmente, le loro difese naturali.

C’è un detto molto amato nei Paesi nordici: “Non esistono giornate brutte, solo vestiti inadatti”. Ed è così. Quando una bambina corre sotto la pioggia, si tuffa in una pozzanghera o costruisce castelli di terra, non sta solo giocando: sta imparando a muoversi, a esplorare, a immaginare. La libertà passa anche da un paio di ginocchia impolverate. E forse noi adulte dovremmo imparare a dirlo con un sorriso, invece del solito “Ma guarda come ti sei ridotta!”.

Giocare con le mani nella terra, mischiare fango e foglie, raccogliere pietruzze e bacche… è un modo istintivo per conoscere il mondo. La pedagogia finlandese lo insegna bene: la natura è un’aula a cielo aperto, dove i bambini imparano con i sensi, non solo con i libri. Dietro ogni macchia, c’è una scoperta; dietro ogni mano nera di terra, c’è un piccolo passo verso l’autonomia.

Certo, poi qualcuno dovrà pur lavare i vestiti. Ma ogni macchia racconta una storia: di una corsa, di una risata, di un gioco andato un po’ troppo oltre. E allora perché non trasformare il dramma della lavatrice in una piccola celebrazione? Ogni alone di fango è una medaglia d’infanzia, un segno che tua figlia ha vissuto davvero.

Tre consigli utili per mamma e papà:

  • Prepara i “vestiti da esplorazione”, quelli che possono affrontare pozzanghere e sabbia senza sensi di colpa.
  • Incoraggia la curiosità: “Vai, prova”, “Costruisci”, “Sporcati pure un po’”. I bambini imparano più con le mani che con le regole.
  • Sorridi alle macchie: invece di dire “Che disastro!”, prova con “Che bella giornata dev’essere stata!”. Poi un bel bagnetto e un abbraccio.

Il bambino nel pancione sente e percepisce

Nov 02
Scritto da Annamaria avatar

Nel grembo materno non si è semplicemente in attesa: si è già in viaggio verso il mondo. In un recente saggio intitolato Imparare prima di nascere, la professoressa di neuroscienze cognitive Laila Craighero racconta come fin da tempi molto precoci, addirittura a partire dagli undici-dodici settimane di gestazione, il feto inizi a percepire, registrare e reagire a stimoli che sembrano appartenere al mondo “di fuori”. Il bambino, quindi, “nel pancione sente e percepisce, memorizza”, sottolinea il Corriere della Sera, illustrando il volume.

il bambino nel pancione sente e percepisce

La “prima casa” del bambino è l’utero: un ambiente avvolgente, silenzioso in parte, ma assolutamente vivo. Qui si sviluppano i recettori tattili sul volto, sulle mani e sui piedi già molto presto, e cominciano a farsi strada percezioni più complesse: “Le papille gustative si sviluppano all’ottava settimana di gestazione”, e poco dopo compaiono anche cellule olfattive. Non è solo anatomia: è un piano di apprendimento. Gli studi mostrano che il neonato, nelle prime ore di vita, reagisce selettivamente a stimoli familiari come il volto della mamma, dimostrando che ha già iniziato a “imparare”. 

A partire circa dalle 14 settimane, il feto non è solo reattivo, ma anche attivo: “dirige circa i due terzi dei movimenti verso oggetti presenti nell’utero: il proprio viso, le pareti, il cordone”, scrive Craighero. E questi gesti non sono casuali: sono l’inizio di un percorso di esplorazione, di interazione, di costruzione di un sé in divenire.

La riflessione non è solo scientifica: è anche emotiva. Sapere che il bambino percepisce la voce della mamma ancor prima di nascere, e che reagisce a ciò che sente, invita a pensare la gravidanza come un tempo “da vivere consapevolmente”. Sentimenti, ambiente, esperienze: tutto contribuisce a un microcosmo che mette le basi per la vita psicocognitiva che verrà. Secondo Craighero, “non siamo di fronte a un organismo passivo, bensì a un ‘apprendista’ attivo che inizia a percepire, muoversi e interagire con un mondo filtrato ben prima della nascita”.

Crescere figli sicuri: errori da evitare

Ott 27
Scritto da Annamaria avatar

Tutti i genitori desiderano che i propri figli crescano sereni, forti e sicuri di sé. Ma, spesso senza accorgersene, alcuni comportamenti quotidiani finiscono per ottenere l’effetto opposto: bambini troppo dipendenti, insicuri o incapaci di affrontare le difficoltà. Ecco gli errori più comuni da evitare per favorire davvero l’autonomia e la fiducia dei più piccoli.

crescere figli sicuri errori da evitare

1. Fare tutto al posto loro

È uno degli sbagli più diffusi: vestirli, preparare lo zaino, risolvere ogni problema. Così facendo, i bambini imparano che gli adulti faranno sempre tutto per loro e non sviluppano la capacità di cavarsela da soli.
Meglio incoraggiarli, anche se all’inizio sbagliano o ci mettono più tempo. Ogni piccola conquista – allacciarsi le scarpe, preparare il pranzo, ordinare la cameretta – è un passo verso l’indipendenza.

2. Proteggerli da ogni difficoltà

È naturale voler evitare ai propri figli sofferenze o delusioni, ma troppa protezione li priva di strumenti importanti. Cadere, sbagliare, affrontare piccoli ostacoli aiuta a capire che si può reagire e migliorare.
Un bambino che non sperimenta mai la frustrazione o l’imprevisto rischia di non saper gestire la realtà quando diventa più complessa.

3. Intervenire in ogni conflitto

Quando un genitore corre a difendere il figlio in ogni discussione o lite con coetanei o insegnanti, gli impedisce di sviluppare autonomia relazionale. È importante invece insegnare a dialogare, spiegare il proprio punto di vista e trovare soluzioni. Essere presenti non significa sostituirsi, ma guidare da lontano, come un punto di riferimento stabile.

4. Imporre scelte senza ascoltare

Decidere sempre per loro – che sport fare, quali amici frequentare, come vestirsi – rischia di limitare la formazione dell’identità personale. Ascoltare le loro opinioni, anche quando sembrano immature, li aiuta a sentirsi considerati e a sviluppare autostima e senso critico. L’obiettivo non è avere un “figlio perfetto”, ma un individuo capace di pensare con la propria testa.

5. Criticare troppo

Un eccesso di critiche distrugge la fiducia in sé; troppe lodi, invece, creano dipendenza dal giudizio altrui. La chiave è un equilibrio realistico: riconoscere l’impegno, non solo il risultato, e insegnare che anche gli errori fanno parte del percorso di crescita.

6. Non dare regole chiare

Contrariamente a quanto si pensa, le regole non limitano la libertà, ma la rendono possibile. Sapere cosa è giusto o sbagliato, cosa ci si aspetta da loro, dà ai bambini un senso di sicurezza. Le regole devono essere coerenti, spiegate e condivise, non imposte con autorità cieca.

7. Non dare il buon esempio

I figli imparano molto più da ciò che vedono che da ciò che sentono dire. Un genitore che mantiene la calma, rispetta gli altri, riconosce i propri errori e si assume le responsabilità insegna con i fatti cosa significa essere adulti sicuri e indipendenti.

Halloween fai da te: i costumi più gettonati

Ott 26
Scritto da Annamaria avatar

Altro che shopping dell’ultimo minuto: i costumi più belli di Halloween non si comprano, si inventano con il fai da te! Con un po’ di fantasia (e l’armadio giusto), puoi trasformare il tuo bambino o bambina in un personaggio da brivido senza spendere un centesimo. D’altronde, lo spirito della notte più spaventosa dell’anno è proprio questo: creatività, ironia e un pizzico di paura. Ecco qualche idea per i costumi più gettonati low cost, ma super d’effetto, perfetti per bambini, ragazzi e adulti.

Fantasma 

Un lenzuolo bianco, due buchi per gli occhi e via: il grande classico che non passa mai di moda.
Per renderlo più originale, aggiungi accessori: un cappello, una catena finta (puoi farla con la carta stagnola) o un trucco dark intorno agli occhi. Se vuoi dare un tocco fashion, usa un lenzuolo in pizzo o tulle bianco: effetto “fantasma chic” garantito.

Vampiro 

Camicia bianca, pantaloni neri e un vecchio mantello (anche una coperta scura va benissimo). Con un po’ di matita nera, rossetto rosso e cipria, otterrai l’effetto “vampiro di Transilvania” perfetto.
Capelli tirati all’indietro e una risata malefica davanti allo specchio completeranno l’opera.

Zombie

Prendi vestiti vecchi, strappali qua e là, sporcali con un mix di farina e caffè solubile (per un effetto fango realistico) e aggiungi un po’ di trucco grigiastro. Cammina lentamente e trascina i piedi: sei appena uscito da un film horror senza spendere neanche un euro.

Strega o stregone 

Un vestito nero, un cappello a punta (puoi farlo arrotolando un cartoncino) e una scopa di casa.
Basta aggiungere un filo di eyeliner, un rossetto scuro e uno sguardo misterioso. Se vuoi un tocco in più, un mantello improvvisato con un sacco della spazzatura nero (pulito!) è perfetto.

Scheletro

Usa una maglia e dei leggings neri, e con del nastro adesivo bianco (o carta tagliata a forma di ossa) disegna la sagoma dello scheletro. Trucco bianco sul viso e occhiaie nere: effetto “morto vivente” assicurato.

Mummia 

Rotoli di carta igienica o vecchie bende e un po’ di pazienza: arrotolati tutto intorno e… attenzione a non inciampare! Perfetto per una festa a casa, e divertentissimo per i più piccoli.

Sana alimentazione essenziale già in gravidanza

Ott 25
Scritto da Annamaria avatar

C’è un periodo nella vita di ogni bambino che vale più di tutti gli altri messi insieme: i primi 1000 giorni, dal concepimento ai due anni d’età. È in questa finestra di tempo che si gettano le basi per la salute fisica e mentale futura. E la sana alimentazione gioca un ruolo chiave : è essenziale già in gravidanza.

sana alimentazione e essenziale gia in gravidanza

Secondo gli esperti, le abitudini alimentari della mamma influenzano in modo diretto la crescita del feto e persino il suo metabolismo negli anni successivi. Durante la gestazione, una dieta varia ed equilibrata non serve solo a sostenere il benessere della donna, ma diventa una vera e propria “educazione al gusto” prenatale: il bambino, infatti, percepisce attraverso il liquido amniotico i sapori di ciò che la madre mangia, sviluppando fin da subito una certa familiarità con i cibi sani.

Dopo la nascita, la corretta alimentazione continua a essere determinante. Allattamento materno, svezzamento naturale, introduzione graduale dei diversi alimenti e riduzione di zuccheri e cibi ultra-processati sono passi cruciali per costruire un rapporto positivo con il cibo.

“È nei primi 1000 giorni che si programma la salute del futuro adulto”, sottolineano i nutrizionisti. “Una corretta nutrizione in questa fase aiuta a prevenire sovrappeso, diabete, malattie cardiovascolari e persino alcuni tipi di tumore”.

Le 5 regole d’oro per una sana alimentazione:

  1. Mangiare colorato e stagionale. Frutta e verdura di stagione dovrebbero essere presenti ogni giorno, almeno 5 porzioni, fin dai primi assaggi. I colori nel piatto garantiscono varietà di vitamine e antiossidanti.
  2. Ridurre zuccheri e alimenti industriali. Dolci confezionati, snack, merendine e bevande zuccherate non dovrebbero mai far parte dell’alimentazione quotidiana dei più piccoli.
  3. Privilegiare cereali integrali e proteine di qualità. Pasta, pane e riso integrali, legumi, pesce e carni magre favoriscono uno sviluppo equilibrato e un corretto apporto energetico.
  4. Attenzione al sale. Soprattutto nei primi anni di vita, il palato del bambino non ha bisogno di sapori forti: il gusto si educa alla semplicità.
  5. Buone abitudini in famiglia. I bambini imparano per imitazione: se vedono mamma e papà gustare frutta, verdura e piatti semplici, tenderanno a fare lo stesso. La tavola è il primo luogo di educazione alimentare.

Una corretta alimentazione non è solo nutrimento, ma anche cura, educazione e prevenzione. E investire su di essa sin dai primi giorni di vita significa garantire ai nostri figli il miglior punto di partenza possibile.

Mutual Gaze

Ott 23
Scritto da Annamaria avatar

In occasione della Giornata Mondiale della vista, il 9 ottobre scorso, la SIN ha ribadito l’importanza della prevenzione per l’identificazione precoce di patologie come retinopatia del prematuro e cataratta congenita. La vista si sviluppa durante la vita fetale secondo tre momenti di scatto di crescita: a 16-20 settimane, 28-32 e infine dopo 37 settimane di età gestazionale. La vista riveste un ruolo fondamentale nella precoce costruzione della sfera relazionale del neonato. Il mutual gaze definisce la condizione dinamica in cui madre e neonato mantengono e regolano mutualmente il loro sguardo diretto l’uno verso l’altro. 

mutual gaze

Questo speciale contatto visivo è in grado di influenzare reciprocamente le risposte comportamentali e gli stati emozionali e cognitivi. Si può, infatti, ipotizzare che i bambini che vivono precocemente esperienze frequenti e positive, ma soprattutto durature, di mutual gazecon i propri genitori siano maggiormente predisposti allo sviluppo di relazione, al controllo dell’attenzione e alla regolazione emotiva negli anni successivi. 

In presenza di deficit neurosensoriali quali la sordità, studi condotti sul mutual gaze, in cui almeno uno dei due soggetti della diade madre-neonato ne era affetto, hanno osservato che i bambini trascorrevano meno tempo guardando altrove e più tempo guardando la propria mamma, enfatizzando l’importanza dell’attenzione visiva in presenza di ipoacusia. Le madri sorde, inoltre, usavano di più strategie visive di contatto, mentre le madri normoudenti si basavano di più sulla vocalizzazione, pur in presenza di figli sordi. 

“L’assenza di interazioni di ‘mutual gaze‘ può rappresentare un motivo di preoccupazione, in quanto un contatto oculare assente o debole potrebbe essere un segno precoce di condizioni atipiche, in particolare nell’ambito del neurosviluppo, oltre che di alterata funzione visiva”, ha evidenziato Gabriella Araimo, Segretario del Gruppo di Studio Organi di senso della SIN.

Grazie all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nel 2017, i neonati sono sottoposti a screening visivi (come il test del riflesso rosso), che permettono di prevenire alcune forme di ipovisione e cecità. 

“La prevenzione a tutela della vista dei neonati è sempre più importante non solo per l’identificazione precoce e la presa in carico tempestiva di patologie potenzialmente invalidanti, quali la retinopatia del prematuro e la cataratta congenita, ma anche per lo sviluppo relazionale sin dai primi momenti di vita”, ha concluso il Presidente SIN Massimo Agosti. 

Screening genomico neonatale gratuito

Ott 22
Scritto da Annamaria avatar

La Puglia si porta a casa un primato mondiale nella sanità pubblica e nella medicina di precisione. Da alcuni mesi è infatti operativo il programma Genoma Puglia, il primo screening genomico neonatale pubblico, universale, accessibile in tutti i punti nascita egratuito per tutte le famiglie”. 

Screening genomico neonatale gratuito

E’ realizzato nel laboratorio di genetica medica dell’Ospedale Di Venere dell’ASL Bari, come scrive Vanity Fair. Il progetto utilizza macchinari di ultimissima generazione e la tecnologia del sequenziamento di nuova generazione (NGS, Next Generation Sequencing). Questo partendo da una semplice goccia di sangue prelevata dal tallone del neonato. E’ possibile identificare precocemente (ovviamente previo consenso informato dei genitori) fino a 500 malattie genetiche rare. Si offre così ai piccoli pazienti migliori prospettive di vita e si accelerano diagnosi e trattamenti. 

Questo è un passo avanti decisivo nella medicina preventiva, che va dalla diagnosi precoce, individuando malattie rare anche in fase asintomatica, all’intervento rapido e alla prevenzione familiare. In alcuni casi si identificano anche rischi riproduttivi per i genitori. Il programma è nato come progetto pilota, approvato nel 2023 e avviato nel giugno 2024. Ha coinvolto 4.400 neonati e permesso la diagnosi di patologie genetiche rare in oltre il 3% dei casi, migliorando la qualità di vita di più di 150 bambini. 

Grazie a questi risultati, la Regione Puglia ha deciso di investire 5 milioni di euro per rendere lo screening una prestazione strutturale, gratuita e accessibile in tutte le 24 neonatologie regionali. Ad oggi sono stati raccolti campioni di oltre 9.500 neonati, con un’adesione superiore al 90%. Sono stati già analizzati più di 8.000 casi, identificando 242 neonati con patologie genetiche rare, che sono stati immediatamente presi in carico. 

Sul fronte della sicurezza dei dati, come spiega Mattia Gentile, direttore della UOC di Genetica Medica, “la vera sfida che abbiamo vinto è stata quella di realizzare un flusso di lavoro automatizzato, che avviene in maniera pseudonominizzata. Uno stesso barcode identifica il neonato dal prelievo del sangue dal tallone (DBS) fino al referto finale. Tutte le 24 neonatologie della regione sono collegate al nostro laboratorio attraverso una piattaforma in cloud. Il sistema analitico rispetta le normative europee sulla privacy e i dati sono protetti in conformità con la normativa dell’Agenzia nazionale per cybersecurity”. 

In Puglia, quindi, è partito un sistema dove ogni neonato può avere dalla nascita un “profilo genetico”. E’ utile per individuare condizioni rare, trattabili, prima che manifestino sintomi. Non è fantascienza: è il presente. “Questa soglia è stata fissata per motivi etici”, spiegano i promotori del progetto. Hanno scelto di includere solo quei geni associati a patologie per le quali esistono trattamenti efficaci o possibilità concrete di miglioramento della qualità di vita. 

Ecco cosa cambia per le famiglie: una diagnosi più rapida, un intervento più tempestivo, una speranza in più per chi ha davanti la vita. La Puglia non solo ha fatto scuola in Italia, ma è diventata esempio anche per Regno Unito e Florida, che guardano al modello con interesse. La regione italiana, così, ha aperto la porta su un domani in cui “una semplice goccia di sangue” alla nascita può davvero cambiare tutto.