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Anoressia: appello di un papà

Lug 12
Scritto da Annamaria avatar

Arriva l’appello di un papà a media e social riguardo l’anoressia. L’uomo ha una figlia che soffre del disturbo alimentare. Si chiede perché ci siano ancora articoli e post riguardanti diete miracolose e prove costume. Lo riporta il Corriere della Sera

anoressia appello di un papa

E’ un papà attento, il tema dell’anoressia lo riguarda da vicino: nel suo appello chiede che sia adottato un codice di comportamento dai media. “D’estate si sviluppa ancora di più il senso di insicurezza nelle persone che soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – spiega il genitore “facilitatore” dell’associazione Nutrimente Ets-. Sono immancabili articoli sulla ‘prova costume’. Paginoni di diete, le più svariate e fantasiose. Pezzi sul come rimettersi in forma. Personaggi che invitano al digiuno a intermittenza… sono tutti pugni nello stomaco. Ma i giornalisti e gli influencer non si chiedono quali effetti potranno sortire questi articoli, questi post, sulla percezione corporea e sulla gestione dell’ansia di ragazzi e ragazze che convivono con un disturbo alimentare?”.

“Servono linee guida, bisogna intervenire”, sottolinea. L’appello di un papà coinvolto sull’anoressia è ficcante. Parla della figlia: “Ogni giorno mi metto nei suoi panni e penso cosa potrà provare nel leggerli. Anni fa, forse, non ci avrei dato tanta importanza, ma quando arriva questo tipo di malattia si scatena una tempesta perfetta. Ti senti un topo in gabbia”. “Non sottovalutiamo il potere che hanno i mezzi di comunicazione su chi soffre di D-NA”, precisa ancora.

Ultimo giorno di scuola

Giu 06
Scritto da Annamaria avatar

Eccoci al traguardo: l’ultimo giorno di scuola è arrivato. I bambini fanno festa. Alcuni genitori, ancora lungamente impegnati col la loro professione, si disperano. Ma ci sono i nonni, i parenti vari, i centri estivi e le babysitter, per chi può, a dare loro una mano. 

L’ultimo giorno di scuola porta gioia nei cuori dei piccoli: parla già d’estate, oramai vicinissima. E grande divertimenti in quello degli adolescenti, che già pensano a festeggiarlo in discoteca, facendo le ore piccole con gli amici.

Scherzi goliardici, gavettoni e rituali davanti all’istituto scolastico sono alcune delle attività organizzate dai ragazzi per l’ultimo giorno di scuola. Solo i maturandi hanno altro a cui pensare, impegnati a preparare l’esame che si ricorda per tutta la vita.

C’è da sottolineare, però che in molti scuole è stato vietato dai dirigenti l’utilizzo di materiale per effettuare scherzi a danno di altri, sia all’interno che all’esterno degli edifici. Quindi occhio: dite ai vostri figli di fare attenzione. E di andare in aula con un abbigliamento decoroso. Il momento è sicuramente di festa, ma i ragazzi devono sempre tener conto del rispetto reciproco e della sensibilità di tutti. Trovare un equilibro, senza fare troppe follie, anzi: non mettendole in atto neanche una.

L’anno faticoso è alle spalle. La promozione si spera arrivi per tutti, anche se alle superiori non sarà così. Appuntamento a settembre prossimo, quando la campanella tornerà a suonare.

Adolescenza: amici allontanano depressione

Apr 11
Scritto da Annamaria avatar

Gli amici, quelli stretti, a cui poter confidare tutto, con cui divertirsi, giocare, andare a ballare uscire o semplicemente trascorrere del tempo in relax servono, eccome. A qualsiasi età. In adolescenza, però, sono importantissimi. Allontanano depressione e ansia, lo certifica uno studio.

adolescenza amici allontanano depressione

L’adolescenza è un periodo difficile e complicato per noi genitori, che dobbiamo avere a che fare con figli di umore mutevole, un po’ svogliati, a volte sgarbati, spesso attratti proprio solo dagli amici e dalle giornate da trascorrere con loro e non con mamma e papà, vacanze comprese. E’ un periodo però altrettanto difficile per gli adolescenti stessi. I ‘best friend’ danno una mano, allontanano depressione e stati d’ansia, che purtroppo ci sono.

Una ricerca condotta in Cina, presentata al convegno di psichiatria “Cervello sociale. Traiettorie evolutive e patologia”, ha individuato il numero perfetto di amici che in adolescenza danno una grande mano e così allontanano la depressione. Sono stati analizzati ragazzi dal 10 ai 12 anni. “La loro presenza costante nella vita di un giovane determina una migliore salute mentale e impatta anche sul rendimento scolastico, migliorandolo. Ovviamente non è solo la quantità a contare, ma anche la qualità delle relazioni e delle esperienze fatte insieme”, si legge sul Corriere della Sera. I ragazzi che rimangono isolati o sono dentro “cattive compagnie” invece rischiano.

Non è un novità che le relazioni durante l’adolescenza abbiano una grande importanza e aiutino a plasmare il cervello di un individuo. “Oltre all’isolamento sociale, anche l’abuso in età evolutiva così come le dinamiche di violenza domestica, producono ricadute negative sul benessere individuale e societario”, spiega Claudio Mencacci. Il co-presidente del convegno, e direttore emerito di Neuroscienza all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, aggiunge: “E sono anche precursori della trasmissione intergenerazionale di modelli comportamentali sfavorevoli. Tutto questo indica la presenza di una relazione problematica con la salute mentale che aumenta le probabilità delle vittime di sviluppare una serie di patologie psichiatriche, ad esempio ansia, depressione, disturbo da uso di sostanze, disturbo da stress post-traumatico, disturbi di personalità, psicosi, ma anche ideazione suicidaria, autolesionismo e tentativo di suicidio”.

Natale: smartphone ai bambini sì o no?

Dic 14
Scritto da Annamaria avatar

Lo smartphone ai bambini come regalo di Natale è opportuno? Molti di noi lo fanno trovare ai figli sotto l’albero: sì o no? E’ giusto come dono? Mara Morelli, psicologa, psicoterapeuta, e ricercatrice presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica, e Salute, della Sapienza dà alcune indicazioni a riguardo.

Happy little sisters wearing Christmas pajamas opening gift boxes by a fireplace in a cozy dark living room on Christmas eve.

Smartphone sì o no ai bambini a Natale? ”Non è semplice capire a che età si può regalare un dispositivo ai propri figli – spiega la terapeuta a FanpageI rischi ci sono, però mettendo limiti e impostando una comunicazione corretta, aperta e interessata, si possono evitare alcuni problemi legati all’utilizzo. Non c’è un giusto o sbagliato in assoluto, sicuramente più i bambini sono piccoli più vanno guidati nell’utilizzo perché non hanno ancora la capacità di autoregolarsi, non sanno cosa devono fare. Quindi è importante che il limite venga dato da fuori”.

Decidere per il sì o il no riguardo a regalare smartphone ai bambini a Natale è solo una scelta nostra. Ma è bene, come dice l’esperta, porre dei limiti: “Regolare il numero di ore, ma non è solo una questione di tempo, bisogna anche capire cosa ci fanno con questi dispositivi, i rischi sono dietro l’angolo. Bisogna attivare sistemi di parental control, mantenere un canale comunicativo. E poi mettere delle regole, i limiti servono ai figli, sono rassicuranti, ne hanno bisogno. Lo dimostra anche la letteratura”. 

Per la psicologa un telefonino si può regalare a ragazzini “dalla scuola secondaria in poi, non prima”: ossia quando hanno 11 o 12 anni. “E comunque monitorando sempre in maniera stretta come vengono utilizzati questi dispositivi. Perché spesso gli adolescenti non si rendono conto di quali potrebbero essere i pericoli. In primis l’adescamento online, perché cominciano magari a comunicare con sconosciuti, entrano in intimità, spesso poi vengono chieste foto e video, che poi diventano gli strumenti del ricatto. Ma anche il sexting può diventare un problema, è molto diffuso tra i giovani, e può degenerare nel revenge porn. Sono cose che ho visto succedere anche nelle scuole secondarie di primo grado. Per questo è molto importante educare sin da subito i ragazzi, sia a casa, sia a scuola”, precisa.

Sul rischio di dipendenza da smartphone la Morelli spiega: “Sicuramente, non è automatico, ma l’utilizzo dei dispositivi può diventare disfunzionale ed essere un problema per i ragazzi e le ragazze”.

I genitori devono stare attenti: “Bisogna affiancarli sin dall’inizio, spiegandogli cosa si può fare, fargli capire che possono chiedere aiuto e consiglio. Sostanzialmente comunicando, e poi è importantissimo essere curiosi di quello che fanno online, un genitore attento a ciò che il figlio fa sul web è anche in grado di intercettare meglio le difficoltà”. Regole chiare e comportamenti coerenti delle mamme e dei papà, questo serve per la terapeuta.

Bambini: uso smodato del cellulare

Nov 18
Scritto da Annamaria avatar

I dati fanno paura. Sono quelli che riguardano i più piccoli. I bambini fanno un uso smodato del cellulare. Il telefonino è sempre più nelle loro mani sin da piccolissimi. I dati che emergono dalla XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, intitolato “Tempi digitali”, presentato da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre, allarmano.

In Italia, il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet quotidianamente, principalmente tramite smartphone. L’età di possesso e utilizzo dello smartphone diminuisce ulteriormente, con un aumento significativo dei bambini tra i 6 e i 10 anni che lo utilizzano ogni giorno, passando dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona quart’ultima nella mappa europea delle competenze digitali dei 16-19enni. Il 42% dei giovani italiani che presenta competenze scarse o nulle, rispetto alla media europea del 31%. Solo il 27% dei giovanissimi italiani ha competenze digitali elevate, a differenza del 50% dei francesi e del 47% degli spagnoli. I divari territoriali sono evidenti. Oltre la metà dei ragazzi del Sud (52%) ha scarse o nessuna competenza, mentre il Nord e il Centro si avvicinano ai valori medi europei (34% e 39%). 

Non finisce qui. L’uso smodato del cellulare da parte dei bambini ha come conseguenza anche un uso problematico dei social. Le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5%. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni. Una delle motivazioni principali dell’uso intensivo dei social media è fuggire da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, il 24% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fanno un uso problematico: qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età, in questo caso, si abbassa a 11 anni.

I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, rileva il Rapporto, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso.

Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso. Sono soprattutto al Sud, con la Campania in testa (31,6%) e dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni (fino all’83%) e si pratica meno sport. La prevenzione è un primo importante passo. Dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza. E necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.

Limitate i vostri bambini. L’uso smodato del cellulare è pericoloso. Io combatto ormai da tempo una battaglia contro la mia Bibi riguardo a questa questione. Lo so che non è facile, ma provateci e date soprattutto il buon esempio.

Colazione da studenti

Nov 02
Scritto da Annamaria avatar

La colazione da studenti è quella che regala maggiore lucidità sin dal mattino. Qual è quella ideale? Innanzitutto è importante che questo pasto non venga saltato mai. Sicuramente va però bilanciato.

colazione da studenti

“Una revisione sistematica della letteratura su effetti cognitivi e performance scolastica associati alla prima colazione indica migliori risultati per memoria visiva, logica e creatività in presenza di apporti energetici per la prima colazione maggiori del 20% dell’energia totale della giornata”, dice Francesca Scazzina, professore associato di Nutrizione umana all’università di Parma, al Corriere della Sera.

La colazione da studenti, quella ideale, ha degli standard fissi. “Dolce o salata, la colazione dovrebbe includere almeno tre gruppi di alimenti. Cereali integrali per il maggiore contenuto di fibra, vitamine e sali minerali. Frutta fresca e verdura per fornire acqua, vitamine e componenti bioattivi. Frutta secca per fibra e grassi polinsaturi essenziali. Latte o derivati per le proteine di alto valore biologico e per il calcio. Oggi è invece alto elevato il consumo di prodotti raffinati, con eccesso di zuccheri, grassi e sale mentre l’assunzione di latte e yogurt è inferiore ai livelli desiderabili”, sottolinea l’esperta.

“La colazione dovrebbe avere contenuto calorico compreso tra il 15 e il 25% del fabbisogno energetico quotidiano (30% in assenza di spuntino) per evitare di arrivare a pranzo troppo affamati. Studi condotti su bambini di 9-12 anni hanno dimostrato che chi la salta mangia più spuntini, assumendo da questi ultimi circa il 40% dell’energia giornaliera, con un consumo elevato di zuccheri semplici”, conclude la Scazzina.

La Società Italiana di Nutrizione Umana e quella di Scienze della Alimentazione hanno proposto alcuni esempi di colazioni equilibrate adatte ai bambini. Eccoli qui di seguito. La colazione da studenti dovrebbe seguirli:


1) una tazza di latte con un cucchiaino di cacao, biscotti frollini oppure cereali da prima colazione, un frutto fresco;
2) uno yogurt, cereali da prima colazione, frutta fresca e frutta secca a guscio;
3) una tazza di latte, un toast, un frutto;
4) una spremuta di frutta fresca, una fetta di pane con ricotta e pomodoro.

Disturbo primario del linguaggio

Ott 22
Scritto da Annamaria avatar

Il disturbo primario del linguaggio (DPL) è un disturbo del neurosviluppo che rende difficoltoso acquisire, comprendere e usare le parole in maniera fluida e corretta, in assenza di compromissione delle abilità sensoriali, motorie e intellettive. “Il DPL è una ‘disabilità nascosta’, caratterizzata da manifestazioni molto eterogenee che vanno da importanti difficoltà nella realizzazione dei suoni del linguaggio, a un vocabolario ridotto o all’uso di frasi poco elaborate. In alcuni casi il bambino o la bambina può addirittura fare fatica ad intrattenere una conversazione, associate a difficoltà di tipo espressivo, di produzione e/o di comprensione del linguaggio”, spiega Tiziana Rossetto, presidente della FLI, Federazione Logopedisti Italiani. Colpisce 1 bambino su 14, pari al 7,6% della popolazione generale.

disturbo primario del linguaggio

“Troppi bambini senza diagnosi e cura”, sottolinea la Rossetto. Il disturbo primario del linguaggio espone i bambini e gli adolescenti ad atti di bullismo. Le conseguenze non riguardano solo la lettura e la scrittura, ma pure le difficoltà di conversazione nel relazionarsi con gli altri e interagire. 

“Per questo è importante identificare precocemente le difficoltà linguistiche e garantire un supporto attraverso una presa in carico riabilitativa tempestiva – afferma Ilaria Ceccarelli, logopedista FLI –. Nonostante oggi il ritardo nelle prime acquisizioni del linguaggio sia uno dei motivi più frequenti di consultazione dei logopedisti e delle logopediste nel periodo precoce dello sviluppo, i tempi per accedere alle strutture sanitarie sono molto elevati. Sia per la diagnosi che per la riabilitazione. Molti bambini e molte bambine non ricevono ancora un intervento tempestivo nelle finestre temporali critiche e spesso, anche nel contesto scolastico, non sono adeguatamente sostenuti. Da qui il nostro appello alle istituzioni, ai clinici, ai familiari a unirsi in una azione condivisa di sensibilizzazione e conoscenza sulle necessità e gli ancora troppi bisogni non risolti di questo disturbo”.

La Società Internazionale sui Disturbi del Linguaggio (RaDLD) ha elaborato una guida in 10 punti per capirne di più sul disturbo primario del linguaggio:

  1. una persona con disturbo primario del linguaggio può raggiungere il successo scolastico, professionale e sociale se riceve un buon supporto;  
  2. chi ha un DPL non sembra diverso dagli altri e il disturbo può non essere subito evidente;
  3. imparare a leggere si basa sulle capacità linguistiche, che sono il problema principale per le persone con DPL; 
  4. una persona con DPL ha difficoltà di linguaggio, non di intelligenza; 
  5. il DPL interessa lo sviluppo di tutte le lingue parlate da una persona, non solo la lingua madre; 
  6. anche se lo sviluppo del linguaggio è la principale area di difficoltà, il DPL può spesso accompagnarsi a difficoltà in altre aree dello sviluppo; 
  7. la ricerca indica che gli adolescenti con DPL traggono beneficio da un supporto specialistico per incrementare le loro capacità di linguaggio;
  8.  il DPL interessa persone di tutti i popoli del mondo e di tutte le classi sociali; 
  9. nonostante l’alta prevalenza, l’esatta causa del DPL è ancora sconosciuta e può essere ricorrente nella famiglia e influenzato dalla genetica; 
  10. il DPL è una condizione che dura tutta la vita. 

Salute mentale bambini

Ott 10
Scritto da Annamaria avatar

Si dice che i problemi riguardanti la salute mentale saranno la ‘pandemia’ del futuro. Perché sono sempre più i bambini e gli adolescenti ad aver bisogno di aiuto.

Quasi un miliardo di persone nel mondo vive con almeno un disturbo mentale. Anche tra i bambini e gli adolescenti i dati sono allarmanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) tra il 10 e il 20% di giovanissimi soffre di disturbi mentali e il 75% delle persone comincia a soffrirne prima dei 25 anni.

salute mentale bambini

In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che ricorre oggi, 10 ottobre, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), sottolinea l’importanza della sensibilizzazione e dell’individuazione precoce dei sintomi. Questo in un Paese nel quale quasi due milioni di bambini e ragazzi sono colpiti da disturbi neuropsichici. “E’ solo ponendo la lente d’ingrandimento sull’età evolutiva, che ha specificità e peculiarità rispetto all’età adulta, che si può intervenire precocemente”, evidenzia Elisa Fazzi, presidente Sinpia.

“La domanda di interventi in questo ambito è in continua crescita. Si tratta di una vera emergenza di sanità pubblica con un’inevitabile ricaduta su aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo. Il peso globale dei disturbi mentali in età evolutiva continua a crescere. Anche in Italia, dove i disturbi neuropsichici nell’infanzia e adolescenza colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi”, continua.

Secondo uno studio collaborativo policentrico coordinato dalla Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Torino diretta da Benedetto Vitiello, Neuropsichiatra infantile di fama internazionale, le richieste di visite neuropsichiatriche infantili urgenti sono aumentate negli anni più recenti. “Abbiamo analizzato i dati di 9 ospedali italiani . Hanno raccolto circa 25000 visite neuropsichiatriche urgenti rivolte a bambini e adolescenti dal 2018 al 2021. – commenta Vitiello – E abbiamo potuto registrare un drammatico incremento di visite. Soprattutto per quanto riguarda i disturbi dell’alimentazione. In particolare l’anoressia e disturbi quali autolesionismo e ideazioni o comportamenti suicidali in soggetti in età adolescenziale con una prevalenza del sesso femminile”.

Per comprendere il fenomeno basti pensare che gran parte dei quadri depressivi esordiscono in adolescenza (1 femmina su 4 e 1 maschio su 10). Spesso sono preceduti da altri disturbi come ad esempio quello del sonno. Il 59% dei casi di disturbi della condotta alimentare ha tra i 13 e 25 anni di età. Il 6% ha meno di 12 anni. E che il suicidio rappresenta la prima causa di morte in italia tra gli adolescenti (dato 2019). Gli esordi precoci di queste patologie sono, inoltre, associati a quadri più gravi e complessi.

“Una politica di sanità pubblica  – aggiunge Rosamaria Siracusano, Responsabile della Sezione di Psichiatria della SINPIA – non può non tener conto di tali dati. Che diventano ancora più significativi se consideriamo che il 20-40% dei ragazzi e degli adolescenti presenta elevati livelli di sofferenza psichica. Ma solo meno della metà di questi soggetti giunge all’attenzione dei servizi di neuropsichiatria infantile”.

Numerose ricerche sottolineano inoltre che, in molti casi, i quadri clinici conclamati in adolescenza rappresentano l’evoluzione di condizioni spesso sottosoglia del bambino. “I disturbi propri del neurosviluppo ad esordio nei primi anni di vita – conclude  Chiara Davico, Neuropsichiatra Infantile, Università degli Studi di Torino – rappresentano i precursori per traiettorie evolutive psicopatologiche gravi. E maggiormente impattanti in adolescenza. In tale ottica promuovere il neurosviluppo, sostenendo una crescita armonica e serena, così come intervenire quando compaiono difficoltà e disturbi deve rappresentare una priorità del sistema sanitario. Così come della comunità in senso lato”.

L’impegno istituzionale del nostro Paese, tuttavia, appare ancora irrisorio in tale campo. Si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale, quella dei bambini compresa, con circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva. Questo a fronte del 10% dei principali Paesi ad alto reddito. E con risorse particolarmente carenti per i servizi ospedalieri e territoriali di neuropsichiatria infantile. Servizi che in questi anni si trovano ad affrontare una vera emergenza.