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Estate dei genitori

Lug 07
Scritto da Annamaria avatar

Per chi ha figli piccoli, la bella stagione non è solo sinonimo di vacanza e leggerezza. E’ spesso una corsa a ostacoli tra scuole chiuse, lavoro che continua, servizi ridotti al minimo e una rete di supporto – come i nonni – non sempre disponibile. Il risultato? Un “buco” organizzativo ed emotivo che tante famiglie affrontano come possono. Per questa ragione l’estate dei genitori spesso non è semplice.

estate dei genitori

“E’ importante riconoscere che molte famiglie affrontano questo periodo con fatica”, spiega Maria Antonietta Gulino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) ad Adnkronos. “I costi elevati dei centri estivi, la difficoltà di conciliare ferie e orari di lavoro, la mancanza di una rete familiare di supporto sono problemi concreti, che possono trasformare la pausa scolastica in un motivo di stress anziché di benessere”.

L’estate dei genitori può diventare un’occasione per rivedere aspettative e ideali. Non serve rincorrere la vacanza perfetta, ma trovare piccole pratiche quotidiane che aiutino i bambini a sentirsi visti, ascoltati e regolati emotivamente. In altre parole, come dice Gulino, “non serve essere perfetti, serve essere presenti”.

Il tempo passato insieme, anche se breve, può avere un impatto più positivo di giornate intere piene di attività. Bastano 20-30 minuti al giorno senza telefono e senza fretta, in cui l’adulto si dedica al bambino seguendone l’iniziativa: una chiacchierata, un gioco semplice, o solo ascoltare davvero.

Nel tentativo di “tenere occupati” i figli, molti genitori propongono un programma estivo serrato. Ma questa iperstimolazione può diventare fonte di stress. “Durante l’anno i bambini sono sottoposti a ritmi molto intensi. L’estate può e deve essere un tempo di decompressione”, sottolinea Gulino.

La noia non è un nemico. Al contrario, può essere una grande alleata di creatività, autonomia e ascolto di sé. Un bambino che si annoia sta semplicemente esplorando uno spazio interiore nuovo, senza per forza aver bisogno di una risposta immediata da parte dell’adulto.

Anche senza i nonni o una “famiglia estesa”, si possono creare piccole alleanze tra genitori: condivisioni di pomeriggi, scambi di tempo, collaborazioni informali. “E’ sempre possibile trovare spazi di vicinanza e relazione autentica”, afferma Gulino. Organizzarsi con un paio di famiglie di fiducia può alleggerire il carico e offrire ai bambini un clima più ricco di relazioni, senza stressare gli adulti.

Laboratori, attività formative, sport, lingue: in estate ogni occasione sembra diventare educativa. Ma anche questo approccio può creare aspettative irrealistiche e sovraccarico. “I figli non hanno bisogno di adulti impeccabili, ma di adulti presenti, coerenti e regolati”, ricorda Gulino. Un pranzo sbagliato, un pomeriggio noioso o una giornata in pigiama possono essere preziose se vissute con autenticità e condivisione, senza sentirsi in colpa.

“Compiti vacanze inutili e dannosi”

Lug 05
Scritto da Annamaria avatar

La scuola è appena finita e già sul registro, ormai elettronico, compaiono i compiti per le vacanze. Secondo Italo Farnetani, saggista e professore ordinario di Pediatria dell’università Ludes-United Campus of Malta, sono inutili e dannosi”. A Fanpage spiega il motivo del suo pensiero.

Quando gli si chiede perché consideri i compiti per le vacanze inutili e dannosi, il pediatra spiega: “Le vacanze nascono per dare agli alunni la possibilità di recuperare dalle fatiche scolastiche e sviluppare resilienza, riprendendosi dallo stress dell’anno appena vissuto. Studiare è infatti un lavoro mentale considerevole e dopo lo sforzo si richiede necessariamente una pausa”.

Inutili e dannosi, Farnetani non ha alcun dubbio sui compiti per le vacanze. Per lui “il cervello ha bisogno di riposo”. “Oltre a ciò, i compiti impediscono ai ragazzi di staccare davvero la spina, costringendoli a trascinarsi dietro lo stress scolastico e il pensiero degli esercizi ancora da finire lungo tutta l’estate. Con le alte temperature, poi, è ancora più difficile studiare, e il risultato è che, quasi sempre, ci si applica svogliatamente e male. E poi, parliamoci chiaro, a settembre sono molto pochi gli insegnanti che, con tutto quello che c’è da fare, si mettono a controllare gli esercizi svolti durante l’estate, quindi chi si è impegnato finisce anche per sentirsi preso in giro”, aggiunge.

L’esperto dice che è un “timore infondato”, che, senza le assegnazioni, i ragazzi dimentichino tutto. “L’apprendimento si basa sulla memoria a lungo termine, che non svanisce in tre mesi. Durante l’anno scolastico, nelle ore pomeridiane in cui si studia davvero, si fissano le nozioni a lungo termine. Se un ragazzo è stato promosso, significa che ha imparato bene. Chi non ha imparato, invece, non lo farà certo con qualche compito estivo, anche perché non ci sarà nessun insegnante che potrà affiancarlo e aiutarlo correggendone gli errori. La memoria a lungo termine si chiama così proprio perché non scade a giugno”.

Per Farnetani i ragazzi in estate devono dedicarsi allo sport o alla lettura. Quest’ultima, però, deve essere un piacere. E poi a visitare, conoscere, fare nuove amicizie. A questo serve la bella stagione, non a stare sui libri chini a studiare.

Aiutare i figli nella scelta liceo

Giu 24
Scritto da Annamaria avatar

La scelta della scuola superiore è un momento delicato, carico di aspettative, dubbi e paure. Per un adolescente, decidere quale liceo frequentare significa compiere il primo vero passo verso l’autonomia e la costruzione della propria identità. Per un genitore, invece, è l’occasione per accompagnare con discrezione e intelligenza questo percorso. Ma come aiutare i figli nella scelta del liceo nel modo più utile, senza imporre e senza restare passivi?

aiutare i figli nella scelta liceo

1. Ascoltare i desideri, non proiettare i propri

Ogni ragazzo è un mondo a sé. Alcuni amano le materie umanistiche, altri hanno una naturale inclinazione per la matematica o per le scienze. E’ fondamentale non proiettare sui figli i propri sogni irrealizzati.

2. Valutare interessi e attitudini

Il liceo non è solo un percorso scolastico, ma anche formativo. Ogni liceo – classico, scientifico, linguistico, artistico, musicale, delle scienze umane – sviluppa una diversa forma mentis. Conoscere i punti di forza e le inclinazioni del proprio figlio è il primo passo per orientarlo. Per esempio, chi ama leggere, scrivere, riflettere sul senso della vita, potrebbe trovarsi bene al liceo classico. Chi ha una passione per i numeri, l’informatica o la logica potrebbe invece preferire lo scientifico.

3. Conoscere l’offerta formativa delle scuole

Ogni scuola ha un’identità specifica: alcuni licei puntano sull’innovazione, altri sulla tradizione, altri ancora su un forte legame con l’estero o con il territorio. Partecipare agli open day aiuta.

4. Considerare anche gli aspetti pratici

Il percorso di studi deve anche essere sostenibile nel tempo. Fattori come la distanza da casa,n il carico di studio e l’ambiente scolastico incidono.

5. Sostenere, ma lasciare decidere

Il ruolo dei genitori non è scegliere al posto dei figli, ma fornire strumenti, informazioni e sostegno emotivo. Anche se la scelta può sembrare “rischiosa” o non perfettamente in linea con le aspettative, è importante fidarsi e permettere al ragazzo di responsabilizzarsi.

E se vogliono cambiare scuola? Capita spesso che, dopo alcuni mesi o anni, i ragazzi si rendano conto che il liceo scelto non risponde alle loro aspettative, ai loro interessi o al loro modo di apprendere. Cambiare scuola non è un fallimento.

Il primo passo è ascoltare con attenzione: il desiderio di cambiare può nascere da una difficoltà momentanea, da un disagio relazionale o da una vera incompatibilità con il percorso scelto. Occorre distinguere tra crisi passeggera e insoddisfazione profonda. Esistono procedure ben precise per cambiare indirizzo di studi. E’ importante informarsi. Anche se il cambio può spaventare (per la discontinuità, il timore di “perdere tempo”), è importante non colpevolizzare.

La scuola superiore è un tempo di esplorazione: si cambia, si cresce, si scopre chi si è. Accompagnare i figli anche nei momenti di revisione della scelta iniziale significa aiutarli a cercare e a costruire il proprio cammino. Con coraggio, pazienza e fiducia.

Stress notte prima degli esami

Giu 17
Scritto da Annamaria avatar

La mia bambina, cresciuta, domani affronta una prova importante, la maturità. Lo stress la notte prima degli esami lo abbiamo provato tutti. Come cercare di non rimanere schiacciati?

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La notte prima degli esami di maturità è una delle più intense della vita scolastica: una miscela di emozioni, pensieri e paure che si affollano nella mente. E’ normale sentirsi ansiosi, ma esistono strategie efficaci per gestire l’agitazione e affrontare il giorno dopo con lucidità e fiducia. Per abbattere lo stress, che fa solo male

Il primo passo è accettare che l’ansia è naturale. Non si è soli: migliaia di studenti provano le stesse sensazioni. Accettare quel che accade con consapevolezza dà una grande mano.

La tentazione di aprire i libri a mezzanotte è forte, ma una mente riposata rende molto di più di una stanca. Dormire almeno 7-8 ore è fondamentale per fissare le informazioni, mantenere la concentrazione e gestire meglio lo stress. E’ importante smettere di studiare almeno due ore prima di andare a letto e concedersi un po’ di relax.

Scorrere TikTok o leggere chat di gruppo a tarda sera non aiuta. Anzi, spesso alimenta l’ansia e lo stress della notte prima degli esami con confronti inutili o informazioni dell’ultimo minuto. Spegnere il cellulare o attivare la modalità “non disturbare” e chiudere gli occhi! Possono aiutare anche semplici esercizi di respirazione…

Una raccomandazione: evitare lo stress del mattino organizzando in anticipo. Sapere che è tutto pronto tranquillizzerà molto.

Tenere a mente una cosa basilare: l’esame di maturità non misura il valore di ognuno come persona, né definisce il futuro in modo assoluto. E’ solo una tappa che fa crescere, quindi nessuna paura! E’ la notte prima degli esami: cercate di godervela.

Genitori: alla guida pericolosi

Apr 19
Scritto da Annamaria avatar

I genitori alla guida spesso sono pericolosi. E’ quanto è emerso dalla ricerca del progetto canadese “Child Active Transportation Safety and the Environment (CHASE)”. Gli studiosi hanno analizzato il comportamento dei genitori durante l’orario di ingresso scolastico in 552 scuole elementari, distribuite in sette città del Canada. Il quadro che emerge è desolante.

I genitori alla guida, almeno la maggior parte stando allo studio, sono pericolosi. Adnkronos riporta la notizia ed elenca i comportamenti rischiosi venuti fuori durante il cosiddetto ‘school drop-off’:

  • lasciare il bambino sul lato opposto;
  • ostruire la visuale;
  • inversione a U;
  • parcheggio in doppia fila;
  • retromarcia non sicura;
  • non seguire i comandi;
  • bloccare i comandi;
  • usare il telefono;
  • inviare messaggi.

Mi piacerebbe che questo tipo di ricerca fosse fatta anche da un team italiano. Ricordando quando accompagnavo mia figlia alle elementari, sempre a piedi, avendo la fortuna di non essere troppo distante dalla scola, i comportamenti dei genitori alla guida non erano molto diversi, ahimè. Piuttosto pericolosi, nonostante le regole del codice stradale siano ormai ferree. Speriamo che mamma e papà mettano giudizio…

Genitori amici? Meglio di no

Apr 04
Scritto da Annamaria avatar

Oggi molti genitori vogliono essere amici dei figli. Secondo l’esperta è meglio di no. I ruoli devono essere rispettati. Altrimenti si rischia di fare danni.

genitori amici meglio di no

Claudia Denti, dottoressa in Scienze dell’Educazione e fondatrice, insieme a Severino Cirillo, di Genitore Informato spiega il suo punto di vista a Vanity Fair. “Se da un lato i genitori oggi sentono di voler abbandonare le modalità rigide e poco adeguate di una volta, in favore di un’educazione più aperta e rispettosa dei figli, cosa di per sé molto positiva, finiscono molte volte per fare una gran confusione e per esagerare in senso opposto, arrivando spesso a porsi come amici dei propri figli, con tutto ciò che questo comporta”, precisa. Genitori amici, quindi, meglio di no.

“Prima di tutto, ponendosi da amici, vengono a mancare quei limiti e quelle regole di cui i bambini e i figli in generale hanno bisogno per crescere in modo sano. I confini chiari, così come le regole, non sono una limitazione alla libertà ma creano una struttura che offre sicurezza psicologica. Paradossalmente, sono proprio i limiti ad amplificare la libertà, quando usati bene. Studi nel campo della psicologia dello sviluppo dimostrano infatti che i bambini cresciuti senza confini tendono a manifestare maggiore ansia e insicurezza. Se stabilire limiti chiari è dunque un compito fondamentale dei genitori, ponendosi da amici diventa tutto molto più difficile se non impossibile visto che gli amici non danno regole”, aggiunge.

La Denti sottolinea: “I divieti sono importanti anche per sviluppare l’autoregolazione emotiva. Il rispetto dell’autorità genitoriale poi prepara al rispetto di altre autorità come gli insegnanti. I bambini che non riconoscono la gerarchia familiare faticano a integrarsi in contesti strutturati, mentre imparare la differenza tra ruoli è una competenza sociale fondamentale”.

Benvenuta primavera!

Mar 23
Scritto da Annamaria avatar

Benvenuta primavera: finalmente è arrivata. Per spiegarne il vero significato basterebbe prendere la poesia di Gianni Rodari, un vero illuminato, e insegnarla ai bimbi. Se la maestra a scuola non l’ha ancora fatto, giocate con loro e fatela imparare a memoria. Si intitola: 21 marzo.

benvenuta primavera

E’ una filastrocca che parla di rinnovamento e rinascita. E’ un concetto insito nella primavera, benvenuta perché dona speranza. Tutto pò sempre cambiare e si spera in meglio. Parla anche della ciclicità della natura, a contrasto con quella degli uomini, che devono ritrovare la loro primavera, gridandole di essere la benvenuta, in loro stessi, dimenticando le guerre, i contrasti, il male. E di questi tempi, sappiamo bene quanto ciò sia fondamentale.

Rodari ci insegna anche che sevre l’impegno di tutti per un mondo migliore, affinché sia 21 marzo sempre.

Ecco i suoi versi qui di seguito:

La prima rondine
venne iersera
a dirmi: “È prossima
la Primavera!
Ridon le primule
nel prato, gialle,
e ho visto, credimi,
già tre farfalle”.

Accarezzandola
così le ho detto:
“Sì è tempo, rondine,
vola sul tetto!”

Ma perché agli uomini
ritorni in viso
come nei teneri
prati il sorriso
un’altra rondine
deve tornare
dal lungo esilio,
di là dal mare.

La Pace, o rondine,
che voli a sera!
Essa è per gli uomini
la primavera.

Decluttering: metodi

Gen 31
Scritto da Annamaria avatar

Il decluttering con il nuovo anno per molte di noi è essenziale, per fare spazio e ordine a casa. Io devo assolutamente dedicarmici e mi regolerò sui vari metodi che ha stilato Realtor, sono sei approcci diversi per eliminare quel che ci è inutile ma non diamo via. E ricordiamoci che il più delle volte anche le stanze dei nostri figli sono strapiene di oggetti e vestiti inutili, per non parlare degli accessori…

decluttering metodi 1 2

Quali sono i metodi per fare decluttering?. Il primo, immancabile,il KonMari, reso celebre dal bestseller e dalla serie Netflix di Marie Kondo. Si invita a conservare solo ciò che “porta gioia”. E’ necessario prendere in esame ogni oggerro per categoria: vestiti, libri, documenti). Dobbiamo ringraziarlo prima di donarlo o eliminarlo. 

Un ltro tra i metodi del decluttering è quello per il quale si divide il caos tra le quattro mura in cinque categorie: piatti, spazzatura, vestiti, oggetti che hanno un loro posto e oggetti che non ce l’hanno. Si consiglia di partire con una o al massimo due categorie alla volta per non andare fuori di testa e stressarci ancora di più.

Lo Swedish Death Cleaning o pulizia svedese della morte, permette di liberarsi delle cianfrusaglie per non lasciare il disordine ai propri figli: prima si inizia con le cose poco importanti nei cassetti, poi a quelle più preziose, magari da donare. E’ un metodo lento che deve essere considerato “un atto d’amore”, verso i pargoli una volta grandi.

C’è poi un metodo più radicale: per ogni nuova cosa acquistata, un’altra viene o regalata o gettata. Anche un altro modo è piuttosto spicciolo: chiedersi se la cosa che si ha in mano potrebbe essere in meno di 20 minuti e per meno di 20 euro. Se è così, se ne può fare a meno.

L’ultimo è quello delle 4 scatole, lo vediamo anche in tante pellicole americane. Bisogna etichettarle con : buttare, donare, tenere, spostare. E procedere.