Post gravidanza: allenamento record
Si è trattato di un allenamento record. Izabela Simonsson, 31enne di Copenhagen, ha dato alla luce la figlia il 5 giugno 2023. Ha documentato il suo workout col pancione. Ha proseguito a sollevare i pesi, cosi da arrivare più in fretta alla forma top nel post gravidanza e c’è riuscita. Ha perso 11 chili in pochissimo tempo.
“Dopo quattro mesi mi sentivo più magra che mai”, ha detto al Daily Mail a proposito del suo allenamento record durante e nel post gravidanza. Per perdere il peso accumulato durante la gestazione, 11 chilogrammi, ci ha messo meno di 80 giorni.
“Ci sono così tanti vantaggi – ha spiegato Izabela al Daily Mail –. Ho letto un sacco di libri sulla questione. Affermavano che è benefico per il bambino se la mamma è sana”. Non ha sovraccaricato la sua routine dedicata al fitness. Dopo il parto ha aspettato 8 settimane per la palestra, ma ha comunque fatto passeggiate, tenendosi comunque in forma.
“C’è un malinteso da parte dei medici che dicono che dovremmo semplicemente stare a letto – ha raccontato ancora al Daily Mail –. Ho affrontato la gravidanza con il fitness. Mentalmente pensavo: ‘Oh no, prenderò trenta chili e ci vorrà un anno per tornare in forma’, sembrava impossibile da evitare. E’ stato un po’ come dimostrare che i dottori si sbagliavano”. A chi l’ha criticata per l’allenamento record nel post gravidanza, ha replicato: “La gente pensa che non sia normale tornare in forma così in fretta crede che sia una cosa negativa. Io, invece, ho pensato di restare in salute per il bene di mia figlia”. Non si ritiene ossessionata dal suo peso, voi che ne pensate?
Quello che gli uomini non dicono…
Stavolta parliamo di loro: nostri partner o amici. E lo facciamo perché la Giornata del Benessere Sessuale è ovvio che li comprenda. Anche pensando a noi donne e chi tra noi desidera una gravidanza. Nella coppia l’intimità deve essere appagante. Non solo ‘finalizzata a’. Tutto quello che gli uomini non dicono è emerso da una ricerca dell’Università di Pavia. I problemi sessuali per i maschi italici rimangono spesso un vero e inossidabile tabù.
L’Università di Pavia e la Società italiana di andrologia e medicina della sessualità, sulla base delle ricerche dell’Osservatorio “Occupiamoci di Uomini – La salute sessuale maschile fra tabù e disinformazione”, danno una serie di consigli su quello che gli uomini non dicono.
Non è bene focalizzarsi su quello che gli uomini non dicono. E’ bene mettere sotto gli occhi di chi c’è vicino a noi strategie per vivere meglio sotto le lenzuola.
La patologia sessuale non ha età.
Dalla ricerca è emerso che gli uomini italiani ricorrono alle cure mediche per la salute genitale e sessuale solo in caso di necessità e spesso in età avanzata. I medici specialisti sottolineano l’essenzialità di verificare periodicamente il proprio benessere con controlli accurati, come visite regolari dall’andrologo, così come accade con il ginecologo per le donne, già in età puberale.
Parlare con un medico di fiducia
Un rapporto aperto e continuo con un medico di fiducia aiuta in caso di necessità ad affrontare tempestivamente la situazione: a partire da piccoli suggerimenti farmacologici con rimedi topici sino alle analisi e terapie più complesse – in caso di patologie cardio vascolari o sindrome metabolica, ad esempio – sapere sempre che cosa accade al proprio corpo avvantaggia nel caso di diagnosi precoce. La prevenzione oggi è una questione urgente per la salute sessuale maschile.
Giovani ed educazione sessuale
Le giovani generazioni sono esposte a contenuti espliciti gratuiti senza filtri. Il consumo di materiale pornografico inizia già dalla giovanissima età. Quindi, l’apertura verso la sessualità inizia dalla propria famiglia e dagli affetti: c’è l’urgenza di fornire strumenti già ai giovani pre-adolescenti per chiarire la differenza emotiva fra relazione reale e finzione pornografica. Più in generale di affrontare la conoscenza del proprio corpo e di quello dell’altro per avere rispetto di entrambi.
Adulti e dialogo con il partner
Per le generazioni più adulte è fondamentale l’apertura con il partner. Soprattutto nel caso si manifestino primi segnali di disfunzione erettile o eiaculazione precoce, riuscire spiegare lo stato d’animo a una persona di fiducia, coinvolta sentimentalmente, aiuta a non isolarsi a non sentirsi incompresi e quindi a non sentirsi frustrati innescando un circolo vizioso di silenzio e negazione.
“Confronto” tra maschi
Dalle interviste con i sociologi è emerso che ancora gli uomini non condividono all’interno del gruppo le proprie debolezze per un freno culturale, che penalizza chi si mostra debole e vulnerabile in termini sessuali. Questo silenzio può avere conseguenze significative sulla salute sessuale, impedendo il riconoscimento precoce di problemi e limitando l’accesso a soluzioni efficaci.
Attenzione ai rimedi ‘miracolosi’
La globalizzazione digitale offre tante opportunità. Ma porta anche molti rischi. Quando si parla di dispositivi medici, farmaci, cosmetici, è bene affidarsi al medico e al farmacista per scegliere il prodotto più corretto, in base alle proprie esigenze, e per effettuare l’acquisto tramite canali tradizionali e online sicuri e conosciuti. Il benessere sessuale significa anche curarsi con consapevolezza, senza credere nei miracoli.
Sesso sempre più precoce
Un indagine dell’Istat ci fa sapere che il sesso tra i giovanissimi è sempre più precoce. Il 18 per cento delle ragazze ha avuto un primo rapporto prima di aver compiuto 16 anni. E, come tutte le mamme, mi preoccupo di tutto ciò. Mi chiedo se un’adolescente sia pronto o se non sia tutto un po’ troppo convulso e anticipato nei nostri tempi.
Il sesso sempre più precoce non è un bene. E non fa stare tranquilli noi genitori. Tra l’altro coinvolge un numero maggiore di partner. Nel senso che non ci si ferma al fidanzatino di cui si dovrebbe essere innamorate. O l’inverso, nel caso si parli di ragazzi, ovviamente.
“Questa trasformazione, associata al rinvio della maternità, lascia alla donna la gestione di numerosi anni (circa 12) durante i quali deve limitare il rischio di gravidanze indesiderate”, riporta l’Ansa. “Nonostante ciò, ‘il ricorso all’aborto è in costante diminuzione’. Tanto che tra il 1980 e il 2022 è calato del 68 per cento, passando da 208 mila a poco più di 65 mila. Quindi ‘non sembra essere utilizzato come mezzo per limitare le nascite, piuttosto come extrema ratio’. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Istat ‘L’interruzione volontaria di gravidanza in un’ottica generazionale’”.
E ancora: “Gli ultimi dati del 2022 riportano che il 21,6 per cento dei ragazzi e il 18,4 per cento delle ragazze dichiara di avere avuto il primo rapporto sessuale completo prima dei 16 anni. Con l’utilizzo di metodi contraccettivi sempre più efficaci, in particolare la pillola d’emergenza il cui utilizzo è cresciuto in Italia, ‘le donne riescono a raggiungere parzialmente l’obiettivo di ridurre le gravidanze indesiderate ma c’ è ancora strada da fare per parlare di una vera e propria rivoluzione contraccettiva’, precisa l’Istat. In particolare, rispetto alla pillola del giorno dopo c’è stato un incremento delle vendite (+79 per cento) dal 2015 al 2018, grazie all’eliminazione dell’obbligo di prescrizione sia per le maggiorenni sia per le minorenni”.
Barrette riso soffiato e cioccolato
Si possono tenere in frigo e sono uno spuntino veloce e super buono per i nostri figlioletti. Le barrette riso soffiato e cioccolato potete farle insieme a loro e divertirvi un po’ in questi pomeriggio assolati in cui, soprattutto nelle ore più calde, è impossibile uscire, a meno che non siate al mare o ad alta quota in montagna.
Come realizzare le barrette riso soffiato e cioccolato a casa? Ecco cosa occorre avere:
550 grammi di cioccolato al latte
100 grammi di riso soffiato al naturale
20 grammi di burro
Spezzettate il cioccolato aiutandovi con un coltello. Vi ricordo che potete usare sia cioccolato al latte, che quello bianco o fondente. Fate decidere ai bimbi! Ora mettete a sciogliere in un pentolino a bagnomaria 100 g del cioccolato a pezzi. Mentre si scioglie, mescolate col cucchiaio. Foderate una teglia rettangolare 30×23 con carta da forno. Quando il cioccolato sarà fuso, versatelo dentro. Stendetelo, quindi, su tutta la teglia aiutandovi col dorso del cucchiaio. Ora sciogliete altri 300 g di cioccolato, quando si sarà sciolto aggiungete il burro. Quando sarà tutto amalgamato, togliete il pentolino dall’acqua del bagno Marie e mettetelo sul fuoco, acceso basso, aggiungete il riso soffiato e mischiate, finché il composto non sarà perfettamente amalgamato. Versate anche questo nella teglia stendetelo e comprimetelo usando una spatola o sempre il cucchiaio. Ora sciogliete i rimanenti 150 g di cioccolato, sempre a bagno maria, quando sarà fuso, versatelo nella teglia, stendendolo poi, a copertura. Lasciate che tutto si solidifichi fuori dal frigo per circa 5 ore, potete finalmente tagliare le barrette riso soffiato e cioccolato. Potrete conservarle in frigo per 5-6 giorni o addirittura congelarle.
Alle Olimpiadi in tre
A volte ci si chiede come conciliare gravidanza e lavoro, ch a volte è pure una passione. Bisognerebbe prendere esempio da Nadia Hafez che alle Olimpiadi di Parigi è scesa in pedana incinta di sette mesi contro l’avversaria, senza che nessuno lo sapesse. In quel momento erano in tre: lei, in bebè che ha in grembo e la sua avversaria.
La gravidanza non è una malattia, ma pensate quanto può essere stato difficoltoso per questa atleta egiziana prepararsi, mantenendo alta la concentrazione. Ha rivelato di essere incinta in un post sul social: “Alle Olimpiadi eravamo in tre”.
“Quelle che a voi sembrano due persone sulla pedana, in realtà erano tre! – ha scritto la sportiva – Eravamo io, la mio avversaria e il mio piccolo bambino che ancora deve venire al mondo!. Io e il mio bambino abbiamo dovuto affrontare la nostra giusta dose di sfide, sia fisiche che emotive. Le montagne russe della gravidanza sono già dure di per sé, ma dover lottare per mantenere l’equilibrio tra vita privata e sport è stato davvero faticoso, ma ne è valsa la pena. Scrivo questo post piena di orgoglio. Sono fortunata ad aver condiviso la fiducia di mio marito (Ibrahim Ihab) e quella della mia famiglia per essere riuscita ad arrivare fin qui”.
Tutto il mondo del lavoro deve fare pace con la genitorialità, alle Olimpiadi è stato fatto. Su iniziativa di Allyson Felix, una delle velociste più di successo nella storia dell’atletica leggera, è stato lanciato il nido del villaggio olimpico, dove gli atleti, uomini e donne, possono trascorrere del tempo insieme ai figli. “I sistemi non sono a misura di madri. Sto solo cercando di usare la mia voce per parlare di cose piuttosto basilari e provare a vedere che cosa possiamo migliorare”, ha detto l’ex velocista.
Nel nido del villaggio olimpico le atlete madri hanno potuto allattare i loro bambini piccoli oppure godersi un momento tranquillo insieme a loro. “Non so perché ci sia voluto così tanto tempo”, ha continuato Felix. “Immagino che centri con il fatto che non ci sono molte donne in posizioni di potere che condividono la loro esperienza”. L’obiettivo è quello di uno spazio in evoluzione per “normalizzare l’assistenza all’infanzia durante gli eventi sportivi”. Ora chi finora ha tralasciato di mettere in atto alcune trasformazioni per permettere a madri e padri di conciliare professione e genitorialità, deve darsi da fare. E’ molto importante e segno di grande civiltà.
Aborto a 16 e 17 anni
L’aborto a 16 e 17 anni senza il consenso dei genitori è possibile ora in Spagna. La Corte Costituzionale ha approvato la riforma della legge sull’interruzione di gravidanza. Ha anche indicato gli ospedali pubblici come centri di riferimento. Verrà istituito pure un registro dei medici e sanitari obiettori di coscienza. La notizia arriva in Italia e fa scalpore.
In terra iberica non serve più la maggiore età per decidere di rinunciare a una gravidanza. A 16 e 17 anni si è ancora delle ragazzine, eppure l’aborto diventa una possibilità concreta che queste adolescenti potranno decidere in autonomia, senza rendere partecipi le loro mamme e i loro papà.
Il tribunale delle garanzie ha respinto il ricorso di Vox con i sette voti a favore della maggioranza progressista contro i quattro della minoranza conservatrice, racconta l’AGI. “Vox ha sostenuto nel suo ricorso che la norma potrebbe violare vari precetti costituzionali come i principi di libertà, pluralità e legalità, nonché i diritti all’uguaglianza, alla vita e alla libertà ideologica. La riforma della legge sull’aborto pone fine alla necessità del consenso dei genitori per le ragazze di 16 e 17 anni, requisito introdotto nel 2015 dal governo del PP, e stabilisce gli ospedali pubblici come centri di riferimento per questa pratica. Il testo prevede la creazione di un registro degli obiettori di coscienza per il personale sanitario ed elimina l’obbligo di informare le donne sulle prestazioni e gli aiuti per il sostegno alla maternità e anche il periodo di riflessione di tre giorni”, spiega ancora la nota dell’agenzia stampa.
Voi cosa ne pensate? E’ giusto che l’aborto sia possibile senza consenso dei genitori a 16 e 17 anni?
Mamma a 63 anni
Mi ha molto compito una notizia di oggi e su questa volevo fare una riflessione. Flavia Alvaro è diventata mamma a 63 anni. Ha partorito a Viareggio. Il suo ginecologo ha detto a La Nazione: “Ero preoccupato anche io, la lo ha voluto fortissimamente”.
A 63 anni mamma. Un’età in cui spesso si è nonni. E’ giusto? E’ sbagliato? Non si può giudicare, soprattutto perché nella nostra società quando un uomo diventa padre a questa età o ad altre anche più avanzate, sicuramente siamo meno colpiti, dandolo quasi per scontato. Sicuramente è una decisione che lascia il segno quella di questa donna.
Flavia Alvaro compirà 64 anni il 24 ottobre prossimo. Sebastian, questo il nome scelto per il figlio, è nato a 31 settimane e 4 giorni. Per essere genitore ha fatto la fecondazione in vitro a Kiev. Diventata mamma a 63 anni è felice: il suo era un sogno che finalmente si è avverato. “Una gravidanza tranquilla – assicura il ginecologo – vissuta con serenità. Certo, ero preoccupato, all’inizio incredulo, la prendevo anche in giro bonariamente, ma Flavia si è messa in gioco, ha voluto fortissimamente questo figlio ed è volata in Ucraina per ben due volte. Al primo tentativo circa due anni fa Flavia aveva abortito alla 14ma settimana: un trauma. E anch’io all’inizio avevo manifestato parecchie perplessità umane e mediche…”.
Al secondo tentativo, nonostante la guerra in Ucraina, ce l’ha fatta grazie alla clinica Biotex Com di Kiev, vera eccellenza nella procreazione assistita e nella fecondazione in vitro a livello mondiale. Il costo per la fecondazione e l’intervento è di circa 15.000 euro. “Fa tutto da sola. Qui, fuori dall’Europa, non esiste il limite dei 50 anni”, sottolinea il quotidiano.
Il bambino, nato di poco più di due chili all’ottavo mese, ora è nel reparto dei prematuri, quando raggiungerà il peso forma, andrà a casa con la madre. Che, bisogna ammetterlo, ha avuto e ha tanto coraggio e una forza interiore da ammirare. Sarà la mamma più anziana d’Italia, un primato. Una lottatrice che ha voglia di sfidare le regole, regole che ha già infranto.
Metteresti tuo figlio per strada?
“Metteresti tuo figlio per strada?”. La domanda provocatoria arriva dagli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Roma, che mettono in guardia i genitori sui rischi dello Sharenting, ossia l’esposizione indiscriminata (e poco pensata) di minori sul web. “Quello che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”, si sottolinea.
Gli studenti hanno pensato a esporre tantissime immagini di bimbi per le vie del centro della Capitale. L’iniziativa si chiama Cornici private. Gli scatti immortalano bambini che in realtà non esistono, creati grazie all’intelligenza artificiale. I ragazzi vogliono sensibilizzare le madri e i padri, che non smettono un attimo di condividere scatti dei pargoli di casa. Gli esperti da tempo sottolineano i pericoli riguardanti la privacy e la sicurezza dei minori. In Rete tutto rimane, infatti, e quel che si pubblica senza rifletterci poi troppo, potrebbe anche influenzare la vita futura di questi bambini. La domanda perciò è lecita: “metteresti tuo figlio per strada?”.
Per la tutela dei minori sul web è stata depositata alla Camera una proposta di legge che, se sarà approvata, porrà un argine netto alla possibilità dei genitori di pubblicare foto e video dei figli che, al compimento dei 14 anni, potranno addirittura richiedere l’oblio digitale, cioè la cancellazione di tutto quel che li riguarda dal web.
La singolare mostra degli studenti ha uno scopo preciso. “Mira a promuovere una maggiore consapevolezza nell’uso dei social media, perché ciò che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”, spiegano Giorgia, Costanza, Francesca, Giorgia e Daniele a La Repubblica. Domandiamocelo tutti: metteresti tuo figlio per strada?