Articoli della categoria ‘BLOG & FORUM’

Aborto a 16 e 17 anni

Giu 20
Scritto da Annamaria avatar

L’aborto a 16 e 17 anni senza il consenso dei genitori è possibile ora in Spagna. La Corte Costituzionale ha approvato la riforma della legge sull’interruzione di gravidanza. Ha anche indicato gli ospedali pubblici come centri di riferimento. Verrà istituito pure un registro dei medici e sanitari obiettori di coscienza. La notizia arriva in Italia e fa scalpore.

aborto a 16 e 17 anni

In terra iberica non serve più la maggiore età per decidere di rinunciare a una gravidanza. A 16 e 17 anni si è ancora delle ragazzine, eppure l’aborto diventa una possibilità concreta che queste adolescenti potranno decidere in autonomia, senza rendere partecipi le loro mamme e i loro papà.

Il tribunale delle garanzie ha respinto il ricorso di Vox con i sette voti a favore della maggioranza progressista contro i quattro della minoranza conservatrice, racconta l’AGI. “Vox ha sostenuto nel suo ricorso che la norma potrebbe violare vari precetti costituzionali come i principi di libertà, pluralità e legalità, nonché i diritti all’uguaglianza, alla vita e alla libertà ideologica. La riforma della legge sull’aborto pone fine alla necessità del consenso dei genitori per le ragazze di 16 e 17 anni, requisito introdotto nel 2015 dal governo del PP, e stabilisce gli ospedali pubblici come centri di riferimento per questa pratica. Il testo prevede la creazione di un registro degli obiettori di coscienza per il personale sanitario ed elimina l’obbligo di informare le donne sulle prestazioni e gli aiuti per il sostegno alla maternità e anche il periodo di riflessione di tre giorni”, spiega ancora la nota dell’agenzia stampa.

Voi cosa ne pensate? E’ giusto che l’aborto sia possibile senza consenso dei genitori a 16 e 17 anni?

Mamma a 63 anni

Giu 05
Scritto da Annamaria avatar

Mi ha molto compito una notizia di oggi e su questa volevo fare una riflessione. Flavia Alvaro è diventata mamma a 63 anni. Ha partorito a Viareggio. Il suo ginecologo ha detto a La Nazione: “Ero preoccupato anche io, la lo ha voluto fortissimamente”.

A 63 anni mamma. Un’età in cui spesso si è nonni. E’ giusto? E’ sbagliato? Non si può giudicare, soprattutto perché nella nostra società quando un uomo diventa padre a questa età o ad altre anche più avanzate, sicuramente siamo meno colpiti, dandolo quasi per scontato. Sicuramente è una decisione che lascia il segno quella di questa donna.

Flavia Alvaro compirà 64 anni il 24 ottobre prossimo. Sebastian, questo il nome scelto per il figlio, è nato a 31 settimane e 4 giorni. Per essere genitore ha fatto la fecondazione in vitro a Kiev. Diventata mamma a 63 anni è felice: il suo era un sogno che finalmente si è avverato. “Una gravidanza tranquilla – assicura il ginecologo – vissuta con serenità. Certo, ero preoccupato, all’inizio incredulo, la prendevo anche in giro bonariamente, ma Flavia si è messa in gioco, ha voluto fortissimamente questo figlio ed è volata in Ucraina per ben due volte. Al primo tentativo circa due anni fa  Flavia aveva abortito alla 14ma settimana: un trauma. E anch’io all’inizio avevo manifestato parecchie perplessità umane e mediche…”. 

Al secondo tentativo, nonostante la guerra in Ucraina, ce l’ha fatta grazie alla clinica Biotex Com di Kiev, vera eccellenza nella procreazione assistita e nella fecondazione in vitro a livello mondiale. Il costo per la fecondazione e l’intervento è di circa 15.000 euro. “Fa tutto da sola. Qui, fuori dall’Europa, non esiste il limite dei 50 anni”, sottolinea il quotidiano.

Il bambino, nato di poco più di due chili all’ottavo mese, ora è nel reparto dei prematuri, quando raggiungerà il peso forma, andrà a casa con la madre. Che, bisogna ammetterlo, ha avuto e ha tanto coraggio e una forza interiore da ammirare. Sarà la mamma più anziana d’Italia, un primato. Una lottatrice che ha voglia di sfidare le regole, regole che ha già infranto.

Metteresti tuo figlio per strada?

Apr 17
Scritto da Annamaria avatar

Metteresti tuo figlio per strada?”. La domanda provocatoria arriva dagli studenti dell’Istituto Europeo di Design di Roma, che mettono in guardia i genitori sui rischi dello Sharenting, ossia l’esposizione indiscriminata (e poco pensata) di minori sul web. “Quello che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”, si sottolinea.

metteresti tuo figlio per strada

Gli studenti hanno pensato a esporre tantissime immagini di bimbi per le vie del centro della Capitale. L’iniziativa si chiama Cornici private. Gli scatti immortalano bambini che in realtà non esistono, creati grazie all’intelligenza artificiale. I ragazzi vogliono sensibilizzare le madri e i padri, che non smettono un attimo di condividere scatti dei pargoli di casa. Gli esperti da tempo sottolineano i pericoli riguardanti la privacy e la sicurezza dei minori. In Rete tutto rimane, infatti, e quel che si pubblica senza rifletterci poi troppo, potrebbe anche influenzare la vita futura di questi bambini. La domanda perciò è lecita: metteresti tuo figlio per strada?”.

Per la tutela dei minori sul web è stata depositata alla Camera una proposta di legge che, se sarà approvata, porrà un argine netto alla possibilità dei genitori di pubblicare foto e video dei figli che, al compimento dei 14 anni, potranno addirittura richiedere l’oblio digitale, cioè la cancellazione di tutto quel che li riguarda dal web.

La singolare mostra degli studenti ha uno scopo preciso. “Mira a promuovere una maggiore consapevolezza nell’uso dei social media, perché ciò che i genitori considerano un ricordo può diventare una fonte di informazioni sensibili per altri”, spiegano Giorgia, Costanza, Francesca, Giorgia e Daniele a La Repubblica. Domandiamocelo tutti: metteresti tuo figlio per strada?

Gravidanza: priorità nelle file

Apr 02
Scritto da Annamaria avatar

Se una donna ha il pancione, dovrebbe avere la priorità nelle file. Al supermercato, alle poste, in banca e così via. Sarebbe anche opportuno le venisse ceduto il posto sui mezzi pubblici… Eppure la buona educazione sembra essere passata di moda. Chiara Nasti, incinta del secondo bebè, una bambina, che nascerà a giugno, denuncia la mancanza di rispetto che molti hanno nei confronti di chi, come lei, è nel bel mezzo di una gravidanza.

gravidanza priorita nelle file

L’influencer napoletana spesso è finita nell’occhio del ciclone per dichiarazioni sopra le righe, stavolta però ha pienamente ragione. Io stessa ricordo quando, incinta, alle poste dovetti discutere con una persona, per giunta un uomo, perché l’impiegato, vedendomi in dolce attesa, mi aveva dato la priorità rispetto ad altri nelle file degli sportelli adibiti a svolgere i propri servizi. La gravidanza lo imporrebbe per buona creanza, eppure…

“E’ incredibile quanto non ci siano più solidarietà ed empatia da parte delle persone. Non mi aspettavo di passare avanti perché non sono malata e probabilmente, se me l’avessero offerto, avrei anche rifiutato. Ma è incredibile che in una cassa in cui c’è priorità non venga chiesto a una donna incinta se vuole passare avanti. Se non arriva dalle persone in fila, dovrebbe arrivare dalla cassiera che, in questo caso, mi aveva vista con il pancione”, fa sapere la Nasti nelle sue storie sul social. 

“Non importa a nessuno, che sia una donna incinta o un disabile. Tantissime mi avete confermato che è così, una vergogna”, aggiunge Chiara. “La cosa più assurda è che, le volte che mi hanno fatto passare avanti, mi hanno guardato anche male. Dovesse capitarmi di nuovo, dirò direttamente che devo passare avanti perché sono incinta”, conclude.

Il tema è sensibile, se si è in gravidanza si dovrebbe avere la priorità nelle file da fare, nonostante non ci sia alcuna legge in merito, neppure riguardante le persone anziane o disabili (ed è pazzesco!). Ma molti, in tantissimi, fanno finta di dimenticarlo. E capita lo stesso anche con i posti rosa per le auto, adibiti a chi è in gestazione. Lì a frenare i maleducati però c’è lo spettro della multa. Voi cosa ne pensate a riguardo?

Zeppole di riso

Mar 18
Scritto da Annamaria avatar

Domani mangerete tutti, o quasi, le zeppole di San Giuseppe, in occasione della Festa del Papà. Ma ci sono anche quelle di riso, provenienti dalla tradizione siciliana. Anch’esse celebrano il 19 marzo e la famosissima festa.

Le zeppole di riso sono abbastanza facili da preparare e buonissime: piacciono ai grandi e ai piccini. Come si preparano? Ecco gli ingredienti:

250 grammi di riso semi

200 grammi di miele

150 ml di latte intero

65 ml di succo d’arancia

125 grammi di farina

1 pizzico di cannella in polvere

2 grammi di lievito secco

Scorza di un’arancia grattugiata

5 grammi di sale

Mettete sul fuoco una pentola con acqua, salatela, versate il riso e cuocetelo per 20 minuti. Quando sarà cotto, scolatelo e fatelo raffreddare. Ora sciogliete il lievito nel latte. In una ciotola mettete il riso con la farina, versate il latte con il lievito e mescolate. Aggiungete la scorza d’arancia. Lasciate riposare per 30 minuti, poi spianate l’impasto su un piano e formate dei bastoncini con le mani. Adesso bisogna occuparsi della salsa: unite il succo d’arancia al miele, unite pure la cannella, filtrate la salsa e mettetela in una ciotolina.

E’ tempo di friggere. Scaldate abbondante olio in padella, portatelo a temperatura, circa 170°, e friggete le zeppole di riso, quando saranno via, via dorate, poggiatele su carta assorbente. Appena saranno diventate tiepide, sono pronte da servire con la squisita salsina.

Bambini: troppi compiti

Mar 15
Scritto da Annamaria avatar

Troppi compiti a casa. Nella scuola “San Pompilio Maria Pirrotti” di Campi Salentina, facente parte dell’Istituto comprensivo “Teresa Sarti” i genitori sono insorti contro i docenti. Le tante assegnazioni a casa impedirebbero ai bambini di poter svolgere attività extrascolastiche, costringendoli a casa l’intero pomeriggio e non solo.

bambini troppi compiti

Non è la prima volta ci si affronta lo spinoso problema dei troppi compiti assegnati ai bambini. “Vengono letteralmente oberati dai compiti – affermano alcuni genitori a Leggotanto che ci sono giorni in cui i nostri figli non riescono a staccare nemmeno per pochi minuti la mente dai libri, talmente tante sono le materie da preparare”.

Se consideriamo l’orario scolastico, che comprende sei ore, dalle 8 alle 14, possiamo capire quanto sia già pesante di suo. I ragazzi quindi, appena tornati a casa, hanno solo il tempo di mangiare per poi mettersi subito a studiare. Certamente non è questo il dato che più ci preoccupa, quanto che, come detto, i compiti che i professori assegnano per il pomeriggio sono tanti e comprendono molteplici materie. Tutto questo comporta la conseguenza che spesso i nostri figli non riescono a ritagliarsi il tempo per svolgere tutte quelle attività extrascolastiche fondamentali per la loro crescita ed il loro sviluppo”, precisano.

“Ci sono giorni – dicono ancora le mamme e i papà – che iniziano i compiti subito dopo il pranzo e vanno vanti fino a sera, a volte anche alle 22. E’ chiaro che la loro attenzione non può mantenersi sempre lucida e costante per tutto quel tempo. Da qui la necessità appunto di frequentare o praticare discipline artistiche o sportive che li aiutino in questa età particolare che stanno attraversando. Ma con tutto quello che devono studiare a casa, questi spazi di svago e ricreativi non riescono a viverli”. 

La dirigente si auspica una serena collaborazione tra genitori e docenti. Intanto i primi fanno sapere: “Una problematica che abbiamo più volte rappresentato sia alla dirigente scolastica sia agli stessi professori. Senza ottenere però nessun riscontro che vada incontro alle sacrosante esigenze degli studenti. Alcuni di noi genitori hanno anche inviato un pec alla dirigenza dell’istituto comprensivo con allegata una circolare ministeriale. Si fa specifico riferimento all’assegnazione dei compiti per casa, con espresso invito agli insegnanti di non esagerare con il carico di lavoro. Ed invece noi assistiamo all’esatto contrario. Ogni professore che si comporta come se la sua materia sia l’unica da studiare, per cui ognuno assegna compiti abbastanza impegnativi, senza considerare che i ragazzi, a casa, ovviamente devono preparare tante materie per l’indomani”. I troppi compiti ai bambini fanno discutere. Voi che ne pensate?

Educare bambini a parità di genere

Mar 07
Scritto da Annamaria avatar

Domani, 8 marzo, si celebra la Festa della Donna. Noi genitori dovremmo far capire ai nostri figli il perché ci sia bisogno di una data per ricordarsi dell’importanza dell’universo femminile nel mondo e, soprattutto dovremmo impegnarci per educare i nostri bambini alla parità di genere.

educare bambini a parita di genere

La Festa della Donna serve a non far dimenticare la battaglia femminile per il riconoscimento dei diritti fondamentali delle donne: il diritto al lavoro e il riconoscimento dei diritti delle donne operaie, il diritto al voto, il diritto al rispetto del corpo e dell’identità femminile, il diritto all’autonomia e alla libertà individuale. In questo 2024 noi adulti abbiamo il compito di educare i bambini al rispetto delle donne e in particolar modo a far sì che la parità di genere diventi scontata, un assunto. Nella diversità uomo-donna non devono esserci discriminazioni, svantaggi o preconcetti. Assolutamente.

La donna ha conquistato diritti che gli uomini avevano già. Lei prima ne era esclusa, considerata inferiore, adatta solo a procreare e a badare a casa e figli. Oggi dovrebbe essere diverso, eppure ci sono luoghi dove esistono ancora limitazioni al diritto allo studio delle donne o dove le possibilità e di carriera sono assai diversi. Ci sono posti dove ancora avviene l’orrenda infibulazione femminile. Questo è inaccettabile. La festa, le mimose e tutto il resto sono solo un contorno, bello, ma inutile. Educare i bambini alla parità di genere, invece è un compito importantissimo: l’8 marzo deve rammentarci in special modo questo.

Nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile la parità di genere è al quinto posto, a precederla sono cose altrettanto importanti: sconfiggere la povertà, sconfiggere la fame, salute e benessere e istruzione di qualità. Per un futuro migliore.

Post parto: accettarsi

Feb 24
Scritto da Annamaria avatar

Nel post parto per molte è difficile accettarsi, ci si può sentire fisicamente inadeguate. E così arriva l’ennesimo messaggio body positivity per le donne. E’ la volta di Ireland Baldwin che nove mesi fa è diventata mamma per la prima volta di Holland, per la gioia del compagno RAC, all’anagrafe André Allen Anjos. “Sii gentile con te stessa”, scrive.

post parto accettarsi

Bisogna accettarsi nel post parto, Ireland Baldwin è giovane, ha solo 28 anni. Il suo corpo non è ancora tornato come quello di prima, ma i difetti non devono far piombare nella disperazione. Lei si fa vedere senza problemi, sconfiggendo la paura.

Irelend chiede a tutte di accettarsi nel post parto. “Nove mesi dopo il parto e sono lontana da dove vorrei, ma ho superato il limite e finalmente trovo il tempo di rimettere in forma questo cu*o. Non necessariamente allenarsi tutti i giorni, ma fare passi avanti per essere più costante. Cammina di più. Muoviti di più”, dice.

“Volevo solo fare un post di solidarietà con chiunque stia avendo difficoltà a farsi ispirare per cambiare cattive abitudini/lavorare su sé stessa – conclude la Baldwin –. Ci sono ancora giorni in cui mangio un’intera scatola di biscotti delle ragazze scout per cena ma va bene così! Ci sono voluti 7-9 mesi per iniziare a perdere peso o curarmene… E chi ti fa sentire male per andare al tuo ritmo o non essere abbastanza può andare a pu***ne. Questa m***a è DURA. Sii gentile con te stessa“.