Articoli della categoria ‘PANCIONE E PARTO’

Burnout post parto

Giu 27
Scritto da Annamaria avatar

Il periodo dopo l’arrivo della cicogna è intenso, profondo e delicato nella vita di ogni donna. C’è la felicità per la nascita del bimbo, ma pure il momento in cui il corpo, la mente e le emozioni affrontano una vera e propria rivoluzione. Tra le difficoltà che possono emergere in questa fase, una delle meno riconosciute ma più comuni è il burnout emotivo post parto.

burnout post parto

Conosciuto anche come “esaurimento da maternità”, il burnout post parto è una condizione di profondo affaticamento fisico, mentale ed emotivo che può colpire le neomamme, spesso nei primi mesi di vita del bambino. Non si tratta solo di stanchezza, ma di una sensazione costante di svuotamento, irritabilità, apatia e difficoltà a far fronte anche alle normali richieste quotidiane.

A differenza della depressione post partum (che richiede un’attenzione clinica specifica), il burnout non è una patologia, ma può diventarlo se trascurato.

Quali sono i campanelli d’allarme comuni del burnout post parto?

  • Senso di colpa costante (“non sto facendo abbastanza”)
  • Sensazione di non riuscire a godersi il proprio bambino
  • Mancanza di energia anche dopo aver dormito
  • Sbalzi d’umore, pianto facile, isolamento
  • Rabbia o frustrazione frequente
  • Difficoltà a concentrarsi o a prendere decisioni

Le cause possono essere molteplici e spesso si sommano tra loro:

  • Privazione del sonno
  • Pressione sociale a essere subito “madri perfette”
  • Calo degli ormoni che influenza l’umore
  • Mancanza di supporto da parte del partner o della rete familiare
  • Sovraccarico di responsabilità domestiche e di cura
  • Scarsa valorizzazione del ruolo materno nella società

Per affrontarlo parla con amici, partner, psicologo. Dì come ti senti. Chiedi aiuto perché delegare è sano. Ritagliati piccoli spazi per te. Dormi quando puoi farlo e informati, se il caso, da specialisti. Se serve, chiedi supporto. Non sei sola.

Domande frequenti incinta

Giu 22
Scritto da Annamaria avatar

Quando si è incinta ci sono domande frequenti che le donne si fanno. Si vorrebbe una risposta esaustiva dall’esperto di turno. Proviamo qui di seguito a proporre quelle più comuni e a rispondere.

Incinta le domande frequenti creano ansia, assillano la futura mamma. Niente paura. Una lista non fa mail male e quindi eccola qui.

Le domande frequenti incinta:

1. Posso fare sport in gravidanza?

Sì, se la gravidanza è fisiologica.
Attività come camminata, nuoto, yoga prenatale o ginnastica dolce sono consigliate. Evita sport con rischio di cadute, contatti violenti o sforzi intensi.Chiedi sempre il parere del tuo ginecologo prima di iniziare.

2. Posso tingere i capelli in gravidanza?

Sì, ma con cautela.
Meglio evitare tinte chimiche nel primo trimestre. Usa prodotti senza ammoniaca o preferisci l’henné naturale puro. Applica il colore in luoghi ben ventilati e con poco contatto sulla cute.

3. Cosa non devo mangiare in gravidanza?

Evita:

  • Carne cruda o poco cotta
  • Pesce crudo (sushi, carpacci)
  • Uova crude (zabaglione, maionese fatta in casa)
  • Formaggi non pastorizzati (tipo brie, gorgonzola)
  • Alcol e superalcolici
  • Caffeina in eccesso (massimo 2 tazzine al giorno)

Lava sempre bene frutta e verdura cruda.

4. E’ normale avere nausee o stanchezza?

Sì, è normale.
Nausee, stanchezza, sonnolenza e sbalzi di umore sono frequenti nel primo trimestre, causati da cambiamenti ormonali.
Se le nausee sono molto forti o impediscono di mangiare, parlane con il medico: esistono rimedi sicuri.

5. Posso avere rapporti sessuali durante la gravidanza?

Sì, se non ci sono controindicazioni.
Se la gravidanza è normale, non ci sono rischi. In alcuni casi (placenta previa, minacce d’aborto, perdite), il ginecologo può consigliare di evitare temporaneamente.

6. Devo prendere vitamine o integratori?

Sì, ma solo quelli consigliati dal medico.
Acido folico (prima del concepimento e nei primi mesi) è fondamentale per prevenire difetti del tubo neurale. Altri integratori (ferro, vitamina D, omega-3) vanno valutati caso per caso.

7. Posso viaggiare in gravidanza?

Sì, ma con attenzione.
Il periodo migliore è tra la 14ᵃ e la 28ᵃ settimana. Evita luoghi ad alta quota, zone con malattie tropicali o viaggi troppo lunghi. In auto fai pause frequenti; in aereo, usa calze contenitive e idratati.

8. Quando sentirò muovere il bambino?

Generalmente tra la 18ᵃ e la 22ᵃ settimana, ma può variare.
Nelle prime gravidanze i movimenti si percepiscono più tardi, mentre nelle successive spesso si sentono prima.

9. Quanti chili si possono prendere in gravidanza?

Dipende dal peso di partenza:

  • Normopeso: +11/16 kg
  • Sovrappeso: +7/11 kg
  • Sottopeso: +12/18 kg
    Una crescita troppo rapida può aumentare il rischio di diabete gestazionale o parto complicato.

10. Come si riconoscono le contrazioni vere?

Le contrazioni preparatorie (di Braxton Hicks) sono irregolari e non dolorose.
Le contrazioni vere sono regolari, sempre più forti e ravvicinate, e spesso associate a dolore lombare. Se sospetti l’inizio del travaglio, contatta subito l’ospedale.

Partorire in casa

Giu 06
Scritto da Annamaria avatar

Negli ultimi anni, sempre più donne stanno riscoprendo la possibilità di partorire in casa, a domicilio, un’opzione che fino a qualche decennio fa era la norma, e che oggi si sta lentamente riaprendo spazio tra le alternative possibili per la nascita di un figlio. Ma perché scegliere di partorire in casa, quando ospedali e cliniche offrono ogni tipo di supporto medico? La risposta non è unica, ma si intreccia con un desiderio di intimità, rispetto dei tempi naturali, e protagonismo femminile. Vediamo insieme i motivi principali per cui molte famiglie oggi optano per il parto tra le mura di casa.

parto in casa

Partorire in casa significa trovarsi nel proprio spazio, circondate da oggetti, profumi, suoni e persone che fanno parte della propria quotidianità. Questo può rendere l’esperienza del parto più serena, rilassata e meno medicalizzata, riducendo stress e paura.Molte donne raccontano di aver vissuto un senso di potere e connessione profonda con il proprio corpo durante un parto a domicilio, grazie all’assenza di orari rigidi, luci fredde e protocolli ospedalieri.

Nel parto a domicilio, la donna è al centro. Non viene “gestita” secondo schemi standard, ma accompagnata nei suoi tempi, nei suoi movimenti, nelle sue scelte.Non ci sono interventi inutili o accelerazioni forzate, se non in caso di reale necessità. Il travaglio può avvenire dove e come preferisce: in acqua, in piedi, camminando o stesa nel suo letto. Il corpo viene ascoltato, non interrotto.

Un parto in casa non è mai un salto nel vuoto. È sempre accompagnato da ostetriche esperte, spesso due, che seguono la mamma fin dalla gravidanza e restano anche dopo, nelle ore e nei giorni successivi al parto.Questa continuità assistenziale crea un rapporto di fiducia forte, che è fondamentale nel momento più delicato della nascita. Inoltre, le ostetriche portano con sé il materiale necessario per affrontare eventuali imprevisti e sono preparate a valutare tempestivamente quando un trasferimento in ospedale si rende necessario.

Anche per il bambino, nascere in un ambiente tranquillo e silenzioso può essere meno traumatico. Subito dopo la nascita, il contatto pelle a pelle con la mamma non viene interrotto, e l’attaccamento al seno avviene in modo naturale, senza interferenze. Tutto avviene con calma, nel rispetto dei ritmi del neonato, che viene accolto dolcemente in un ambiente privo di rumori forti o luci aggressive.

Il parto a domicilio è sicuro per le gravidanze fisiologiche, ossia senza complicazioni. Le ostetriche valutano con attenzione lo stato di salute della mamma e del bambino prima di confermare che ci siano le condizioni per procedere. In caso di emergenza, il trasferimento in ospedale è previsto e organizzato con rapidità. I dati statistici confermano che, in caso di gravidanze selezionate, i parti in casa non presentano rischi superiori a quelli in ospedale.

Scegliere un parto così non è una moda né un capriccio, ma una decisione informata e consapevole. È il desiderio di molte donne di vivere la nascita in modo naturale, rispettoso e personale. Come ogni scelta importante, va condivisa con il partner, valutata con i professionisti di fiducia e considerata solo se ci sono le condizioni di sicurezza.

Attività fisica dopo il parto

Giu 03
Scritto da Annamaria avatar

Riprendere l’attività fisica dopo il parto è un viaggio personale. Ascolta te stessa per ritrovare forma, ma soprattutto benessere. Come iniziare?

attivita fisica dopo il parto

Per riprendere l’attività fisica in modo sicuro e graduale dopo il parto, prima di iniziare qualsiasi programma di allenamento, è fondamentale consultare il proprio medico o ginecologo. Se hai avuto un parto cesareo o complicazioni è assolutamente necessario. Generalmente, dopo un parto naturale, si può iniziare con esercizi leggeri già dopo 4-6 settimane. Se hai avuto un cesareo, invece, è consigliabile attendere almeno 6-8 settimane. 

Non avere la fretta di fare tutto e subito. Inizia con dolcezza! Nei primi giorni, concentrati su esercizi di respirazione diaframmatica e sul rafforzamento del pavimento pelvico. Questi esercizi aiutano a ristabilire la connessione con il tuo corpo e a migliorare la postura. 

Camminare tanto aiuta moltissimo. La camminata è un’attività semplice, ma efficace pee riprendere l’attività fisica dopo il parto. Inizia con brevi passeggiate, magari spingendo il passeggino, e aumenta gradualmente la durata e l’intensità. Evita attività ad alto impatto come la corsa o il salto fino a quando non ti sentirai pronta. 

Se hai finalmente avuto il via libera dal medico, puoi introdurre esercizi di rafforzamento muscolare. Concentrati su esercizi che coinvolgono più gruppi muscolari, come squat, affondi e plank modificati. Ricorda di ascoltare sempre il tuo corpo e di procedere con gradualità. 

Da non dimenticare: se stai allattando, è consigliabile allattare o estrarre il latte prima dell’allenamento per evitare disagi. Indossa un reggiseno sportivo adeguato e mantieniti sempre assolutamente idratata durante l’attività fisica.

Papà al corso pre-parto

Mag 24
Scritto da Annamaria avatar

Per anni i corsi preparto sono stati considerati “una cosa da mamme”. E i padri? Per fortuna i tempi sono cambiati. Ora sono sempre di più i papà al corso pre-parto. Sono lì, al fianco della loro compagna, pronti a imparare, ascoltare, condividere. 

Molti papà si immaginano annoiati al corso pre-parto, come fosse una tediosa lezione di anatomia. Ma la realtà è diversa. Si parla di emozioni, cambiamenti, legami. Si impara a leggere il linguaggio del neonato, a capire come sostenere la compagna, a gestire la fatica e i primi momenti da genitori.
Partecipare è un modo per diventare attori protagonisti della nascita, non semplici spettatori.

Essere presenti significa dimostrare attenzione, empatia. Quando si ascolta insieme un’ostetrica che parla di allattamento, o si guarda un video sulla nascita, non si crea solo competenza: si crea complicità.

Sempre più ospedali prevedono e incoraggiano non solo i papà al corso pre-parto, ma la presenza del partner durante il travaglio e il parto. Per essere davvero d’aiuto, non basta tenere la mano. Serve sapere cosa sta succedendo, come respirare insieme, quando è il momento di parlare e quando semplicemente stare lì, in silenzio e vicinanza. I corsi servono pure a questo

Anche i padri, poi, hanno le loro paure: il dolore, l’imprevisto, il sentirsi impotenti o inadeguati.
Partecipare al corso aiuta a conoscere e normalizzare molte di queste ansie. E a creare, con l’arrivo del piccolo nella vita di tutti i giorn, un legame più concreto e profondo.

Senso di alienazione post-partum

Mag 21
Scritto da Annamaria avatar

Jennifer Lawrence a Cannes parla del senso di alienazione post-partum. “Non c’è nulla di paragonabile”, sottolinea l’attrice. Quando ha letto il libro da cui sarebbe stato tratto Die my love, l’ultimo film di cui protagonista, in concorso al Festival del cinema, aveva da poco partorito il primo figlio. Vi si racconta di donna alle prese con un post partum molto difficile: entra in crisi con la sua professione di scrittrice e nel rapporto con il marito. Lui, che la ama, non riesce a darle una mano.

senso di alienazione post partum

“Quando ho letto per la prima volta la trama l’ho trovata devastante, potente, viva, perché davvero non c’è niente di paragonabile al post-partum, è estremamente isolante”, confessa Jennifer. Il senso di alienazione per lei è stato quasi illuminante. “La verità è che l’ansia estrema e la depressione ti isolano, ovunque tu sia. Ti fanno sentire come un’aliena. E questo mi ha profondamente colpita. Mentre giravo ero incinta di cinque mesi e cercare di distinguere ciò che avrei fatto io e ciò che avrebbe fatto lei è stato straziante”.

L’attrice ha due figli, uno nato nel 2022 e un nel 2025. Non si è spinta, come la protagonista, in un senso di alienazione post partum angosciante. Ma i piccoli l’hanno cambiata e invita tutte le donne ad avere figli, ad abbracciare il cambiamento. “I figli entrano in ogni decisione: se lavoro, dove lavoro, quando lavoro. Mi hanno insegnato tanto. Non sapevo nemmeno di poter provare così tante emozioni. Mi hanno aperto il mondo. E’ come se avessi un sesto senso, un’estrema sensibilità. Mi hanno cambiata anche dal punto di vista creativo”. Voi cosa ne pensate?

Kangaroo Care riduce mortalità e infezioni

Mag 12
Scritto da Annamaria avatar

La Kangaroo Care è attualmente considerato uno dei migliori interventi in termini di efficacia e di costi per promuovere il benessere dei neonati pretermine, per i suoi tantissimi benefici. E’ realmente “un abbraccio che cura”. Come ribadito dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN). E come evidenziato anche dal claim di quest’anno della giornata mondiale, che ricorre il 15 maggio. “Tra le mie braccia, cresci”, con l’obiettivo di proteggere e nutrire ogni bambino attraverso il potere del contatto e il riconoscimento del profondo impatto della KC nel promuovere la guarigione, la stabilità e il benessere per tutta la vita del neonato. Riduce la mortalità e le infezioni del neonato, come sottolineato dalla SIN.

kangaroo care ridice mortalita e infezioni

“La Kangaroo Care è una delle misure più efficaci che possono essere adottate per migliorare le prospettive di sopravvivenza dei bambini nati prematuri o di basso peso. Questo in tutti i contesti, nei paesi ad alto e basso reddito”. E’ quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) nel Global Position Paper dal titolo: “KMC A trasformative innovation in neonatal health care”. In occasione della Giornata Mondiale della Kangaroo Care, che, come ogni anno, si celebra il 15 maggio, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce l’importanza di questa attività. Ed il suo impegno nel promuovere, insieme con le associazioni dei genitori, le strategie di implementazione e tutte le modalità operative per il corretto svolgimento di questa cura. E sostenere la sua più ampia diffusione presso tutti i punti nascita in Italia. 

E’ un vero e proprio metodo di cura. Si realizza attraverso il contatto pelle-a-pelle, tra mamma/papà e neonato, continuo e prolungato (da 8 a 24 ore al giorno, per quante più ore possibile). Va iniziato immediatamente dopo il parto. O quando le condizioni cliniche del neonato lo consentono. L’OMS raccomanda fortemente la KC per tutti i neonati pretermine o di basso peso come cura di routine. L’inizio il prima possibile dopo la nascita. Secondo le più recenti evidenze e numerose revisioni della letteratura, la KC iniziata in ospedale o a casa riduce la mortalità durante il ricovero alla nascita o a 28 giorni di età e, probabilmente, riduce le infezioni gravi tra i neonati pretermine e di basso peso alla nascita. 

La KC, inoltre, comporta maggiori benefici, a medio e lungo termine, se dura almeno 8 ore al giorno. E se viene iniziata quanto prima possibile. Ormai diversi studi sostengono che la KC deve essere inserita nei bundle di miglioramento assistenziale e di outcome dei neonati prematuri per il livello di impatto a breve e lungo termine che essa ha. Nonostante i suoi comprovati benefici, le esperienze dirette di alcuni ospedali mostrano una grande variabilità nell’inizio della Kangaroo Care. E, spesso, difficoltà logistiche e professionali nell’eseguirla, soprattutto nei neonati pretermine. Per i neonati prematuri, infatti, è fattibile anche prima della stabilizzazione. Ma richiede formazione professionale, adattamento degli spazi e attrezzature per la rianimazione. 

Tutto questo non può che confermare la necessità di un ulteriore impegno. Non solo per la promozione culturale e organizzativa dei punti nascita, ma anche nel promuovere azioni concrete presso i decisori delle politiche sanitarie. Ciò affinché la KC venga considerata una attività di cura essenziale tra gli standard di cura per tutti i neonati e per le loro famiglie. 

“Purtroppo, sappiamo di casi di Terapie Intensive Neonatali che ancora impongono limitazioni di orari per l’accesso ai genitor. Addirittura alcune solo poche ore al giorno”, afferma il presidente SIN Luigi Orfeo. “Da anni sosteniamo l’apertura h24 delle TIN e il diritto di tutti i genitori di poter stare accanto al proprio figlio ricoverato per tutto il tempo che lo desiderano. I genitori sono parte integrante della cura. La kangaroo care ne è una dimostrazione concreta”. Il Gruppo di Studio della Care neonatale della SIN ha messo a disposizione di tutte le TIN italiane il documento Kangaroo Care – Le Indicazioni nazionali della SIN”, con precise istruzioni per una corretta e sicura implementazione di questa importante pratica.

Curare i capelli dopo il parto

Mag 05
Scritto da Annamaria avatar

Alcune li perdono e molti. Come curare i capelli dopo il parto? Durante la gravidanza, l’elevato livello di estrogeni prolunga la fase di crescita dei capelli: sono più folti e luminosi. Tuttavia, dopo il parto, i livelli ormonali tornano alla normalità, innescando un repentino passaggio alla fase di caduta. Questo processo può durare da tre a sei mesi, ma varia da donna a donna.

curare i capelli dopo il parto

E’ importantissimo quindi sapere in che modo curare i capelli dopo il parto. Innanzitutto, come sempre detto, bisogna iniziare dall’alimentazione: la dieta deve contenere ferro, vitamina D, zinco e acidi grassi omega-3, essenziali per la salute del cuoio capelluto.

Per curare i capelli, se l’assunzione di determinati cibi non basta, è necessario rivolgersi a un medico, che potrebbe consigliare degli integratori. I più utili contengono biotina (vitamina B7), vitamina E, silicio organico e aminoacidi solforati.

Poi c’è la cura quotidiana. Durante il periodo post-parto è bene evitare trattamenti aggressivi come tinture chimiche, piastre e phon a temperature elevate. Optare per:

  • Shampoo delicati, meglio se naturali o rinforzanti
  • Balsami leggeri che non appesantiscono il capello
  • Pettini a denti larghi per evitare strappi

Alcuni ingredienti naturali possono stimolare la microcircolazione del cuoio capelluto e rafforzare la fibra capillare. Quali?

  • Olio di ricino: da applicare una volta a settimana sulle radici per stimolare la crescita
  • Impacchi con aloe vera o gel di semi di lino: idratanti e lenitivi
  • Massaggi al cuoio capelluto con oli essenziali (rosmarino, lavanda): migliorano la circolazione sanguigna

Cercare di riposare bene e allentare lo stress è fondamentale. Stare anche all’aperto: aria sana e relax sono un toccasana.