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Vaccini donne in gravidanza: parlano gli esperti

Nov 04
Scritto da Annamaria avatar

Se ne sentono tante sui vaccini per le donne in gravidanza. Parlano gli esperti che fanno il punto con Adnkronos. “Le vaccinazioni non sono tutte uguali, ed è vero che molte non sono raccomandate in gravidanza. Alcune possono essere eseguite solo in casi particolari, quando la donna si trova in una situazione in cui il rischio legato a un possibile contagio è alto rispetto alla possibile insorgenza di effetti collaterali del vaccino (ad esempio, in determinate circostanze, quelle contro epatite B o meningococco C)”, dicono gli esperti della piattaforma anti-bufale ‘Dottore, ma è vero che…?’ curata dalla Fnocmeo (Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi odontoiatri).

vaccini in gravidanza parlano gli esperti

“Altre vaccinazioni invece non sono consigliate per la mancanza di prove sufficienti a garantire la loro sicurezza in gravidanza (per esempio quelle contro Hpv e pneumococco). Sono invece decisamente controindicate, quando si aspetta un bambino, le vaccinazioni con vaccini a virus vivi e attenuati, come quelle contro morbillo, parotite, rosolia e varicella (Mpr e Mpr-V)”, aggiungono.

“Se alcune vaccinazioni sono controindicate, altre sono invece raccomandate in gravidanza – e gratuite – per tutte le donne in gravidanza. Quella contro difterite, tetano e pertosse, a dosaggio per adulti (dTpa), e quella contro l’influenza, per le donne che all’inizio della stagione epidemica dell’influenza si trovino nel secondo o terzo trimestre di gravidanza. Questa scelta deriva in parte dai maggiori vantaggi che si possono trarre dalla vaccinazione in questa fase della gravidanza, ma anche dalla maggior quantità di prove sulla sua sicurezza rispetto al primo trimestre”, sottolineano ancora.

“La vaccinazione antinfluenzale in gravidanza permette di proteggere sia la gestante, sia il nascituro: le donne incinte e subito dopo il parto sono infatti più esposte alle complicanze dell’influenza, che può anche favorire il parto prematuro. Il vaccino antinfluenzale indicato per le gestanti deve essere a virus inattivato, come è la maggior parte dei vaccini antinfluenzali disponibili in Italia, mentre è controindicato in questi casi quello a virus vivo e attenuato, somministrato per via nasale, che dal 2017 è autorizzato al commercio anche nel nostro Paese”, evidenziano gli esperti.  

Il vaccino anti-Covid, è raccomandato alle donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo postpartum, comprese le donne in allattamento.

L’altra vaccinazione raccomandata durante la gravidanza è quella con il vaccino dTpa, “che nei Paesi avanzati come l’Italia è importante soprattutto per proteggere il nascituro dalla pertosse (in contesti più svantaggiati, come in alcune zone dell’Africa, svolge un ruolo fondamentale anche contro il tetano neonatale). Proprio nelle prime settimane di vita, infatti, quando il bambino non ha ancora ricevuto personalmente il vaccino, i rischi legati alla malattia sono particolarmente elevati e il piccolo può quindi fare affidamento solo sulle difese trasmesse dalla madre”, concludono.

Il bambino nel pancione sente e percepisce

Nov 02
Scritto da Annamaria avatar

Nel grembo materno non si è semplicemente in attesa: si è già in viaggio verso il mondo. In un recente saggio intitolato Imparare prima di nascere, la professoressa di neuroscienze cognitive Laila Craighero racconta come fin da tempi molto precoci, addirittura a partire dagli undici-dodici settimane di gestazione, il feto inizi a percepire, registrare e reagire a stimoli che sembrano appartenere al mondo “di fuori”. Il bambino, quindi, “nel pancione sente e percepisce, memorizza”, sottolinea il Corriere della Sera, illustrando il volume.

La “prima casa” del bambino è l’utero: un ambiente avvolgente, silenzioso in parte, ma assolutamente vivo. Qui si sviluppano i recettori tattili sul volto, sulle mani e sui piedi già molto presto, e cominciano a farsi strada percezioni più complesse: “Le papille gustative si sviluppano all’ottava settimana di gestazione”, e poco dopo compaiono anche cellule olfattive. Non è solo anatomia: è un piano di apprendimento. Gli studi mostrano che il neonato, nelle prime ore di vita, reagisce selettivamente a stimoli familiari come il volto della mamma, dimostrando che ha già iniziato a “imparare”. 

A partire circa dalle 14 settimane, il feto non è solo reattivo, ma anche attivo: “dirige circa i due terzi dei movimenti verso oggetti presenti nell’utero: il proprio viso, le pareti, il cordone”, scrive Craighero. E questi gesti non sono casuali: sono l’inizio di un percorso di esplorazione, di interazione, di costruzione di un sé in divenire.

La riflessione non è solo scientifica: è anche emotiva. Sapere che il bambino percepisce la voce della mamma ancor prima di nascere, e che reagisce a ciò che sente, invita a pensare la gravidanza come un tempo “da vivere consapevolmente”. Sentimenti, ambiente, esperienze: tutto contribuisce a un microcosmo che mette le basi per la vita psicocognitiva che verrà. Secondo Craighero, “non siamo di fronte a un organismo passivo, bensì a un ‘apprendista’ attivo che inizia a percepire, muoversi e interagire con un mondo filtrato ben prima della nascita”.

Sana alimentazione essenziale già in gravidanza

Ott 25
Scritto da Annamaria avatar

C’è un periodo nella vita di ogni bambino che vale più di tutti gli altri messi insieme: i primi 1000 giorni, dal concepimento ai due anni d’età. È in questa finestra di tempo che si gettano le basi per la salute fisica e mentale futura. E la sana alimentazione gioca un ruolo chiave : è essenziale già in gravidanza.

sana alimentazione e essenziale gia in gravidanza

Secondo gli esperti, le abitudini alimentari della mamma influenzano in modo diretto la crescita del feto e persino il suo metabolismo negli anni successivi. Durante la gestazione, una dieta varia ed equilibrata non serve solo a sostenere il benessere della donna, ma diventa una vera e propria “educazione al gusto” prenatale: il bambino, infatti, percepisce attraverso il liquido amniotico i sapori di ciò che la madre mangia, sviluppando fin da subito una certa familiarità con i cibi sani.

Dopo la nascita, la corretta alimentazione continua a essere determinante. Allattamento materno, svezzamento naturale, introduzione graduale dei diversi alimenti e riduzione di zuccheri e cibi ultra-processati sono passi cruciali per costruire un rapporto positivo con il cibo.

“È nei primi 1000 giorni che si programma la salute del futuro adulto”, sottolineano i nutrizionisti. “Una corretta nutrizione in questa fase aiuta a prevenire sovrappeso, diabete, malattie cardiovascolari e persino alcuni tipi di tumore”.

Le 5 regole d’oro per una sana alimentazione:

  1. Mangiare colorato e stagionale. Frutta e verdura di stagione dovrebbero essere presenti ogni giorno, almeno 5 porzioni, fin dai primi assaggi. I colori nel piatto garantiscono varietà di vitamine e antiossidanti.
  2. Ridurre zuccheri e alimenti industriali. Dolci confezionati, snack, merendine e bevande zuccherate non dovrebbero mai far parte dell’alimentazione quotidiana dei più piccoli.
  3. Privilegiare cereali integrali e proteine di qualità. Pasta, pane e riso integrali, legumi, pesce e carni magre favoriscono uno sviluppo equilibrato e un corretto apporto energetico.
  4. Attenzione al sale. Soprattutto nei primi anni di vita, il palato del bambino non ha bisogno di sapori forti: il gusto si educa alla semplicità.
  5. Buone abitudini in famiglia. I bambini imparano per imitazione: se vedono mamma e papà gustare frutta, verdura e piatti semplici, tenderanno a fare lo stesso. La tavola è il primo luogo di educazione alimentare.

Una corretta alimentazione non è solo nutrimento, ma anche cura, educazione e prevenzione. E investire su di essa sin dai primi giorni di vita significa garantire ai nostri figli il miglior punto di partenza possibile.

Mutual Gaze

Ott 23
Scritto da Annamaria avatar

In occasione della Giornata Mondiale della vista, il 9 ottobre scorso, la SIN ha ribadito l’importanza della prevenzione per l’identificazione precoce di patologie come retinopatia del prematuro e cataratta congenita. La vista si sviluppa durante la vita fetale secondo tre momenti di scatto di crescita: a 16-20 settimane, 28-32 e infine dopo 37 settimane di età gestazionale. La vista riveste un ruolo fondamentale nella precoce costruzione della sfera relazionale del neonato. Il mutual gaze definisce la condizione dinamica in cui madre e neonato mantengono e regolano mutualmente il loro sguardo diretto l’uno verso l’altro. 

mutual gaze

Questo speciale contatto visivo è in grado di influenzare reciprocamente le risposte comportamentali e gli stati emozionali e cognitivi. Si può, infatti, ipotizzare che i bambini che vivono precocemente esperienze frequenti e positive, ma soprattutto durature, di mutual gazecon i propri genitori siano maggiormente predisposti allo sviluppo di relazione, al controllo dell’attenzione e alla regolazione emotiva negli anni successivi. 

In presenza di deficit neurosensoriali quali la sordità, studi condotti sul mutual gaze, in cui almeno uno dei due soggetti della diade madre-neonato ne era affetto, hanno osservato che i bambini trascorrevano meno tempo guardando altrove e più tempo guardando la propria mamma, enfatizzando l’importanza dell’attenzione visiva in presenza di ipoacusia. Le madri sorde, inoltre, usavano di più strategie visive di contatto, mentre le madri normoudenti si basavano di più sulla vocalizzazione, pur in presenza di figli sordi. 

“L’assenza di interazioni di ‘mutual gaze‘ può rappresentare un motivo di preoccupazione, in quanto un contatto oculare assente o debole potrebbe essere un segno precoce di condizioni atipiche, in particolare nell’ambito del neurosviluppo, oltre che di alterata funzione visiva”, ha evidenziato Gabriella Araimo, Segretario del Gruppo di Studio Organi di senso della SIN.

Grazie all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nel 2017, i neonati sono sottoposti a screening visivi (come il test del riflesso rosso), che permettono di prevenire alcune forme di ipovisione e cecità. 

“La prevenzione a tutela della vista dei neonati è sempre più importante non solo per l’identificazione precoce e la presa in carico tempestiva di patologie potenzialmente invalidanti, quali la retinopatia del prematuro e la cataratta congenita, ma anche per lo sviluppo relazionale sin dai primi momenti di vita”, ha concluso il Presidente SIN Massimo Agosti. 

Induzione al parto

Ott 18
Scritto da Annamaria avatar

Dieci ore intense, di attesa, di emozione, di forza. Così Cecilia Rodriguez ha raccontato la sua esperienza di induzione al parto, condividendo con i fan sui social i momenti che l’hanno portata a stringere finalmente tra le braccia il suo primo figlio, avuto con Ignazio Moser. Un racconto autentico e sincero, che ha acceso i riflettori su una pratica sempre più diffusa ma ancora poco compresa: l’induzione al parto, ossia quella “spintarella gentile” che la medicina offre al corpo quando la natura ha bisogno di un piccolo aiuto per far iniziare il travaglio.

In parole semplici, l’induzione è un intervento medico che serve a stimolare le contrazioni uterine quando il travaglio non parte spontaneamente. Può avvenire in diversi modi – con farmaci, gel ormonali, o, in alcuni casi, con tecniche meccaniche – e viene effettuata sempre in ambiente ospedaliero e sotto controllo medico.

Non si tratta di un intervento “artificiale” nel senso negativo del termine, ma di una misura di sicurezza e di supporto, utile quando la gravidanza si prolunga troppo, quando si sospetta un problema per il bambino o la mamma, oppure semplicemente quando la natura decide di prendersi più tempo del previsto.

Di solito l’induzione viene proposta dopo la 41esima settimana, quando il bimbo sembra non avere troppa fretta di nascere.
Ma può essere necessaria anche in altri casi:

  • se ci sono problemi di pressione alta o preeclampsia,
  • se si rileva una sofferenza fetale,
  • se si rompe il sacco ma le contrazioni non iniziano da sole,
  • o se la mamma ha patologie che rendono rischiosa un’attesa troppo lunga.

Ogni caso, ovviamente, è personalizzato: l’induzione non è un “protocollo unico”, ma una decisione condivisa tra mamma e medici, calibrata su salute, sicurezza e tempi del corpo.

Come ha mostrato Cecilia Rodriguez, l’induzione non è una scorciatoia, anzi. Può durare molte ore, a volte anche più di un giorno, perché il corpo deve “entrare in ritmo” con il supporto medico.Le contrazioni iniziano gradualmente, il collo dell’utero si ammorbidisce, e il corpo si prepara lentamente all’arrivo del bambino.

È un processo che chiede forza, pazienza e fiducia — in sé stesse e nei professionisti che accompagnano questo momento così delicato. E anche se ogni nascita è diversa, l’obiettivo resta sempre lo stesso: la sicurezza e il benessere di mamma e bambino.

Raccontare un’esperienza come quella dell’induzione, come ha fatto Cecilia, significa normalizzare la realtà del parto, fatta di emozioni forti, tempi imprevedibili e coraggio puro. Significa dire alle donne che non esiste un “modo giusto” per partorire. Ogni nascita è un piccolo miracolo, anche (e forse soprattutto) quando non segue il copione perfetto.

Vera causa della nausea in gravidanza

Ott 17
Scritto da Annamaria avatar

Altro che semplice fastidio: la nausea mattutina, per molte donne incinta, non è solo una delle prove più temute dei primi mesi, ma un vero e proprio meccanismo di difesa. La vera causa della nausea in gravidanza la rivela uno studio dell’UCLA (University of California – Los Angeles), che ha collegato le risposte immunitarie alla nausea e alle avversioni alimentari, mostrando come questi sintomi siano in realtà un segnale che la gravidanza sta procedendo bene.

Pregnant woman suffering with nausea in morning

Secondo le ultime ricerche, circa otto donne su dieci vivono nausea, vomito o improvvisi rifiuti verso certi cibi o odori nel primo trimestre. Sintomi sgradevoli, certo, ma che nella maggior parte dei casi non indicano alcun problema: sono, anzi, il segno di un equilibrio finissimo che l’organismo costruisce per accogliere una nuova vita.

“Durante la gravidanza, il sistema immunitario della madre si trova ad affrontare una sfida complessa: deve proteggere sia lei che il feto dalle infezioni, senza però attaccare accidentalmente il bambino, la cui identità genetica è per metà estranea perché deriva dal padre”, spiega Molly Fox, professoressa di antropologia all’UCLA e autrice corrispondente dello studio.

“Normalmente – continua – il sistema immunitario attacca qualsiasi cosa sembri estranea, quindi, in gravidanza, deve adattarsi attentamente per proteggere il feto, pur continuando a difendere dalle infezioni entrambi”.

Insomma, dietro quel malessere mattutino c’è un sofisticato dialogo biologico tra la mamma e il suo corpo. Gli studiosi hanno scoperto che tutto ruota attorno a un mix unico di risposte infiammatorie che consentono al sistema immunitario di non rigettare il feto, affiancate da comportamenti adattivi, come la nausea, che spingono la futura mamma a evitare alimenti potenzialmente pericolosi. Una strategia perfetta, soprattutto nei primi mesi di gestazione, quando il piccolo è più vulnerabile.

“Nausea, vomito o avversione a cibi o odori non sono segni di un problema della madre o del feto, ma è probabile che siano un’indicazione che tutto procede normalmente e un riflesso della sana e utile risposta immunitaria dell’organismo”, sottolinea Daniel Fessler, professore di antropologia e coautore dello studio.

Depressione peripartum

Ott 05
Scritto da Annamaria avatar

La nascita di un bambino è spesso raccontata come un momento di gioia assoluta, ma la realtà può essere più complessa. Molte donne, infatti, sperimentano sentimenti di tristezza, ansia e smarrimento durante la gravidanza o dopo il parto. Quando questi stati d’animo diventano persistenti e intensi, si parla di depressione peripartum.

depressione peripartum

Si tratta di una forma di depressione che può manifestarsi in gravidanza o nei primi mesi dopo il parto. Non va confusa con il cosiddetto “baby blues” , una condizione transitoria, che colpisce molte neomamme nei primi giorni dopo la nascita del bambino e che tende a risolversi spontaneamente. La depressione peripartum, invece, è più duratura e richiede attenzione e supporto.

I sintomi più comuni sono:

  • tristezza profonda e persistente
  • perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane
  • ansia, irritabilità o attacchi di panico
  • senso di colpa e inadeguatezza come madre
  • difficoltà a dormire o, al contrario, sonno eccessivo
  • calo dell’energia e della concentrazione
  • difficoltà a creare un legame con il neonato

Perché accade? Le cause sono multifattoriali. Possono incidere i cambiamenti ormonali tipici della gravidanza e del post-parto. Anche lo stress e stanchezza fisica legati alla nuova routine contribuiscono. Poi ci sono i fattori psicologici e sociali, come isolamento, mancanza di supporto, precedenti episodi di depressione o ansia.

La cosa più importante è non sentirsi sole e chiedere aiuto. Parlare con il proprio medico, ginecologo o psicologo è il primo passo. Le strategie più utili per affrontarla possono includere: supporto psicologico individuale o di gruppo. In alcuni casi possono rendersi necessari trattamenti farmacologici sotto stretto controllo medico. Non dimentichiamo che l’aiuto pratico da parte del partner, della famiglia e degli amici, per alleggerire il carico quotidiano possono aiutare. Da tenere bene a mente che è necessari avere uno stile di vita sano: alimentazione equilibrata, movimento moderato, riposo quando possibile.

La depressione peripartum non è un segno di debolezza né di scarsa capacità di essere madre. È una condizione medica che può essere affrontata e superata con il giusto sostegno. Riconoscerla e parlarne apertamente è il primo passo per guarire e per vivere con serenità la maternità.

Gravidanza in autunno

Ott 02
Scritto da Annamaria avatar

Foglie che cadono, giornate più corte, primi maglioni di lana: l’autunno è una stagione affascinante, ma porta con sé anche qualche piccola insidia, soprattutto per le future mamme. Con i primi freddi, infatti, il corpo deve adattarsi a nuovi ritmi, e in gravidanza questo significa prestare ancora più attenzione al benessere e alla prevenzione. Ecco come affrontare una gravidanza in autunno.

gravidanza in autunno

L’autunno può diventare un alleato prezioso: è la stagione ideale per rallentare, concedersi tisane calde, leggere e ricche di benefici (ovviamente senza caffeina), e ritrovare energie dopo la calura estiva. Le passeggiate all’aperto, meglio se nelle ore centrali della giornata, aiutano a fare movimento senza stress e a ricaricarsi di vitamina D.

Con l’arrivo dei primi freddi aumentano i malanni di stagione: raffreddori, influenza e mal di gola possono diventare fastidiosi compagni per una futura mamma. Il sistema immunitario in gravidanza è naturalmente più delicato, perciò è fondamentale:

  • Coprirsi a strati, evitando sbalzi di temperatura.
  • Lavare spesso le mani, gesto semplice ma potentissimo.
  • Prestare attenzione alla dieta, introducendo frutta e verdura di stagione ricche di vitamine (zucca, mele, pere, cavoli, melograno).
  • Valutare con il medico la vaccinazione antinfluenzale, spesso consigliata in gravidanza.

Il cambio di stagione può portare stanchezza, insonnia o cali d’umore. Ecco perché è importante rispettare i segnali del corpo: dormire di più se serve, chiedere aiuto in casa e non sentirsi in colpa se si rallenta. La gravidanza è già di per sé un lavoro a tempo pieno!