Bambini: uso smodato del cellulare
I dati fanno paura. Sono quelli che riguardano i più piccoli. I bambini fanno un uso smodato del cellulare. Il telefonino è sempre più nelle loro mani sin da piccolissimi. I dati che emergono dalla XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, intitolato “Tempi digitali”, presentato da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre, allarmano.
In Italia, il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet quotidianamente, principalmente tramite smartphone. L’età di possesso e utilizzo dello smartphone diminuisce ulteriormente, con un aumento significativo dei bambini tra i 6 e i 10 anni che lo utilizzano ogni giorno, passando dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona quart’ultima nella mappa europea delle competenze digitali dei 16-19enni. Il 42% dei giovani italiani che presenta competenze scarse o nulle, rispetto alla media europea del 31%. Solo il 27% dei giovanissimi italiani ha competenze digitali elevate, a differenza del 50% dei francesi e del 47% degli spagnoli. I divari territoriali sono evidenti. Oltre la metà dei ragazzi del Sud (52%) ha scarse o nessuna competenza, mentre il Nord e il Centro si avvicinano ai valori medi europei (34% e 39%).
Non finisce qui. L’uso smodato del cellulare da parte dei bambini ha come conseguenza anche un uso problematico dei social. Le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5%. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni. Una delle motivazioni principali dell’uso intensivo dei social media è fuggire da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, il 24% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fanno un uso problematico: qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età, in questo caso, si abbassa a 11 anni.
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, rileva il Rapporto, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso.
Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso. Sono soprattutto al Sud, con la Campania in testa (31,6%) e dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni (fino all’83%) e si pratica meno sport. La prevenzione è un primo importante passo. Dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza. E necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.
Limitate i vostri bambini. L’uso smodato del cellulare è pericoloso. Io combatto ormai da tempo una battaglia contro la mia Bibi riguardo a questa questione. Lo so che non è facile, ma provateci e date soprattutto il buon esempio.
Neonati prematuri
Curarli, assisterli, garantire loro il benessere fisico e psicologico come a tutti i membri della famiglia. E’ importantissimo quando si parla di bambini nati prematuri.
Sono circa 25.000 i neonati prematuri che ogni anno vengono alla luce nel nostro Paese. Piccoli e fragilissimi, a volte con un peso inferiore ai 1500g, si affacciano alla vita ed iniziano la loro sfida tra le quattro mura della Terapia Intensiva Neonatale (TIN). Un percorso duro, a volte molto lungo, che i piccoli dovranno affrontare fuori dal grembo della mamma, ma con la fondamentale vicinanza dei genitori.
Il 17 novembre si celebra, la Giornata Mondiale della Prematurità, giunta alla 15ª edizione, un appuntamento fisso e divenuto negli anni irrinunciabile, per gli operatori sanitari, i genitori, i pazienti e per l’intera comunità. Il claim di quest’anno recita “Gesti semplici GRANDI RISULTATI: contatto immediato pelle a pelle per ogni neonato ovunque” . Tutti, infatti, possono fare qualcosa per migliorare la qualità di vita di questi bambini.
“Purtroppo, in alcuni casi, e mi riferisco a quello che sta succedendo nel conflitto Israele-Palestina, i gesti per tutelare i nostri neonati sono tutt’altro che semplici”, afferma il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) Luigi Orfeo. “Sto pensando alle ultime notizie che abbiamo letto, che ci riferiscono la morte di sei neonati prematuri all’Ospedale di Al Shifa e l’impossibilità per le Terapie Intensive Neonatali (TIN) di funzionare a causa della mancanza di elettricità. Tutte le guerre sono terrificanti. Ma non si dovrebbe mai arrivare al punto di coinvolgere i civili e soprattutto di colpire bambini e neonati”.
Da sempre la SIN e il Coordinamento delle Associazioni dei Genitori Vivere ETS collaborano per migliorare la qualità delle cure per i neonati prematuri e per tutti quei bambini ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale. Innanzitutto, battendosi per l’apertura delle TIN h24 e per dare la possibilità ai genitori di essere realmente parte integrante delle cure, stando a contatto con i loro piccoli sin da subito e per tutto il tempo che si vuole.
L’intera comunità può e deve essere coinvolta, gesti piccoli e semplici sono alla portata di tutti, degli operatori e dei genitori, ma anche degli amministratori e dei decisori. Fondamentale è coinvolgere anche le amministrazioni degli ospedali e le direzioni sanitarie, affinché sia abbattuta la prima e più alta barriera tra un neonato prematuro e la sua famiglia: la porta della TIN. Dovrebbe essere aperta h 24, cosa che invece, purtroppo, non avviene ancora in tutti i reparti del nostro Paese.
La Family Centered Care (FCC), la presenza costante dei genitori in TIN ed il loro coinvolgimento nelle attività di assistenza e cura e nei processi decisionali, è diventata nel tempo sempre più importante. E per questo motivo ad essa devono associarsi precisi programmi che permettano una vera integrazione dei genitori nel processo di cura dei loro bambini.
“Evidenze scientifiche dimostrano come facilitare l’intervento di mamma e papà contribuisca alla riduzione dello stress e dell’ansia nei genitori e al miglioramento di diversi outcome per il bambino”, continua Orfeo. “Tra questi la riduzione della retinopatia della prematurità e della durata della degenza, l’aumento della velocità di crescita, l’aumento dell’allattamento al seno e migliori punteggi nelle scale che valutano lo sviluppo neurocomportamentale”.
Centrare l’assistenza sulla famiglia significa anche agevolare la pratica della Kangaroo Care, il contatto diretto, pelle a pelle, tra i genitori ed il neonato prematuro, che consente lo sviluppo delle fisiologiche connessioni neurali, riducendo al minimo la probabilità di sviluppare problemi di neurosviluppo nel neonato.
Una evoluzione qualitativa della FCC è la Family Integrated Care (FICare) che sostiene la piena integrazione delle famiglie nella cura dei loro bambini in TIN, attraverso un quadro completo di interventi con 4 pilastri principali. L’ambiente, progettato o adattato per sostenere la partecipazione attiva h24. L’educazione ed il supporto dell’equipe della TIN, in particolare nell’opera di coinvolgimento e sostegno dei genitori ad essere caregiver primari per il loro bambino. L’educazione/supporto psicologico dei genitori, attraverso percorsi di sostegno strutturati anche tra pari, con la presenza di genitori senior opportunamente formati. La partecipazione attiva dei genitori a tutte le attività di reparto.
L’ambiente ha un ruolo cruciale per il prematuro. Ma anche per quello a termine, allorché la privazione improvvisa della presenza materna può avere conseguenze molto importanti per il neonato, costretto in un nuovo ambiente, che comprende esperienze di manipolazione procedurale stressanti, frequenti esperienze dolorose, movimenti, odori, rumori, luci e interruzione del sonno.
La protezione dell’ambiente sensoriale ed il coinvolgimento precoce dei genitori rappresentano, quindi, i punti chiave per migliorare gli outcome in TIN. Lo mostra un recente lavoro che riporta i risultati di un progetto di miglioramento volto a ridurre del 50%, in 3 anni, l’incidenza della emorragia ventricolare di grado elevato (sIVH) in neonati di peso inferiore a 1000 grammi (ELBW). L’implementazione delle cosiddette “Bedside Practices for Optimal Neurodevelopmental Care”, che comprendono gli interventi suddetti, oltre all’uso corretto degli steroidi, alla profilassi con indometacina e alla NIV precoce, sono associate ad una riduzione duratura dell’incidenza di sIVH e della mortalità nei neonati ELBW.
“Ancora oggi, nonostante le numerose evidenze scientifiche, nella maggior parte delle TIN italiane, manca una visione del ruolo essenziale delle famiglie come parte integrante dell’esperienza assistenziale”, spiega il Presidente dei neonatologi. “Riteniamo che il ruolo della SIN, in stretta collaborazione con le associazioni dei genitori, sia fondamentale per proporre percorsi formativi e supporti organizzativi per l’implementazione delle cure centrate sulla famiglia e per il conseguente miglioramento qualitativo dei nostri reparti. Un piccolo gesto che può sicuramente portare grandi risultati”.
Ed è proprio in quest’ottica che la SIN, con il suo Gruppo di Studio Care Neonatale, ha recentemente pubblicato le indicazioni per la promozione della Kangaroo Care e redatto un documento che aiuti a sviluppare un percorso di accompagnamento dei genitori alla dimissione e dopo la dimissione. Un percorso che, come recita il titolo stesso, “inizia dal giorno del ricovero”. Fondamentali in questo senso gli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato (ESCNH), pubblicati da EFCNI nel 2018 e successivamente tradotti in italiano. La SIN sta lavorando con Vivere ETS per sviluppare un modello di valutazione dei reparti di Neonatologia e TIN proprio a partire dagli Standard. Questo lavoro potrà consentire l’implementazione dei singoli reparti, affinché migliori la qualità di cura, considerando sempre di più i genitori risorsa fondamentale ed indispensabile.
Tra le iniziative della SIN per la GMP 2023, una breve guida, ideata per i genitori, insieme ai genitori. Realizzata per supportare le famiglie all’interno delle Terapie Intensive Neonatali, le aiuterà a contenere il dolore dei neonati con interventi non farmacologici.
Un premio speciale per le TIN e per i bambini, prematuri e non. Due contest volti a coinvolgere gli operatori dei reparti e l’intera comunità sul tema della prematurità
Ospedali, piazze, monumenti, social network e siti web: l’Italia si veste di viola per i neonati prematuri! Grazie alla collaborazione di Comuni, associazioni e operatori sanitari, accendiamo una luce sulla prematurità.
Ristorante vietato ai bambini
Alla fine è accaduto. In Italia, a Bacoli, vicino Napoli, c’è un ristorante vietato ai bambini, i minori di 14 anni non possono più entrare. Il titolare del locale “Hostaria Oasi Marina” ha scritto su Facebook un post, poi cancellato, per avvisare i clienti: “Non ce ne vogliate, ma è colpa di tanti genitori che non sono tali”.
Abbiamo parlato più volte del ‘galateo’ per i più piccoli, portati fuori nei locali, e abbiamo anche raccontato di come negli Usa una famiglia si sia trovata costretta a pagare una multa di 50 dollari in più sul conto a causa del comportamento dei figli. E ora ecco che anche nel Bel Paese si dice stop. Il ristorante è vietato ai bambini.
“Rompono tutto e sono esasperato – ha spiegato durante la trasmissione Mediaset “Pomeriggio Cinque” –. Quando ho provato a segnalare la cosa ai genitori difendevano i figli”. L’iniziativa del ristorante vietato ai bambini ha generato un vespaio sui social. Al titolare però non importa. “Nostro malgrado ci siamo visti costretti a non accettare più prenotazioni con bambini o ragazzi di età inferiore ai 14 anni. Non ce ne vogliate, ma è colpa di tanti genitori che non sono tali”, ha scritto su FB.
“Sono esasperato da vari eventi – ha chiarito il ristoratore –. Il più eclatante è quello che mi ha costretto a dover togliere tutti i bicchieri da vino sui tavoli, perché i bambini rompevano tutto. Si rincorrevano tra le piante ed è pericoloso. Con i genitori imperterriti, fermi, impassibili. Anzi, quando ho provato a segnalare la cosa, difendevano i figli. Con determinati genitori è difficile intervenire”. E voi che ne pensate?
Bambini a tavola
I bambini a tavola, a casa o al ristorante, spesso fanno disperare. E’ notizia recente quella di una famiglia americana che si è trovata a pagare ben 50 dollari in più sul conto per colpa dei figli indisciplinati nel locale. Il fatto ha creato polemica. Ma è opportuno che la buona educazione venga impartita loro con semplici regole, per vivere tutti meglio.
Come devono comportarsi i bambini a tavola? Sin da piccolissimi devono innanzitutto imparare a dire “grazie” e “per favore”. Avendo i genitori come esempio: questo non va mai dimenticato.
I bambini a tavola devono:
Masticare con la bocca chiusa,
Non parlare mentre stanno mangiando,
Stare seduti composti, senza infastidire gli altri,
Parlare con un tono aggraziato, senza urlare,
Non giocare col cibo o lanciarlo.
Devono saper usare le posate, chiaramente aiutati dai grandi se non sono ancora in grado, pulire la bocca col tovagliolo, che va messo sulle gambe, non alzarsi da tavola e gironzolare, soprattutto a cena fuori, non stare davanti a tablet e cellulari, che potrebbero disturbare gli altri commensali.
Se voi mamme e papà, dovete rimproverarli, ricordate di fare lo stesso: non alzare la voce. Essere fermi e diretti, sì, ma con pacatezza e gentilezza. Il buon senso deve guidarvi. E farvi intuire le situazioni. Perché, ad esempio, non potrete pretendere a un infinito pranzo di nozze che il bimbo rimanga composto per ore. Ci vuole un po’ di elasticità in questo caso.
Colazione da studenti
La colazione da studenti è quella che regala maggiore lucidità sin dal mattino. Qual è quella ideale? Innanzitutto è importante che questo pasto non venga saltato mai. Sicuramente va però bilanciato.
“Una revisione sistematica della letteratura su effetti cognitivi e performance scolastica associati alla prima colazione indica migliori risultati per memoria visiva, logica e creatività in presenza di apporti energetici per la prima colazione maggiori del 20% dell’energia totale della giornata”, dice Francesca Scazzina, professore associato di Nutrizione umana all’università di Parma, al Corriere della Sera.
La colazione da studenti, quella ideale, ha degli standard fissi. “Dolce o salata, la colazione dovrebbe includere almeno tre gruppi di alimenti. Cereali integrali per il maggiore contenuto di fibra, vitamine e sali minerali. Frutta fresca e verdura per fornire acqua, vitamine e componenti bioattivi. Frutta secca per fibra e grassi polinsaturi essenziali. Latte o derivati per le proteine di alto valore biologico e per il calcio. Oggi è invece alto elevato il consumo di prodotti raffinati, con eccesso di zuccheri, grassi e sale mentre l’assunzione di latte e yogurt è inferiore ai livelli desiderabili”, sottolinea l’esperta.
“La colazione dovrebbe avere contenuto calorico compreso tra il 15 e il 25% del fabbisogno energetico quotidiano (30% in assenza di spuntino) per evitare di arrivare a pranzo troppo affamati. Studi condotti su bambini di 9-12 anni hanno dimostrato che chi la salta mangia più spuntini, assumendo da questi ultimi circa il 40% dell’energia giornaliera, con un consumo elevato di zuccheri semplici”, conclude la Scazzina.
La Società Italiana di Nutrizione Umana e quella di Scienze della Alimentazione hanno proposto alcuni esempi di colazioni equilibrate adatte ai bambini. Eccoli qui di seguito. La colazione da studenti dovrebbe seguirli:
1) una tazza di latte con un cucchiaino di cacao, biscotti frollini oppure cereali da prima colazione, un frutto fresco;
2) uno yogurt, cereali da prima colazione, frutta fresca e frutta secca a guscio;
3) una tazza di latte, un toast, un frutto;
4) una spremuta di frutta fresca, una fetta di pane con ricotta e pomodoro.
Bambini: uso del digitale non prima dei 9 anni
I device aiutano I più piccoli a sviluppare la coordinazione visuo-motoria e a stimolare la creatività e la capacità di problem-solving. L’uso del digitale deve essere permesso loro, però, non prima dei 9 anni. Sono le raccomandazioni della Guida “Bambini e adolescenti in un mondo digitale”, realizzata dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) e presentata in occasione del XVII Congresso nazionale “Ed io avrò cura di te. Il tuo Pediatra un approdo sicuro”.
La Guida Fimp “Bambini e adolescenti in un mondo digitale” identifica specifiche tappe d’età rispetto alle quali si suggerisce ai genitori se, quando e come inserire l’utilizzo delle tecnologie digitali, con l’obiettivo di supportare una crescita sana e proteggere bambini e adolescenti dai rischi psico-sociali come il cyberbullismo. In questo contesto, infatti, il Pediatra di Famiglia, in virtù del rapporto fiduciario e continuativo instaurato con le famiglie, svolge l’importante compito di educare i genitori e di supportarli nella mediazione del rapporto dei propri figli con le tecnologie digitali. Su vi è scritto a chiare lettere che, per quanto riguarda i bambini, l’uso del digitale non deve essere permesso prima dei 9 anni.
Secondo la Guida, come si legge sul Sole 24 Ore, prima dei 3 anni il bambino ha l’esigenza di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali, pertanto è opportuno evitare il più possibile l’utilizzo degli schermi. Dai 3 ai 6 anni il bambino ha bisogno di scoprire tutte le sue possibilità sensoriali e manuali, dunque va incoraggiato il gioco con i coetanei, evitando smartphone o tablet personali.
Dai 6 ai 9 anni è l’età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, pertanto è consigliabile disincentivare l’uso di internet. Infine, dai 9 ai 12 anni, cioè l’età in cui il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto l’occhio attento dei genitori. Ma si suggerisce di evitare la partecipazione diretta ai social network. Ricordate: per i bambini l’uso del digitale non prima dei 9 anni, quindi.
“La Guida messa a punto dalla Fimp vuole essere uno strumento di facile utilizzo per una corretta comunicazione con le famiglie, aiutandole a gestire in maniera consapevole il rapporto con gli strumenti digitali. – commentano Osama Al Jamal e Giovanni Cerimoniale, promotori della guida Fimp all’uso del digitale – Al contempo però, preme sottolineare che l’utilizzo di Internet e dei social network è diventato parte integrante del nostro modo di comunicare e di relazionarci con gli altri. Ma non può sostituirsi alle interazioni dirette con coetanei e famiglie”.
Per questo motivo, i pediatri suggeriscono ai genitori di porre domande ai propri figli per stimolare riflessioni su quello che hanno visto o letto online. Questo contribuisce pure a instaurare un rapporto di maggiore confidenza e alleanza. I genitori hanno il compito di monitorare l’utilizzo dei dispositivi. Verificare l’eventuale dipendenza dallo schermo, che è spesso il sintomo e non la causa di un malessere psicologico o sociale. Nella Guida, infine, vengono riportati gli indirizzi della Polizia Postale e i Centri per la gestione della dipendenza da Internet a cui potersi rivolgere.
“Il Pediatra di Famiglia ha un ruolo importantissimo nell’educazione delle famiglie a un corretto utilizzo di Internet e degli strumenti digitali. Questi influiscono in maniera molto rilevante sullo sviluppo e sul benessere psico-fisico di bambini e adolescenti. – aggiunge Giuseppe Di Mauro, segretario nazionale alle attività scientifiche ed etiche della Fimp – E’ quindi essenziale stimolare la consapevolezza che l’online non è virtuale. E che è importante prendere sul serio la ‘vita digitale’ e saper scindere verità e finzione”. “
“Se è vero che i nuovi media, in particolare i social, sono ormai entrati a far parte delle vite dei nostri ragazzi, è necessario disincentivarne l’uso indiscriminato. I genitori ci chiedono più supporto in questo ambito. Noi Pediatri di Famiglia siamo pronti a offrire le nostre conoscenze per guidarli e orientarli al meglio. – spiega Antonio D’Avino, presidente nazionale Fimp – Il corretto approccio al digitale è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Le trasformazioni tecnologiche e sociodemografiche in atto pongono nuove sfide per l’assistenza sanitaria. Queste coinvolgono anche, e soprattutto, i Pediatri di famiglia, quotidianamente al fianco delle famiglie per garantire la tutela del benessere complessivo dei bambini e degli adolescenti di oggi che rappresentano il 100% degli adulti di domani”.
Cura degli occhi sin dalla nascita
Bisogna aver cura degli occhi sin dalla nascita. Per questo sono importantissimi gli screening neonatali, come sottolinea la SIN.
#loveyoureyes è l’hashtag scelto per la Giornata Mondiale della Vista, che ricorre domani, 12 ottobre 2023. E’ promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB). E’ sostenuta dal Ministero della Salute. Il tema proposto per quest’anno è l’importanza della salute oculare sul luogo di lavoro. In Italia la campagna di sensibilizzazione scelta è molto impattante. Un’immagine completamente nera con una scritta bianca: “NON SERVONO IMMAGINI PER DESCRIVERE IL BUIO. La vista è un bene prezioso. Siamo al tuo fianco per custodirla”.
La prevenzione e la cura degli occhi sono fondamentali in tutte le fasi della vita, sin dalla nascita. Per questo la Società Italiana di Neonatologia sostiene la diffusione, su tutto il territorio nazionale, degli screening neonatali, tra cui anche quelli oculari e visite oculistiche regolari e frequenti, soprattutto durante i primi mesi di vita, volte all’identificazione precoce e alla presa in carico tempestiva di patologie gravi.
C’è una categoria di neonati per la quale la tutela della salute degli occhi risulta ancora più delicata, quelli ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e sub intensiva, sia per il rischio di insorgenza di malattie gravi, come ad esempio la retinopatia della prematurità (ROP) e la cataratta congenita, sia perché proprio durante il periodo di ricovero avviene la maturazione dell’organo di senso. E’ basilare che la cura degli occhi inizi sin dalla nascita, in questo caso ancor di più.
Gli Standard Assistenziali per la Salute del Neonato, la cui diffusione ed applicazione è attualmente seguita da una commissione istituita ad hoc dalla SIN, definiscono diversi criteri per la progettazione di ambienti di degenza in grado di proteggere il neonato dallo stress. Incluso quello visivo. E migliorare il sonno, con ottimizzazione dello sviluppo neurologico a distanza.
In particolare, i livelli di illuminazione ambientale negli spazi dedicati ai neonati devono essere regolabili, individualizzabili, attraverso comandi di accensione/spegnimento e di attenuazione. Qesto in base alle necessità, al comfort e ai ritmi circadiani. Le sorgenti luminose devono avere uno spettro di colori appropriato ed essere posizionate in modo da ridurre al minimo abbagliamento, ombre e sfarfallio.
Radiazioni ultraviolette o infrarosse non necessarie possono essere evitate utilizzando lampade, lenti o filtri appropriati. Ogni posto letto per neonato dovrebbe essere munito di una sorgente di illuminazione separata, da utilizzare per le procedure e regolabile. Dovrebbe essere assicurato l’accesso immediato alla luce del giorno, senza dover lasciare la TIN. In ogni spazio o stanza dedicati al bambino, o nelle postazioni di lavoro adiacenti, si dovrebbe prevedere almeno una fonte di luce naturale proveniente da una finestra o da un lucernario. Per tutte le finestre del reparto, che danno sull’esterno, dispositivi di oscuramento di colore neutro, al fine di minimizzare la distorsione del colore.
“Bisogna accrescere la consapevolezza sul valore delle cure, che devono essere sempre più mirate ed accurate per tutti i neonati e continuare ad investire sulla prevenzione con gli screening neonatali”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della SIN. “Il compito di noi neonatologi è tutelare i più piccoli, in particolare nelle TIN e le loro famiglie, allo scopo di ridurre sempre più l’incidenza di queste patologie, molto gravi e spesso invalidanti”, precisa ancora.
Salute mentale bambini
Si dice che i problemi riguardanti la salute mentale saranno la ‘pandemia’ del futuro. Perché sono sempre più i bambini e gli adolescenti ad aver bisogno di aiuto.
Quasi un miliardo di persone nel mondo vive con almeno un disturbo mentale. Anche tra i bambini e gli adolescenti i dati sono allarmanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) tra il 10 e il 20% di giovanissimi soffre di disturbi mentali e il 75% delle persone comincia a soffrirne prima dei 25 anni.
In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che ricorre oggi, 10 ottobre, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), sottolinea l’importanza della sensibilizzazione e dell’individuazione precoce dei sintomi. Questo in un Paese nel quale quasi due milioni di bambini e ragazzi sono colpiti da disturbi neuropsichici. “E’ solo ponendo la lente d’ingrandimento sull’età evolutiva, che ha specificità e peculiarità rispetto all’età adulta, che si può intervenire precocemente”, evidenzia Elisa Fazzi, presidente Sinpia.
“La domanda di interventi in questo ambito è in continua crescita. Si tratta di una vera emergenza di sanità pubblica con un’inevitabile ricaduta su aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo. Il peso globale dei disturbi mentali in età evolutiva continua a crescere. Anche in Italia, dove i disturbi neuropsichici nell’infanzia e adolescenza colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi”, continua.
Secondo uno studio collaborativo policentrico coordinato dalla Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Torino diretta da Benedetto Vitiello, Neuropsichiatra infantile di fama internazionale, le richieste di visite neuropsichiatriche infantili urgenti sono aumentate negli anni più recenti. “Abbiamo analizzato i dati di 9 ospedali italiani . Hanno raccolto circa 25000 visite neuropsichiatriche urgenti rivolte a bambini e adolescenti dal 2018 al 2021. – commenta Vitiello – E abbiamo potuto registrare un drammatico incremento di visite. Soprattutto per quanto riguarda i disturbi dell’alimentazione. In particolare l’anoressia e disturbi quali autolesionismo e ideazioni o comportamenti suicidali in soggetti in età adolescenziale con una prevalenza del sesso femminile”.
Per comprendere il fenomeno basti pensare che gran parte dei quadri depressivi esordiscono in adolescenza (1 femmina su 4 e 1 maschio su 10). Spesso sono preceduti da altri disturbi come ad esempio quello del sonno. Il 59% dei casi di disturbi della condotta alimentare ha tra i 13 e 25 anni di età. Il 6% ha meno di 12 anni. E che il suicidio rappresenta la prima causa di morte in italia tra gli adolescenti (dato 2019). Gli esordi precoci di queste patologie sono, inoltre, associati a quadri più gravi e complessi.
“Una politica di sanità pubblica – aggiunge Rosamaria Siracusano, Responsabile della Sezione di Psichiatria della SINPIA – non può non tener conto di tali dati. Che diventano ancora più significativi se consideriamo che il 20-40% dei ragazzi e degli adolescenti presenta elevati livelli di sofferenza psichica. Ma solo meno della metà di questi soggetti giunge all’attenzione dei servizi di neuropsichiatria infantile”.
Numerose ricerche sottolineano inoltre che, in molti casi, i quadri clinici conclamati in adolescenza rappresentano l’evoluzione di condizioni spesso sottosoglia del bambino. “I disturbi propri del neurosviluppo ad esordio nei primi anni di vita – conclude Chiara Davico, Neuropsichiatra Infantile, Università degli Studi di Torino – rappresentano i precursori per traiettorie evolutive psicopatologiche gravi. E maggiormente impattanti in adolescenza. In tale ottica promuovere il neurosviluppo, sostenendo una crescita armonica e serena, così come intervenire quando compaiono difficoltà e disturbi deve rappresentare una priorità del sistema sanitario. Così come della comunità in senso lato”.
L’impegno istituzionale del nostro Paese, tuttavia, appare ancora irrisorio in tale campo. Si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale, quella dei bambini compresa, con circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva. Questo a fronte del 10% dei principali Paesi ad alto reddito. E con risorse particolarmente carenti per i servizi ospedalieri e territoriali di neuropsichiatria infantile. Servizi che in questi anni si trovano ad affrontare una vera emergenza.