Bambini: la noia fa bene
I bambini in estate sono liberi dagli impegni programmati. Sappiate che la noia fa bene, se, come spesso dicono, accade che si annoino. Lo sottolinea Alessandro Ghezzo all’Avvenire.
La noia fa bene ai bambini, li spinge a essere più creativi. Il neuropsichiatra infantile del Centro terapeutico di Antoniano spiega: “E’ da vivere come un bel dono dell’estate perché, stimolando a trovare soluzioni estemporanee nel mare del ‘tutto programmato’. Può essere una spinta per allenare la creatività, anzi un’opportunità per il pensiero creativo. Finalmente, e probabilmente solo per poche settimane, i bambini possono sperimentare una vita svincolata, almeno in parte, da un adulto esterno alla famiglia che dice loro cosa fare, che media sul come fare, che corregge gli errori”.
“Quand’ero piccolo le vacanze erano letteralmente interminabili. Inevitabile che la noia facesse capolino durante quelle eterne giornate, specie in quell’epoca pre-tutto (pre-computer, pre-smartphone e anche quasi pre-televisione, che iniziava alle 17 e durava solo un’ora e mezza circa). Quindi ci si doveva arrangiare per arrivare a sera. Chi si metteva a leggere (pochi, per la verità), chi a disegnare, chi a costruire missili spaziali con le sedie di casa, chi a fare la sentinella con un fucile di legno fabbricato manualmente dal nonno. Ma, soprattutto, si chiamava a gran voce l’amico da sotto casa sua, chiedendogli di scendere in cortile a giocare”, sottolinea il dottore.
La noia non è un sentimento negativo, né positivo. Ai bambini fa bene. “Di sicuro annoiarsi è uno stimolo potente all’apertura sociale. I bambini tendono a coinvolgere di più i genitori nelle loro attività e a giocare di più tra loro. Se un genitore gioca con il proprio figlio, vuol dire semplicemente che si passa più tempo assieme, possibilmente in attività divertenti e utili. In questi anni frenetici, non è cosa di poco conto”.
Con la noia, si può abusare dei device: “L’uso dei device elettronici in alcuni casi rischia di prendere il sopravvento. Sta ai genitori intervenire e vigilare su questo aspetto. Siamo tutti consapevoli che non è facile, spesso quasi impossibile, ma è assolutamente necessario farlo. In questo caso il genitore ha tutto il diritto e dovere di intervenire, togliendo di mano lo smartphone o staccando la presa del pc. Oppure indirizzandone l’utilizzo verso giochi o attività interessanti, facendosi coinvolgere in prima persona. Il web è pieno di giochi gratuiti per stimare l’attività cerebrale”.
L’esperto conclude: “Lasciamo ai bambini la possibilità di cercare spontaneamente vie di uscita dalla noia. Dedichiamo, noi genitori, del tempo per giocare di più insieme ai figli. Il consiglio è quello di dedicare questo tempo ‘dilatato’, insieme ai più piccoli, a tutte le attività che si fatica ad affrontare con calma durante l’anno, trasformandole però in divertimento e aiutando i bambini e le bambine a sviluppare un senso di responsabilità e comunità”.
Educazione digitale bambini
L’educazione digitale dei bambini deve essere sempre presente in famiglia. Oggi è necessario che i genitori siano preparati. E’ con questo scopo che è nato il decalogo di Neoconnessi, che la Società Italiana di Pediatria (SIP) ha messo a punto con WindTre.
Il decalogo regala 10 linee guida che possono dare una Manno alle mamme e ai papà nell’educazione digitale dei bambini.
La FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) ha capito quando fosse importante realizzare una guida sull’educazione digitale fruibile da pediatri, genitori, educatori. “Bambini e adolescenti in un mondo digitale” è nata per questa ragione. All’interno si evitare l’uso di internet in tutte le fasce d’età: dai 0 ai 3 anni, per permettere al bambino di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali. Dai 3 ai 6 anni, per favorire la scoperta delle possibilità sensoriali e manuali attraverso il gioco con i coetanei. Dai 6 ai 9 anni, per aiutare il bambino a scoprire le regole del gioco sociale. Dai 9 ai 12 anni, per promuovere un’esplorazione sicura e adatta all’età dei contenuti presenti sui social network, sempre sotto la supervisione dei genitori.
Il decalogo dà un’ulteriore mano ai genitori e quindi ai bambini.
1 – Stai vicino ai bambini quando muovono i primi passi in Rete
2 – Mai più senza Parental e Self Control
3 – La qualità dei contenuti oltre alla quantità
4 – Facciamo i bravi… cittadini digitali. Anche in rete norme di rispetto ed educazione
5 – Sempre gentili, anche online
6 – Alleniamoci a non cadere nelle trappole del Web
7 – Insegniamo che la nostra identità online ha valore
8 – Facciamo i creativi… anche online
9 – Troviamo il giusto equilibrio fra digitale e reale
10 – Facciamoci raccontare le novità digitali dai più piccoli
Finestre di veglia bambini
Si regolano autonomamente. Le finestre di veglia dei bambini sono i momenti che i piccoli trascorrono svegli. Noi genitori non dobbiamo modificare le loro abitudini, spesso sbagliamo. “Alla nascita il bambino ha ancora il ritmo fetale, dorme a lungo, già a tre mesi avrà nel suo corpo il livello di melatonina di un adulto”, chiarisce a Fanpage il dottor Oliviero Bruni.
Esperto in medicina del sonno e neuropsichiatra infantile azienda Ospedaliera Sant’Andrea all’Università Sapienza di Roma, chiarisce: “Le finestre di veglia sono un termine che è stato coniato per definire il ritmo circadiano del bambino, che cambia con la crescita. Il bambino, soprattutto nel primo mese di vita mantiene il ritmo della vita fetale, il basic rest activity cycle. Esattamente come quando è nella pancia della mamma, per il primo mese di vita il bimbo ha 3-4 ore di immobilità che possiamo definire sonno, e un periodo che varia da 30 minuti ad un’ora di attività”.
“Dal primo al terzo mese di vita cambiano i ritmi sonno-veglia del bambino, perché il suo corpo inizia a produrre autonomamente la melatonina, che poi si stabilizza, raggiungendo i livelli che ha nell’adulto”, dice l’esperto. “In questo periodo si strutturano le fasi del sonno. E diventano relativamente simili a quelle dell’adulto. Le finestre di veglia si allungano naturalmente, passando da trenta minuti a novanta minuti”, precisa ancora..
Le ore di sonno di tutti i bambini non sono uguali ovviamente. “Sicuramente con la crescita le finestre di veglia si allungano. Nel senso che le ore di veglia aumentano nelle ore diurne e diminuiscono in quelle notturne, consentendo al bambino di avere un sonno più continuativo”, dice Bruni. I genitori devono rispettare le finestre di veglia dei loro bambini in funzione dei sonnellini: “Se un bambino non dorme o salta un sonnellino, la sua finestra di veglia si allunga. E saltando il sonno del pomeriggio può essere più irritabile e nervoso. E di conseguenza avere un sonno instabile e alterato anche nel corso della notte”.
“Le finestre di veglia si allungano attorno ai sei mesi. Quando il sonno viene portato nelle ore notturne, diventando molto più continuativo da lì in avanti. Successivamente attorno ad un anno di età iniziano a instaurarsi i sonnellini diurni per i bambin. Uno mattutino e uno pomeridiano. Con la crescita si manterrà solo quello del pomeriggio. A mio avviso un concetto che non esiste sono i power nap, far dormire i bimbi nel tardo pomeriggio. Perché poi si addormentino più tardi nella notte”, sottolinea il medico.
Colazione bambini in estate
Molte volte si va di corsa e quindi la si salta: è sbagliatissimo, soprattutto quando si parla di bambini. La colazione in estate è ancora più fondamentale. “La colazione è un pasto essenziale nell’arco della giornata e si può definire il pasto più importante perché consente di fornire il substrato energetico che il bambino avrà per tutta la giornata e la regolazione dell’appetito nei pasti successivi”, spiega la dottoressa Pilar Nannini al Corriere della Sera.
La pediatra specializzata in Nutrizione Infantile aggiunge: “Quindi anche soprattutto in estate è importante non saltare la colazione ma avere delle abitudini nutrizionali adeguate, anche fin dall’età dell’introduzione dell’alimentazione complementare, in gergo chiamata svezzamento. Saltare la colazione tende infatti a portare i bambini a esagerare con snack fuori pasto e con l’eccessiva assunzione di alimenti dolci”. La colazione in estate, perciò, va sempre fatta.
Cosa dara ai bambini per colazione in estate? “Nella nostra tradizione siamo abituati a offrire ai bambini colazioni caratterizzate dall’offerta di alimenti dolci. Ma è necessario stare attenti a non fornire un eccesso di zuccheri semplici a discapito di altri importanti nutrienti”, chiarisce il medico. “Iniziare la giornata con della frutta di stagione consente al bambino già di assumere vitamine, sali minerali e fibre è una buona dose di liquidi, perché fortunatamente la frutta di stagione estiva è molto ricca di acqua, ad esempio l’anguria ne contiene il 95%, il melone 94%, la pesca il 90%”, sottolinea la pediatra.
Non dimenticare mai le proteine: “Non solo latte o yogurt. Possiamo sdoganare altri alimenti meno noti, come per esempio l’hummus di ceci o di legumi, una ricotta da spalmare sul pane, una robiola. Yogurt vegetale come ad esempio quello di soia, oltre al consueto latte o yogurt. Vanno evitati il più possibile, invece, i salumi, per i loro effetti negativi. Infatti la società italiana di pediatria (SIP) ne raccomanda un consumo molto limitato. Tra i carboidrati, è meglio scegliere i carboidrati complessi come pane integrale, oppure pane costituito da farine special. Ad esempio come quella di farro o di quinoa, pane ai cinque cereali. Oppure pane ai semi, in modo che possano costituire una riserva energetica a lento rilascio durante la giornata”.
I bimbi devo assumere anche “grassi buoni”: “Come, ad esempio, piccole porzioni di frutta secca, in granola. Oppure in polvere finissima da poter aggiungere allo yogurt, oppure al latte, oppure una fetta di pane con una crema spalmabile ad esempio di arachidi, o nocciole”.
Bambini: rimedi meduse e tracine
Al mare i bambini possono entrare in contatto con le meduse e le tracine. L’Ospedale Bambino Gesù spiega che rimedi adottare in caso dello spiacevole incidente.
In estate, per quelli che vanno al mare, può capitare. I bambini non devono spaventarsi, è importante tenerli calmi in caso di un incontro ravvicinato con meduse e tracine. I rimedi? Eccoli qui.
I pediatri dell’Ospedale sono chiarissimi nell’indicare i rimedi contro le punture di meduse e tracine. I consigli sono indicati per i bambini, certo, ma valgono anche se ad avere lo spiacevole incontro siano la mamma o il papà.
“Per quanto riguarda le meduse, i consigli da seguire nel caso si faccia questo spiacevole incontro sono: grattare con una tessera di plastica le zone della cute venute a contatto, per impedire alla tossina di penetrare la cute ed entrare in circolo. Applicare, senza frizionare, sabbia calda essendo la tossina termolabile. Successivamente detergere la parte con acqua salata; applicare gel al cloruro di alluminio al 5%; non utilizzare l’ammoniaca. Consultare il medico in caso di reazioni più gravi”, si legge.
E ancora: “La puntura della spina dorsale della tracina, pesce che vive nel fondale sabbioso del mare, provoca un dolore estremamente intenso per la liberazione di una tossina. La parte colpita appare rossa e tumefatta. Raramente, possono verificarsi sintomi generalizzati quali aumento della frequenza cardiaca, difficoltà di respirazione, nausea, difficoltà di movimento dell’arto colpito. Poiché la tossina inoculata dalla tracina è termolabile, è consigliabile immergere il piede in acqua calda per disattivarla. Nei casi più gravi o complicati il medico potrà prescrivere antibiotici e antistaminici”.
Bambini: benefici sport
Quali sono i benefici dello sport nei bambini? La Dottoressa Adelia Lucattini lo spiega chiaramente a Orizzonte Scuola: aumenta la fiducia in se stessi.
Lo sport fa bene, non smetteremo mai di ripeterlo, i benefici per i bambini sono molteplici. La psichiatra e psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana sottolinea: “Numerosi studi indicano che le attività sportive non agonistiche nei bambini aumentano l’energia vitale, la fiducia in sé stessi e il piacere. Lo sport, vissuto come un gioco in movimento, consente ai bambini di esprimere la propria personalità. Emozioni e pensieri attraverso il corpo. La padronanza del proprio corpo e la propriocezione dei movimenti aumentano la sensazione di efficacia anche a livello emotivo e mentale. Il raggiungimento di obiettivi prefissati attraverso l’impegno rafforza la fiducia nelle proprie capacità”.
“Il ruolo degli adulti è fondamentale nel trasmettere l’importanza del rispetto delle regole e del lavoro di squadra. L’affetto e l’empatia degli adulti verso i “piccoli sportivi” aiutano i bambini a sviluppare una considerazione positiva di sé stessi e rispetto per gli altri. Questo li rende più socievoli e desiderosi di fare nuove amicizie attraverso il gioco e lo sport”, chiarisce ancora l’esperta.
“Seguendo l’esempio e le indicazioni degli adulti, i bambini interiorizzano le regole, organizzano il loro mondo interno e scoprono le proprie attitudini. Il gioco partecipativo con i coetanei permette loro di riconoscere le proprie qualità. La gioia del movimento fisico controllato, alternato a momenti di gioco libero, favorisce l’empatia, il rispetto della diversità e la creatività, rendendoli meno timidi e più intraprendenti”, dice ancora la Lucattini.
L’esperta conclude: “La partecipazione attiva allo sport offre numerosi benefici fisici e psicologici, riducendo il rischio di obesità e migliorando la coordinazione e l’equilibrio. Lo sport infonde sicurezza in sé stessi, migliora le abilità sociali e personali, riduce l’ansia e le reazioni depressive. È un antidoto naturale all’uso eccessivo di dispositivi elettronici, favorendo l’aspirazione a diventare campioni nello sport e nella vita attraverso l’impegno e il sacrificio”. Mamme e papà abbiate bene a mente i benefici dello sport nei bambini e fatelo praticare ai vostri figli: è importantissimo.
Compiti vacanze: come organizzarsi
I compiti delle vacanze già a luglio diventano un problema per noi genitori. Abbiamo la paura che i bambini non ce la facciano a finirli in tempo… Come organizzarsi? Francesca Valla, famosa come tata di SOS Tata, insegnante e counselor, lo spiega al Corriere della Sera.
A metà lungo inoltrato purtroppo i libri devono essere nuovamente messi sulla scrivania o portati in viaggio con i piccoli. Una pausa troppo lunga è controproducente. Tata Francesca dà le dritte su come organizzarsi con i compiti delle vacanze.
“L’ideale per un bambino e una bambina sarebbe che i compiti fossero dosati e avessero degli spazi per annoiarsi, perché la noia è l’attività creativa più preziosa poiché permette di vivere la frustrazione di non far niente. I bambini sono abituati ad avere ogni minuto della vita programmato. Vivono un eterno presente. E va bene vivere sul qui e ora, ma è importante anche fermarsi a pensare a quello che hanno vissuto ieri e immaginarsi quello che faranno domani – racconta Francesca Valla –. Quando nostra figlia, o nostro figlio, ci dice mamma e papà mi annoio… rispondiamo sono felice per te, perché in quel momento hai un’opportunità preziosa”.
“I nostri figli in queste vacanze, che non sono necessariamente le vacanze dei genitori, hanno bisogno di riposo. Sappiamo bene che un bambino apprende molto più facilmente se, ciò che studia e ciò fa, lo apprende con emozioni positive, quindi con gioia”, continua.
Creare un planning per suddividere il lavoro aiuta: “Serve a dosare la fatica nell’arco del periodo che abbiamo a disposizione. Consideriamo nel planning che ci sia uno stop, che può coincidere con la settimana che andiamo via o la settimana in cui arriva la nonna o la zia da lontano”. Come organizzarsi quindi? Iniziare i compiti delle vacanze a luglio e completarli entro la fine di agosto suddividendo il lavoro.
E’ opportuno pure creare una routine: “La routine deve essere, poi, tutti i giorni alla stessa ora, perché in questo modo si crea un’abitudine. Può essere la mattina, dopo colazione, perché c’è più fresco, perché il bambino è più performante o non ci sono incombenze in casa. Oppure dopo pranzo, quando c’è silenzio e tutti riposano”.
“Per fare i compiti in modo efficace, il bambino non deve avere distrazioni – ricorda Valla- Può essere la tecnologia, ma dipende. A volte è utilizzata in funzione all’apprendimento: è necessario capire se il tablet o il telefono vanno tenuti lì o allontanati, e quindi ci prendiamo una pausa dalla tecnologia”.
“E’ importante non sostituirsi al bambino e quando si vede l’errore, ovviamente, ci dobbiamo ricordare che l’errore è di nostro figlio e che sarà l’insegnante ad aiutarlo, a meno che l’errore non sia consecutivo. E allora a quel punto, senza far vedere lo sbaglio, bisogna richiamare l’attenzione del bambino, che può provare ad autocorreggersi”, si raccomanda Valla. ”Il genitore può entrare in gioco ogni tanto, per fargli capire se è sulla strada giusta. Ovviamente, dipende dall’età e dalla specificità, perché ci sono bambini che magari hanno bisogno di più della gratifica dell’adulto e bambini che, rispetto a delle situazioni, fanno più fatica e hanno bisogno del consenso dei genitori. Lì spesso e volentieri sono gli stessi insegnanti che dicono ai loro allievi come devono svolgere i compiti ed è importanti attenersi alle indicazioni dei maestri e dei professori”.
Creme solari: “Possibili rischi per bambini”
La polemica è servita. In un documento dell’Associazione culturale pediatri (Acp) si legge che l’utilizzo delle creme solari può causare “possibili rischi per i bambini”. E subito si accende la miccia, con l’Iss che dice di non essere stato consultato e fa una precisazione.
L’Iss chiarisce che, pur essendo citato nel paper, “nessuno dei suoi esperti è stato consultato nella preparazione del documento, pertanto le posizioni espresse non possono essere associate a quelle dell’Istituto”. Al centro della discussione c’è questo documento che parla di possibili rischi per bambini riguardo alle creme solari.
Firmato da un team di pediatri e dermatologi, che ha preso in considerazione le ultime ricerche scientifiche disponibili in fatto di filtri solar, il documento è stato pubblicato sull’European Journal of Pediatric Dermatology. I pediatri sostengono che esporsi al “sole fa bene. Ma le scottature vanno assolutamente evitate, specialmente in giovane età”. Per evitare le scottature però, “l’unica strada non può e non deve essere il filtro solare, che può presentare rischi sottovalutati per la salute. Una revisione degli studi scientifici fino ad oggi condotti non ha dimostrato che l’uso di filtri Uv sia associata a un minor rischio di cancro alla pelle”.
“Alla luce di quanto evidenzia una robusta e recente letteratura scientifica accreditata” i pediatri segnalano “la possibilità di danni alla salute per l’utilizzo di filtri solari chimici ma anche fisici se con formulazioni ‘nano’”. “Ci sono evidenze scientifiche che i filtri chimici attraversano la pelle e passano in circolo. E che molte di queste molecole hanno azione di interferenza endocrina. Quest’ultima costituisce un rischio importante soprattutto per esposizione durante la vita fetale, nella prima infanzia e in adolescenza. Tanto che la Fda, la Food and Drug Administration, non ha concesso la definizione di ‘efficacia e di sicurezza’ ai filtri chimici . L’American Academy of Pediatrics suggerisce di evitarli”, riporta il documento dell’Acp.
Sui social i genitori rimangono basiti. L’Iss così chiarisce: “Le creme solari vanno usate quando l’esposizione è inevitabile non perché siano considerate pericolose, ma perché la loro efficacia è limitata per vari motivi. Perché la protezione dagli Uv non è al 100%. Perché le persone non le utilizzano come previsto (cioè usandone in quantità adeguata e ripetendone l’applicazione come suggerito, questo anche per via del costo delle creme). E perché danno un falso senso di sicurezza che porta le persone a prolungare l’esposizione”.
“Le creme solari devono essere considerate come l’ultimo presidio quando tutte le altre misure preventive non vengono adottate. Per scelta o per impossibilità, consideriamo che ci sono anche persone che lavorano sotto il sole, non si parla solo di esposizioni ‘ricreative’. Una volta che si renda necessario l’utilizzo di creme solari, allora queste non vanno usate il meno possibile. Ma al contrario il più possibile, spalmandole in maniera abbondante e ripetendone l’applicazione”.
In una dichiarazione all’Adnkronos Salute, Stefania Manetti, presidente dell’Acp, ha sottolineato che non c’è “nessun conflitto con l’Iss” sulla questione dei possibili rischi per i bambini delle creme solari. “Anzi c’è piena collaborazione”. Ha ringraziato l’Istituto “per aver sollecitato un confronto su questo argomento”.