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Vera causa della nausea in gravidanza

Ott 17
Scritto da Annamaria avatar

Altro che semplice fastidio: la nausea mattutina, per molte donne incinta, non è solo una delle prove più temute dei primi mesi, ma un vero e proprio meccanismo di difesa. La vera causa della nausea in gravidanza la rivela uno studio dell’UCLA (University of California – Los Angeles), che ha collegato le risposte immunitarie alla nausea e alle avversioni alimentari, mostrando come questi sintomi siano in realtà un segnale che la gravidanza sta procedendo bene.

Pregnant woman suffering with nausea in morning

Secondo le ultime ricerche, circa otto donne su dieci vivono nausea, vomito o improvvisi rifiuti verso certi cibi o odori nel primo trimestre. Sintomi sgradevoli, certo, ma che nella maggior parte dei casi non indicano alcun problema: sono, anzi, il segno di un equilibrio finissimo che l’organismo costruisce per accogliere una nuova vita.

“Durante la gravidanza, il sistema immunitario della madre si trova ad affrontare una sfida complessa: deve proteggere sia lei che il feto dalle infezioni, senza però attaccare accidentalmente il bambino, la cui identità genetica è per metà estranea perché deriva dal padre”, spiega Molly Fox, professoressa di antropologia all’UCLA e autrice corrispondente dello studio.

“Normalmente – continua – il sistema immunitario attacca qualsiasi cosa sembri estranea, quindi, in gravidanza, deve adattarsi attentamente per proteggere il feto, pur continuando a difendere dalle infezioni entrambi”.

Insomma, dietro quel malessere mattutino c’è un sofisticato dialogo biologico tra la mamma e il suo corpo. Gli studiosi hanno scoperto che tutto ruota attorno a un mix unico di risposte infiammatorie che consentono al sistema immunitario di non rigettare il feto, affiancate da comportamenti adattivi, come la nausea, che spingono la futura mamma a evitare alimenti potenzialmente pericolosi. Una strategia perfetta, soprattutto nei primi mesi di gestazione, quando il piccolo è più vulnerabile.

“Nausea, vomito o avversione a cibi o odori non sono segni di un problema della madre o del feto, ma è probabile che siano un’indicazione che tutto procede normalmente e un riflesso della sana e utile risposta immunitaria dell’organismo”, sottolinea Daniel Fessler, professore di antropologia e coautore dello studio.

La Gen Z riscrive le regole dell’errore

Ott 13
Scritto da Annamaria avatar

Per anni, in Italia, l’errore è stato un tabù. Un fallimento da evitare a tutti i costi, segno di debolezza più che di crescita. Ma le nuove generazioni stanno ribaltando la prospettiva: oggi, per quasi la metà degli studenti italiani (42%), sbagliare non è più una vergogna, bensì un’occasione per migliorare. La Gen Z riscrive le regole dell’errore.

A dirlo è una ricerca di Skuola.net, realizzata con Tipp-Ex, che ha coinvolto 2.500 ragazzi delle scuole superiori e dell’università. Il 32% descrive l’errore come “frustrante ma utile”, un altro 10% lo vede come uno stimolo concreto a fare meglio. Solo una minoranza, il 22%, lo considera ancora un fallimento senza alcun lato positivo.

Il cambiamento c’è, anche se non mancano i retaggi del passato. Quasi un ragazzo su due (45%) confessa di sentirsi agitato o sotto pressione quando sbaglia a scuola, e tra le ragazze il senso di dover “fare meglio” è ancora più forte. Segno che l’idea dell’errore come colpa, eredità della vecchia scuola “Gentiliana”, non è del tutto superata.

C’è però un nuovo vento che soffia tra i banchi: quello del “fail and learn”, l’arte di sbagliare per crescere. I giovani stanno imparando a guardare i propri inciampi con occhi diversi, persino con un pizzico di ironia. E se il 65% si limita a barrare un errore, molti preferiscono strumenti come il correttore a nastro o il bianchetto: piccoli gesti simbolici per trasformare lo sbaglio in una ripartenza.

Le nuove generazioni sono molto più esposte rispetto al passato all’ansia da prestazione a scuola, come del resto avviene nello sport e sui social: 9 su 10 la percepiscono in maniera tangibile nel loro quotidiano – spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, a LeggoMa la loro reazione è rivoluzionaria, specie se raffrontata alla mentalità tipica italiana: invece di flagellarsi per l’errore o viverlo come uno stigma da evitare a tutti i costi, preferiscono usarlo come lezione per ripartire”.


Aggiunge Giada Canestrelli di BIC Italia: “Vogliamo aiutare i ragazzi a vivere l’errore con serenità e leggerezza, trasformandolo in un’occasione di crescita. L’errore non è un fallimento, ma un passaggio naturale del percorso di apprendimento: correggerlo con semplicità, e magari con un pizzico di ironia, significa imparare a guardarlo con occhi nuovi e a ritrovare fiducia in sé stessi”.

L’Oms: “Le punizioni corporali non fanno crescere”

Set 15
Scritto da Annamaria avatar

Le botte non educano. Non migliorano il comportamento dei bambini, non favoriscono lo sviluppo e non portano alcun beneficio. È quanto emerge dallo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Understanding and Preventing Child Corporal Punishment, che analizza il fenomeno a livello globale e mette in guardia sui danni a lungo termine. L’OMS è chiaro: “Le punizioni corporali non fanno crescere”.

l oms le punizioni corporali non fanno crescere

Cosa si intende per “punizioni corporali”? Secondo il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia, rientra in questa categoria “qualsiasi punizione in cui venga utilizzata la forza fisica e destinata a causare dolore o disagio, per quanto lieve”. Nel concreto significa:

  • colpire con la mano o con oggetti (cinture, scarpe, bastoni)
  • dare calci, strattonare o scuotere violentemente
  • graffiare, pizzicare, mordere, tirare capelli o orecchie
  • costringere a posizioni dolorose
  • bruciare o scottare
  • obbligare a ingerire sostanze, come il sapone

Accanto alle violenze fisiche, ci sono poi le punizioni psicologiche, che umiliano, spaventano o ridicolizzano i bambini, con effetti altrettanto devastanti.

Lo studio dell’Oms non. lascia spazio a dubbi: le punizioni corporali non insegnano nulla di positivo. Al contrario, i bambini picchiati sviluppano paure e fragilità che si trascinano nell’età adulta. Tra gli effetti più comuni:

  • danni fisici diretti e lesioni
  • paura, ansia e stress cronico
  • depressione e bassa autostima
  • difficoltà di concentrazione e risultati scolastici scarsi
  • relazioni familiari danneggiate
  • problemi comportamentali, autolesionismo e dipendenze
  • tendenza a riprodurre la violenza da adulti

Non tutti i bambini sono esposti allo stesso modo. L’Oms individua tre livelli di rischio:

  • individuale: disabilità, differenze di genere, motivi culturali
  • familiare: genitori che hanno subito a loro volta punizioni, depressione, dipendenze
  • sociale: povertà, discriminazione, razzismo, tradizioni che legittimano la violenza

Molti Paesi hanno introdotto leggi che vietano le punizioni fisiche. Ma le norme, da sole, non riescono a scalfire la convinzione radicata che “una sculacciata” possa essere educativa.

Per cambiare rotta servono azioni coordinate. L’Oms indica sette campi di intervento, raccolti nel quadro INSPIRE:

  • applicare e far rispettare le leggi
  • promuovere norme sociali non violente
  • creare ambienti sicuri in casa, a scuola e in comunità
  • offrire supporto concreto a genitori e caregiver
  • ridurre la povertà e sostenere economicamente le famiglie
  • garantire servizi di risposta e supporto alle vittime
  • investire in educazione e competenze di vita

Tra gli esempi: corsi di genitorialità positiva, programmi scolastici per ridurre la violenza tra insegnanti e studenti, campagne di sensibilizzazione sui danni delle punizioni fisiche.

Genitori: alla guida pericolosi

Apr 19
Scritto da Annamaria avatar

I genitori alla guida spesso sono pericolosi. E’ quanto è emerso dalla ricerca del progetto canadese “Child Active Transportation Safety and the Environment (CHASE)”. Gli studiosi hanno analizzato il comportamento dei genitori durante l’orario di ingresso scolastico in 552 scuole elementari, distribuite in sette città del Canada. Il quadro che emerge è desolante.

genitori alla guida pericolosi

I genitori alla guida, almeno la maggior parte stando allo studio, sono pericolosi. Adnkronos riporta la notizia ed elenca i comportamenti rischiosi venuti fuori durante il cosiddetto ‘school drop-off’:

  • lasciare il bambino sul lato opposto;
  • ostruire la visuale;
  • inversione a U;
  • parcheggio in doppia fila;
  • retromarcia non sicura;
  • non seguire i comandi;
  • bloccare i comandi;
  • usare il telefono;
  • inviare messaggi.

Mi piacerebbe che questo tipo di ricerca fosse fatta anche da un team italiano. Ricordando quando accompagnavo mia figlia alle elementari, sempre a piedi, avendo la fortuna di non essere troppo distante dalla scola, i comportamenti dei genitori alla guida non erano molto diversi, ahimè. Piuttosto pericolosi, nonostante le regole del codice stradale siano ormai ferree. Speriamo che mamma e papà mettano giudizio…

Meno profumo in gravidanza

Apr 03
Scritto da Annamaria avatar

Sembra che bisogna mettere meno profumo in gravidanza. Questo perché alcune fragranze contengono ftalati, che sono presenti pure nelle confezioni degli aliment, negli smalti per unghie e nei deodoranti e nei giocattoli. Uno studio scientifico, pubblicato di recente sulla rivista Nature Communications, sottolinea come alcuni prodotti che li contengono possano avere effetti negativi sulla crescita del bimbo in grembo.

Meno profumo in gravidanza per stare più serene, quindi. “Abbiamo condotto questo studio perché i ftalati sono ovunque nella nostra vita quotidiana. Vogliamo comprendere come l’esposizione chimica prenatale influenzi lo sviluppo infantile a livello molecolare”, chiarisce Donghai Liang. E’ il principale autore della ricerca in questione. 

Dallo studio è emerso che i bimbi esposti continuamente a ftalati prima di venire al mondo, una volta nati hanno una maggiore vulnerabilità alle malattie e ai problemi di sviluppo neurologico. I ftalati causerebbero pure nascite premature, anomalie genitali infantili, asma e problemi cardiovascolari. 

Nessun timore. Questi risultati servono solo a porre attenzione su come alcune donne incinte siano esposte a pericoli pure non rendendosene minimamente conto. Usare meno profumo in gravidanza, o non metterlo proprio per qualche mese, non è poi un sacrificio insopportabile. Tutto per vivere la gestazione senza pensieri.

Bambini: metodo per apprendere facilmente

Feb 28
Scritto da Annamaria avatar

Stando ai ricercatori australiani che l’hanno messo a punto è uno metodo per apprendere più facilmente, in grado di invogliare pure i bambini più svogliati a scuola. Subito diventato virale, è possibile funzioni anche qui in Italia. E’ adattabile a ogni materia e fatto di dibattiti, problemi da risolvere ed esperimenti da realizzare. Coinvolge quindi ogni ragazzino, facendolo sentire in una vera e propria squadra. 

bambini metodo per apprendere piu facilmente

Il metodo per apprendere più facilmente, stando agli studiosi, è salutare per i bambini, facendoli sentire adatti, migliorando la propria motivazione, facendoli sentire parte di un gruppo, dando loro un valore più alto, coinvolgendoli.

“Per arrivare a queste consapevolezze i ricercatori hanno proposto il metodo agli studenti di una scuola superiore del Michigan del quinto anno, con indirizzo in Design e tecnologie. I ragazzi hanno quindi dovuto progettare, durante le ore di materie di indirizzo, generalmente teoriche, un parco giochi per una scuola a basso reddito”, scrive Fanpage, che riporta la notizia. I ragazzi pare si siano immediatamente messi all’opera. Per apprendere più facilmente spesso ai bambini serve poco

“Il nostro studio è volto a trovare alternative in grado di aiutare gli studenti che faticano ad impegnarsi in classe e che spesso vengono trascurati e finiscono per allontanarsi, ad amare la scuola”, spiega il dott. Chimwayange, firmatario dello studio. “I ragazzi hanno imparato a esprimere il proprio punto di vista, senza vergogna e in maniera rispettosa, senza sminuirsi vicendevolmente” , precisa. 

Sperano che questo metodo venga usato in tutte le scuole, così che i problemi di alcuni si risolvano: nessuno deve rimanere indietro e sentirsi ultimo.

Bambini che giocano all’aperto più felici

Feb 08
Scritto da Annamaria avatar

I bambini che giocano all’aperto sono più felici degli altri. Tendono a interiorizzare di meno, hanno quindi minor rischio di depressione e ansia. Noi mamma in cuor nostro l’abbiamo sempre, ora, però, c’è una ricerca che lo mette nero su bianco.

bambini che giocano all aperto piu felici

Uno studio osservazionale dell’università di Exeter in Gra Bretagna sottolinea come i bambini che giocano all’aperto siano più felici, più resilienti e abbiamo minori problemi di salute mentale. “Siamo più preoccupati che mai per la salute mentale dei bambini e le nostre scoperte evidenziano che potremmo essere in grado di contribuire a proteggere il loro benessere mentale assicurandogli numerose opportunità di gioco avventuroso”, dice Helen Dodd.

Dalla ricerca si è stabilito che i piccoli osservati abbiano affrontato meglio il lockdown. E testimonia come i bambini che giocano all’aperto siano più felici di quelli che rimangono chiusi. “Questo è davvero positivo perché il gioco è libero, istintivo e gratificante per i bambini, disponibile a tutti e non richiede competenze speciali. Ora abbiamo urgente bisogno di proteggere gli spazi naturali e di investire in parchi ben progettati e avventurosi, per supportare la loro salute mentale”, spiega la psicologa infantile. 

“Il ruolo degli adulti è quello di fornire un ambiente favorevole e poi farsi da parte, o al massimo, fare il tifo gentilmente. Cessa di essere un gioco nel momento in cui un adulto dice a un bambino di farlo”, sottolinea ancora.

Bambini: troppo tempo davanti gli schermi

Dic 22
Scritto da Annamaria avatar

I bambini trascorrono troppo tempo davanti gli schermi. In questo modo dormono meno e male, perché sovrastimolati dalla luce blu dei device. E’ quanto emerge da uno studio e che non fa che confermare quel che sapevamo già.

bambini troppo tempo davanti gli schermi

Dobbiamo tutelare i nostri figli. Troppo tempo davanti gli schermi danneggia i bambini. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Early Child Development and Care. Gli scienziati Shanghai Normal University, in Cina, e della Carleton University, in Canada, guidati da Yan Li e Shujin Zhou, l’hanno condotta. Hanno coinvolto le madri di 571 bambini in età prescolare, tra i tre e i sei anni, reclutate attraverso sette asili pubblici di Shanghai, in Cina.

Alle mamme è stato prima chiesto quante ore passassero i loro figli guardando Tv, smartphone, computer, tablet o altri dispositivi. Poi se i piccoli avessero eventuali problemi comportamentali, come difficoltà di attenzione, iperattività, sintomi emotivi e problemi con i coetanei. Infine, anche il tipo di qualità del sonno dei bimbi. 

I risultati sono allarmanti: l’uso degli schermi per oltre 60 minuti al giorno era associato a una serie di conseguenze sul sonno dei bambini, aggravando problemi come scarsa attenzione, iperattività e umore instabile.

Non ci sono molti dubbi: troppo tempo davanti gli schermi fa male ai bambini. “I nostri risultati – afferma Li – evidenziano che un tempo eccessivo davanti allo schermo può lasciare il cervello dei bambini in età prescolare in uno stato di eccitazione, portando a una scarsa qualità e durata del sonno. Ciò può essere correlato alla sovrastimolazione e all’esposizione alla luce blu. L’uso degli schermi può anche contribuire ad aumentare le difficoltà legate all’addormentamento”. 

“I nostri risultati – aggiunge Bowen Xiao – suggeriscono che la presenza di un ciclo di feedback positivo, in cui l’aumento del tempo trascorso davanti allo schermo e i disturbi del sonno si esacerbano a vicenda attraverso un rinforzo ciclico, aumentando il rischio di problemi di attenzione e concentrazione, iperattività, ansia e depressione”. 

“Il nostro lavoro ha duplici implicazioni – conclude Zhou – in primo luogo, il controllo dell’uso degli schermi nei bambini in eta’ prescolare può aiutare ad alleviare i problemi comportamentali e la scarsa qualità del sonno. In aggiunta gli interventi e i trattamenti del sonno possono essere efficaci nell’attenuare gli effetti negativi del tempo trascorso davanti agli schermi sui problemi comportamentali. Nei prossimi step, sarà interessante replicare i risultati utilizzando dati raccolti attraverso strumenti scientifici e non solo testimonianze”.