Articoli taggati come ‘ragazza’

Maschere fai da te per dire addio ai brufoli

Ott 11
Scritto da Annamaria avatar

Brufoli, punti neri e pelle lucida? Non serve riempirsi di prodotti costosi o usare mille filtri: con pochi ingredienti naturali e un po’ di costanza puoi prenderti cura della tua pelle anche a casa, in modo semplice e divertente! Ecco alcune maschere fai da te perfette per dire addio ai brufoli. Prima però ricorda che devi farle 1-2 volte la settimana, è necessario lavare sempre il viso prima di applicarle. E se il problema si fa serio, occorre rivolgersi a un dermatologo.

maschere fai da te per dire addio ai brufoli

Maschera al miele e limone

Il miele è antibatterico e idratante, mentre il limone aiuta a purificare.
Come si fa: mescola 1 cucchiaio di miele con qualche goccia di succo di limone. Applica sul viso per 10 minuti, poi risciacqua con acqua tiepida. Non esporsi subito al sole dopo averla fatta, perché il limone può rendere la pelle più sensibile.

Maschera all’argilla verde

Perfetta per le pelli grasse o con impurità.
Come si fa: mescola 2 cucchiaini di argilla verde (la trovi in erboristeria) con un po’ d’acqua o infuso di camomilla fino a ottenere una crema. Lasciala agire 10-15 minuti e risciacqua bene.
Risultato? Pelle pulita e opacizzata!

Maschera all’avocado e yogurt

Se la tua pelle è irritata o stressata, questa è l’ideale.
Come si fa: schiaccia mezzo avocado e aggiungi un cucchiaino di yogurt bianco naturale. Lascia in posa per 15 minuti e risciacqua.
È super nutriente e lenitiva!

Maschera alla curcuma e miele

Un rimedio top contro i rossori.
Come si fa: mescola un cucchiaino di miele con mezzo cucchiaino di curcuma. Applica per 10 minuti e risciacqua con cura (attenzione: può macchiare un po’!).

Dermorexia

Ott 01
Scritto da Annamaria avatar

Specchi, selfie, routine infinite di creme e trattamenti: prendersi cura della pelle è oggi parte della quotidianità di molte persone. Ma quando l’attenzione alla skincare si trasforma in una vera e propria fissazione, può diventare un problema. È il caso della dermorexia, un disturbo ancora poco conosciuto ma sempre più diffuso, legato al culto della pelle “perfetta”.

La dermorexia rientra nei disturbi dell’immagine corporea e si manifesta con un’ossessione compulsiva per la cura della pelle. Chi ne soffre trascorre molto tempo a controllare ogni minimo difetto, cambiando di continuo prodotti cosmetici, sottoponendosi a trattamenti estetici frequenti e, nei casi più gravi, sviluppando ansia e insoddisfazione cronica.

Un fenomeno che oggi spopola soprattutto tra le ragazzine e le adolescenti, immerse in un mondo dominato da selfie e filtri, dove la pelle deve apparire sempre liscia, uniforme e senza imperfezioni. Quali sono i campanelli d’allarme?

  • Passare ore davanti allo specchio a controllare la pelle
  • Usare in modo compulsivo creme, scrub e trattamenti
  • Cambiare continuamente prodotti alla ricerca di quello “miracoloso”
  • Evitare situazioni sociali per paura di mostrare imperfezioni
  • Sentirsi ansiosi o depressi se la pelle non appare perfetta

Tra le cause e i fattori scatenanti alla base c’è quasi sempre un mix di insicurezza personale, influenza dei modelli estetici diffusi dai social e una forte ansia legata all’aspetto fisico. L’idea di non avere una pelle “da copertina” genera frustrazione e la convinzione di doverla correggere a ogni costo. Per le adolescenti, che vivono un’età fragile e in trasformazione, la pressione sociale è ancora più forte: bastano un brufolo o un rossore per sentirsi “sbagliate”.

Paradossalmente, questa patologia porta spesso al risultato opposto: prodotti aggressivi e trattamenti eccessivi possono danneggiare la barriera cutanea, provocando irritazioni, arrossamenti e imperfezioni ancora più difficili da gestire. A livello emotivo, il rischio è quello di sviluppare isolamento sociale e calo dell’autostima.

Come affrontarla? Il primo passo è riconoscere che si tratta di un disturbo psicologico e non solo estetico.

  • Chiedere supporto a uno psicologo esperto in disturbi dell’immagine corporea può essere determinante.
  • Stabilire una skincare essenziale, con pochi prodotti adatti al proprio tipo di pelle, seguendo i consigli di un dermatologo.
  • Limitare il tempo online, soprattutto sui social dove filtri e immagini perfette amplificano l’insicurezza.
  • Riscoprire il benessere oltre la pelle, coltivando passioni, relazioni e attività che valorizzino la persona nel suo insieme.

Quanto dovrebbe pesare lo zaino di scuola

Ago 24
Scritto da Annamaria avatar

Settembre si avvicina e con lui il ritorno sui banchi… e sulle spalle. Perché sì, lo zaino di scuola, spesso, rischia di diventare più una zavorra che un alleato. Ma quanto dovrebbe pesare davvero per non causare problemi alla schiena dei nostri figli?

quanto dovrebbe pesare lo zaino di scuola

Secondo pediatri, fisiatri e ortopedici, lo zaino non dovrebbe mai superare il 10-15% del peso corporeo del bambino o ragazzo. Ossia: se un bambino pesa 25 kg, lo zaino non dovrebbe pesare più di 2,5-3,5 kg. Se un ragazzo di medie o superiori pesa 45 kg, lo zaino dovrebbe restare tra i 4,5 e i 6,5 kg massimo.

Tutto ciò che supera questi valori può, nel tempo, affaticare la colonna vertebrale, provocare dolori a schiena e spalle, alterare la postura e, nei casi più seri, causare disturbi muscoloscheletrici. Spesso il problema non è solo lo zaino in sé, ma la somma di libri, quaderni, astucci e accessori. E poi ci sono le borracce termiche, il pranzo da casa, magari anche un cambio d’abbigliamento per l’educazione fisica. Risultato? Bambini e ragazzi camminano piegati in avanti, caricati come non mai. Inoltre, lo zaino a volte viene portato su una sola spalla (peggio ancora), o non viene regolato correttamente: troppo basso, troppo largo, troppo rigido. Ne sa qualcosa mia figlia a riguardo…

E’ importante sapere quale zaino scegliere: deve avere schienale ergonomico e spallacci larghi e imbottiti. Meglio se con cinghia frontale o lombare per scaricare il peso. Deve stare aderente alla schiena, ben centrato tra le scapole e non scendere sotto la vita. Ricordate, poi: gli zaini trolley sono comodi, ma attenzione a trascinarli sempre dallo stesso lato, perché possono causare asimmetrie posturali.

Per alleggerire lo zaino puoi insegnare ai tuoi figli a portare solo il necessario, organizzare una revisione settimanale dello zaino per eliminare ciò che non serve. Se la scuola lo consente, far portare ai ragazzi il tablet, lasciando i libri a casa.

E se tuo figlio si lamenta spesso di mal di schiena, ha una postura curva, si stanca facilmente o cammina inclinato da un lato, vale la pena fare una visita fisiatrica o ortopedica per escludere problemi posturali. Fai attenzione!

Scuola, che rivoluzione!

Ago 11
Scritto da Annamaria avatar

Sì, avete letto bene nei giorni scorsi sui vari quotidiani (e visto e ascoltato nei vari servizi in tv e radio): da quest’anno la condotta torna protagonista tra i banchi di scuola. Non è più solo quella voce un po’ trascurata nella pagella che si guardava distrattamente a fine anno. Stavolta fa davvero la differenza. E’ proprio il caso di esclamare: Scuola, che rivoluzione!”.

scuola che rivoluzione

La nuova riforma voluta dal Ministero dell’Istruzione è chiara: se uno studente prende 5 in condotta, viene bocciato, anche se la la suffucienza in tutte le materia. Ma non solo, perché chi ha un voto inferiore al 9 in comportamento non potrà ambire al massimo dei crediti scolastici, cosa che va ad influire sul voto finale alla maturità. E chi invece prende 6 in condotta? Niente scrollata di spalle: scatterà un percorso di educazione civica personalizzato, con tanto di esame finale: l’esame di cittadinanza.

In pratica, si ricomincia a dare peso non solo a quello che si sa, ma anche a come ci si comporta. Perché andare a scuola significa anche imparare a convivere con gli altri, rispettare le regole, ascoltare, costruire relazioni sane e mature.

È una svolta che arriva in un momento in cui, ammettiamolo, la scuola spesso si trova a fronteggiare episodi di maleducazione, mancanza di rispetto e atteggiamenti aggressivi. Non sempre, certo. Ma abbastanza spesso da spingere le istituzioni a dire: basta, si cambia rotta.

Personalmente trovo che sia una novità importante. È un messaggio chiaro: essere bravi a scuola non significa solo fare bene i compiti, ma anche essere cittadini responsabili, persone corrette, capaci di stare in un’aula e nella società con rispetto.

E poi, diciamolo, anche da mamma questa scelta suona come una buona occasione per ritrovare il valore educativo della scuola. Una scuola che non forma solo studenti, ma persone. Che ne pensate? È davvero tempo di restituire alla “condotta” il posto che merita?

Acne shaming

Lug 27
Scritto da Annamaria avatar

L’acne non è solo un problema di brufoli e imperfezioni da mascherare con un po’ di trucco. È una vera e propria patologia infiammatoria cronica che, oltre a causare dolore fisico, può scavare ferite profonde nell’autostima. Secondo l’American Academy of Dermatology, riguarda l’85% dei giovani tra i 12 e i 24 anni e ogni anno colpisce oltre 50 milioni di persone negli Stati Uniti. Ma sfatiamo un mito: non è una condizione solo adolescenziale. Un terzo degli adulti ne soffre, e nelle donne adulte è addirittura più diffusa.

Ecco allora che da una semplice lesione cutanea si può passare a un disagio psicologico importante. Lo confermano non solo le testimonianze, ma anche le ricerche più recenti, che parlano di un fenomeno sempre più diffuso: l’acne shaming, ovvero l’umiliazione, spesso pubblica o social, di chi soffre di acne. Un fenomeno tossico che può portare anche a gravi conseguenze emotive.

Uno studio pubblicato sul British Journal of Dermatology racconta cifre che fanno riflettere: il 60% delle persone con acne dichiara di aver perso fiducia in sé, il 57,1% ha subito abusi verbali e il 44,2% è stato vittima di bullismo. Soltanto il 6,9% afferma di non aver avuto alcun impatto negativo sulla propria vita quotidiana. Numeri che si accompagnano a una meta-analisi della Journal of the American Academy of Dermatology, secondo cui esiste una correlazione tra acne, ansia e depressione. L’Indian Journal of Dermatology parla di un’incidenza dell’ansia pari al 68,3% nei pazienti affetti.

A spiegare il perché di un impatto tanto forte è la psicologa Francesca Rinaldi a Leggo: “Durante l’adolescenza e in tutte le fasi più fragili della vita, l’acne può diventare un vero e proprio fattore di vulnerabilità psicologica. Non si tratta soltanto di un disagio estetico, ma di un’esperienza che può minare la percezione di sé, influenzare le relazioni sociali e compromettere la qualità della vita.
Anche i casi meno gravi, se vissuti con sofferenza e protratti nel tempo, possono portare a ritiro sociale, ansia e sintomi depressivi”.

“Per questo – conclude Rinaldi – intervenire tempestivamente non significa solo migliorare l’aspetto esteriore, ma prendersi cura dell’intera persona, restituendole fiducia, serenità e benessere.”

Anche dal punto di vista medico la diagnosi precoce è cruciale. Ne è convinta la dermatologa Benedetta Salsi, che al quotidiano chiarisce: “Un trattamento precoce è la chiave per la risoluzione della patologia e soprattutto la prevenzione delle cicatrici. L’acne attiva e le cicatrici possono creare un grave danno psicologico agli adolescenti, influenzando in modo negativo la qualità della vita. Le terapie tradizionali, come creme, gel, antibiotici o isotretinoina, pur essendo consolidate, presentano spesso effetti collaterali o richiedono assunzioni prolungate, preoccupando pazienti e genitori.”

Ma oggi qualcosa sta cambiando anche sul fronte delle cure. È arrivato Accure, un nuovo sistema laser 100% italiano, sviluppato da Quanta System e nato da un’intuizione del professore Rox Anderson della Harvard Medical School. Il trattamento utilizza una lunghezza d’onda innovativa (1.726 nanometri) che colpisce le ghiandole sebacee e ne riduce la produzione di sebo, agendo quindi alla radice del problema.

“In genere i pazienti si sottopongono a quattro trattamenti, uno al mese, della durata media di circa 40 minuti – chiarisce ancora la Dott.ssa Benedetta Salsi – Dopo aver completato un ciclo di trattamento si osserva una riduzione del 79% delle lesioni infiammatorie, dato che sale quasi al 90% (88%) dopo due anni.” Insomma, una speranza concreta per chi soffre non solo di acne, ma anche dei giudizi altrui. Perché se una pelle perfetta non esiste, un po’ più di empatia sì. E va coltivata, proprio come la cura della pelle: ogni giorno.

Ragazzi liberi dal fumo

Mag 28
Scritto da Annamaria avatar

I ragazzi devono essere liberi dal fumo e lo dico io che sono, ahimè, un’ex fumatrice. E ho iniziato a 16 anni con le bionde. Il numero di giovani tra i 13 e i 15 anni che consumano tabacco nel mondo continua a crescere e questo è folle. Sono 37 milioni!

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Il manifesto “GenZero Fumo” è un’iniziativa della LILT Milano Monza Brianza, lanciata in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sui rischi del fumo e promuovere una generazione libera dal tabacco. Il manifesto si articola in sette punti chiave, ognuno rappresentato da illustrazioni colorate e messaggi diretti, pensati per coinvolgere e informare i ragazzi in modo efficace. Così che siano finalmente liberi dal fumo per loro scelta consapevole.

I 7 punti del manifesto “GenZero Fumo”:

  1. Scelgo la mia salute
    Rifiuto il fumo per proteggere la mia salute e quella di chi mi circonda.
  1. Non mi faccio ingannare
    Riconosco le strategie del marketing del tabacco e non mi lascio sedurre da esse.
  1. Non sono una moda
    Non seguo le mode dannose; scelgo ciò che è meglio per me.
  1. Mi impegno per un pianeta più pulito
    Evito il fumo per contribuire a un ambiente più sano e sostenibile.
  1. Proteggo la libertà di tutti
    Rispetto la libertà altrui evitando di esporre gli altri al fumo passivo.
  1. Mi informo e informo
    Cerco informazioni accurate sui danni del fumo e le condivido con gli altri.
  1. Siamo il cambiamento
    Insieme possiamo creare una generazione libera dal fumo.

Questi punti mirano a responsabilizzare i giovani, incoraggiandoli a fare scelte consapevoli per la loro salute e quella della comunità. Svelare l’inganno del fumo è l’obiettivo del progetto Nicotine & Tobacco Free coordinato da LILT Milano, in collaborazione con l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e le associazioni provinciali di Campobasso, Firenze, Lecco, Napoli, Oristano, Trento, e con il contributo di LILT nazionale. La Giornata Mondiale senza Tabacco si celebra, come sempre il 31 maggio.

Come organizzare l’esame di terza media

Apr 26
Scritto da Annamaria avatar

I giorni corrono e tanti studenti si trovano davanti la prospettiva del primo esame importante della loro vita. Spesso l’ansia prende il sopravvento: come organizzare l’esame di terza media?

come organizzare l esame di terza media

Niente stress ragazzi. Basta fare un planning per sentirsi più sicuri e non stressarsi troppo. Certo, per far sì che tutto vada per il meglio ottimizzate questi giorni di scuola che verranno, non tralasciando troppo gli argomenti. Poi qualche consiglio su come organizzare l’esame di terza media non fa mai male.

Ricordate che si deve preparare una tesina. E’ un lavoro che consiste nel collegare diverse materie su un tema specifico, e poi presentarlo davanti alla commissione. Ecco come organizzare l’esame di terza media:

  1. Pianifica il tempo: crea un calendario di studio suddividendo gli argomenti da ripassare in base alle settimane o ai giorni disponibili. Non lasciare tutto all’ultimo minuto!
  2. Dividi gli argomenti: suddividi le materie e gli argomenti in parti più piccole, così sarà più facile affrontarli uno alla volta senza sentirti sopraffatto.
  3. Stabilisci obiettivi giornalieri: ogni giorno scegli cosa studiare e cerca di rispettare gli obiettivi, così avrai una sensazione di progresso.
  4. Usa diverse tecniche di studio: alterna la lettura, la scrittura di appunti, schemi, mappe concettuali e anche esercizi pratici. Questo aiuta a memorizzare meglio.
  5. Fai pause regolari: studia per circa 25-30 minuti e poi fai una pausa di 5-10 minuti. Questo ti aiuta a mantenere alta la concentrazione.
  6. Ripassa frequentemente: rivedi gli argomenti già studiati per consolidare le conoscenze.
  7. Simula l’esame: prova a fare delle prove con le domande degli anni passati o esercizi simili, così ti abitui al tipo di domande e al tempo a disposizione.
  8. Mantieni uno stile di vita equilibrato: dormi abbastanza, mangia bene e fai un po’ di attività fisica. Un corpo in salute aiuta anche la mente.

Come organizzare la tesina:

  1. Scegli il tema principale: trova un argomento che ti appassiona e che possa essere collegato a diverse materie. Può essere qualcosa di storico, artistico, scientifico o culturale.
  2. Definisci le materie coinvolte: individua quali materie puoi collegare al tema principale (ad esempio, italiano, storia, geografia, arte, scienze, inglese, ecc.).
  3. Ricerca e raccogli materiale: cerca informazioni, immagini, testi e dati utili per approfondire ogni aspetto del tema.
  4. Organizza le sezioni: suddividi la tesina in parti chiare, come introduzione, sviluppo (con i vari collegamenti tra le materie), conclusione.
  5. Prepara gli appunti e gli schemi: crea schemi, mappe concettuali o riassunti per aiutarti a ricordare i punti principali.
  6. Scrivi la tesina: stila il testo in modo semplice e chiaro, facendo attenzione a collegare bene le materie e a mantenere un filo logico.
  7. Prepara la presentazione: pensa a come esporre la tesina davanti alla commissione, magari con qualche slide o supporto visivo.
  8. Prova a voce: esercitati a presentarla ad alta voce, così ti sentirai più sicuro.

DCA: frasi da non dire a tavola

Apr 21
Scritto da Annamaria avatar

Ci sono frasi da non dire a tavola o durante il picnic in questo giorno di festa. Sono parole da cancellare sempre se si ha accanto una persona affetta dal disturbo del comportamento alimentare (DCA). Lilac Centro DCA, la prima digital health tech startup in Italia che insegna un nuovo approccio ai disturbi alimentari, ha elaborato un vademecum. E una guida pensata proprio per evitare di ferire involontariamente qualcuno.

DCA frasi da non dire a tavola

Le frasi da non dire a tavola sono semplici. E’ basilare cercare di non urtare la suscettibilità di chi soffre di DCA. Quelle per non far sentire alcuno giudicato. Il calore e l’ematia in questo caso sono al primo posto ancora maggiormente.

Ecco le frasi da non dire a tavola per non far soffrire chi ha il DCA:

1 “Il tuo peso è nella norma, quindi non hai un problema”.
Un disturbo alimentare non si vede sulla bilancia. Chi ne soffre può essere normopeso, sottopeso o sovrappeso. Ridurre la complessità del problema a un numero (quello dei kg sulla bilancia) significa negare la sofferenza di chi lo vive.

2 “Non sembra che tu abbia un disturbo alimentare”.
I DCA non hanno un volto specifico, né un modo ‘giusto’ di apparire. Questa frase rafforza l’idea che si debba dimostrare di stare male per essere creduti, aumentando vergogna e senso di invisibilità.

3 “E’ solo una fase passeggera”.
Minimizzare il problema lo rende ancora più difficile da affrontare. I disturbi alimentari non sono un capriccio o una moda adolescenziale, ma richiedono attenzione, cura e, spesso, un lungo percorso di guarigione.

4 “Mangia di più e vedrai che passa”.
Il cibo non è né il problema né la soluzione. Frasi come questa ignorano come alla base di un DCA ci siano dolore emotivo, rigidità, paure e meccanismi di controllo profondi che certo non si risolvono forzandosi a mangiare.

5 “Non pensi di aver mangiato abbastanza?”.
Questa domanda fa sentire giudicati, controllati e può aumentare la tensione. Anche quando fatta ‘in buona fede’, mette l’accento su qualcosa di molto delicato e intimo, rischiando di innescare vergogna o reazioni difensive.

6 “Ma dai, oggi non si contano le calorie!”.
Una frase che può sembrare leggera o liberatoria, ma per chi ha un DCA può risultare invalidante o colpevolizzante. Non si tratta di ‘non voler godersi la festa’, ma di un malessere reale che richiede rispetto e grande tatto.