Ogni anno 13 milioni di bambini nascono prematuri

Ogni anno oltre 13 milioni di bambini, nel mondo, nascono prematuri, cioè prima delle 37 settimane di gestazione. In Italia sono circa 25.000. Sono bambini più fragili e delicati, che, al momento della nascita, presentano un’immaturità variabile di organi e apparati. Per cui possono avere difficoltà anche importanti ad adattarsi in maniera autonoma alla vita fuori dal grembo materno. Possono aver bisogno di assistenza e cure dedicate nei reparti di Patologia Neonatale e di Terapia Intensiva Neonatale (TIN), con attrezzature sofisticate e all’avanguardia e con personale medico ed infermieristico altamente specializzato, ma sempre con la vicinanza dei genitori, che sono parte integrante delle loro cure.

La Giornata Mondiale della Prematurità 2024, che si celebra il 17 novembre, ha proprio come claim “Accesso a cure di qualità ovunque”, che è uno degli obiettivi prioritari della Società Italiana di Neonatologia (SIN).
In occasione della Giornata, la SIN diffonde gli ultimi dati del Rapporto INNSIN, Italian Neonatal Network. L’attenzione deve essere focalizzata sugli elementi fondamentali per garantire cure sempre migliori ai neonati prematuri: coinvolgimento della famiglia nel percorso di crescita e sviluppo durante la degenza in ospedale, apertura h24 delle TIN, per garantire una presenza continua e costante dei genitori accanto al proprio figlio ricoverato, implementazione degli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato e garanzia di un follow-up a lungo termine dopo la dimissione dall’ospedale.
Il dato è importante: ogni anno oltre 13 milioni di bambini, nel mondo, nascono prematuri. In un contesto di costante miglioramento delle cure perinatali, le nascite pretermine continuano ad avere un impatto importante sui reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, sulle famiglie coinvolte e sulla rete dei servizi sociali ed educativi. Nei Paesi ad alto reddito, la prevalenza delle nascite pretermine è compresa fra il 5% e l’11%. Questo gruppo di neonati è responsabile di circa il 70% delle morti entro un mese di vita e del 75% della morbosità neonatale e risulta associato ad esiti di salute importanti, principalmente di natura neurocognitiva, respiratoria e sensoriale.
Anche se negli ultimi decenni sono stati fatti importanti progressi nel miglioramento della sopravvivenza e della morbilità, rimangono ancora elevati i costi personali, familiari e socio-sanitari associati sia alle cure intensive erogate dopo la nascita, che a quelle del percorso di “presa in carico” da avviare dopo la dimissione dall’ospedale.
I dati nazionali ricavati dal Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) mostrano che, a fronte di una costante riduzione delle nascite, la quota dei neonati pretermine rimane invece costante: nell’ultima decade (2010- 2022), la prevalenza di parti very preterm è rimasta stabile allo 0,9% e quella dei moderate/late preterm è diminuita solo lievemente dal 5,7% al 5,4%.
Grazie alla raccolta di dati epidemiologici in Neonatologia, è possibile comprendere e promuovere la salute in questo gruppo di nati particolarmente fragili, identificando i fattori di rischio maggiormente “prevenibili”, sia pre-concezionali, che occorsi durante la gravidanza; supportando programmi di miglioramento della qualità assistenziale, grazie al confronto di specifici indicatori assistenziali e/o di salute fra singoli Centri o aree geografiche; realizzando e migliorando politiche sanitarie di programmazione dei servizi.
“La raccolta di dati epidemiologici riferiti alla popolazione di neonati pretermine rappresenta uno strumento necessario, anche se da solo non sufficiente, per supportare qualsiasi programma di miglioramento della qualità assistenziale”, affermano il Presidente SIN uscente Luigi Orfeo ed il Presidente SIN neoeletto Massimo Agosti. “E’ per questo che continuiamo a promuovere ed investire nel nostro network INNSIN, in un’ottica di condivisione e discussione dei risultati, che rappresentano un valore aggiunto di conoscenze, utili per il progresso scientifico e l’attività clinica quotidiana per i nostri piccoli pazienti”.
E’ scientificamente provato da numerosissimi studi come la vicinanza dei genitori, il loro coinvolgimento attivo nel percorso di cura, il loro contatto fisico, in primis grazie alla Kangaroo Care, la loro voce, rappresentino tutti elementi indispensabili che contribuiscono, insieme all’assistenza medico-infermieristica, al benessere ed allo sviluppo in salute dei neonati prematuri.
“I genitori rappresentano per noi una preziosissima risorsa ed un validissimo aiuto nella cura dei loro figli”, continuano Orfeo ed Agosti. “Per poter garantire un’assistenza sempre migliore, dobbiamo creare le condizioni affinché questa partecipazione possa essere reale e continuare a promuovere la necessaria apertura h24 delle TIN. Esistono ancora troppi centri con orari limitati e ridotti e questo fa percepire i genitori come dei visitatori”.
A supporto del coinvolgimento dei genitori nell’assistenza al proprio figlio, durante la degenza in ospedale, la SIN ha realizzato negli ultimi anni due importanti documenti: “Le indicazioni per la promozione della Kangaroo Care” e “Ed io come posso contribuire”, che descrive il percorso di accompagnamento dei genitori alla dimissione e dopo la dimissione, a partire dal primo giorno del ricovero.
Insieme alla European Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI) e Vivere ETS, la SIN è, inoltre, impegnata nell’implementazione degli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato (ESCNH). Queste raccomandazioni, realizzate da un gruppo di lavoro internazionale ed interdisciplinare che ha previsto, per la prima volta, anche il coinvolgimento delle associazioni dei genitori, rappresentano un importante riferimento e guida per migliorare le cure neonatali.
La Task Force dedicata della SIN, da tre anni, è al lavoro per diffondere una maggiore cultura degli Standard e della Family Centered Care tra tutti i professionisti che operano in campo neonatale in Italia, mirando a creare una rete di collaborazione e supporto reciproco tra le Neonatologie di primo e di secondo livello e fornendo gli strumenti necessari per potenziare sul territorio nazionale i progetti di miglioramento delle cure, basati sugli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato.
Il latte materno è l’elemento prioritario per costruire il futuro in salute dei neonati, ancora di più per i neonati prematuri, per i quali costituisce un vero salvavita. In assenza o in attesa del latte della propria mamma, diventa fondamentale, per questa categoria di neonati, il Latte Umano Donato, raccolto in 44 “banche del latte umano donato”, distribuite su tutto il territorio nazionale.
Sono tantissimi i vantaggi dell’utilizzo del Latte Umano per il neonato prematuro: riduzione dell’incidenza di intolleranza alimentare, di enterocolite necrotizzante, di displasia broncopolmonare, di infezioni anche gravi, di retinopatia del prematuro, precoce raggiungimento dell’alimentazione enterale esclusiva, miglioramento degli outcome neurocognitivi e promozione dello sviluppo cerebrale. L’utilizzo precoce del Latte Umano Donato consente, inoltre, una riduzione dei tempi di degenza e favorisce la promozione dell’allattamento materno esclusivo nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN).
Da anni la SIN è attiva, insieme ad AIBLUD Onlus, nella promozione della donazione del latte umano, informando le potenziali mamme donatrici su questo atto d’amore vitale per i neonati che lo riceveranno.
Condividere esperienze, per aumentare la conoscenza della prematurità
Sono 26 le storie di prematurità, raccolte sulla pagina Facebook della SIN nel corso del 2024. Racconti di genitori che hanno voluto condividere la loro personale esperienza in Terapia Intensiva Neonatale (TIN), a volte struggente, che sono stati di aiuto a famiglie nelle stesse condizioni. Nelle storie ricorrono emozioni molto forti e contrastanti, quali da un lato paura e angoscia, dall’altro lato percezione di sostegno e supporto da parte dello staff medico e infermieristico, ma anche degli altri genitori con esperienze vissute simili, in una sorta di seconda famiglia.
Molti genitori hanno raccontato di non conoscere il mondo della prematurità e della TIN, prima di essere catapultati tra incubatrici, monitor e sondini. E le cose “sconosciute” a volte fanno più paura.
La Giornata Mondiale della Prematurità rappresenta, quindi, anche un’opportunità per diffondere una maggiore conoscenza e consapevolezza sulla nascita prematura, non solo negli adulti, ma anche nei bambini.
E’ per questo motivo che la SIN ha realizzato, per questa edizione, il MINI KIT VIOLA, digitale, una raccolta di file con schede informative, immagini, foto, ecc. sul tema dei nati prematuri, per spiegare, anche ai più piccoli e in modo semplice attraverso il gioco, che cosa è la prematurità. Un supporto per attività di gruppo dedicate ai bambini, per le scuole e le associazioni e per chi vuole celebrare la giornata con i più piccoli.
E’ sempre dedicato a bambini/ragazzi fino a 14 anni, nati prematuri e non, “LA PREMATURITÀ PER ME piccoli creativi crescono”, un’iniziativa pensata per creare un momento di informazione, condivisione e partecipazione su questa condizione che ancora oggi riguarda mediamente un neonato ogni 10 in tutto il mondo.
Partecipare è molto semplice: basterà inviare una propria interpretazione creativa della prematurità, in formato digitale (disegni, testi, immagini, foto, video, ecc.), all’indirizzo e-mail dedicato giornataprematurita@gmail.com. Una selezione delle creazioni sarà pubblicata sui canali social della SIN e per tutti i partecipanti sarà previsto un attestato di partecipazione.
Tutto viola per i prematuri
Luci e non solo, grazie alla collaborazione di Comuni, associazioni e operatori sanitari, con un piccolo gesto di “condivisione” a sostegno delle nascite premature
Il viola è il colore della Giornata Mondiale della Prematurità. Il 17 novembre 2024 SIN e Vivere ETS invitano tutti a colorare di viola i social, il web, ma anche piazze, città, ospedali, scuole, ecc., adottando un simbolo per i neonati prematuri. Come sempre, tantissimi Comuni italiani e Ospedali illumineranno di viola monumenti, piazze, edifici, ecc., ma non solo.
Anche quest’anno, infatti, è stato previsto il KIT VIOLA PER I NEONATI PREMATURI, una raccolta digitale di tutti i file della campagna di sensibilizzazione 2024.
I file saranno personalizzabili con l’aggiunta del logo di Ospedali, Associazioni, Comuni, ecc. e liberamente utilizzabili sia online, su siti web e social network (Facebook, Twitter, Instagram, ecc.), sia per stampe.
Tutti potranno postare le foto, utilizzando i tag ufficiali: #WorldPrematurityDay2024 #WPD2024 #GMP2024 #giornatamondialeprematurità @societaitaliananeonatologia @SIN.Neonatologia @Vivere ETS. Le foto della giornata saranno raccolte e ripostate sulle pagine Facebook @SIN.Neonatologia e Instagram @societaitaliananeonatologia e inserite in un video finale sul canale YouTube della SIN, dove sono pubblicati i video di tutte le ultime edizioni.
Per ricevere il Kit Viola per i Neonati Prematuri o per ogni informazione sulla Giornata Mondiale della Prematurità 2024 inviare una mail a: giornataprematurita@gmail.com oppure sin@brandmaker.it.
Rooming-in

Garantire un percorso nascita puntuale ed appropriato a ciascuna coppia madre-neonato costituisce un obiettivo prioritario di salute. Tra gli interventi assistenziali raccomandati per il perseguimento di questo obiettivo, quello che ha mostrato probabilmente la maggiore efficacia clinica e prognostica in ambito perinatale è il rooming-in protratto e esteso. E’ stato scelto come tema centrale della sessione dedicata al Supporto al neonato sano e alla sua famiglia, al XXX Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN), a Padova.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha definito come: “la permanenza del neonato e della madre nella stessa stanza di degenza per un tempo più lungo possibile. Auspicabilmente 24 ore su 24, con l’eccezione dei momenti necessari per effettuare quelle procedure assistenziali su madre/neonato (di fatto molto limitate) che giustificano una separazione”.
Ma il rooming-in non è solo questo, è molto di più. Come il corpo materno è l’“ambiente atteso” per il neonato, che favorisce l’adattamento ottimale alla vita extrauterina e gli consente di esprimere al meglio le sue competenze, così il rooming-in è “il posto giusto”. L’habitat ideale in cui genitori e neonato possono esprimere al meglio l’istinto di relazione, la “care” in senso assoluto.
“Il rooming-in 2.0 è ripensato in una nuova accezione, riorganizzato, centrato sulla triade familiare, alla luce delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze”, afferma il dott. Luigi Orfeo, presidente della SIN. “L’organizzazione del rooming-in, previo un monitoraggio scrupoloso del benessere materno e neonatale che garantisca la massima sicurezza clinica, deve divenire un accompagnamento discreto, rispettoso, per la piena realizzazione del bonding. Quel profondo e singolare legame, che viene a stabilirsi tra il neonato e la propria madre fin dai primi istanti di vita. Non si tratta di decidere, ad esempio, a che ora fare un prelievo (certo, in una condizione dove la procedura non sia “salvavita”), ma su come posso dare la migliore assistenza possibile in una cornice che rispetti il riposo della puerpera, gli stati comportamentali neonatali e l’attenzione al dolore”.
L’organizzazione del rooming-in 2.0 non cambia solo un reparto, cambia la modalità di assistenza, dal curare al prendersi cura. E richiede, quindi, alcuni elementi indispensabili: il supporto, la sicurezza, l’adattabilità delle strutture e la modulazione qualitativa delle routines assistenziali.
Il rooming-in è oggi raccomandato in condizioni fisiologiche dall’OMS (WHO 2017) e dall’UNICEF (nell’ambito delle iniziative “Ospedale amico del bambino”), dalle principali società scientifiche nazionali ed internazionali e dal Ministero della Salute (2019) nel documento di indirizzo “Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni”.
I suoi benefici sono innumerevoli, ben documentati e scientificamente provati. Promuove l’avvio dell’allattamento al seno e si associa a tassi di allattamento materno molto maggiori. Comporta un miglioramento di numerosi determinanti di salute (a breve, medio e lungo termine). Favorisce la relazione madre-bambino e l’attaccamento-bonding. Promuove la consapevolezza delle competenze genitoriali-empowerment. Favorisce una dimissione appropriata del neonato e della coppia con riduzione dei ricoveri successivi. Protegge dalla depressione post-partum e dallo stress indotto dal cambiamento di ruolo dovuto dalla genitorialità. Riduce il rischio di infezioni ospedaliere.
Molte ricerche scientifiche hanno dimostrato come l’adozione dello skin-to-skin alla nascita tra madre e neonato, seguito da una strategia di “zero separation”, garantita dal rooming-in estensivo, giochino un ruolo determinante nel consentire una buona transizione dalla vita intrauterina a quella extrauterina.
L’insieme di queste buone pratiche, agendo precocemente in una fase di massima sensibilità (finestra di vulnerabilità) favoriscono l’ottimale sviluppo neurologico del neonato. In questo periodo, infatti, la crescita del bambino è fortemente condizionata dagli stimoli ambientali cui è sottoposto, grazie ad afferenze sensoriali sia positive che negative, in grado di modificare l’epigenetica e il neurosviluppo, che coinvolgono processi di adattamento e modulazione neuronale. Il rooming-in, permettendo al neonato di continuare a ricevere quegli stessi stimoli positivi che riceveva in utero (la voce materna e paterna, gli odori, gli stimoli tattili…) garantisce in conclusione l’ambiente più appropriato e familiare, indispensabile per lo sviluppo neurologico.
“Oggi abbiamo un importante strumento a nostra disposizione, che contribuirà a fornire indicazioni sulle buone pratiche assistenziali postnatali, che riguardano il neonato e la sua famiglia: il nuovo documento “Benessere della coppia madre-bambino e sicurezza del neonato: il rooming-in”, realizzato dal Tavolo tecnico multidisciplinare sulla continuità del rapporto madre-bambino durante l’ospedalizzazione alla nascita del Ministero della Salute e del quale la SIN fa parte”, conclude il Presidente Orfeo.
Esposoma urbano una vera calamità

L’esposoma urbano è una vera calamità. Sui bambini ha effetti sin dalla nascita e sono purtroppo a lungo termine. La SIN lancia un allarme: sono necessari interventi drastici per garantire città più sostenibili e sicure per tutelare la salute dei piccoli.

L’inquinamento ambientale e il cambiamento climatico hanno un impatto negativo sulla salute dei neonati, già durante la gravidanza, con effetti che possono protrarsi a lungo termine nei bambini. Numerosi studi recenti confermano che feti e neonati, per loro naturale vulnerabilità, sono particolarmente esposti ai rischi legati all’inquinamento atmosferico. La categoria dei bambini è particolarmente suscettibile agli effetti nocivi dell’esposoma urbano. E’ così definito l’insieme dei fattori ambientali a cui coloro che vivono nelle città sono esposti nel corso della propria vita. Questi fattori, combinati con variabili sociali, comportamentali e biologiche, possono avere un impatto significativo sulla salute. E’ quindi una vera calamità.
L’esposizione all’inquinamento può iniziare già in utero, con conseguenze potenzialmente gravi sia nel breve termine, che nel lungo termine. Alcuni degli effetti includono natimortalità, prematurità, basso peso alla nascita, riduzione dell’allattamento al seno, malattie polmonari, cardiovascolari e neurologiche. Fino a un aumento del rischio di paralisi celebrale. L’elevata frequenza respiratoria e l’immaturità fisiologica degli organi in via di sviluppo rendono i neonati più vulnerabili agli inquinanti rispetto agli adulti. Allo stesso modo, l’immaturità dei meccanismi di termoregolazione li rende particolarmente sensibili alle temperature estreme, una delle conseguenze del cambiamento climatico.
Secondo dati UNICEF, ogni settimana in Europa e Asia Centrale oltre 90 bambini sotto l’anno di età muoiono per cause legate all’inquinamento atmosferico. L’esposizione precoce compromette lo sviluppo polmonare, aumenta il rischio di asma e altre malattie croniche. E influisce negativamente sul sistema cardiovascolare e sullo sviluppo neurologico.
Nel 2021, 377 bambini sono morti in Europa e Asia Centrale per cause riconducibili allo stress da calore. Le temperature elevate, in combinazione con l’inquinamento, aggravano le malattie respiratorie croniche e aumentano il numero di ricoveri ospedalieri. L’esposizione precoce e persistente all’inquinamento acustico può avere un impatto significativo sullo sviluppo neurologico dei bambini. Così contribuendo a problemi di apprendimento, difficoltà di concentrazione, disturbi comportamentali e del ritmo sonno-veglia.
“L’esposizione prenatale all’inquinamento atmosferico comporta una persistente perdita di salute anche a bassi livelli di concentrazione e spesso impiega anni per manifestarsi pienamente”, afferma il dott. Luigi Orfeo. Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), in occasione del XXX Congresso Nazionale a Padova aggiunge: “Per nascere e crescere sani, sono necessari interventi concreti e condivisi, in grado di garantire città ed ambienti più sostenibili e meno esposti ad agenti inquinanti e nocivi. Come indicato anche nell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile, promosso dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.
“Non c’è più tempo da perdere”, dice il Prof. Fabio Mosca, Presidente della Commissione SIN-Safe. “Per questo, insieme ad altre 35 Società Scientifiche ed Associazioni dell’area pediatrica, di cui è capofila la Società Italiana di Pediatria (SIP), a settembre di questo anno, con il progetto AMBO, Alleanza per un Ambiente a Misura di Bambino, abbiamo preso un impegno nei confronti dei nostri neonati e delle loro famiglie: collaborare per garantire loro un futuro migliore, più sostenibile e più sicuro per la salute”.
Secondo stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), oltre il 90% della popolazione urbana è esposta a livelli di particolato fine superiori ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).L’UNICEF raccomanda che ogni bambino, indipendentemente dall’area della città in cui vive, abbia accesso ad uno spazio verde pubblico sicuro e accogliente ad una distanza facilmente raggiungibile a piedi.
Un recente studio di ricercatori spagnoli ha messo a punto una nuova linea guida, nota come la regola “3-30-300”, secondo la quale ogni persona dovrebbe poter vedere almeno 3 alberi dalla propria casa, vivere in un quartiere con una copertura arborea del 30% e avere accesso ad uno spazio verde di qualità entro 300 metri. La progettazione di città sostenibili richiede la cooperazione attiva tra governi, istituzioni e cittadini, investendo in soluzioni ambientali che riducano l’inquinamento, mitighino il cambiamento climatico, aumentino gli spazi verdi e tutelino la salute pubblica.
“Per ridurre l’inquinamento dell’aria e quello acustico e contribuire ad abbassare le temperature, un primo passo potrebbe essere quello di implementare la presenza di parchi, giardini pensili ed orti urbani, che promuovono anche uno stile di vita attivo, contrastando la sedentarietà. Solo con un impegno collettivo sarà possibile affrontare le sfide attuali e garantire un futuro urbano sostenibile, equo e vivibile per le generazioni future, favorevole alla loro crescita e al loro sviluppo in salute”, conclude Orfeo. SE si continua così non va affatto bene: l’esposoma urbano è da considerarsi una vera calamità. Non c’è dubbio.
Vista: prevenzione sin dalla nascita

In occasione della Giornata Mondiale della Vista è bene sottolineare che occorre far prevenzione sin dalla nascita di un bebè con lo screening visivo neonatale. La Società Italiana di Neonatologia (SIN) ci tiene a ribadirlo ancora una volta.

“La prevenzione deve avvenire già sin dalla nascita”, afferma il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Luigi Orfeo. “Periodo in cui possono essere presenti diverse patologie oculari potenzialmente invalidanti che oggi sono intercettate tempestivamente dagli screening visivi neonatali, garantiti a tutti i bambini che nascono nel nostro Paese, grazie all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) nel 2017”, aggiunge parlando della vista.
Lo screening visivo viene eseguito nelle prime settimane di vita mediante il test del riflesso rosso. Può prevenire alcune forme di ipovisione e cecità. Consente di individuare precocemente malattie oculari come la cataratta congenita, ancora oggi una delle principali cause di cecità nell’infanzia (colpisce da 1 a 6 su 10.000 nati vivi), e di intervenire in tempi rapidi. Relativamente frequente è anche il glaucoma congenito. Ha un’incidenza di 1 su 10.000 nati vivi. Un’altra patologia oculare che, invece, può non essere presente alla nascita ma comparire nei primi mesi di vita e avere una prognosi sfavorevole è il retinoblastoma, con incidenza di 1 su 15.000-20.000 nati vivi.
“Il test del riflesso rosso è eseguito dal neonatologo nei primi giorni di vita e successivamente dal pediatra ai bilanci di salute,” continua il Presidente Orfeo. “E’ un valido screening per la precoce individuazione delle anomalie oculari in epoca infantile, non è assolutamente invasivo per il bambino e dura pochi minuti. In caso di risultato dubbio, si renderà necessaria la valutazione oculistica specialistica per diagnosticare una eventuale patologia”.
In un ambiente di crescita normale, con adeguate attenzioni e cure familiari, i bambini ricevono tutte le stimolazioni sensoriali necessarie affinché il cervello sia correttamente sollecitato, attraverso gli occhi, a percepire le immagini con le diverse caratteristiche, quali il colore, il contrasto di luce, il movimento degli oggetti, la varietà di forme e dimensioni eccetera.
Esistono dei campanelli di allarme cui è importante fare attenzione per identificare precocemente alcune delle anomalie di sviluppo oculare. Infatti, se entro i 3 mesi di età il bambino non sa mantenere una fissazione stabile, oppure se compaiono movimenti anomali di oscillazioni involontarie degli occhi (nistagmo) o movimenti rotatori di esplorazione dello spazio senza finalità (movimenti di ricerca), o ancora la comparsa di deviazioni di un occhio (strabismo) dopo i 6-9 mesi di vita sono tutti motivi per una visita oculistica e ortottica.
Nei casi in cui, invece, vi sia una familiarità per alcune patologie oculari congenite quali cataratta e glaucoma congenito, strabismo o ambliopia (occhio pigro) nei genitori o nei fratelli maggiori, è indicata una visita oculistica entro i primissimi mesi di vita.
“Un’altra importante patologia oculare è la retinopatia della prematurità (ROP), che colpisce i neonati prematuri, soprattutto di età gestazionale inferiore a 31 settimane e/o con un peso inferiore a 1500 grammi”, conclude Orfeo. “La sua incidenza è progressivamente aumentata negli anni, in conseguenza della maggiore sopravvivenza dei neonati estremamente pretermine. Ma, grazie alla tecnologia, in continua evoluzione, anche la capacità diagnostica si è notevolmente ampliata, con una ricaduta positiva sulla gestione terapeutica e sul follow-up della malattia”. Per la vista la prevenzione va fatta sin dalla nascita: è basilare.
Importanza dell’allattamento materno

E’ sempre bene sottolineare l’importanza dell’allattamento materno. “Closing the Gap. Breastfeeding Support for All” è il tema della Settimana Mondiale dell’Allattamento Materno 2024. Si celebra in Italia dall’1 al 7 ottobre. Quest’anno si concentra sulla necessità di migliorare il sostegno all’allattamento al seno per ridurre le disuguaglianze esistenti nella nostra società, con particolare attenzione ai tempi di emergenze e crisi.
Negli ultimi 12 anni, il numero di bambini di età inferiore ai sei mesi esclusivamente allattati al seno è aumentato di oltre il 10%. Ciò significa che il 48% dei neonati in tutto il mondo ne beneficia (dati Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – Unicef). Sono centinaia di migliaia di vite salvate grazie all’allattamento al seno.
Il latte materno rappresenta, infatti, uno “scudo prezioso” che protegge i piccoli, non solo nei primi mesi, ma per tutto l’arco della vita, riducendo, ad esempio, l’incidenza di malattie cardiovascolari e metaboliche, dall’ipertensione al diabete.
I benefici dell’allattamento al seno, però, vanno oltre la salute fisica. Rappresentando un “elemento di continuità” tra l’utero materno e il mondo esterno. Favorisce la simbiosi tra mamma e bambino, che ritrova nel latte di mamma qualcosa di molto simile, per composizione, consistenza e odore, al liquido amniotico.
“Ribadiamo in queste giornate quanto raccomandato dall’OMS, ovvero l’importanza di garantire l’allattamento esclusivo almeno per i primi sei mesi di vita e il nostro impegno per eliminare i tanti ostacoli (gap) ancora esistenti”, afferma il dott. Luigi Orfeo, presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN). “Serve, infatti, una migliore rete di sostegno familiare e lavorativo. Ma anche la possibilità del rooming-in del bimbo insieme alla mamma in tutti gli ospedali. Questo per favorire un buon avvio dell’allattamento già dai primi momenti. Ancora oggi, purtroppo, almeno una struttura su tre non lo consente o lo consente solo in modo parziale”.
Proprio con l’obiettivo di incrementare il tasso di allattamento in ospedale, la SIN, da sempre in prima linea per la promozione e il sostegno dell’allattamento materno, di cui ribadisce l’importanza, ha avviato il progetto Policy Aziendale sull’Allattamento (PAA). Hanno già aderito 62 Aziende Sanitarie, con complessivi 108 Punti Nascita, appartenenti a 14 su 21 Regioni e/o Province Autonome italiane.
Al progetto triennale, che si completerà a metà 2025, partecipano le Società scientifiche che si occupano dell’assistenza perinatale e le Federazioni Nazionali delle ostetriche e degli infermieri. Nello specifico: la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). E ancora: la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE), l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO). E anche: la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), la Società Italiana di Neonatologia Infermieristica (SIN INF), la Società Italiana di Pediatria Infermieristica (SIPINF), d’intesa con l’associazione dei genitori VIVERE ETS.
Tra gli interventi mirati del progetto, c’è la maggior diffusione delle pratiche facilitanti l’avvio e la durata dell’allattamento, come ad esempio il contatto pelle a pelle sin da subito in sala parto. L’efficacia del contatto pelle a pelle è stata confermata anche da un recente studio osservazionale prospettico. E’ stato condotto dalla Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Policlinico di Bari e dall’Ospedale “San Giovanni di Dio” di Melfi. Sono stati arruolati complessivamente 160 neonati, di cui 79 (49,4%) sottoposti al contatto pelle a pelle. E’ emerso che, a tre mesi di vita, la percentuale di allattamento al seno esclusivo era maggiore (71 %) nei neonati sottoposti a contatto pelle a pelle alla nascita, rispetto ai neonati non sottoposti a questa pratica (53 %).
Un altro strumento risultato molto efficace per la promozione ed il sostegno dell’allattamento è il tele-supporto ai genitori, di ulteriore aiuto oltre alle usuali visite degli operatori effettuate in presenza. L’incremento del tasso di allattamento esclusivo a 3 mesi dal parto aumenta del 25% col tele-supporto, mostrando un effetto positivo anche fino ai 6 mesi. Su queste basi, la SIN ha realizzato e diffuso una Position Statement sul Tele-supporto all’Allattamento, coordinata dal dott. Riccardo Davanzo, Presidente della Commissione Allattamento della Società Italiana di Neonatologia (COMASIN).
“Con il sostegno e il supporto giusti, la mamma può essere aiutata a superare eventuali difficoltà iniziali. Ne vale la pena, visto che la pratica naturale dell’allattamento è voucher di salute per il lattante, ma anche per sé stessa”, conclude il Presidente Orfeo. “Il latte materno, infatti, rappresenta l’alimento ideale, perfetto per il neonato, ma allattare a lungo porta benefici anche alla donna, proteggendola ad esempio dal tumore alla mammella e all’ovaio. È ben comprensibile come nei primi giorni l’allattamento possa diventare la pratica centrale nella triade mamma-papà-neonato, alla quale anche il padre può e deve contribuire, in maniera convinta e sicura”. Non dimenticate mai l’importanza dell’allattamento materno.
Sepsi neonatale causa 800mila decessi l’anno

Sono dati che fanno male: la sepsi neonatale causa circa 800mila decessi l’anno. La sepsi è una condizione potenzialmente letale caratterizzata da una risposta infiammatoria sistemica causata da un’infezione. Può rapidamente evolvere in disfunzione multiorgano e morte. Colpisce circa 49 milioni di persone, con 11 milioni di decessi all’anno a livello mondiale, portando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a identificarla come una priorità sanitaria globale. Ogni anno, il 13 settembre, si celebra la Giornata Mondiale contro la sepsi (World Sepsis Day), con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità di questa patologia, spesso poco conosciuta.

La mortalità da sepsi è spesso legata a misure di prevenzione delle infezioni inadeguate, diagnosi tardiva e gestione clinica inappropriata. Il periodo neonatale presenta il rischio di sepsi più alto nell’arco della vita. E, di conseguenza, comporta un enorme carico medico, sociale ed economico a livello globale. Questa condizione, comunemente definita da una coltura microbica positiva in un paziente sintomatico, rimane una sfida considerevole a livello globale e, insieme alla nascita pretermine, è responsabile del maggior numero di decessi nel primo mese di vita. Ogni anno si stima che ci siano tra 3,9 e 5 milioni di casi di sepsi neonatale a livello globale. Causa circa 800mila decessi l’anno, a seconda dello studio. Tuttavia, le stime globali dell’incidenza e della mortalità sono spesso incerte a causa della mancanza di dati accurati e di sistemi di sorveglianza robusti, specialmente nei paesi a basso e medio reddito.
Anche se la sopravvivenza dei neonati pretermine e/o di basso peso alla nascita è nettamente migliorata nel tempo, questa popolazione necessita spesso di cure ospedaliere. Questo li espone a nuovi rischi infettivi sotto forma di infezioni acquisite in ospedale (hospital-acquired infections HAI). Infatti, un recente studio di coorte ha evidenziato che tra la popolazione neonatale ospedalizzata i tassi di sepsi sono più di sette volte superiori. Nelle unità di Terapia Intensiva Neonatale, più della metà delle HAI risultano essere sepsi acquisite in ambito ospedaliero (hospital-acquired sepsis HAS) responsabili di un aumento della mortalità del 5.5% nei neonati ospedalizzati affetti rispetto ai neonati con le stesse caratteristiche ma senza HAS.
Inoltre, la sepsi causata dalle cure sanitarie è associata a una degenza ospedaliera più lunga e a tassi di resistenza antimicrobica più elevati rispetto alla sepsi acquisita in comunità. Più della metà di tutti i casi di HAS sono, tuttavia, prevenibili attraverso misure appropriate di prevenzione e controllo delle infezioni.
In base al timing dell’infezione, la sepsi neonatale è stata classificata in sepsi ad esordio precoce (EOS – con esordio nelle prime 72 ore dalla nascita) e sepsi ad esordio tardivo (LOS – con esordio dopo i primi 3 giorni dalla nascita). Questa classificazione implica differenze nella modalità di trasmissione prevista e nei microrganismi patogeni predominanti. L’EOS è generalmente causata da trasmissione verticale dalle madri ai neonati durante il periodo intrapartum. Mentre la LOS è causata da trasmissione orizzontale postnatale, principalmente da microrganismi acquisiti dopo la nascita. Una recente revisione sistematica e metanalisi degli studi epidemiologici sulla sepsi neonatale ha riportato che la EOS è 2,6 volte più comune della LOS.
L’incidenza delle due forme di sepsi neonatale varia ampiamente tra diverse aree geografiche e gruppi di popolazione. Nei paesi sviluppati, l’incidenza della EOS è stimata intorno a 0,5-1 casi per 1.000 nati vivi e fino a 13.5 per 1.000 nati tra i pretermine, mentre la LOS, più comune tra i neonati ricoverati in UTIN, presenta tassi che possono superare gli 88 casi per 1.000 neonati ad alto rischio. Nei paesi a basso e medio reddito, l’incidenza è significativamente più elevata a causa di fattori come l’alta prevalenza di nascite pretermine, condizioni igieniche inadeguate e limitato accesso a cure prenatali e perinatali di qualità.
L’eziologia della sepsi neonatale è cambiata negli ultimi decenni a causa dell’aumento della resistenza antimicrobica, della disponibilità di tecnologie per diagnosticare le infezioni e guidare il trattamento e dell’utilizzo di dispositivi sanitari invasivi che aumentano il rischio di infezioni associate all’assistenza sanitaria. La sepsi neonatale causata da batteri Gram-negativi resistenti agli antibiotici è responsabile di circa il 30% dei decessi neonatali dovuti a sepsi.
La prognosi dipende dal riconoscimento precoce e dal trattamento appropriato, sebbene i segni e i sintomi siano spesso aspecifici e possano sovrapporsi a quelli di altre condizioni gravi. La prevenzione della sepsi neonatale si concentra principalmente sull’implementazione di misure efficaci di controllo delle infezioni e sulla gestione appropriata delle cure prenatali e perinatali. La prevenzione della EOS include lo screening materno per lo Streptococco di gruppo B durante la gravidanza e la somministrazione di antibiotici profilattici alle donne a rischio durante il parto.
Le misure preventive contro la LOS includono pratiche igieniche rigorose, la gestione sicura dei dispositivi invasivi e la promozione dell’allattamento al seno, che può fornire immunità passiva contro molte infezioni. Una componente critica della prevenzione è anche il miglioramento della formazione del personale sanitario nelle unità neonatali, insieme all’implementazione di protocolli standardizzati di controllo delle infezioni.
Nonostante i progressi nella gestione e prevenzione, la sepsi neonatale rimane una sfida significativa. Le limitazioni nella diagnosi rapida, l’aumento della resistenza antimicrobica e la carenza di dati epidemiologici accurati continuano a ostacolare gli sforzi globali per ridurre l’incidenza e la mortalità. L’adozione di nuove tecnologie diagnostiche, l’investimento in ricerca per nuovi trattamenti e vaccini e il miglioramento dei sistemi di sorveglianza sono essenziali per affrontare questa sfida.
44 Banche del Latte Umano Donato

Sono 44 le Banche del latte Umano Donato in Italia per il fabbisogno di neonati prematuri e in emergenza. E’ un ottimo risultato. Ma ancora non basta, come sottolinea la Società Italia di Neonatologia.

“Amore in ogni goccia donata, vita in ogni goccia ricevuta”, è lo slogan per la Giornata Mondiale della Donazione del Latte Umano 2024. Si celebra il 19 maggio. Con 44 Banche del Latte Umano Donato (BLUD), l’Italia continua a mantenere il suo ruolo di leader in Europa. Le ultime due BLUD sono state aperte in Sicilia, che ora conta 5 banche e rappresenta la quarta regione in Italia per numero di banche dopo la Lombardia con 7, il Veneto e la Toscana con 6.
Nonostante questa presenza territoriale così diffusa, con 44 Banche del Latte Umano Donato, e la generosità di tantissime mamme italiane, che compiono questo grande gesto di solidarietà, il latte umano donato (LUD) non è ancora sufficiente per tutti i neonati ed i lattanti che ne hanno bisogno nel nostro Paese.
Sono principalmente due le categorie di bambini che possono beneficiare del latte umano donato. Sono neonati prematuri o con patologie e quelli in emergenza. Per i neonati prematuri, cioè, nati prima della 37a settimana di gestazione e particolarmente fragili, il LUD è un vero salvavita. Spesso questi bambini non possono essere allattati al seno dalla propria mamma. Ma il latte donato può essere indispensabile anche per i neonati ed i lattanti che si trovano in situazioni di emergenza.
L’Italia è un Paese che vive in pieno dissesto idrogeologico, che da emergenza si è trasformato in realtà quotidiana. Nell’ultimo decennio si sono verificate diverse emergenze. Terremoti, alluvioni, altri disastri, crisi dei rifugiati e dei migranti, senza contare la pandemia di Covid-19. Nelle emergenze la mortalità infantile può essere fino a 70 volte superiore al tasso medio. La Protezione Civile e il sistema di emergenza a livello regionale e locale hanno migliorato significativamente la loro capacità di risposta. Ma poco o nulla è cambiato per quanto riguarda la protezione, la promozione e il sostegno dell’alimentazione dei neonati e dei lattanti nelle emergenze. In queste situazioni, la sopravvivenza dei lattanti può dipendere dall’accesso all’allattamento al seno e/o al latte umano.
“Per questo motivo, la nostra associazione ha deciso di realizzare il progetto Latte umano donato nelle emergenze, che vedrà coinvolte molte delle BLUD operative nel nostro Paese”, spiega Guido Moro, Presidente dell’AIBLUD Onlus, Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato. “Il progetto si basa sulla realizzazione di una Centrale Operativa ubicata nel nord Italia. Lì verrà fatto confluire il 10% del latte donato raccolto dalle banche coinvolte nell’iniziativa. Il latte verrà lavorato nella Centrale Operativa e trattato. Un processo di liofilizzazione trasformerà il latte liquido in latte in polvere. La liofilizzazione consentirà di mantenere tutte le caratteristiche organolettiche del latte per un periodo di 24 mesi. Il volume ridotto del liofilizzato permetterà di stoccare notevoli quantità in uno spazio minore. In caso di necessità, il latte liofilizzato verrà, poi, inviato nelle zone delle emergenze. Questo per alimentare neonati e lattanti che non hanno la possibilità di ricevere il latte della propria mamma”.
Una politica basata su promozione e sostegno del latte umano come strategia per le emergenze dovrebbe essere sviluppata in ogni Paese civile, e per questo motivo l’AIBLUD sta lavorando su questo progetto per l’Italia.
“Da anni promuoviamo in tutti i nostri punti nascita la donazione del latte umano. Informando le potenziali mamme donatrici su questo atto d’amore vitale per i neonati che lo riceveranno. Sono tantissimi i vantaggi dell’utilizzo del Latte Umano di Banca per il neonato prematuro. Riduzione dell’incidenza di intolleranza alimentare, di enterocolite necrotizzante, di displasia broncopolmonare, di sepsi e di altre infezioni, di retinopatia del prematuro. Precoce raggiungimento dell’alimentazione enterale esclusiva. Miglioramento degli outcome neurocognitivi e promozione dello sviluppo cerebrale. L’utilizzo precoce del Latte Umano Donato consente, inoltre, una riduzione dei tempi di degenza. Favorisce la promozione dell’allattamento materno esclusivo nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN)”, commenta Luigi Orfeo.
Il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) aggiunge: “È nelle nostre maternità che dobbiamo intercettare le possibili donatrici e far conoscere loro il sistema italiano delle BLUD, che tanti progressi ha fatto negli ultimi anni. È necessaria una maggiore conoscenza e divulgazione sulle caratteristiche che una mamma donatrice deve possedere e sulle modalità di donazione e conservazione del latte, in modo da far aumentare la raccolta ed il numero dei bambini che potranno beneficiare di questo preziosissimo alimento salvavita”.
Continuano, anche, i progetti a livello mondiale ed europeo per una sempre migliore organizzazione delle BLUD.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta lavorando, dal 2022, alla preparazione di Linee Guida sulle Banche del Latte Umano Donato, che possano diventare un riferimento globale a garanzia della qualità e della sicurezza di queste strutture. Tra le principali tematiche che saranno regolamentate: la selezione e lo screening delle potenziali donatrici, il trasporto, la conservazione e la manipolazione del latte, le procedure di lavorazione, la pastorizzazione e la distribuzione equa. L’uso del latte umano delle donatrici deve essere gestito sempre nel contesto della protezione, della promozione e del miglioramento dell’uso del latte materno, ove possibile.
A livello Europeo, l’European Directorate for the Quality of Medicines & Healthcare (EDQM) sta preparando la 6ª Edizione della “Guide to the quality and safety of tissues and cells for human application”, che rappresenta una revisione della 5a edizione pubblicata nel 2022 ed approvata dal Parlamento Europeo nel 2023. Scopo della guida è presentare la revisione degli standard di sicurezza e qualità relativi alla donazione delle sostanze di origine umana (Substances of Human Origin, SoHO), tra cui il latte materno.
Un’altra iniziativa a livello Europeo è il Progetto IMAGINE, che ha lo scopo di preparare delle Linee Guida europee per la regolamentazione della donazione del latte umano e dell’organizzazione delle BLUD in Europa e sarà portato avanti da un Consorzio composto da istituzioni rappresentative di 5 paesi Europei: 1) European Milk Bank Association (EMBA), con sede in Italia; 2) Human Milk Bank Foundation, Polonia; 3) Frauenmilchbank-Initiative e.V., Germania; 4) Asociación Espanola de Bancos de Leche Humana, Spagna; 5) Irish Neonatal Health Alliance, Irlanda.
“Il mondo delle BLUD ha raggiunto 115 anni dal momento della sua nascita a Vienna nel 1909. – conclude il Presidente Moro – Grazie a tutte queste iniziative di elevato livello scientifico, culturale e sociale, condotte sia a livello europeo, che a livello globale, siamo sicuri che la catena di sostegno e solidarietà della donazione del latte umano continuerà ad estendersi in tutto il mondo. Contribuendo, goccia dopo goccia, alla salute dei nostri neonati”.
Kangaroo Care riduce mortalità

La Kangaroo Care riduce la mortalità dei nati pretermine e le infezioni. La SIN è impegnata da sempre in prima linea per la più ampia diffusione in tutti i punti nascita italiani di questa cura essenziale in particolare per i neonati prematuri.

“La Kangaroo Care è una delle misure più efficaci che possono essere adottate per migliorare le prospettive di sopravvivenza dei bambini nati prematuri o di basso peso. Questo in tutti i contesti, nei paesi ad alto e basso reddito”. Questo è quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) nel Global Position Paper dal titolo: “KMC A trasformative innovation in neonatal health care”.
In occasione della Giornata Mondiale della Kangaroo Care, che, come ogni anno, si celebra il 15 maggio, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce l’importanza di questa attività. E il suo impegno nel promuovere, insieme con le associazioni dei genitori, le strategie di implementazione. E tutte le modalità operative per il corretto svolgimento di questa cura. Sostiene la sua più ampia diffusione presso tutti i punti nascita in Italia.
E’ un vero e proprio metodo di cura, che si realizza attraverso il contatto pelle-a-pelle, tra mamma/papà e neonato, continuo e prolungato. Va da 8 a 24 ore al giorno, per quante più ore possibile. Va iniziato immediatamente dopo il parto, o quando le condizioni cliniche del neonato lo consentono. L ’OMS raccomanda fortemente la KC per tutti i neonati pretermine o di basso peso come cura di routine e l’inizio il prima possibile dopo la nascita.
Secondo le più recenti evidenze e numerose revisioni della letteratura, la Kangaroo Care, iniziata in ospedale o a casa, riduce la mortalità durante il ricovero alla nascita o a 28 giorni di età. Probabilmente, riduce le infezioni gravi tra i neonati pretermine e di basso peso alla nascita. La KC, inoltre, comporta maggiori benefici, a medio e lungo termine, se dura almeno 8 ore al giorno. E se viene iniziata quanto prima possibile.
Ormai diversi studi sostengono che la KC deve essere inserita nei bundle di miglioramento assistenziale e di outcome dei neonati prematuri per il livello di impatto a breve e lungo termine che essa ha.
Nonostante i suoi comprovati benefici, le esperienze dirette di alcuni ospedali mostrano una grande variabilità nell’inizio della Kangaroo Care. E spesso difficoltà logistiche e professionali nell’eseguirla. Soprattutto nei neonati pretermine. Per i neonati prematuri, infatti, è fattibile anche prima della stabilizzazione. Ma richiede formazione professionale, adattamento degli spazi e attrezzature per la rianimazione.
Tutto questo non può che confermare la necessità di un ulteriore impegno non solo per la promozione culturale e organizzativa dei punti nascita. Ma anche nel promuovere azioni concrete presso i decisori delle politiche sanitarie, affinché la KC venga considerata una attività di cura essenziale tra gli standard di cura per tutti i neonati e per le loro famiglie.
“Purtroppo, sappiamo di casi di Terapie Intensive Neonatali che ancora impongono limitazioni di orari per l’accesso ai genitori. Addirittura alcune solo poche ore al giorno – afferma il presidente SIN Luigi Orfeo – Da anni sosteniamo l’apertura h24 delle TIN. E il diritto di tutti i genitori di poter stare accanto al proprio figlio ricoverato per tutto il tempo che lo desiderano. I genitori sono parte integrante della cura e la kangaroo care ne è una dimostrazione concreta”.
Il Gruppo di Studio della Care neonatale della SIN ha messo a disposizione di tutte le TIN italiane il documento “Kangaroo Care – Le Indicazioni nazionali della SIN”. Ci sono all’interno precise istruzioni per una corretta e sicura implementazione di questa importante pratica. Riduce la mortalità e le infezioni: è importantissima.