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Cura degli occhi sin dalla nascita

Ott 11
Scritto da Annamaria avatar

Bisogna aver cura degli occhi sin dalla nascita. Per questo sono importantissimi gli screening neonatali, come sottolinea la SIN.

cura degli occhi sin dalla nascita

#loveyoureyes è l’hashtag scelto per la Giornata Mondiale della Vista, che ricorre domani, 12 ottobre 2023. E’ promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB). E’ sostenuta dal Ministero della Salute. Il tema proposto per quest’anno è l’importanza della salute oculare sul luogo di lavoro. In Italia la campagna di sensibilizzazione scelta è molto impattante. Un’immagine completamente nera con una scritta bianca: “NON SERVONO IMMAGINI PER DESCRIVERE IL BUIO. La vista è un bene prezioso. Siamo al tuo fianco per custodirla”.

La prevenzione e la cura degli occhi sono fondamentali in tutte le fasi della vita, sin dalla nascita. Per questo la Società Italiana di Neonatologia sostiene la diffusione, su tutto il territorio nazionale, degli screening neonatali, tra cui anche quelli oculari e visite oculistiche regolari e frequenti, soprattutto durante i primi mesi di vita, volte all’identificazione precoce e alla presa in carico tempestiva di patologie gravi.

C’è una categoria di neonati per la quale la tutela della salute degli occhi risulta ancora più delicata, quelli ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e sub intensiva, sia per il rischio di insorgenza di malattie gravi, come ad esempio la retinopatia della prematurità (ROP) e la cataratta congenita, sia perché proprio durante il periodo di ricovero avviene la maturazione dell’organo di senso. E’ basilare che la cura degli occhi inizi sin dalla nascita, in questo caso ancor di più.

Gli Standard Assistenziali per la Salute del Neonato, la cui diffusione ed applicazione è attualmente seguita da una commissione istituita ad hoc dalla SIN, definiscono diversi criteri per la progettazione di ambienti di degenza in grado di proteggere il neonato dallo stress. Incluso quello visivo. E migliorare il sonno, con ottimizzazione dello sviluppo neurologico a distanza.

In particolare, i livelli di illuminazione ambientale negli spazi dedicati ai neonati devono essere regolabili, individualizzabili, attraverso comandi di accensione/spegnimento e di attenuazione. Qesto in base alle necessità, al comfort e ai ritmi circadiani. Le sorgenti luminose devono avere uno spettro di colori appropriato ed essere posizionate in modo da ridurre al minimo abbagliamento, ombre e sfarfallio. 

Radiazioni ultraviolette o infrarosse non necessarie possono essere evitate utilizzando lampade, lenti o filtri appropriati. Ogni posto letto per neonato dovrebbe essere munito di una sorgente di illuminazione separata, da utilizzare per le procedure e regolabile. Dovrebbe essere assicurato l’accesso immediato alla luce del giorno, senza dover lasciare la TIN. In ogni spazio o stanza dedicati al bambino, o nelle postazioni di lavoro adiacenti, si dovrebbe prevedere almeno una fonte di luce naturale proveniente da una finestra o da un lucernario. Per tutte le finestre del reparto, che danno sull’esterno, dispositivi di oscuramento di colore neutro, al fine di minimizzare la distorsione del colore.

“Bisogna accrescere la consapevolezza sul valore delle cure, che devono essere sempre più mirate ed accurate per tutti i neonati e continuare ad investire sulla prevenzione con gli screening neonatali”, afferma il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della SIN. “Il compito di noi neonatologi è tutelare i più piccoli, in particolare nelle TIN e le loro famiglie, allo scopo di ridurre sempre più l’incidenza di queste patologie, molto gravi e spesso invalidanti”, precisa ancora.

Neonati prematuri: abbraccio può salvare vita

Nov 17
Scritto da Annamaria avatar

I neonati prematuri devono avere il contatto pelle a pelle con i propri genitori: un abbraccio può salvare loro la vita.

“Viola” è nata molto prima della 37ª settimana di gestazione, dopo soli 6 mesi di gravidanza, piccola e fragile, lotta come un leone nella sua incubatrice in Terapia Intensiva Neonatale (TIN). La sua vita è attaccata a fili e tubicini, i giorni scorrono lenti, con il sottofondo di un “bip” costante di macchinari e monitor. C’è una luce per riscaldarla e lo sguardo attento di neonatologi ed infermieri per curarla e proteggerla. Dovrà aspettare qualche mese, forse, per poter lasciare l’ospedale e tornare a casa con la sua mamma e il suo papà, che con i loro abbracci, il loro contatto, la loro voce, possono, però, partecipare in modo determinante alle sue cure in TIN, fin dai primi giorni di vita. (altro…)