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Bambini: sicurezza fin dall’inizio

Set 17
Scritto da Annamaria avatar

Sicurezza del paziente fin dall’inizio!”: con questo slogan il “World Patient Safety Day” 2025, che si celebra oggi, 17 settembre, mette al centro i più piccoli. Dalla nascita ai nove anni, ogni intervento precoce e ogni misura preventiva possono cambiare il futuro dei bambini. La Giornata è promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per richiamare l’attenzione dei Paesi sull’importanza della sicurezza delle cure. Per l’occasione, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) sottolinea che ogni bambino ha diritto a un’assistenza sicura sin dai primi giorni di vita e che la protezione dei neonati non può prescindere da una stretta collaborazione tra famiglie e professionisti.

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“Il periodo dei primi mille giorni, dal concepimento ai due anni, è decisivo per il benessere dell’individuo – spiega Massimo Agosti, presidente SIN –. I neonatologi hanno il compito di accompagnare le famiglie, offrendo cure individualizzate e centrate sul nucleo familiare. Prevenire i rischi lungo i percorsi assistenziali, garantire diagnosi tempestive e abbattere le differenze regionali è parte integrante di questo impegno”.

Per trasformare questi principi in pratica, la SIN ha promosso strumenti concreti. Gli “Standard Organizzativi per l’Assistenza Perinatale“, elaborati insieme alle principali società scientifiche dell’area materno-infantile, mirano a uniformare l’offerta sanitaria in termini di risorse umane, strutturali e tecnologiche. Un ulteriore tassello è l’adozione, in collaborazione con la European Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI) e con Vivere ETS, degli “Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato”, che pongono grande attenzione anche al ruolo delle associazioni dei genitori.

La vicinanza e il coinvolgimento dei genitori rappresentano un cardine della buona crescita del bambino. Studi scientifici confermano che la partecipazione attiva delle famiglie, soprattutto nei casi di prematurità, favorisce lo sviluppo e riduce i rischi clinici. Per questo la SIN insiste sull’importanza di informare e formare i genitori già durante la degenza ospedaliera, affinché possano diventare il principale presidio di protezione del neonato.

Allattamento al seno, prevenzione delle infezioni con semplici gesti come il lavaggio frequente delle mani, adesione alle vaccinazioni e alle pratiche di immunoprofilassi, uso corretto dei dispositivi di ritenuta e anti-abbandono in auto, sonno sicuro nella culla lontano dal fumo passivo, ma anche l’attenzione a non scuotere mai il piccolo per calmarne il pianto: sono alcune delle azioni che, se adottate con consapevolezza, possono fare la differenza per la salute e la sicurezza dei neonati.

“Per garantire un futuro in salute e in sicurezza ad ogni neonato è necessario il coinvolgimento collettivo di professionisti della salute, famiglie e associazioni, ma anche delle istituzioni, cominciando fin dal primo istante di vita e continuando durante tutto il percorso di crescita e sviluppo”, conclude il presidente Agosti.

L’Oms: “Le punizioni corporali non fanno crescere”

Set 15
Scritto da Annamaria avatar

Le botte non educano. Non migliorano il comportamento dei bambini, non favoriscono lo sviluppo e non portano alcun beneficio. È quanto emerge dallo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Understanding and Preventing Child Corporal Punishment, che analizza il fenomeno a livello globale e mette in guardia sui danni a lungo termine. L’OMS è chiaro: “Le punizioni corporali non fanno crescere”.

Cosa si intende per “punizioni corporali”? Secondo il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia, rientra in questa categoria “qualsiasi punizione in cui venga utilizzata la forza fisica e destinata a causare dolore o disagio, per quanto lieve”. Nel concreto significa:

  • colpire con la mano o con oggetti (cinture, scarpe, bastoni)
  • dare calci, strattonare o scuotere violentemente
  • graffiare, pizzicare, mordere, tirare capelli o orecchie
  • costringere a posizioni dolorose
  • bruciare o scottare
  • obbligare a ingerire sostanze, come il sapone

Accanto alle violenze fisiche, ci sono poi le punizioni psicologiche, che umiliano, spaventano o ridicolizzano i bambini, con effetti altrettanto devastanti.

Lo studio dell’Oms non. lascia spazio a dubbi: le punizioni corporali non insegnano nulla di positivo. Al contrario, i bambini picchiati sviluppano paure e fragilità che si trascinano nell’età adulta. Tra gli effetti più comuni:

  • danni fisici diretti e lesioni
  • paura, ansia e stress cronico
  • depressione e bassa autostima
  • difficoltà di concentrazione e risultati scolastici scarsi
  • relazioni familiari danneggiate
  • problemi comportamentali, autolesionismo e dipendenze
  • tendenza a riprodurre la violenza da adulti

Non tutti i bambini sono esposti allo stesso modo. L’Oms individua tre livelli di rischio:

  • individuale: disabilità, differenze di genere, motivi culturali
  • familiare: genitori che hanno subito a loro volta punizioni, depressione, dipendenze
  • sociale: povertà, discriminazione, razzismo, tradizioni che legittimano la violenza

Molti Paesi hanno introdotto leggi che vietano le punizioni fisiche. Ma le norme, da sole, non riescono a scalfire la convinzione radicata che “una sculacciata” possa essere educativa.

Per cambiare rotta servono azioni coordinate. L’Oms indica sette campi di intervento, raccolti nel quadro INSPIRE:

  • applicare e far rispettare le leggi
  • promuovere norme sociali non violente
  • creare ambienti sicuri in casa, a scuola e in comunità
  • offrire supporto concreto a genitori e caregiver
  • ridurre la povertà e sostenere economicamente le famiglie
  • garantire servizi di risposta e supporto alle vittime
  • investire in educazione e competenze di vita

Tra gli esempi: corsi di genitorialità positiva, programmi scolastici per ridurre la violenza tra insegnanti e studenti, campagne di sensibilizzazione sui danni delle punizioni fisiche.

Gravidanza con anemia falciforme: linee guida

Giu 19
Scritto da Annamaria avatar

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato le prime linee guida globali per migliorare l’assistenza alla donne in gravidanza con anemia falciforme

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L’anemia falciforme è una malattia genetica che provoca la produzione di globuli rossi a forma di falce, invece di essere normali e tondeggianti. Questi globuli rossi, più rigidi e fragili, tendono a ostruire i vasi sanguigni e ridurre il flusso di ossigeno, causando dolori acuti, danni agli organi e aumento del rischio di complicazioni durante la gravidanza.

Le donne con anemia falciforme hanno un rischio maggiore di sviluppare gravi condizioni in gravidanza: ipertensione, infezioni, parto prematuro e morte fetale. Questo rende la loro gestione sanitaria particolarmente critica, soprattutto nelle regioni del Mondo con risorse sanitarie limitate.

Le nuove linee guida globali dell’Oms si propongono di migliorare il trattamento e la gestione delle donne in gravidanza con anemia falciforme, riducendo al minimo le complicazioni e i rischi associati. I principali obiettivi includono:

  • Diagnosi precoce e monitoraggio: il monitoraggio continuo durante la gravidanza, con controlli regolari della salute materna e fetale, è cruciale per prevenire complicazioni.
  • Gestione delle complicanze: le linee guida suggeriscono una serie di interventi preventivi e terapeutici per gestire crisi dolorose, infezioni e altre complicanze legate alla malattia.
  • Educazione e supporto psicologico: una componente fondamentale è la preparazione delle pazienti, che devono essere educate sui rischi e su come affrontarli. Anche il supporto psicologico è essenziale per aiutare le donne a gestire le difficoltà emotive legate alla gravidanza e alla malattia.

Le linee guida di Oms comprendono più di 20 raccomandazioni. Tra queste:

  • integrazione di acido folico e ferro, compresi gli aggiustamenti per le aree endemiche per la malaria
  • gestione delle crisi falciformi e sollievo dal dolore
  • prevenzione delle infezioni e dei coaguli di sangue
  • uso di trasfusioni di sangue profilattiche
  • monitoraggio aggiuntivo della salute della donna e del bambino durante tutta la gravidanza.

Allattamento al seno: i 10 passi

Mar 04
Scritto da Annamaria avatar

Affinché una struttura sia riconosciuta come Ospedale Amico dei Bambini deve rispettare i 10 passi relativi all’allattamento al seno. E’ il decalogo redatto ormai da molto tempo da Unicef e OMS. E’ bene ricordarlo.

allattamento seno i 10 passi

Per quel che riguarda l’allattamento al seno quali sono i dieci passi? Ecco qui di seguito un decalogo che è sempre meglio tenere a mente anche noi mamme.

Allattamento: i 10 passi:

1. Definire un protocollo scritto per l’allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario

2. Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo

3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno

4. Mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare, offrendo aiuto se necessario

5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati

6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica

7. Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre ( rooming-in ), in modo che trascorrano insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale

8. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento

9. Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento

10. Promuovere la collaborazione tra il personale della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.

Bambini: attività fisica e sonno insufficienti

Ott 01
Scritto da Annamaria avatar

I dati dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Salute sono chiari. Preoccupano, invece, quelli di uno studio pubblicato su Jama Pediatrics e condotto con dati provenienti da 33 Paesi del mondo, di tre fasce di reddito, in sei regioni geografiche. L’attività fisica e il sonno sono insufficienti per 8 bambini su 10 tra i 3 e 4 anni, dicono i risultati finali. 

Ecco, mi conforta che per mia figlia non sia mai stato così: ha iniziato nuoto a 2 anni e 9 mesi, poi per due anni si è aggiunta la danza. A seguire solo la seconda, per 5 giorni la settimana. Ora Bibi, che a dicembre diventerà maggiorenne, fa danza dal lunedì al sabato. Certo, a livello accademico, dato che questo vuole fare nella vita. Ma è riuscita a conciliarla con lo studio: frequenta l’ultimo anno del liceo classico. Se si vuole, fortissimamente si vuole, nulla è impossibile. Lo dico ai genitori indecisi sul far fare sport o attività di Alta Formazione ai loro pargoli.

Stando alla ricerca attività fisica e sonno sono insufficienti per la gran parte dei bambini che passano, però, troppo tempo davanti ai video. Le linee guida dell’Oms raccomandano 180 minuti al giorno di attività fisica totale e 60 minuti al giorno di attività fisica di intensità moderata o vigorosa. Riguardo al tempo davanti al Pc, l’Organizzazione Mondiale della Salute specifica di non passare oltre un’ora al giorno davanti allo schermo e poi consiglia una durata del sonno di 10/13 ore.

Lo studio, internazionale, è stato coordinato da esperti del National Institute for Applied Statistics Research Australia. Era finalizzato proprio a verificare la quota di bambini di 3 e 4 anni che soddisfano queste linee guida. Più in generale, il comportamento sedentario in 33 Paesi. L’attività fisica è stata misurata con accelerometri da polso mentre le informazioni sul sonno e sull’uso di schermi sono state fornite dai genitori, si legge su Rai News. Alla fine i dati sono stati sconfortanti. L’attività fisica e il sonno sono insufficienti per 8 bambini su 10 nella fascia di età che va dai 3 ai 4 anni. Quando vedete vostro figlio imbambolato davanti alla tv, al pc o al tablet e peggio ancora allo smartphone, pensateci.

Bambini: obesità e solitudine dopo pandemia

Mag 02
Scritto da Annamaria avatar

E’ una triste realtà. Un nuovo rapporto dell’Oms Europa sottolinea quel che già purtroppo temevamo. Dopo la pandemia tra i bambini dai 7 ai 9 anni c’è stato un aumento dell’obesità e della solitudine.

bambini obesita e solitudine dopo pandemia

Col Covid, chiusi in casa, i bambini sono rimasti spesso davanti a uno schermo e hanno bloccato tutte le attività. La sedentarietà e l’isolamento hanno causato questo enorme danno. Aumento di obesità e solitudine dopo la pandemia. I nostri piccoli hanno sofferto.

“Lo studio, condotto insieme al Centro di collaborazione dell’Oms per la nutrizione e l’obesità infantile presso l’Istituto sanitario nazionale Dr Ricardo Jorge a Lisbona, Portogallo, si è svolto come detto in 17 dei 53 Stati membri della regione dal 2021 al 2023. Più di 50.000 bambini – per l’Italia iscritti a 270 scuole e di età tra i 7 e i 9 anni – hanno preso parte all’indagine”, scrive il Sole 24 Ore, che riporta la notizia.

La ricerca ha evidenziato, come sottolinea il quotidiano, che durante la pandemia:

• il 36% dei bambini ha aumentato il tempo trascorso guardando la televisione, giocando online o utilizzando i social media durante i giorni feriali, e il 34% ha aumentato il tempo trascorso davanti allo schermo a scopo ricreativo nei fine settimana;

• E ancora. Il 28% dei bambini ha riscontrato una diminuzione del tempo trascorso in attività all’aperto durante i giorni feriali e il 23% ha riscontrato una diminuzione nei fine settimana;

• le famiglie hanno segnalato un aumento nel consumo di pasti cucinati in casa (30%), nel mangiare insieme in famiglia (29%), nell’acquistare cibo sfuso (28%) e nel cucinare i pasti insieme ai bambini (26%);

  • il 42% dei bambini ha segnalato un calo della felicità e del benessere. Tanto che un bambino su 5 ha riferito di sentirsi triste più frequentemente e uno su 4 ha riferito di sentirsi solo più spesso.

L’Oms Europa raccomanda a tutti i Paesi di affrontare il problema. Dopo la pandemia l’aumento di obesità e solitudine dei bambini preoccupa. E’ necessario dare priorità all’alimentazione sana e all’attività fisica per i bambini in tutte le fasi dello sviluppo. Si richiede perciò una legislazione completa, multisettoriale e obbligatoria. 

“L’Oms raccomanda pratiche quali restrizioni alla commercializzazione e tasse sui prodotti non salutari, etichette nutrizionali chiare sugli alimenti e programmi scolastici per migliorare la dieta e promuovere l’attività fisica. Con l’auspicio che questi nuovi dati possano essere utilizzati ‘per informare e migliorare le politiche attuali in tutta la Regione e definire piani tanto necessari per future emergenze e pandemie che potrebbero portare all’interruzione dei processi educativi o alla chiusura delle scuole’”, fa sapere il giornale.

Immunizzazione malattie per tutti i bambini

Apr 22
Scritto da Annamaria avatar

Garantire l’immunizzazione dalle malattie prevenibili per tutti i bambini senza disuguaglianze è fondamentale. Per la SIN, Società Italiana di Neonatologia è un obiettivo primario.

vaccinazione malattie prevenibili per tutti i bambini

Nel 2022, 20,5 milioni di bambini non hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, 14 milioni non hanno ricevuto alcuna vaccinazione e quasi 33 milioni di bambini risultano vulnerabili al morbillo, una malattia che causa ancora oggi 136.000 morti all’anno.

“Humanly possible” è il claim della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione 2024, che si celebra dal 24 al 30 aprile ed è promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ribadire, ancora una volta, l’importanza della prevenzione vaccinale. 

“Umanamente possibile, una traduzione letteraria che non solo ci ricorda la centralità dell’essere umano e dell’umanizzazione, da sempre motore prioritario dell’assistenza neonatologica. Ma sottolinea quanto ogni obiettivo possa essere possibile grazie all’impegno di tutti, degli operatori sanitari in primis”, ha dichiarato il Dott. Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia. “Inevitabilmente in un periodo come quello che stiamo vivendo, queste parole ci ricordano un altro motto, ‘stay human’, che interpreta per tutti noi il desiderio forte ed urgente di porre fine a ogni conflitto. Sono proprio le numerose guerre attuali, insieme alle recessioni economiche ed all’aumento dell’esitazione vaccinale alcune delle minacce all’immunizzazione dei bambini e contro cui abbiamo il dovere di agire. Per continuare nel grande investimento per la salute delle generazioni future”.

E’ basilare avere questa mission: garantire l’immunizzazione dalle malattie prevenibili per tutti i bambini. Quest’anno i programmi di vaccinazione globali dell’OMS, iniziati nel 1974, compiono cinquant’anni e si sono ormai estesi a tutti i paesi del mondo.

Le malattie prevenibili con le vaccinazioni, grazie a questo programma, erano all’inizio sei, ora sono disponibili più di venti vaccini. Sebbene, purtroppo, continuino a esserci gravissime disuguaglianze nel mondo tra paesi e tra continenti. Cosicché, mentre in alcune nazioni la copertura vaccinale è superiore al 90%, più di un milione di bambini nel mondo non ha accesso ai programmi vaccinali.

In Italia, l’offerta vaccinale si basa, oggi, su dieci vaccinazioni “obbligatorie” e altre sei “fortemente raccomandate”, alcune delle quali, come la vaccinazione anti-HPV, continuano ad avere coperture assai insufficienti.  Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è anche peggiorata la copertura vaccinale contro il morbillo nel nostro Paese,. Risulta pari al 94% per la prima somministrazione e all’85% per la seconda. Un dato che spiega la recrudescenza della patologia, con 213 casi registrati nel primo trimestre 2024. 

La SIN continua a profondere ogni sforzo per favorire la protezione, la più universale possibile, di tutti i bambini, in linea con quanto già promosso negli anni scorsi con le altre Società dell’area materno-infantile, con iniziative a sostegno delle campagne vaccinali.

“Oggi, le possibilità di prevenzione delle patologie trasmissibili non si limitano solo alle vaccinazioni. Abbiamo a disposizione altri strumenti di immunizzazione”, sostiene il Prof. Nicola Laforgia. Il Direttore del Piano Formativo della SIN aggiunge: “Da tempo è attiva la profilassi anti-VRS con anticorpi monoclonali riservata ad alcune categorie di neonati a rischio. Ma è ormai disponibile un altro anticorpo monoclonale , approvato dall’AIFA a gennaio 2023, in grado di proteggere, con un’unica somministrazione, tutti i neonati”.

La SIN, insieme al Board del Calendario Vaccinale per la Vita, alla Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), alla Società Italiana di Pediatria (SIP), alla Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e alla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), è fortemente impegnata nel richiedete l’adozione da parte dei decisori politici di questa strategia di profilassi universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale per tutti i neonati.

La Settimana Mondiale dell’Immunizzazione è una importante occasione per continuare a promuovere le vaccinazioni in età pediatrica. E per adottare ulteriori modalità di prevenzione. Riducendo, così, anche l’incidenza della bronchiolite da VRS, che può determinare quadri clinici gravi. Soprattutto nell’età neonatale e nei primi mesi di vita.

La SIN offre la disponibilità di tutte le Neonatologie italiane a implementare, insieme e di concerto con i Centri Vaccinali, questa possibilità di protezione dei nostri neonati. Che deve essere assolutamente disponibile in tutte le Regioni in maniera gratuita.

Vaccinazioni e profilassi anticorpale sono strumenti potentissimi in grado di prevenire patologie gravi, le ospedalizzazioni e il ricorso al SSN. Con benefici di salute ed economici. Insieme a questi, non si può non sottolineare l’effetto di prevenzione che viene garantito, già subito dopo la nascita, dal latte materno.

Per guidare i genitori nelle vaccinazioni per il proprio bambino, è disponibile il documento “Il tuo Bambino… proteggilo anche con le vaccinazioni! Non è mai troppo presto”. E’ realizzato dalla SIN insieme alla Società Italiana di Pediatria, in italiano, ma anche in arabo, cinese, filippino, russo, inglese, spagnolo e ucraino. E’ patrocinato dal Ministero della Salute. Il documento illustra in modo chiaro il Calendario del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale vigente in Italia. E fornisce informazioni dettagliate sulle malattie infettive prevenibili tramite vaccinazione. 

Crisi climatica rischio per donne in gravidanza

Nov 21
Scritto da Annamaria avatar

La crisi climatica è un rischio anche per le donne in gravidanza e i bambini. UNICEF, OMS e UNFPA in vista dei negoziati della Conferenza globale delle Parti (COP28) sui cambiamenti climatici a Dubai lanciano un appello.

crisi climatica richio per donne on gravidanza

Non bisogna abbassare la guardia, anzi. Agire il prima possibile. Il rischio per donne in gravidanza e bambini con la crisi climatica è altissimo. Porta a gravi problemi di salute. Secondo il documento stilato, ‘Proteggere la salute materna, neonatale e dei bambini dagli impatti dei cambiamenti climatici’, gli effetti degli eventi climatici sulla salute materna e dei bambini sono stati trascurati. Soprattutto sono stati sottovalutati e sottostimati. 

Come si legge sull’UNICEF, Il rapporto sottolinea che pochissimi piani di risposta al cambiamento climatico dei Paesi menzionano la salute materna o dei bambini. Defiiscono questa “un’omissione clamorosa ed emblematica dell’inadeguata attenzione ai bisogni di donne, neonati e bambini nel dibattito sul cambiamento climatico”.

“Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale per tutti noi. Ma le donne in gravidanza, i neonati e i bambini si trovano ad affrontare alcune delle conseguenze più gravi”, ha dichiarato Bruce Aylward, Assistant Director General per la Copertura Sanitaria Universale e Life Course Vita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). “Il futuro dei bambini deve essere consapevolmente protetto. Il che significa agire ora per la loro salute e la loro sopravvivenza, assicurando al contempo che le loro esigenze specifiche siano riconosciute nella risposta al clima”, precisa ancora.

“L’azione sui cambiamenti climatici spesso ignora che i corpi e le menti dei bambini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento, alle malattie mortali e alle condizioni meteorologiche estreme”, ha dichiarato Omar Abdi, Vicedirettore generale dell’UNICEF per i programmi. “Facciamo questo a nostro rischio e pericolo. La crisi climatica sta mettendo a rischio il diritto fondamentale di ogni bambino alla salute e al benessere. E’ nostra responsabilità collettiva ascoltare e mettere i bambini al centro di un’azione urgente per il clima. A partire dalla COP28. Questo è il momento di mettere finalmente i bambini nell’agenda del cambiamento climatico”.

L’appello evidenzia sette azioni urgenti per affrontare questi rischi crescenti. Queste includono riduzioni durature delle emissioni di gas serra. Interventi sui finanziamenti per il clima, oltre all’inclusione specifica delle esigenze di donne in gravidanza, neonati e bambini nelle politiche relative al clima e alle calamità. Le agenzie chiedono inoltre di intensificare la ricerca per comprendere meglio l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute materna e dei bambini.

“Per trovare soluzioni climatiche che riconoscano le specifiche esigenze di salute e le vulnerabilità di donne e bambine, dobbiamo iniziare a porci le domande giuste”, ha dichiarato Diene Keita, Vicedirettrice esecutiva per i programmi dell’UNFPA, l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva. “Le soluzioni climatiche globali devono sostenere – e non sacrificare – l’uguaglianza di genere”.