Sunburn tattoo
Sono tornati di moda sia tra gli adulti che tra le adolescenti, tutto grazie a TikTok. Sto parlando dei sunburn tattoo. Ma sono pericolosi. Meglio evitare. Ditelo alle vostre figlie.

I sunburn tattoo (letteralmente “tatuaggi da scottatura solare”) sono disegni temporanei impressi sulla pelle attraverso l’esposizione selettiva al sole, sfruttando la differenza di abbronzatura tra le zone coperte e quelle esposte ai raggi UV. Per ottenerne uno, si applica uno stencil o una forma adesiva sulla pelle e ci si espone al sole. Le aree coperte rimangono più chiare, mentre quelle scoperte si abbronzano o si scottano, creando un contrasto visivo che forma il disegno.
Anche se può sembrare un gioco estetico estivo, i sunburn tattoo fanno male. Esporsi volontariamente al sole per scottarsi può danneggiare il DNA cutaneo. Inoltre aaumentano il rischio di invecchiamento precoce, macchie e tumori della pelle, compreso il melanoma. Si ricorda pure che le scottature solari, specie ripetute, sono tra i principali fattori di rischio oncologici dermatologici. Meglio optare per tatuaggi temporanei, henné o altre soluzioni non dannose. La protezione solare non è un optional, soprattutto d’estate.
Il dottor Angelo Emanuele Leone, medico estetico e dermatologo con studio a Milano, a Vanity Fair dice la sua. “Il sunburn tattoo è una pratica che espone la pelle a un danno UV diretto e mirato, con il rischio concreto di ustioni locali, eritemi e, nei casi peggiori, danni cellulari che possono accumularsi nel tempo. L’effetto visivo può anche sembrare originale e accattivante, ma si tratta di un trauma per la cute, che viene volutamente esposta senza protezione per ottenere un effetto grafico. Ricordiamo sempre che le ustioni, anche se superficiali, sono veri e propri micro-shock per i melanociti, e a lungo andare possono contribuire allo sviluppo di iperpigmentazioni, fotoinvecchiamento e, nei casi più gravi, melanoma”.
Prima visita ginecologica
E’ una domanda che anche io, con una figlia femmina, mi sono posta prima di darmi una mossa: la prima visita ginecologica quando va fatta? Tiziana Casalena, ginecologa di Humanitas Medical Care di Varese, fa chiarezza al Corriere della Sera.
La prima visita ginecologica quando va fatta? “In Italia, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, dove esistono Linee guida che indicano di iniziare nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni, non ci sono indicazioni ufficiali”, chiarisce Casalena.
“Bisogna farsi guidare dal buonsenso. Se il menarca è avvenuto in un’età compresa tra gli 11 e i 13 anni, il ciclo non è eccessivamente abbondante, il dolore è gestibile con semplici antidolorifici e i cicli sono abbastanza regolari, pur non rispettando sempre i 28 giorni, non vi è generalmente motivo di preoccupazione. Può essere utile effettuare un emocromo e la ferritina per escludere un’eventuale anemia da carenza di ferro. In questi casi la prima visita può essere rimandata a quando la ragazza inizia ad avere un partner o ha da poco intrapreso l’attività sessuale”, aggiunge.
La dottoressa chiarisce: “Il primo incontro con lo specialista non sarà invasivo, ma si baserà principalmente su un counseling, che può includere informazioni su contraccezione, prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e corretti stili di vita. Spesso sono le madri a chiedere consiglio per le figlie adolescenti”.
La prima visita ginecologica in adolescenza può non essere completa: “Si parte sempre da un confronto con la ragazza, rispettando i suoi tempi e le sue esigenze. In molti casi è sufficiente un’osservazione dei genitali esterni per verificare la normale anatomia e un’ecografia pelvica transaddominale a vescica piena, una tecnica non invasiva”. L’esperta sottolinea inoltre: “La visita ginecologica può essere un’occasione preziosa per promuovere l’autopalpazione del seno, fondamentale per imparare a conoscere il proprio corpo”.
Donne: obiettivi palestra
Con l’anno nuovo arrivano pure i buoni propositi, su tutti, spesso, c’è quello di rimettersi in forma con l’attività fisica. Le donne per riuscire a raggiungere un risultato, si devono dare i giusti obiettivi in palestra.

Mamme e non, in palestra le donne devono identificare le finalità del proprio allenamento e partire da lì per raggiungere gli obiettivi prefissati.- A La Gazzetta dello Sport Kevin Fortuna, personal trainer, dice la sua.
E’ necessario che le donne in palestra abbiano obiettivi chiari “senza esagerare con i carichi all’inizio, aspirare al conseguimento di progressi. Fondamentale ascoltare il proprio corpo senza spingersi oltre le proprie possibilità”.
A volte per darsi la carica serve davvero il minimo: “A volte serve poco per risvegliare l’entusiasmo: una parola detta da un amico con cui ci si allena, una playlist energizzante, un modello di attività promosso da un atleta per cui si prova ammirazione. E’ bene trovare ciò che funziona al meglio per se stessi”.
“Qualunque sia lo stile di allenamento scelto, deve piacere, divertire, essere efficace; non deve diventare un lavoro di routine, ma qualcosa a cui non si vede l’ora di dedicarsi. Scegliere più attività alternative, ma pur sempre funzionali: pilates, yoga, semplici passeggiate, sessioni di stretching che aiuteranno a rimanere in focus sul proprio obiettivo senza strafare. Avere un piano B, consente così di mantenere sempre alto l’umore, evitando l’emergere dei sensi di colpa”, evidenzia l’esperto.
Con un trainer accanto, è più facile avere un confronto e vedere i miglioramenti. Un ultimo consiglio: “E’ bene affrontare tutti gli allenamenti con un atteggiamento positivo, come opportunità per migliorare sé stessi senza vivere come un obbligo l’allenamento, bensì come risorsa. Necessaria la consapevolezza dei benefici dell’esercizio fisico sulla salute, sull’umore e sul benessere psicofisico”,
Ancora troppe morti per gravidanza o parto
Si crede con forse estrema leggerezza che non accada più tanto, invece ci sono ancora troppe morti per gravidanze o parto. E questo non è accettabile.
Nel 2020 nel mondo 287 mila donne sono morte durante la gravidanza, al momento del parto o nelle settimane immediatamente successive: equivalenti ad un decesso ogni due minuti. Il terrificante dato è emerso dal rapporto Trends in maternal mortality redatto da diverse agenzie dell’Onu, coordinate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dati che seguono una diversa geografia concentrandosi nell’Africa Sub-sahariana mentre un calo marcato si è registrato in Europa. (altro…)
Ovuli delle donne scelgono spermatozoi
Una ricerca dell’università di Stoccolma, coordinata da John Fitzpatrick e pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, spiegherebbe quindi il perché delle coppie insieme risultino poco fertili: gli ovuli delle donne ‘scelgono’ gli spermatozoi, anche dopo il aver fatto sesso. (altro…)
Sindrome Long Covid: sintomi
La Sindrome Long Covid, di cui soffrono alcuni di quelli che sono stati infettati dal Coronavirus, ha sintomi evidenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ora ha deciso di chiamarla ufficialmente ‘post Covid-19 condition’, ossia lo stato di salute di chi accusa ancora problemi oltre le 12 settimane dal termine della fase acuta dell’infezione da Sars-CoV-2.
Grande senso di stanchezza, fiato corto (dispnea), dolori alle ossa, ai muscoli e alle articolazioni, mal di testa, tosse, dolori toracici o senso di costrizione al petto, difficoltà di memoria e di concentrazione, questi sono solo alcuni dei sintomi della Sindrome Long Covid. (altro…)
Solitudine donne post parto
Le donne nel post parto spesso si sentono spaesate, provano una solitudine infinita. Le nuove linee guida firmate dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della sSanità, sottolineano come quando una mamma si senta disorientata, possa chiedere aiuto solo ai famigliari, non trovando sostegno nei servizi di Asl e ospedali. “Ai sentimenti di amore, speranza ed eccitazione si mescolano inevitabilmente lo stress e l’ansia”, afferma la direttrice del dipartimento per la salute materna, Anshu Banerjee.
Si parla poco della solitudine post parto delle donne. Ci sono oltre 60 raccomandazioni nel documento Oms. Le più importanti le ha selezionate per Il Mattino Nicola Colacurci, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), professore universitario e direttore della reparto specialistico al Policlinico Vanvitelli. (altro…)
Rimedi naturali contro puntura zanzara
Le zanzare anche in questo periodo dell’anno sono un grande problema. Personalmente trovo addirittura che in questo settembre a Roma ce ne siano addirittura di più che nei mesi precedenti, forse causa caldo e umidità. Esistono rimedi naturali contro il prurito dopo la puntura di una zanzara che possono aiutare. Le donne incinte, poi, meglio che non usino prodotti chimici, come pure i bambini. (altro…)

Scritto da Annamaria e postato in