Vi posso parlare solo dei pro. Il mio è stato un parto naturale indotto. La mia bebè era già bella grossa, il periodo di gestazione scadeva tra Natale e Capodanno, per evitare imprevisti, con il mio consenso, la ginecologa ha deciso così: Benedetta sarebbe nata il 18 dicembre, alla 38a settimana.

L’induzione del travaglio è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “il processo con cui si stimola artificialmente l’utero in modo che la donna entri in travaglio”, sia con metodi meccanici che farmacologici. Nel mio caso è stata stimolata con un gel spalmato sul collo dell’utero. E’ stato fatto al mattino, verso le 9,30, poco dopo sono iniziate le contrazioni, lieti, all’ora di pranzo ho fatto l’epidurale, alle 7,30 di sera è venuta al mondo la mia piccola. Tutto è filato liscio come l’olio (a parte l’aver dato di stomaco nel primo pomeriggio la colazione, ma avendo bevuto un cappuccino, pare fosse nella norma…).

Di questa tecnica posso parlare solo bene. Così si può appunto decidere una data precisa per il parto e rendere così il travaglio più breve. Risultato: meno stress e tempi di ospedalizzazione con relativi costi dimezzati.
L’induzione al parto, secondo alcuni studi, riduce il numero di parti cesarei. E’ tra l’altro raccomandato quando ci sono fattori medici che aumentano il rischio di mortalità materna o fetale per parti troppo lunghi.
Parlatene con il vostro medico, magari lo consiglierà pure a voi.

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Questo articolo è stato pubblicato da Annamaria il domenica, Giugno 2nd, 2013 alle 17:23 nelle categorie PANCIONE E PARTO. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.