Bimbo morto per otite: parla la Fimp
La tragedia del bimbo morto per otite, curata dai genitori con farmaci omeopatici, ha reso tutti più tristi. Parla la Fimp, la Federazione Medici Pediatri, che si raccomanda con le mamme e i papà di agire affidandosi sempre al proprio medico.
La Fimp parla perché sentire del bimbo morto per un semplice otite mal curata, fa male a noi tutti. Non bisogna accusare, ma capire sì.
“Come Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) raccomandiamo di affidarsi alle cure del proprio pediatra di famiglia per condividere con lui tutte le scelte che riguardano la salute globale dei figli, nella consapevolezza che il nostro obiettivo primario è il bene di ogni singolo bambino”. Parla la Fimp, chiaramente, a seguito della notizia sconvolgente del bimbo morto per otite.
“Manifestiamo commozione di fronte a questo tragico evento e ci uniamo dolore dei genitori e della famiglia – afferma il dottor Giampietro Chiamenti, presidente nazionale Fimp – Cogliamo occasione per confermare la nostra continua disponibilità a sostenere i genitori nelle scelte terapeutiche, oltre che a quelle preventive, per le malattie dei giovanissimi pazienti avendo cura di guidarli in un approccio ragionato e ragionevole alla scelta, quando necessaria, della terapia antibiotica nei modi e nei tempi in cui le diverse condizioni cliniche lo richiedono”.
“Due sono i pilastri della gestione delle malattie infettive: la prevenzione, con la promozione delle vaccinazioni, e la terapia che, qualora la patologia sia di tipo batterico, è rappresentata dall’antibiotico – prosegue il presidente Fimp – Sul tema dell’uso giudizioso delle terapie antibiotiche nel trattamento delle patologie infettive in età evolutiva la Fimp ha sviluppato un percorso di riflessione attraverso la revisione delle maggiori e più accreditate Linee Guida internazionali producendo, lo scorso anno, un documento di consensus, una sorta di vademecum delle buone pratiche cliniche, dedicato a tale argomento e adattato specificamente all’ambito delle cure primarie”.
“Il pediatra di famiglia ha la grande caratteristica di assicurare, attraverso il rapporto di fiducia con i genitori, la continuità delle cure ad ogni singolo bambino – conclude Chiamenti – La valutazione iniziale e, quando necessario, la rivalutazione nel tempo degli episodi febbrili permettono un approccio diagnostico-terapeutico che fonda le sue radici nelle evidenze scientifiche disponibili ma che viene, poi, sempre individualizzato al bambino che si ha di fronte e al contesto socio-familiare in cui si trova a vivere”.
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