10 consigli per seguire la Dieta Mediterranea
Il 16 novembre 2025 ricorre il quindicesimo anniversario del riconoscimento della Dieta Mediterranea come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Questo importante traguardo celebra non solo un modello alimentare sano e sostenibile, ma anche un insieme di saperi, pratiche, tradizioni e valori condivisi dalle comunità del Mediterraneo. La SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana, propone 10 consigli per seguire la Dieta Mediterranea e farsi del bene.

1. Quello che non deve mai mancare in dispensa
Per cucinare piatti sani e secondo le ricette della tradizione mediterranea, ci sono alcuni alimenti essenziali che non dovrebbero mai mancare in dispensa: olio extravergine d’oliva, pomodori pelati, legumi secchi o in barattolo, preferibilmente in vetro, pasta e riso integrali, farro, cereali, spezie come origano, basilico, rosmarino.
2. La lista della spesa “mediterranea”
Per una migliore gestione, è consigliato organizzare la lista settimanale della spesa con prevalenza di: frutta e verdura fresche e di stagione, pesce azzurro (alici, sgombro, sardine), yogurt bianco, uova, carni bianche, formaggi freschi (ad es. mozzarella, ricotta), pane integrale o ai cereali. Quando possibile, privilegiare prodotti locali e di filiera corta, per sostenere l’economia del territorio, ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e garantire maggiore freschezza e qualità agli alimenti.
3. Un menù settimanale antistress e salva tempo
Seguendo le indicazioni della Piramide Alimentare SINU, relativamente alla frequenza di consumo dei diversi alimenti, è facile organizzare un menu settimanale personalizzato, che aiuterà a risparmiare tempo, evitare scelte impulsive e a ridurre lo stress di “cosa cucino oggi?”.
4. La riscoperta delle ricette dell’antica tradizione mediterranea
La nostra tradizione è ricca di tante ricette tipiche, tramandate di generazione in generazione. Riscoprirle, prepararle, in famiglia o con amici, magari con una reinterpretazione moderna, aiuterà a rendere la cucina un momento creativo, piacevole e di condivisione.
5. Spuntini semplici e salutari
Frutta fresca e secca (noci, mandorle, ecc.), yogurt naturale, ma anche una fetta di pane con olio e pomodoro sono la scelta più pratica e sana per una merenda gustosa e genuina.
6. Cucinare in doppia dose
Cucinare legumi, riso, cereali o verdure richiede lunghe preparazioni e cotture. Prevedere una quantità maggiore e conservarla in frigorifero o freezer, in contenitori preferibilmente in vetro, aiuterà a risparmiare tempo e avere sempre a disposizione piatti sani.
7. Un “kit aromatico” per dare più sapore
Alla base della cucina mediterranea ci sono i sapori e i profumi del nostro territorio. Cipolla, aglio, prezzemolo, sedano e carota, tritati e conservati in frigorifero o freezer e pronti all’uso, saranno il mix perfetto per dare più sapore ai piatti in pochi secondi, riducendo anche l’uso di sale.
8. Il piatto unico contiene tutti i nutrienti necessari
Un piatto unico ben bilanciato, come un’insalata di farro con verdure e feta o una pasta con ceci e spinaci, racchiude tutti i nutrienti essenziali in una sola preparazione, semplificando la cucina quotidiana: riduce il numero di pentole da usare, accorcia i tempi di preparazione e cottura e consente di risparmiare energia e acqua, contribuendo anche a uno stile di vita più sostenibile.
9. La tecnologia è a sostegno della Dieta Mediterranea
Sfruttare gli elettrodomestici moderni come la friggitrice ad aria per verdure croccanti senza olio, la pentola a pressione per legumi pronti in 30 minuti o i robot da cucina per tritare, impastare, frullare, è una validissima scelta e un aiuto in cucina, per risparmiare tempo e soprattutto fatica.
10. Mangiare insieme
La Dieta Mediterranea non è solo un insieme di alimenti, ma un vero e proprio stile di vita che valorizza anche la convivialità. Mangiare insieme, in famiglia o con amici, favorisce la condivisione, rallenta il ritmo dei pasti, migliora la qualità dell’alimentazione e il benessere psicologico. Anche il momento del pasto può diventare un’occasione per educare i più piccoli a scelte alimentari sane, rafforzare i legami e riscoprire il piacere di stare a tavola, lontano da schermi e distrazioni.
Prevenzione osteoporosi
La prevenzione dell’osteoporosi deve partire sin da piccoli: alimentazione sana e corretta e attività fisica per ridurre i rischi di malattia sono basilari.
L’osteoporosi è una malattia dello scheletro che rende le ossa fragili e più esposte al rischio di fratture. Anche se colpisce soprattutto in età avanzata, la sua prevenzione comincia da piccoli, puntando su una buona alimentazione e uno stile di vita sano.
Infatti, il cosiddetto picco di massa ossea – cioè la quantità massima di tessuto osseo che una persona raggiunge – si costruisce soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, e si completa intorno ai 30 anni. Un buon picco osseo, secondo gli esperti, può ritardare l’insorgenza dell’osteoporosi anche di 15 anni.
Dopo i 30 anni, la massa ossea si stabilizza per circa 15 anni. Ma, con l’arrivo della menopausa (e, in misura minore, dell’andropausa), inizia un declino fisiologico che può portare alla comparsa della malattia.
“Alle diverse fasi della vita – spiega il prof. Domenico Rendina, del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli – corrispondono diverse esigenze nutrizionali”. Già da piccoli, sono fondamentali calcio, fosforo, magnesio, proteine (soprattutto da latte), rame, zinco e ferro per la formazione dell’osso”. Il prof. Rendina sottolinea anche l’importanza del giusto equilibrio: poco sale, molto potassio, frutta, verdura fresca e, soprattutto in età puberale, attenzione a non eccedere con bevande zuccherate.
Ma non basta mangiare bene: attività fisica regolare e esposizione al sole, in sicurezza, aiutano l’organismo ad assorbire meglio la vitamina D, fondamentale per il metabolismo osseo.
In età adulta, “una dieta equilibrata – continua il professore – deve includere proteine, frutta e verdura fresche, calcio (950-1100 mg al giorno) e, ove necessario, 2-3 porzioni di latticini”. E attenzione anche al sale, da mantenere sotto i 5 g al giorno come raccomandato dall’OMS.
Se con la dieta e il sole non si riesce a raggiungere livelli adeguati di vitamina D, si può ricorrere a integratori, come colecalciferolo, ergocalciferolo o calcifediolo, con dosaggi personalizzati.
Infine, uno studio presentato al 45° Congresso Nazionale della SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana, ha confermato che le persone con osteoporosi e fratture hanno una minore aderenza alla dieta mediterranea, consumano troppo sale e troppo poco calcio. Seguire questo modello alimentare resta dunque una delle strategie più efficaci per proteggere le ossa, in ogni età della vita.
Nuova piramide alimentare dieta mediterranea
La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha presentato una nuova versione della piramide alimentare della dieta mediterranea, con l’obiettivo di contrastare il calo di adesione a questo modello alimentare, soprattutto tra bambini e adolescenti.

Le novità della nuova piramide alimentare riguardante la dieta mediterranea enfatizza maggiore consumo di alimenti vegetali: frutta, verdura, legumi e cereali integrali dovrebbero costituire la base dell’alimentazione quotidiana. Riduzione di carne rossa e salumi: consumo limitato a 1-2 porzioni a settimana. Moderazione nell’uso di zuccheri e sale: limitare l’assunzione di dolci e alimenti ad alto contenuto di sale. Promozione di prodotti locali e stagionali: preferire alimenti freschi, di stagione e provenienti da filiere corte. Integrazione di aspetti culturali e ambientali: la piramide considera anche la sostenibilità ambientale e le tradizioni culinarie locali.
Secondo i dati raccolti dalla SINU:
- Il 9% dei bambini e ragazzi in Italia non consuma mai verdura.
- Il 7% non mangia frutta.
- Il 26% non include cereali integrali nella dieta.
- Il 14% evita latte e latticini.
- Il 47% consuma più di tre porzioni di carne alla settimana.
Questi dati evidenziano una scarsa adesione ai principi della dieta mediterranea, aumentando il rischio di carenze nutrizionali e malattie croniche.
La nuova piramide alimentare dieta mediterranea non è solo un modello nutrizionale, ma anche uno stile di vita che promuove la salute individuale e la sostenibilità ambientale. Adottare questo schema alimentare significa fare una scelta consapevole per il proprio benessere e per quello del pianeta.
Struttura della nuova piramide alimentare dieta mediterranea
1. Base – Alimenti da consumare quotidianamente:
- Frutta e verdura fresche: almeno 5 porzioni al giorno, preferibilmente di stagione e locali.
- Cereali integrali: pane, pasta, riso, couscous, meglio se integrali.
- Legumi: consigliati ogni giorno, anziché 2-3 volte a settimana come in precedenza.
- Olio extravergine d’oliva: principale fonte di grassi.
- Acqua: almeno 1,5-2 litri al giorno.
- Attività fisica: esercizio regolare, convivialità e riposo adeguato sono elementi fondamentali dello stile di vita mediterraneo.
2. Livello intermedio – Alimenti da consumare con moderazione:
- Latticini: latte, yogurt e formaggi in quantità moderate.
- Pesce e pollame: 2-3 porzioni a settimana.
- Uova: fino a 4 porzioni settimanali.
3. Vertice – Alimenti da consumare occasionalmente:
- Carne rossa e salumi: limitare a 1-2 porzioni a settimana.
- Dolci e zuccheri raffinati: consumo sporadico.
- Vino: in quantità moderate e solo durante i pasti, se non controindicato.
Consigli riduzione sale
La SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana, sottolinea quanto il tanto sale negli alimenti faccia male. La nostra assunzione di sale supera largamente i bisogni fisiologici. L’eccessivo consumo di sale aumenta la pressione arteriosa e, riducendo il consumo, nella maggior parte dei casi, la pressione diminuisce. Un maggior consumo di sale è associato anche a lesioni aterosclerotiche premature e ad un più alto rischio di eventi cardiovascolari, quali infarto cardiaco ed ictus cerebrale. La riduzione della pressione conseguente alla riduzione del consumo di sale è in grado di prevenire un numero sostanziale di eventi cardiovascolari. La moderazione nel consumo di sale sarà tanto più efficace quanto prima viene implementata nella vita di un individuo. Per questo regala consigli pratici per la riduzione di sale. Riguardano sia gli adulti che i bambini.

I consigli per la riduzione del sale allungano la vita e sono semplici da seguire, basta solo un po’ di volontà e volersi bene, seguendo sempre, come già sottolineato in altri post, la dieta mediterranea, forte di prevenzione anche del tumore.
Ecco i consigli per la riduzione del sale.
- Acquisire consapevolezza del proprio consumo abituale di sale (eventualmente attraverso la misura dell’escrezione di sodio in una raccolta delle urine delle 24 ore) e realizzare il divario tra il proprio livello di assunzione e quello raccomandato (<5g al giorno complessivamente).
- Valutare quanta parte del proprio consumo di sale è dovuta al sale aggiunto in cucina e a tavola e quanta dipende, invece, dal contenuto di sale dei prodotti che acquistiamo o che consumiamo fuori casa (pane, pizza, taralli, crackers, grissini, formaggi, salumi, prodotti in scatola o in vetro, piatti pronti).
- Impegnarsi a ridurre sia il sale di uso domestico, sia quello nei prodotti acquistati o consumati fuori casa, leggendo sistematicamente l’etichetta al momento dell’acquisto e raccomandandosi di aggiungere poco sale al ristorante.
- Non aggiungere sale negli alimenti dei bambini e limitarne al massimo l’uso per tutta la famiglia.
- Limitare l’uso di condimenti alternativi contenenti sodio (dado da brodo, ketchup, salsa di soia, senape, ecc.).
- Insaporire i cibi con erbe aromatiche (come aglio, cipolla, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio) e spezie (come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano, curry).
- Esaltare il sapore dei cibi usando succo di limone e aceto (ad es. nelle insalate).
- Consumare solo eccezionalmente alimenti trasformati ricchi di sale (snack salati, patatine in sacchetto, olive da tavola, acciughe salate, alcuni salumi e formaggi).
- Nell’attività sportiva moderata reintegrare con la semplice acqua i liquidi perduti attraverso la sudorazione.
Meno sale per tutti
Meno sale per tutti, la riduzione del consumo potrebbe prevenire oltre 2 milioni di morti premature. Lo sottolinea a gran voce la SINU, che si impegna su questo fronte in Italia.
Meno sale per tutti con la dieta mediterranea. Dal 13 al 19 maggio si svolgerà in tutti i Paesi la Settimana Mondiale per la Riduzione del Consumo di Sale, lanciata dal WASSH – World Action on Salt, Sugar and Health. Come sempre, la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) collabora con WASSH, coordinando per l’Italia la campagna, che sottolinea quest’anno il valore della Dieta Mediterranea nel facilitare la riduzione del consumo di sale.
L’eccesso di sale nella dieta, che inizia spesso già dallo svezzamento, è particolarmente dannoso in quanto induce un progressivo aumento della pressione arteriosa già dai primi anni di vita e favorisce lo sviluppo di ipertensione in età adulta. Uno studio recente ha anche evidenziato una correlazione tra l’abuso di sale e lesioni vascolari precoci predisponenti all’infarto cardiaco e all’ictus cerebrale.
L’eccessiva quantità di sale presente nell’alimentazione abituale degli adulti e dei bambini e adolescenti italiani è stata ampiamente documentata dagli studi componenti il programma MINISAL. Questi studi hanno evidenziato anche la frequente associazione tra abuso di sale, obesità e aumento dei valori pressori, dovuta al fatto che un’alimentazione ricca di sale dipende in buona parte dal consumo di prodotti trasformati ricchi di sale aggiunto e ipercalorici che, stimolando, tra l’altro, il senso della sete, inducono, specialmente gli adolescenti, al consumo di bevande zuccherate, a loro volta ipercaloriche.
Gli studi epidemiologici condotti in circa 200 Paesi in tutti i continenti hanno segnalato l’abuso di sale come l’errore alimentare maggiormente responsabile di morti premature e disabilità correlata allo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili. A livello globale, sarebbe possibile prevenire oltre due milioni e mezzo di morti premature, attraverso la riduzione del consumo di sale a meno di 5 grammi al giorno, tra quello già presente negli alimenti e quello aggiunto, secondo le indicazioni dell’OMS.
La principale fonte di assunzione del sodio nella dieta italiana è data dal cloruro di sodio (sale), aggiunto nei prodotti trasformati di tipo artigianale, industriale o della ristorazione collettiva (almeno il 50% dell’assunzione totale) e poi da quello aggiunto in cucina e/o a tavola (circa il 35%). I cereali e derivati, in primo luogo pane, pizza e altri prodotti da forno, rappresentano una delle fonti più rilevanti di sodio aggiunto nei prodotti trasformati. Elevate quote derivano anche dai gruppi carne/uova/pesce (31%) e latte e derivati (21%), sempre a causa del sale aggiunto rispettivamente nelle carni e nei prodotti del mare conservati e ancor più nei formaggi.
Il contenuto di sale della frutta, della verdura e in generale degli ortaggi freschi è, invece, molto basso.
“Una dieta ricca di frutta, verdura e legumi freschi, su cui si basa il modello della dieta Mediterranea, implica un minor consumo complessivo di sale, a patto di evitare il consumo frequente di formaggi stagionati e di insaccati, così come di carne, pesce e altri alimenti in scatola contenenti sale aggiunto”, spiega il Prof. Strazzullo, coordinatore del Gruppo di Lavoro Meno Sale Più Salute della SINU. “È, inoltre, molto importante consumare pane povero di sale, facendo attenzione a quanto riportato sull’etichetta, non aggiungere sale a tavola e contenerne al massimo l’uso in cucina, preferendo in ogni caso il sale iodato”.
L’impegno individuale deve essere accompagnato da una strategia globale che richiede, a livello nazionale e internazionale, la collaborazione dell’industria alimentare e la sensibilizzazione della popolazione attraverso campagne pubblicitarie.
È necessario che i produttori di alimenti trasformati riducano il contenuto di sodio dei loro prodotti, seguendo le ripetute indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e indichino, in modo chiaro, sulle etichette nutrizionali, se il prodotto è a più basso o più alto contenuto di sodio.
Questa strategia è già stata applicata e ha prodotto iniziali risultati tangibili in numerosi Paesi, ma deve essere opportunamente coniugata con la lotta contro l’obesità infantile, l’abuso di zuccheri e bevande zuccherate e l’improprio consumo di alcol, secondo lo spirito del programma Guadagnare Salute, promosso dal Ministero della Salute nel 2007 e tuttora operativo.
Nella SINU è attivo il Gruppo di Lavoro Meno Sale Più Salute costituito nel 2007, in partnership con altre società scientifiche nazionali. La sua attività principale è quella di divulgazione delle conoscenze alla base del richiamo alla riduzione del consumo di sale e di advocacy in tutte le sedi opportune in favore delle misure che possano favorire il conseguimento di quest’obiettivo. Meno sale per tutti, adulti e bambini: ricordatelo.
Come sopravvivere alle abbuffate natalizie
Le feste sono praticamente arrivate. Come sopravvivere alle abbuffate natalizie? La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha preparato, con il supporto del dott. Umberto Scognamiglio, membro del Consiglio Direttivo SINU e Primo Ricercatore CREA Centro di ricerca alimenti e nutrizione, alcuni suggerimenti utili per sapere esattamente come sopravvivere alle feste natalizie e alle relative abbuffate senza stress e sensi di colpa per la overdose di cibo.

Ecco qui di seguito i consigli della SIMU. Se volete sapere come sopravvivere alla abbufate natalizie leggeteli con attenzione.
I giorni di festa
Se contiamo i giorni realmente festivi del Natale, le date sono essenzialmente quattro: le due vigilie e i relativi Natale e Capodanno. Anche se in questi quattro giorni dovessimo “abbuffarci” come se non ci fosse più un domani, la quantità di calorie ingerite non giustificherebbe mai quei chili in eccesso che siamo soliti lamentare dopo le feste. La ragione è nel fatto che i giorni delle abbuffate hanno inizio il 24 dicembre e proseguono sino al 7 di gennaio. Le cause? Spesso acquistiamo troppo, più del dovuto! Acquistiamo scegliendo la quantità e puntando meno che alla qualità. La paura, poi, di buttare o i sensi di colpa di non sprecare fanno il resto. Allora ecco che le cene e i pranzi si moltiplicano per l’intero periodo festivo.
Sarebbe utile, invece, alternare ai pranzi e cene “liberi” dei giorni strettamente di festa, un regime alimentare più leggero e secondo i principi della dieta mediterranea per il resto del periodo, in modo da ridurre i giorni dedicati agli eccessi e seguire una alimentazione sana ed equilibrata.
Gli acquisti
Quello degli acquisti è un terreno scivoloso. Da una parte c’è il mondo produttivo che spinge ad acquistare di più, dall’altro il tema della sostenibilità ambientale che ci sensibilizza ad evitare gli sprechi. Stando alle stime di Coldiretti, lo scorso anno gli italiani hanno speso quasi 2,7 miliardi di euro per i cibi e le bevande da portare in tavola tra la cena della vigilia e il pranzo di Natale. Con una preferenza del pesce nel menù della vigilia e a Natale una maggiore proposta di carne con bolliti, arrosti e fritti, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, pizze rustiche e i dolci.
La previsione di spesa per quest’anno, sebbene condizionata da una inflazione media del 12% sui prezzi dei principali prodotti alimentari natalizi, sarà, secondo le prime stime effettuate dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, di 169,00 euro (dato pressoché invariato rispetto allo scorso anno).
Spreco alimentare
L’indagine CREA sullo spreco alimentare nelle famiglie, condotta dall’Osservatorio sulle eccedenze sui recuperi e sugli sprechi alimentari (OERSA), dichiara che il 77% delle famiglie intervistate getta via cibo. A finire nel cassonetto sono principalmente frutta, verdura e pane.
Stando agli analisti di Ener2Crowd, quest’anno, nel periodo delle feste, si getteranno oltre 500mila tonnellate di cibo, corrispondenti a più di 80 euro per nucleo familiare: uno spreco enorme che porta anche a un’impennata del livello di inquinamento, dal momento che ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2. Si calcola che circa il 5% dei cibi che compriamo durante le feste di Natale non verrà consumato e sarà buttato.
Avere un’idea più chiara su cosa scegliamo di cucinare e soprattutto per quante persone dobbiamo preparare, ci consentirà di fare acquisti più ragionati. La classica lista delle cose da comprare è sempre una valida strategia! Poniamo attenzione alle adescanti offerte del 3×2 ed evitiamo di essere tentati dalla “gola”. Meglio a questo punto recarsi a fare la spesa dopo aver mangiato! Attenzione, inoltre, a chi ha i figli piccoli, questi ultimi spesso hanno una grande influenza sugli acquisti della famiglia, anche di cose non strettamente salutari dal punto di vista nutrizionale!
Stare a dieta o muoversi di più?
In questi giorni leggiamo moltissime proposte di diete-prenatalizie per arrivare pronti alle feste. Ci sono quelle tradizionali del digiuno, declinato in tutte le sue varianti, alle diete detossificanti, o a quelle con tisane “sgonfianti”, ma anche le più fantasiose come quella dei “sette giorni prima del Natale” o quelle dell’avvento. Una sorta di allenamento dietetico per arrivare pronti alle abbuffate natalizie.
Forse vale la pena ricordare che il termine “dieta” si riferisce a “stile di vita” ovvero a una dieta bilanciata, combinata a uno stile di vita attivo, che preveda la pratica quotidiana di attività fisica, aiuta a mantenere un peso corporeo adeguato, permettendo una crescita più armoniosa da un punto di vista fisico e più serena da un punto di vista psicologico. Appare chiaro che i diversi tentativi di “diete” pre e post natalizie a nulla servono, se non inserite in un cambiamento delle abitudini di vita.
Più che la dieta del prima o dopo le feste, sarà importante pensare a fare più esercizio fisico e a tale scopo possono tornare utili le indicazioni contenute in questa breve tabella, che riportano alcuni esempi del tempo necessario a smaltire le calorie di alcune pietanze tipiche del periodo natalizio.
Chilocalorie apportate da alcuni alimenti e tempo necessario per smaltirle svolgendo alcune attività
| Alimento | Quantità | Energia Kcal | Stare in piedi inattivo | Camminare velocemente | Andare in bicicletta |
| Tortellini in brodo | 100 g | 506 | 5h 49’ | 2h 10’ | 1h 26’ |
| Coscio di agnello cotto al forno | 100 g | 118 | 1h 21’ | 30’ | 20’ |
| Fritto misto di gamberi e calamari | 150 g | 255 | 2h 55’ | 1h 5’ | 43’ |
| Cotechino con lenticchie | 100 g | 487 | 5h 34’ | 2 h | 1h 22’ |
| Frutta secca | 30 g | 195 | 2h 14’ | 49’ | 33 |
| Pandoro | 100 g | 402 | 4h 36’ | 1h 42’ | 1h 8’ |
| Panettone | 100 g | 337 | 3h 51’ | 1h 25’ | 57’ |
| Spumante | 125 ml | 109 | 1h 15’ | 28’ | 18’ |
Se aumentiamo il livello di attività fisica, otteniamo due risultati: l’aumento del dispendio energetico, ma anche lo sviluppo e il mantenimento della massa muscolare, che a sua volta aumenta il metabolismo di base.
Tra i buoni propositi per il 2024 potremmo, quindi, inserire questi importanti elementi: Ridurre i giorni di pranzi e cene, sprecare meno e muoversi di più!

Scritto da Annamaria e postato in