Bambini: con nonni poca sicurezza

Mag 24
Scritto da Annamaria avatar

Vogliamo che i nostri bambini stiano spesso con i nonni quando li hanno ancora, ma da uno studio emerge che c’è poca sicurezza per i piccoli in queste occasioni. Assurdo, ma così dice una ricerca.

Con i nonni poca sicurezza per i bambini. Questo emerge dai dati presentati al Meeting annuale della PAS, la Pediatric Academic Society Usa, da un team di ricercatori della Northwell Health di New York: gli anziani sarebbero hanno spesso poca conoscenza riguardo ad alcune norme di sicurezza.

Secondo i risultati di uno dei sondaggi esposti al Meeting PAS 2017, il 44 per cento di un campione di 636 nonni pensa che “un bagno ghiacciato sia un buon sistema per abbattere una febbre molto elevata”.
“Poco meno di un quarto dello stesso campione non sapeva che i neonati dovrebbero essere messi a dormire sulla schiena – ha riferito Andrew Adesman, docente di pediatria alla Northwell e responsabile del team che realizzato i sondaggi – E non sulla pancia o su un fianco”, posizioni pericolose perché c’è il rischio di morte improvvisa (Sids)”.

Secondo un’altra ricerca dell’Università dell’Alabama, presentata al Meeting dell’American Academy of Pediatrics a New Orleans alcuni anni fa, il 74 per cento dei nonni pensa che il girello aiuti a imparare a camminare. Credono anche che non ci sia niente di male se i neonati dormano con peluche o copertine o giochi in culla: come si sa anche queste cose fanno rischiare il soffocamento ai bebè. “E’ importante – ha dichiarato Adesman – che i pediatri non commettano l’errore di dare per scontato che siccome i nonni hanno già allevato bambini abbiano la saggezza dell’età”.

In Italia il 33 per cento dei nonni si prende cura dei nipotini ogni giorno, spesso a causa del lavoro delle mamme e dei papà e della carenza di strutture pubbliche di supporto per i bambini. Eppure i dati dicono che con i nonni c’è poca sicurezza per i bambini. E pure gli anziani, responsabili dei piccolini, spesso hanno a che dire della responsabilità che gli viene affidata. “Rispondendo ai questionari – ha concluso Adesman – una buona quota del campione ha detto di ritenere di fare un buon lavoro, ma ha anche riconosciuto di non avere il supporto di cui spesso ha bisogno, e che il ruolo che si trova a ricoprire potrebbe essere alienante nei confronti dei coetanei”.

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