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Filastrocche di Pasqua

Mar 31
Scritto da Annamaria avatar

I bambini possono allenare la memoria anche con le filastrocche. Quelle di Pasqua sono divertenti e diventano un gioco divertente da fare con mamma e papà. Magari anche una gara, per scoprire chi è più bravo a ricordarle.

filastrocche di pasqua

Le filastrocche di Pasqua sono infinite, eccone alcune da tenere a mente. Per fare un gioco costruttivo con i propri figlioletto.

Tra le tante filastrocche di Pasqua eccone alcune:

E’ ARRIVATO UN TRENO CARICO DI …  

Il quarto vagone è riservato
 a un pasticcere rinomato
che prepara, per la Pasqua,
le uova di cioccolato. Al posto del pulcino
c’è la sorpresa. Campane di zucchero suoneranno a distesa.

(Gianni Rodari)

DALL’UOVO DI PASQUA
Dall’uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
 col becco turchino. Ha detto: “Vado,
mi metto in viaggio
 e porto a tutti
 un grande messaggio”.
 E volteggiando
 di qua e di là attraversando
 paesi e città
 ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
 “Viva la pace,
abbasso la guerra”.

CAMPANE DI PASQUA
Campane di Pasqua festose
che a gloria quest’oggi cantate,
 oh voci vicine e lontane
 che Cristo risorto annunciate,
 ci dite con voci serene:
“Fratelli, vogliatevi bene!
 Tendete la mano al fratello,
aprite la braccia al perdono;
 nel giorno del Cristo risorto
ognuno risorga più buono! ”
E sopra la terra fiorita,
 cantate, oh campane sonore,
 ch’è bella, ch’è buona la vita,
se schiude la porta all’amore.

E’ PASQUA
Alla Pasqua
 dell’anno passato
un palloncino
mi era scappato. Mi era scappato
nell’alto del cielo,
io lo guardavo
 e piangevo piangevo. Anche quest’anno
un pallone è volato
ma io ho riso
felice e beato. Il palloncino
 è andato lassù
ma io quest’anno
non piango più. (Roberto Piumini)

Bambini: mete per Pasqua

Mar 30
Scritto da Annamaria avatar

Quali sono le mete più adatti ai bambini per Pasqua? Se non siete ancora partiti, ma volete trascorrere qualche ora diversa insieme ai vostri figli e il tempo ve lo permette, scegliete i tanti agriturismo sparsi nella bella Italia. I luoghi immersi nella natura piaceranno tanti ai piccoli: avranno possibilità di correre e scatenarsi, conoscere animali, specie vegetali e divertirsi moltissimo. Ci sono tante strutture adatte per le famiglie: c’è l’imbarazzo della scelta. 

Tra le mete per Pasqua con i bambini, vicino Pavia, a San Martino Siccomario, in questo periodo si va a caccia di uova nel Villaggio delle Uova. In un parco di oltre 35mila metri quadrati si potrà fare la Easter Egg Hunt tanto cara agli americani e che ora sta prendendo piede pure qui. Aiutati da alcuni indizi i bimbi potranno trovare tante sorprese nascoste.

Se vi piacciono le terme, anche in questo caso potrete sceglierne una tra le mete per Pasqua con i bambini. Se cercate, anche online, troverete offerte dell’ultima ora, promozioni per una due giorni. Fate solo attenzione di decidere per quelle che accettano minori di 14 anni: lo specificano sempre.

Come dimenticare i parchi di divertimento: se finora non avete ancora organizzato nulla e vivete vicino a uno dei tanti sparsi sul territorio, affrettatevi a comprare un biglietto: fosse anche solo per Pasquetta, la giornata avrà un sapore unico in famiglia.

Bambini: dimissione dalla TIN

Mar 27
Scritto da Annamaria avatar

I progressi della medicina neonatale e perinatale hanno gradualmente fatto emergere l’imprescindibilità di un approccio di assistenza e cura centrato sulla famiglia, che si basa sulla partnership con i genitori, il ruolo fondamentale della famiglia, il coinvolgimento attivo dei genitori nella cura del loro neonato/a, l’apertura dei reparti H24, la Zero Separation, tutti elementi irrinunciabili per un approccio olistico e di qualità. Il percorso dei genitori in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) attraversa varie tappe, ognuna delle quali richiede un nuovo adattamento, necessario per passare a quella successiva. La dimissione dalla TIN dei bambini è una meta attesa, a volte temuta dai genitori. E’ un momento cruciale del percorso di cura, che inizia il giorno del ricovero e che segna il passaggio da un ambiente di cura, il reparto, ad un altro, la casa. 

bambini dimissione dalla tin

Recentemente il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, in collaborazione con la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e Vivere ETS, ha svolto un’indagine sull’esperienza dei genitori di bambini ricoverati in TIN. E’ emerso che, nonostante l’alto livello di soddisfazione misurato, esistono ampi margini di miglioramento in diverse aree che determinano l’esperienza dei genitori: se da una parte disponibilità e supporto degli staff sanitari sono risultati punti di forza nelle TIN italiane, dall’altra solo il 64% degli intervistati hanno dichiarato di essersi sentiti pronti alla dimissione del loro figlio/a e al rientro a casa.

Come è noto, i genitori che portano a casa un bambino con condizioni mediche complesse e con un programma articolato di appuntamenti di follow-up sono sottoposti a livelli di stress più elevati. Inoltre, i bambini ricoverati in TIN sono ad alto rischio di riammissione in ospedale, con percentuali che vanno fino al 15% nei primi mesi di vita a casa. I fattori di rischio principali sono età gestazionale e co-morbidità alla dimissione, a cui si associano ragioni sociali e familiari. La letteratura sul tema ha evidenziato che i programmi di empowerment genitoriale durante la degenza in TIN riducono in modo significativo questo rischio.

Quando, infatti, il ritorno a casa è l’esito di un percorso personalizzato, basato sulle specifiche caratteristiche e necessità del bambino e della famiglia, il momento della dimissione sancisce la piena autonomia dei genitori nella cura del loro bambino, nel riconoscimento tempestivo delle situazioni che richiedono il confronto con le figure sanitarie, ma soprattutto nel costruire una relazione responsiva e sintonizzata senza più l’interferenza del contesto ospedaliero.

Per i genitori, la dimissione dalla TIN dei bambini pretermine o del neonato con patologia è un processo complesso, durante il quale provano sentimenti contrastanti. Questo passaggio, quindi, deve essere costruito nel tempo del ricovero, attraverso il coinvolgimento attivo dei genitori e la continuità delle cure tra ospedale e territorio, in stretta collaborazione con l’équipe multiprofessionale del follow-up. 

Per orientare al meglio i genitori in questo difficile percorso, la SIN ha pubblicato il libretto: “La dimissione in TIN: il futuro inizia il giorno del ricovero. Un percorso di accompagnamento alla dimissione dalla TIN del neonato e della sua famiglia”. Esso è frutto del lavoro di un gruppo multidisciplinare di professionisti e di genitori che operano nel campo dell’assistenza neonatale e fanno parte del Gruppo di Studio per la Care neonatale della SIN.

“Questo documento ha lo scopo di sistematizzare e rendere fruibili a tutti i passaggi necessari per una dimissione che tenga conto in modo integrato degli aspetti clinici, relazionali e psicologici”, afferma Luigi Orfeo, Presidente SIN. “Speriamo che esso possa essere una guida che accompagni tutti i professionisti nei vari momenti, anche grazie agli approfondimenti previsti e la pratica consultazione. Il ruolo di noi neonatologi deve essere orientato affinché la dimissione dalla TIN sia sempre di più un momento costruttivo nel percorso di cura di ogni neonato e dei suoi genitori”.

Guida per proteggere bambini dai danni ambientali

Mar 26
Scritto da Annamaria avatar

Una guida per proteggere i bambini dai danni ambientali. Il progetto, utile in un mondo sempre più inquinato, arriva da Elena Uga. Il medico all’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli, coordinatrice dell’associazione scientifica “Pediatri per un mondo possibile” (Pump), ha sentito il bisogno di scriverla con alcuni colleghi. E’ rivolta a genitori, insegnanti ed educatori. 

guida per proteggere i bambini dai danni ambientali

La guida per proteggere bambini dai danni ambientali, “Bambini e inquinamento”, edita da Junior, sottolinea come lo smog possa influenzare negativamente lo sviluppo cognitivo, predisporre a malattie metaboliche e persino ridurre il quoziente intellettivo. Anche l’aria nelle case non è il massimo. Contiene muffe e composti volatili tossici, come la formaldeide. Poi c’è il fumo passivo: si stima che nei bimbi causi fino al 13% dei casi di asma, il 20% delle infezioni di bronchi e polmoni, il 15% delle otiti e oltre il 20% dei casi di morte improvvisa del lattante. Ci sono anche i pesticidi, le microplastiche, le creme solari e i prodotti per l’igiene, i tessuti. 

Nella guida per proteggere bambini dai danni ambientali si fa capire quanto sia importante per i piccoli attuare dei costanti cambiamenti di stili di vita. “Proporzionalmente alle sue dimensioni – dice la dottoressa Uga – il bambino ha una superficie cutanea e una capacità respiratoria maggiore di quella di un adulto, cioè scambia più aria, ha più pelle. Perciò tutto quello che arriva dall’esterno e che può essere nocivo ha un impatto maggiore su di lui. Inoltre il bambino, soprattutto nei famosi 1000 giorni di vita, che vanno dal concepimento ai due anni, ha un metabolismo che corre tantissimo. Basti pensare alla velocità assoluta con cui due cellule possano arrivare in questo lasso di tempo a pesare 15 Kg”. 

“Un’altra fase di grande suscettibilità è quella della pubertà, momento di grande crescita e di grande sviluppo. Inoltre non possiamo non prendere atto di come malattie cardiovascolari quali infarto e ictus che interessano la popolazione più anziana e che spesso sono molto condizionate dall’inquinamento atmosferico, affondano le loro radici proprio nei primi anni di vita di una persona. Fatta questa premessa posso solo dire che le insidie sono tante ma c’è anche più consapevolezza e maggiore possibilità, tramite l’informazione e la prevenzione di poterle scovare e contrastare anche con piccoli accorgimenti”. aggiunge. 

“Uno dei nostri messaggi – sostiene la dottoressa Uga – non è: ‘non abbiamo più nessuna speranza chiudiamo la finestra e buttiamo via la chiave, perché solo così possiamo proteggere i nostri figli’, anzi! Ci sono tante cose pratiche che possiamo fare per la salute dei nostri bambini e per il loro futuro”. 

Per eliminare i pericoli delle microplastiche si suggerisce di acquistare contenitori di vetro, cibi sfusi, imballaggi di cartone, non utilizzare la pellicola per gli alimenti, comprare giocattoli ecologici, in legno, carta, stoffa. E ancora: usare pannolini ecologici o lavabili, acquistare ciucci in gomma naturale, preferire le matite colorate o le tempere ai pennarelli. E poi organizzare feste plastic free. Per i pesticidi usare meno insetticidi nel giardino di casa, montare le zanzariere per tenere lontani i parassiti. Lavare accuratamente, con acqua, frutta e verdura prima di portarle in tavola. Preferire prodotti alimentari biologici.

Serve attenzione anche con i cellulari e gli abiti griffati. Ci sono tantissime cose che si possono fare per vivere meglio. “Certo serve l’esempio – afferma Uga –. Dobbiamo insegnare ai nostri bambini ad amare la natura, a frequentare gli ambienti naturali perché stando in mezzo alla natura ma anche in mezzo al verde urbano, un giardino, un parco, senza necessariamente andare a cercare grandi cose, non solo si sta meglio psicologicamente, si sta meglio mentalmente. Si sta meglio anche fisicamente. La prima prescrizione che noi pediatri dovremmo fare per i bambini è: stare all’aria aperta, perché il verde cura più di qualsiasi medicina”. 

Bussolà vicentino

Mar 25
Scritto da Annamaria avatar

Il bussolà vicentino uno dei dolci pasquali classici, dalle origini antiche. E’ perfetto per la colazione e anche per la merenda dei bambini. Come realizzarlo a casa? La ricetta è di quelle facili, magari da condividere co i vostri bimbi per un pomeriggio divertente da chef.

Per fare il bussolà vicentino vi occorre avere:

500 grammi di farina 00

6 uova

100 grammi di burro

100 grammi di zucchero semolato

1 bicchierino di Marsala

1 bustina di lievito per dolci

1 pizzico di sale

Granella di zucchero

In una ciotola molto capiente mettete la farina, il lievito, il burro fuso a temperatura ambiente, lo zucchero e le uova. Amalgamate bene affinché non si formino grumi e unite il Marsala e il sale. Mescolate con uno sbattitore elettrico, o con la frusta, otterrete un composto denso e omogeneo. Prendete uno stampo da ciambella di circa  26 centimetri di diametro, imburratelo, versate il composto, cospargetelo con la granella di zucchero. Mettete il dolce in forno preriscaldato a 190 gradi centigradi. Deve cuocere per una mezz’ora, fate la prova classica con uno stuzzicadenti.

Quando il bussolà vicentino sarà cotto, sfornatelo e prima di toglierlo dalla teglia, lasciate che si raffreddi. Ora potete a servirlo. Per una scelta ancora più cool, potete accompagnarlo con una pallina di gelato alla vaniglia o alla crema, sarà davvero speciale e in questo modo un delizioso dessert dopo cena.

Acqua di mare non cura ferite

Mar 24
Scritto da Annamaria avatar

Cosa ci hanno sempre detto da bambini? Che se avevamo un graffio e stavamo in spiaggia, bastava entrare in acqua per disinfettare il taglio. Invece questo non è vero. L’acqua di mare non cura le ferite. Tenetelo bene a mente ora che si va nuovamente verso la bella stagione, anche con i vostri figli, anzi, soprattutto con loro.

acqua di mare non cura ferite

“Il mare e i raggi solari non hanno alcun effetto curativo”, spiega Giovanni Papa. Il presidente dell’Associazione italiana ulcere cutanee ETS (AIUC), direttore del Dipartimento di Chirurgia plastica dell’Ospedale di Cattinara (Trieste) Non ha dubbi. “Sono infatti solo vecchi luoghi comuni che, nella migliore delle ipotesi, non fanno né bene e né male. Nella peggiore, invece, possono complicare piccole lesioni , rovinando le vacanze”, sottolinea.

Non cura le ferite, anzi: l’acqua di mare potrebbe addirittura infettarle. “L’acqua di mare, che molto spesso e tutt’altro che ‘pulita’, aumenta le probabilità che una lesione venga infettata da diversi microrganismi , dando così origine a complicazioni più o meno gravi. Dalla formazione di ascessi a rare forme di infezioni batteriche, fino a infezioni alle ossa e alle articolazioni  – precisa il medico – . I soggetti fragili, come ad esempio coloro che hanno patologie epatiche o il diabete, o che sono immunodepresse, presentano un rischio di infezione ancora maggiore”.

L’acqua di mare non cura le ferite e non lo fa neppure il sole. “I raggi solari non guariscono le ferite, né accelerano la loro guarigione e né riducono il rischio di infezioni – precisa l’esperto – In realtà, l’esposizione al sole può indurre un’iperpigmentazione della pelle, ovvero una macchia sulla parte di pelle in cui si trovano le ferite. La macchia che in questo modo si è venuta a creare dopo l’esposizione al sole delle ferite, può restare a lungo anche dopo l’avvenuto processo di cicatrizzazione. Pertanto le ferite andrebbero coperte e protette anziché esposte al sole”.

Per curare le ferite per il medico bisogna usare i soliti rimedi: “Disinfettante, cerotti o garze sterili: sono questi gli unici rimedi ‘fai da te’ concessi. Per accelerare la guarigione delle ferite possono essere utilizzati specifici prodotti da banco. Ad esempio pomate, spray o garze a base di estratto del grano. Quest’ultimo è particolarmente efficace nel favorire il processo di cicatrizzazione. Se quindi non vogliamo che una piccola ferita rovini le nostre vacanze è opportuno affidarsi agli unici rimedi che si sono dimostrati scientificamente validi per la disinfezione e la guarigione. Anche se piccole, le lesioni andrebbero opportunamente protette dall’acqua del mare e dal sole. Evitando, perciò, per pochi giorni, in base alla profondità della ferita, l’esposizione diretta a entrambi”.

NIDCAP

Mar 20
Scritto da Annamaria avatar

Cosa è NIDCAP? Lo sa anche un bambino. Giovanni, ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) sin dalla nascita per una grave malformazione chiamata ernia diaframmatica. Il piccolo racconta che, grazie all’assistenza secondo il metodo NIDCAP, i suoi genitori hanno potuto restare sempre al suo fianco in TIN. Cogliere i suoi segnali e prendersi cura di lui insieme ai medici e agli infermieri. Se lo chiediamo a Mia, una bambina ricoverata in TIN per prematurità, con la mamma lontana perché a sua volta ricoverata in neurochirurgia per una emorragia cerebrale, risponde che, quando era “piccolina piccolina”, mediante l’assistenza NIDCAP il papà poteva stare accanto a lei. E gli infermieri osservavano ogni giorno i suoi progressi e li scrivevano su un diario per la mamma, che così ha potuto conoscere le sue prime conquiste per la vita.

NIDCAP

Grazie all’approccio NIDCAP, Federico, che tutti chiamavano Chicco, è in grado di sfogliare un album in cui ripercorre tante tappe del suo sviluppo, dal ricovero in terapia intensiva, alla prima volta che mamma e papà lo hanno preso in braccio, a quella volta in cui è venuto a trovarlo la sorellina o a quando gli hanno regalato il primo ciuccio. Finché è andato finalmente a casa. Elia ed Andrea, a cui le mamme hanno raccontato la dolcezza della “marsupioterapia”, trovano ancora quella pace tra le braccia delle mamme. 

I direttori dei 2 Centri di formazione NIDCAP italiani, la dottoressa Gina Ancora di Rimini ed il professor Alberto Berardi di Modena (Consigliere e Presidente della Sezione regionale Emilia Romagna della Società Italiana di Neonatologia, SIN),  spiegano che curare secondo il metodo NIDCAP, Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program, vuol dire mettere in atto, con tutta l’équipe, un Programma di cura individualizzata al neonato. Questo allo scopo di proteggerne lo sviluppo, soprattutto quello neurologico. L’individualizzazione dell’assistenza al neonato, persona che non è in grado di esprimersi a parole, è resa possibile attraverso l’osservazione strutturata ed esperta del ricco repertorio di segnali comportamentali presenti anche nei piccolissimi, il tutto in un’ottica di Family Centered Care.

“La giornata mondiale NIDCAP, il 20 marzo, celebra tutti coloro che contribuiscono a migliorare il futuro dei neonati ospedalizzati attraverso una cura personalizzata, umanizzata, in collaborazione con le famiglie, basata su un approccio scientifico”, affermano Natascia Simeone e Natascia Bertoncelli. Le due trainer italiane lavorano presso la TIN dell’Ospedale di Rimini e la TIN del Policlinico di Modena. “Si tratta di una cura fornita in cinque continenti, 18 Paesi, 30 centri di formazione, ma che fa sentire la sua influenza su tante terapie intensive neonatali. In Italia stiamo formando e formeremo personale che lavora presso le principali TIN tra cui Firenze, Genova, Torino, Roma, Siena, Treviso e Bologna”. Tutta questa formazione è fortemente supportata dalle associazioni di genitori, coordinate in Italia dalla Vivere ETS, sotto il Patrocinio della Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI).

Il metodo NIDCAP protegge il fragile cervello in via di sviluppo ed assicura ai genitori una maggiore competenza e sicurezza nel relazionarsi al proprio bambino ricoverato. 

La SIN ribadisce, pertanto, l’importanza della centralità del neonato e della sua famiglia nel percorso di cura e la necessità di diffondere questo programma assistenziale a livello globale, per i numerosi effetti positivi sullo sviluppo e sul benessere a breve e a lungo termine.

Zeppole di riso

Mar 18
Scritto da Annamaria avatar

Domani mangerete tutti, o quasi, le zeppole di San Giuseppe, in occasione della Festa del Papà. Ma ci sono anche quelle di riso, provenienti dalla tradizione siciliana. Anch’esse celebrano il 19 marzo e la famosissima festa.

zeppole di riso

Le zeppole di riso sono abbastanza facili da preparare e buonissime: piacciono ai grandi e ai piccini. Come si preparano? Ecco gli ingredienti:

250 grammi di riso semi

200 grammi di miele

150 ml di latte intero

65 ml di succo d’arancia

125 grammi di farina

1 pizzico di cannella in polvere

2 grammi di lievito secco

Scorza di un’arancia grattugiata

5 grammi di sale

Mettete sul fuoco una pentola con acqua, salatela, versate il riso e cuocetelo per 20 minuti. Quando sarà cotto, scolatelo e fatelo raffreddare. Ora sciogliete il lievito nel latte. In una ciotola mettete il riso con la farina, versate il latte con il lievito e mescolate. Aggiungete la scorza d’arancia. Lasciate riposare per 30 minuti, poi spianate l’impasto su un piano e formate dei bastoncini con le mani. Adesso bisogna occuparsi della salsa: unite il succo d’arancia al miele, unite pure la cannella, filtrate la salsa e mettetela in una ciotolina.

E’ tempo di friggere. Scaldate abbondante olio in padella, portatelo a temperatura, circa 170°, e friggete le zeppole di riso, quando saranno via, via dorate, poggiatele su carta assorbente. Appena saranno diventate tiepide, sono pronte da servire con la squisita salsina.