Bambini: raffreddore che non passa

Il raffreddore che non passa preoccupa le mamme. Alcuni bambini rimangono col naso chiuso per mesi e questo comporta alcuni malesseri, come lo scarso appetito e il sonno disturbato. Che fare?

Per il raffreddore che non passa nei bambini ci sono dei consigli. Marzia Mandelli, Dirigente medico, Clinica pediatrica, Asst Santi Paolo e Carlo, Ospedale San Paolo, Milano, al Corriere della Sera dice la sua a riguardo.
“Bisogna aiutare il bambino, che non è ancora in grado di soffiare il naso adeguatamente, impiegando lavaggi nasali con soluzione fisiologica (anche 5-6 volte al giorno in fase acuta) o, nei momenti di riacutizzazione, una soluzione ipertonica al 2,2% oppure al 3% (ne esistono diverse, anche associate all’acido jaluronico che previene la secchezza delle mucose). E’ molto utile uno strumento che consente l’esecuzione di una doccia nasale micronizzata, nel quale è possibile impiegare anche farmaci a base di cortisone. Un’altra possibilità è l’esecuzione quotidiana di docce nasali che permettano una vera e propria irrigazione delle fosse nasali. Spesso è utile umidificare la camera in cui dorme il bambino, al fine di evitare che riscaldamento o aria condizionata causino secchezza delle prime vie aeree e quindi tosse notturna”, sottolinea l’esperta.
Il raffreddore che non passa nei bambini impone pure alcuni accertamenti. “In alcuni casi potrebbe essere necessario, nonostante tutti questi accorgimenti, eseguire una visita otorinolaringoiatrica con fibroscopia per valutare il tessuto adenoideo e una visita allergologica con prick test per escludere allergie a inalanti che, specie nel caso di allergeni perenni come acari della polvere e muffe, possono causare una rinite cronico-ostruttiva che si sovrappone ai comuni raffreddori virali e che necessita di adeguato trattamento anti-istaminico sistemico o di steroide topico nasale. Quest’ultimo è spesso necessario anche per il trattamento medico dell’ipertrofia adenoidea non ancora candidata alla chirurgia. In conclusione è fondamentale il ruolo del pediatra di libera scelta nel guidare i genitori nel percorso diagnostico-terapeutico migliore per il bambino, sulla base di anamnesi personale e familiare”, conclude.
Disintossicarsi dallo zucchero

Disintossicarsi dallo zucchero è possibile e fa bene. In questi giorni su TikTok spopola la #sugardetoxchallenge, una sfida per rinunciare a questo ingrediente così dolce. La dottoressa Valentina Palazzo, biologa nutrizionista di LabQuarantadue Milano, a Vanity Fair spiega i rischi dello zucchero.
“Quando si assumono alti quantitativi di zucchero si crea un repentino innalzamento della glicemia nel corpo, che reagisce con una sovrapproduzione altrettanto veloce ed elevata di insulina. Se reiterato nel tempo in maniera continuativa, questo fenomeno non viene tollerato bene dall’organismo: il meccanismo tende a saturarsi, portando a un rischio di sviluppare insulino-resistenza, ovvero una minor efficacia dell’insulina. Sovrappeso, obesità e stato infiammatorio sono gli effetti correlati. Sul lungo termine questo può tradursi nella sindrome metabolica e in altre complicanze, come ad esempio danni al tessuto cutaneo, che invecchia prima del tempo (si parla non a caso di sugar face)”, dice l’esperta.
“Il problema è che i cibi zuccherini hanno un’azione che oltrepassa quella puramente metabolica. Sono buoni, golosi e hanno la capacità di ingenerare soddisfazione, favorendo in questo modo il rilascio di dopamina nel cervello. Tradotto: gli alimenti ricchi di zucchero ci appagano e ci rendono felici (al momento). Ma allo stesso tempo ci fanno diventare dipendenti e schiavi di un’assunzione continuativa e in dosaggi sempre maggiori. Un meccanismo ben noto alla varie case produttrici di dolciumi”, precisa ancora la Palazzo.
Come disintossicarsi dallo zucchero? “Ridurre pian piano le dosi di zucchero è possibile. – fa sapere la Palazzo – Iniziate dalle piccole cose, ad esempio evitando di aggiungere zucchero a caffè, tè, yogurt e tisane. Smettendo di correggere l’acidità del sugo di pomodoro con la classica punta di zucchero. Aromatizzare con erbe e spezie (ad esempio cannella, zenzero e curcuma) vi aiuterà a percepire meno la voglia di dolce, che potrete comunque appagare consumando, ad esempio, uno yogurt bianco dolcificato con una mini quantità di stevia, succo d’acero, sciroppo d’agave e miele. Tutte ottime alternative naturali allo zucchero, capaci di apportare sostanze nutritive benefiche”.
Per disintossicarsi dallo zucchero “un giorno dopo l’altro, tagliate al massimo (tendendo allo zero) il consumo di bibite e bevande confezionate, in cui gli zuccheri aggiunti la fanno da padrone. Così come è importante che limitiate l’acquisto di cibi industriali. E, attenzione, non solo i prodotti dolci, come ad esempio merendine e biscotti. Lo zucchero è presente (spesso in alti dosaggi) anche negli alimenti salati confezionati, dai sughi pronti alle salse, dagli insaccati alla carne in scatola. Per auto-motivarvi nella sugar detox challenge, ripassate mentalmente i tanti vantaggi di una dieta sugar free (o con pochissimo zucchero). Perdita di peso, in particolare su pancia e fianchi. Migliore digestione. Intestino in equilibrio. Pelle radiosa. Umore sereno stabile. Più energia e concentrazione nel corso della giornata. Migliore qualità del sonno”.
Occhi che lacrimano? Vademecum

Col freddo e le temperature già gli occhi dei piccolini lacrimano? Anche i vostri che siete grandicelli? C’è un vademecum per migliorare la situazione degli occhi che lacrimano.

“Gli occhi sono esposti a temperature più basse che possono provocare secchezza e fargli perdere umidità. Quando il film lacrimale si secca, l’occhio come meccanismo di difesa è portato a secernere: produce più lacrime per idratarsi, arrivando anche a una lacrimazione costante che può essere molto fastidiosa”, sottolineano gli esperti dell’Istituto Oftalmico europeo-Clinica Baviera all’AdnKronos. “Inoltre queste lacrime possono essere di scarsa qualità, con conseguenze anche sulla secchezza oculare”, sottolineano ancora. E’ bene seguire il vademecum per gli occhi che lacrimano. I bambini spesso soffrono molto per questo piccolo problema in inverno.
Ecco il vademecum degli esperti per gli occhi che lacrimano:
1) Proteggere il viso con cappelli o berretti aiuta a ridurre l’esposizione diretta al freddo, mentre gli occhiali da sole proteggono gli occhi dal vento e dalle basse temperature. È importante che gli occhiali da sole indossati abbiano una protezione Uv e che siano grandi e avvolgenti per evitare che il vento entri dai lati delle lenti. Inoltre, se possibile, è bene cercare di evitare le situazioni in cui si è direttamente esposti alle correnti d’aria fredda, trovando un luogo riparato.
2) Mantenere un ambiente fresco e umido è essenziale per mantenere gli occhi idratati. L’uso di umidificatori aiuta a prevenire la secchezza oculare causata dall’aria secca dell’inverno.
3) Costringere gli occhi a sbattere volontariamente le palpebre aiuta a prevenire l’irritazione e la secchezza oculare, consentendo all’occhio di idratarsi naturalmente.
4) Le lacrime artificiali o le gocce lubrificanti possono aiutare a mantenere idratata la superficie dell’occhio, riducendo la sensazione di secchezza e irritazione. Possono essere applicate durante il giorno, quando necessario, e anche prima di uscire per prevenire le conseguenze del freddo.
5) Se si soffre di allergie, è importante stare lontani dagli allergeni ed evitare il contatto con essi. A tal fine, è consigliabile sottoporsi a un test in un centro medico per scoprire esattamente il tipo di allergia di cui si soffre. Esistono alcuni accorgimenti che si possono adottare per ridurre al minimo l’esposizione agli allergeni e alleviare i sintomi, come ad esempio: tenere la casa pulita per ridurre la presenza di acari e polvere. Se i sintomi persistono, possono essere alleviati con colliri, antistaminici, corticosteroidi o addirittura vaccini. Consultare sempre uno specialista per determinare l’opzione migliore a seconda dell’allergia che si ha.
6) Per evitare la lacrimazione degli occhi quando si indossano le lenti a contatto, è importante usarle correttamente. Prima di maneggiare le lenti, è essenziale lavarsi le mani con acqua e sapone. Le lenti a contatto devono essere pulite e conservate correttamente, in un apposito astuccio pulito con una soluzione specifica. È consigliabile cambiare regolarmente il liquido e l’astuccio e rispettare l’ora e la data di scadenza. Inoltre, non bisogna farne un uso eccessivo, toglierle prima di fare la doccia per evitare l’ingresso di microrganismi e non addormentarsi con le lenti ancora indossate.
7) Non strofinare gli occhi perché può essere dannoso per la loro salute, in quanto può facilitare l’introduzione di germi e batteri che aumentano il rischio di infezioni oculari e possono causare piccole lesioni agli occhi. È consigliabile sopportare il prurito e lavare accuratamente gli occhi con una soluzione fisiologica. Se si deve rimuovere un corpo estraneo, bisogna farlo con molta attenzione.
8) Evitare l’affaticamento oculare. E’ necessario osservare periodi di riposo regolari, soprattutto se gli occhi lacrimano a causa dell’uso prolungato di schermi di computer o telefoni cellulari. Una buona opzione è la regola del 20-20-20, che consiste nel far riposare gli occhi per 20 secondi ogni 20 minuti, guardando un oggetto a una distanza di 6 metri.
9) Mantenersi idratati: bere acqua è molto utile; quando il corpo dispone di acqua in modo adeguato, è difficile che gli occhi soffrano di secchezza oculare e lacrimazione.
10) Consultare regolarmente uno specialista è il modo migliore per prevenire e curare la lacrimazione. Il medico darà le indicazioni più appropriate, analizzando le cause e garantendo un trattamento personalizzato.
Influenza 2024

Sta raggiungendo il picco, anche gli ospedali sono pieni. Questa influenza 2024 sembra davvero molto aggressiva. I medici raccomandano il vaccino, soprattutto agli anziani e ai soggetti fragili, adulti o bambini che siano. Ma quali sono i sintomi che compaiono improvvisamente?

I sintomi dell’influenza 2024, che colpisce chiaramente le vie respiratorie, sono simili a quelli degli anni passati, anche se più violenti.
- Febbre alta, che può raggiungere i 40°C.
- Tosse, che può essere secca o produttiva.
- Mal di gola.
- Dolori muscolari e articolari.
- Mal di testa.
- Spossatezza.
- Naso chiuso o che cola.
- Congestione nasale.
A questi sintomi si possono aggiungere anche diarrea, nausea e vomito. I farmaci che possono aiutarvi a sconfiggere l’influenza, se in questo 2024 non siete riusciti a scamparla, sono i classici:
- Antipiretici, come il paracetamolo o l’ibuprofene, che aiutano a ridurre la febbre e alleviare i dolori.
- Decongestionanti, che aiutano a ridurre la congestione nasale.
- Antinfiammatori, che aiutano a ridurre i dolori muscolari e articolari.
Ricordate di andare al Pronto Soccorso solo in caso di problemi gravi: contattare il vostro medico di base. Il miglior modo per venirne fuori è riposarsi riposo a casa. Stare al caldo e bere molta acqua per evitare la disidratazione aiuta. E’ altamente sconsigliato lavorare o, nel caso di bambini e ragazzi, andare a scuola. Oltre che fare del male a se stessi, si rischierebbe di contagiare anche gli altri. Tornare solo quando la guarigione sarà completa. Solitamente passa dopo una settimana.
Smart ring

Gli smart watch rischiano di tramontare presto. Per monitorare la salute arrivano gli smart ring, anelli in grado di tenere sotto controllo parametri vitali e raccogliere un’infinità di dati utili per salute, benessere e attività fisica.
Gli smart ring possono essere portati 24 ore su 24. La batteria dura circa 4 giorni. Chiaramente non hanno il display. Riescono a misurare la frequenza cardiaca, la sua variabilità (HRV), i livelli di ossigeno nel sangue (SpO2) e la temperatura cutanea. Ci sono modelli che tracciano pure i cicli del sonno.
Materiali ipoallergenici, impermeabili, gli smart ring arrivano sul mercato e possono davvero sbancare: ognuno pesa circa 5 grammi. Sono comodissimi per donne e uomini, ma persino bambini. Oura Ring, Made in Finlandia, nell’ultima versione (prezzi a partire da 329 euro) è dotato di ben 15 sensori. Fa un’analisi approfondita dello stato di benessere di chi lo porta, incluse le previsioni del giorno dell’inizio del ciclo mestruale e la qualità del sonno. Si può vedere tutto tramite un app sullo smartphone. Il Go2sleep Ring è specializzato nel monitoraggio del sonno. L’Evie Ring di Movano, d’altra parte, che si preannuncia come un potenziale dispositivo medico certificato dall’americana FDA, si concentra sulla salute femminile, tracciando aspetti come il ciclo mestruale e l’ovulazione. Il Circular Ring offre un approccio interattivo con notifiche di vibrazione per meditazioni guidate. Anche questo monitora parametri vitali come la frequenza cardiaca e i livelli di ossigeno nel sangue.
Anche per chi desidera una gravidanza gli smart ring saranno ottimi, proprio perché facili da indossare, per nulla ingombranti e precisi nel calcolare tutto quel che riguarda il nostro corpo.
Psoriasi infantile

La psoriasi infantile è una malattia infiammatoria con la quale alcuni piccoli devono fare i conti. E’ asintomatica e si manifesta sulle articolazioni e le unghie.

L’Ospedale Bambino Gesù in merito alla patologia spiega: “Si manifesta con chiazze tondeggianti, a margini netti, di colorito rossastro, tipicamente ricoperte da squame biancastre solitamente non pruriginose. Il numero delle chiazze è variabile e può interessare anche l’intera superficie cutanea. La forma più classica è caratterizzata dall’interessamento delle superfici estensorie degli arti, e in particolare gomiti e ginocchia, nonché della regione lombo-sacrale. Accanto a questa forma esistono altre varianti cliniche più caratteristiche dell’età pediatrica. In tutte queste forme, il cuoio capelluto e le unghie sono spesso coinvolti. A livello del cuoio capelluto si riscontra un’intensa desquamazione, mentre le unghie hanno un caratteristico aspetto punteggiato (“pitting”), e tendono ad ispessirsi assumendo un colorito giallastro”.
Quwsta fastidiosa psoriasi infantile può dipendere da molti fattori scatenanti, a volte non è possibile riconoscere la causa che la provoca. Generalmente asintomatica, solo in alcuni casi, legati alla sede delle manifestazioni come le pieghe, o al carattere del paziente, può causare prurito.
Quando si parla di prognosi, l’ospedale scrive: “Si tratta di una malattia tendenzialmente cronica, a evoluzione recidivante. La remissione delle lesioni cutanee è temporanea per un periodo variabile, ma è possibile, soprattutto nei bambini, che queste non si ripresentino più per tutta la vita. In effetti, in età pediatrica le lesioni sono meno resistenti ai trattamenti. L’alterazione genetica che è alla base della patologia è però irreversibile e rimane pertanto una predisposizione alla malattia che potrebbe ripresentarsi in qualsiasi momento della vita”.
Ecco come si dovrebbe curare la psoriasi infantile: “Il trattamento, dato che le forme in età pediatrica sono spesso lievi, è solo locale. Si usano creme a base di cortisonici, calcipotriolo (un derivato della vitamina D), tazarotene, catrame vegetale, anti-infiammatori non steroidei. Quando l’infiammazione è importante, il farmaco di prima scelta è il cortisone locale, ma bisogna seguire le indicazioni del curante. Largamente impiegate le creme emollienti e idratanti. Sulle lesioni squamose e solo nel bambino più grande sono consigliabili creme cheratolitiche, in grado cioè di far staccare le squame e favorirne l’eliminazione, come quelle contenenti acido salicilico, urea, miscele di alfa e beta idrossiacidi. Nelle forme particolarmente diffuse può essere utile l’elioterapia (esposizione al sole) senza però dimenticare che l’eccessiva e inadeguata esposizione ai raggi ultravioletti è estremamente dannosa anche in età pediatrica. Per tale motivo si devono comunque osservare le stesse accortezze consigliabili a tutti i bambini sani”.
E ancora: “Si evita nei bambini il trattamento con lampade a raggi ultravioletti anche nei mesi invernali per non sottoporre il bambino a un’eccessiva – quindi nociva – dose cumulativa di raggi.
Nelle forme gravi, molto estese, resistenti alle terapie topiche applicate adeguatamente, o in zone sensibili con impatto psicologico importante, si possono effettuare terapie sistemiche a base di farmaci biologici, di cui alcuni sono approvati oggi anche in età pediatrica. Tuttavia, il trattamento deve essere sempre proposto dal dermatologo curante e il bambino dovrà essere regolarmente controllato per escludere effetti collaterali. Infine, nei bambini con altre patologie concomitanti, bisogna impegnarsi nel trattamento di questa patologia”.
Covid: a chi consigliato vaccino

I contagi di Covid stanno crescendo. A chi è consigliato il vaccino? E’ ancora pericoloso ammalarsi? Bambini e donne incinta devono farlo? Tante domande a cui si dà una risposta, come scrive il Corriere della Sera, in base a un recente studio condotto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), alle indicazioni date dal ministero della Salute nella Circolare del 27 settembre 2023.

Innanzitutto, sapere come proteggersi dal Covid è importante, ricordare come fare non fa mai male.
Per ridurre il rischio di infezione si consigliano alcune precauzioni (valide, in generale, per prevenire la trasmissione delle infezioni respiratorie), quali:
– indossare correttamente la mascherina se si entra in contatto con altre persone specialmente se a rischio;
– lavarsi regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone (o con soluzioni detergenti a base di alcol) specialmente dopo aver tossito e starnutito, o dopo aver frequentato mezzi di trasporto o luoghi pubblici;
– garantire una buona ventilazione di ambienti chiusi, inclusi abitazioni e uffici;
– evitare abbracci e strette di mano;
– mantenere una distanza di almeno un metro da altre persone;
– starnutire e tossire in un fazzoletto di carta evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie, poi buttarlo e lavarsi le mani;
– evitare di toccare occhi, naso, bocca con le mani non lavate;
– evitare ambienti affollati.
Con la circolare del ministero della Salute dell’11 agosto 2023 sono state aggiornate le indicazioni sulle misure di prevenzione della trasmissione del Covid, pertanto:
– le persone risultate positive a un test diagnostico molecolare o antigenico non sono più obbligate a rimanere in isolamento, ma si raccomanda di osservare le precauzioni elencate sopra, inoltre devono:
– evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, e anche di frequentare ospedali o Rsa;
– informare le persone con cui si è state in contatto nei giorni immediatamente precedenti alla diagnosi, soprattutto se persone anziane, fragili o immunodepresse;
– contattare il proprio medico curante se si è fragili o immunodepressi, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le condizioni cliniche peggiorano.
Attenzione: se si è sintomatici bisogna rimanere a casa fino al termine dei sintomi.
A chi è consigliato il vaccino?
In base alle indicazioni ministeriali, la dose di richiamo del vaccino aggiornato (o la prima dose per chi non l’ha mai fatto), viene offerta in via prioritaria a queste categorie:
– ospiti di Rsa e strutture per lungodegenti;
– persone a partire dai 60 anni;
– donne in gravidanza o nel periodo dopo il parto o in allattamento;
– operatori sanitari e sociosanitari;
– persone con disabilità grave (ai sensi della legge 104 del 1992, art. 3 comma 3);
- persone di età compresa tra i 6 mesi e i 59 anni, con elevata fragilità motivata da patologie preesistenti che fanno aumentare il rischio di una grave forma di Covid-19, quali: malattie respiratorie croniche, dell’apparato cardio-circolatorio, patologie cerebrovascolari, oncologiche (in trattamento, per esempio, con farmaci immunosoppressivi), diabete, alcune malattie neurologiche e neurodegenerative, obesità, pazienti immunodepressi per patologia congenita o acquisita, trapiantati o in trattamento con farmaci immunosoppressori
Il vaccino è consigliato anche a chi è famigliare stretto, conviventi e carevigers di persone con gravi fragilità.
Il richiamo, di norma, ha una valenza di 12 mesi. Al fine di massimizzare la protezione per l’autunno/inverno 2023-2024, la dose di richiamo è raccomandata a distanza di 6 mesi dall’ultima dose di vaccino anti-Covid ricevuta o dall’ultima infezione (data del test diagnostico positivo).
Mal di gola: cure naturali

Con il freddo arrivato, tutti hanno il raffreddore. Il naso cola, ma è il mal di gola a far ancora più paura. Le cure naturali possono aiutare ad alleviarlo. E sono adatte anche per i bambini, che spesso non vogliono assolutamente prendere medicine.

E’ ovvio che se i sintomi persistono per più di 3 o 4 giorni, le cure naturali non possono bastare per il mal di gola. In questo caso è consigliabile contattare o il pediatra, se riguarda i piccoli, o il medico di base, per gli adulti.
Quali sono le cure naturali ottimali per il mal di gola?
I gargarismi: sciogliere mezzo cucchiaino di sale in un bicchiere d’acqua tiepida e usare la soluzione per fare i gargarismi da 2 a 4 volte al giorno. Devono durare circa un minuti l’uno. In alternativa si può usare il bicarbonato di sodio, che neutralizza gli acidi e limita la proliferazione batterica.
Si può semplicemente aggiungere miele e limone a una bevanda calda, altrimenti, o bere tisane alla camomilla e alla menta, che hanno proprietà calmanti e anti-infiammatorie. Si può anche optare oer un infuso di zenzero fresco, conosciuto per le proprietà antibatteriche e anti-infiammatorie. Anche unito al miele, perché faccia subito effetto.
Solo per i ‘grandi’: se si ha il mal di gola, chiaramente, non fumare, non bere alcol. Evitare anche il caffè, il tè e alimenti acidi. Ricordare anche che la maggior parte delle faringiti acute sono di natura virale, in quel caso serve una terapia antibiotica.