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Diabete: come mangiare i carboidrati

Apr 05
Scritto da Annamaria avatar

Chi soffre di diabete ha problemi di glicemia. Sapere come mangiare i carboidrati, che fanno bene a tutti, è fondamentale. Ne so qualcosa io che durante la gravidanza ho avuto la curva glicemica che si è alzata vertiginosamente e ho dovuto stare attenta con alimentazione, ripetendo i controlli dal settimo mese di gestazione in poi.

diabete come mangiare i carboidrati

Come mangiare i carboidrati per chi soffre di diabete o chi è geneticamente portato alla glicemia alta lo spiega al Corriere della Sera Ilaria Prandoni. La biologa e nutrizionista di Palazzo della Salute del Gruppo San Donato è chiarissima. “La distinzione carboidrati ‘semplici’ e ‘complessi’ è importante perché quelli complessi si assimilano più lentamente a livello intestinale e non creano ‘picchi glicemici’ post prandiali, quindi contribuiscono a mantenere la glicemia più stabile. Mentre quando si mangia un carboidrato semplice si ha un innalzamento più rapido della glicemia. Ecco perché bisogna privilegiare i carboidrati complessi e consumarli a colazione, pranzo e cena preferibilmente nella versione integrale”.

“Può essere utile considerare l’indice glicemico dei singoli alimenti e ancor più il carico glicemico un parametro che stabilisce l’impatto sulla glicemia di un pasto contenente carboidrati – dice l’esperta – Nei diabetici bisogna evitare carichi glicemici elevati”.

“I carboidrati semplici si dividono in quelli ‘naturalmente presenti’ negli alimenti (nei vegetali e nei latticini) e quelli ‘aggiunti’, che vengono aggiunti agli alimenti (lo zucchero da tavola, gli zuccheri usati dall’industria alimentare o gli edulcoranti). Il paziente con diabete può bere il latte e mangiare la frutta (due porzioni al giorno). Alimenti che contengono naturalmente zuccheri. Ma dovrebbe eliminare o limitare molto il consumo di tutti i prodotti che contengono zuccheri ‘aggiunti’. Quindi i dolciumi, le bevande zuccherate, i succhi di frutta zuccherati”.

Come mangiare i carboidrati col diabete è basilare. Sui dolci la nutrizionista dice: “Uno alla settimana”. “Deve essere incoraggiato il consumo di cibi ricchi di fibre. Perché regolano l’assorbimento di carboidrati e grassi e modulano i picchi post-prandiali di glicemia – spiega la specialista –. Anche la verdura, ricca in fibra, va a regolarizzare l’assorbimento a livello intestinale dei carboidrati. Quindi consumata ad esempio con pasta e riso è ottima. Con la stessa funzione può essere utilizzata come spuntino. Anche i legumi, nonostante contengano una quota di carboidrati, sono da considerare una fonte proteica e di fibra. Si possono mangiare in associazione con pasta e riso: il piatto unico che si verrà a creare sarà più bilanciato a livello di assorbimento degli zuccheri”.

“Anche le persone in salute devono seguire una dieta sana, bilanciata e preventiva rispetto al diabete, che è una malattia molto diffusa. La dieta mediterranea preserva la salute e previene l’insorgenza di patologie croniche degenerative tra le quali anche il diabete. Anche per chi deve dimagrire questi sono i consigli alimentari giusti, che devono essere declinati con le quantità soggettive adatte a configurare una dieta ipocalorica rispetto ai fabbisogni”, conclude Prandoni.

Diabulimia

Mar 19
Scritto da Annamaria avatar

Nel panorama dei disturbi del comportamento alimentare la Diabulimia è forse il meno noto. Interessa tra il 30 e il 40% dei giovani con diabete di tipo 1 e il 10% nella fascia tra 12 e 19 anni con la patologia. 

Si tratta di un Disturbo del Comportamento Alimentare in aumento tra gli adolescenti affetti da diabete che riducono o evitano volontariamente le dosi di insulina necessarie per il controllo della malattia. La Diabulimia affonda le proprie radici nell’insicurezza tipicamente legata all’età evolutiva e adolescenziale. Trova nella convivenza con una malattia cronica come il diabete di tipo 1 un innesco perfetto. Ma può perdurare anche in età adulta. E manifestarsi a qualsiasi età. In qualsiasi momento successivo alla diagnosi di diabete. Anche negli uomini. La prevalenza della omissione della dose di insulina negli adulti è del 21%. Questo secondo una recente metanalisi comparsa su Journal of Eating Behaviors.

La mancata aderenza alla terapia mette a rischio la salute dei giovani pazienti con alterazione dei valori di emoglobina glicata (A1c) e il rischio di episodi di ‘chetoacidosi diabetica’ che possono portare al ricovero ospedaliero. 

“I rischi a lungo termine sono ancora più temibili perché lo scarso controllo dei livelli di zucchero nel sangue apre la strada a complicanze. L’iperglicemia cronica, la chetoacidosi diabetica, le complicanze cardiovascolari e renali, la neuropatia e la retinopatia”, sottolinea la Professoressa Raffaella Buzzetti, Presidente Eletto SID. 

“Quello che ci preoccupa è la drammatica incidenza dei DCA in questa popolazione. Se nei soggetti sani la bulimia interessa il 3% dei giovani e i DCA in genere tra il 3,7 e 6,4%, nella popolazione con diabete decuplica e raggiunge livelli veramente elevati. Le cause sono molteplici e vanno ricercate nello stress della malattia. Nel carico della cura che fa sentire ‘diversi’. Nella gestione delle restrizioni alimentari. In situazioni di stigma o di insicurezza a cui si aggiungono le criticità tipiche dell’età dello sviluppo, inclusa l’ansia riguardante il peso e l’immagine corporea, che con una patologia cronica non possono che agire da detonatore”. 

“L’insulina è un ormone lipogenetico. Può favorire l’accumulo di grasso. Inoltre, la somministrazione di insulina esogena nei pazienti con diabete, migliorando il controllo glicemico e riducendo la perdita di glucosio con le urine, può indurre, un aumento di peso. Con coinvolgimento in particolare della massa grassa. Accade se non si fa attenzione all’alimentazione. Per queste ragioni, le persone con diabete tipo 1, specie i giovani, pensano che omettendo, in parte o completamente, la terapia insulinica, potranno perdere peso”, precisa la dottoressa Marilena Vitale nutrizionista SID.

I disturbi del comportamento alimentare possono essere identificati utilizzando, almeno a livello di screening, questionari specifici. Alcuni sono quelli utilizzati anche per chi non ha il diabete, come, per esempio, il “modified Eating Disorder Inventory (mEDI)” o il “mSCOFF”. Esplorano aspetti propri dei disturbi del comportamento alimentare. Laa spinta verso la magrezza, la bulimia, l’insoddisfazione per il proprio corpo. E ancora: l’inadeguatezza, il perfezionismo, la sfiducia interpersonale. La presenza di sensazione di ‘pienezza insopportabile’, la preoccupazione per la perdita di controllo sulla quantità di cibo assunta.

Negli ultimi anni si sta utilizzando sempre di più anche un questionario specifico per il diabete, il “Diabetes Eating Problem Survey (DEPS)”, che include domande sulle abitudini alimentari, sul controllo del diabete, sull’omissione di insulina e su altri comportamenti quali, per esempio, l’induzione del vomito. Tramite l’utilizzo dei questionari è stato osservato che un quarto degli adolescenti con diabete tipo 1 è a rischio per un disturbo del comportamento alimentare. Tale rischio è strettamente legato alla presenza di segni e sintomi di sindrome ansiosa-depressiva, anch’essi valutabili con questionari e molto frequenti nelle persone con diabete tipo 1.

Come identificare segni e sintomi della Diabulimia per una diagnosi precoce e un intervento tempestivo? “E’ importante valutare il rischio di Diabulimia in particolare in alcune categorie di persone con diabete tipo 1. Quelle con cosiddetto “diabetes distress”. Cioè problemi psico-sociali legati al trattamento di una condizione che dura per tutta la vita, ansia e depressione e adolescenti, in particolare donne. Una volta individuate le persone a rischio, è possibile attivare incontri strutturati con psicologi, dietisti e diabetologi per identificare le persone con disturbi del comportamento alimentare già in atto. Avere una squadra multidisciplinare è necessario per il trattamento, ma, pochi centri ne sono forniti.”, conclude la dottoressa Vitale.

Cibi che abbassano la glicemia

Nov 15
Scritto da Annamaria avatar

Durante la gravidanza, intorno al settimo mese, mi si è alzata la curva glicemica e da lì in poi ho dovuto tenerla sotto controllo. Sono un soggetto a rischio diabete, colpa dei geni famigliari… E’ per questo che devo stare attenta all’alimentazione e sapere quali sono quei cibi che abbassano la glicemia. Ossia quelli che hanno un indice glicemico basso.

cibi che abbassano la glicemia

Non credo che questo sia solo un mio problema, anzi, riguarda molte donne, mamme e non, e anche ometti. I cibi che abbassano la glicemia sono salutari e migliorano la condizione di tutti quei soggetti a rischio diabete.  E’ bene avere la salute sotto controllo. Tra i sintomi della glicemia alta ci sono aumento della sete, della fame e della diuresi, oltre a stanchezza con vista ofuscata, spossatezza e mal di testa. Se si aggrava, i problemi diventano molto più gravi.

Quali sono quindi i cibi che abbassano la glicemia? Il Giornale fa una lista che riporto qui di seguito:

  • Legumi: dai fagioli alle lenticchie passando per i ceci, i legumi sono ricchi di carboidrati ma se assunti in modo bilanciato possono regolare l’insulina, in particolare se consumati in abbinamento con verdure a foglia verde. Saziano rapidamente e i carboidrati presenti vengono assorbiti in modo lento.
  • Cereali integrali: tra questi il frumento, il riso, l’avena, l’orzo, il miglio, il farro sono perfetti perché sono ricchi di fibre, i carboidrati presenti sono assorbiti a rilento così da regolare anche i livelli di glucosio. Sono benfici, salutari perchè ricchi di sali minerali e vitamine, perfetti per l’organismo e il suo buon funzionamento.
  • Mele: forniscono fibre, vitamine, minerali, inoltre contengono la pectina una fibra utile per gestire il passaggio dello zucchero dall’intestino al sangue, regolando i livelli di glicemia attraverso un lento ma costante assorbimento. Molto digeribili, sono perfette in abbinamento con l’avena per una colazione super nutriente.
  • Broccoli: un vero toccasana per la salute dell’organismo e del sistema immunitario, perché sono ricchi di vitamine A e C, oltre che di fibre e proteine.
  • Pomodori: sono perfetti se consumati prima dei carboidrati, perché aiutano a ridurre l’assorbimento dello zucchero nel sangue. Contengono inoltre licopene, vitamine C ed E e ferro.
  • Avocado: gustoso e benefico è perfetto per regolare i livelli di glucosio, grazie alla presenza dei grassi monoinsaturi che ne garantiscono un rilascio lento. Offrono una buona ricarica di energia, e hanno un effetto benefico per la circolazione e contro le infiammazioni.
  • Spinaci: possiedono un indice glicemico molto basso, sono ricchi di vitamine A, C e B, svolgono un’azione antiossidante e agevolano una diuresi corretta. Ricchi di fibre migliorano il transito intestinale, ritardando l’assorbimento degli zuccheri.

‘Occhio’ al diabete

Ott 13
Scritto da Annamaria avatar

In occasione della Giornata Mondiale della Vista i diabetologi hanno lanciato un appello per sottolineare l’importanza dell’adesione agli screening oftalmologici da parte delle persone con diabete. Sono infatti gli adulti in età lavorativa (tra 16 e 65 anni) i soggetti a maggior rischio di sviluppare problemi della vista. E 1 milione quelli con retinopatia conclamata nel nostro Paese. Occhio al diabete quindi.

occhio al diabete

La retinopatia diabetica, infatti, è una nota e grave complicanza del diabete sia di tipo 1 che 2, determinata da fattori di rischio come la durata della malattia, specialmente se non adeguatamente controllata, elevati livelli di emoglobina glicata e ipertensione. E’ necessario, pertanto, tenere d’occhio il diabete.

“Il danno alle delicate strutture della retina è spesso silente e asintomatico. Il che rende la retinopatia sotto diagnosticata. Quando la persona sperimenta il calo della visione è segno che l’edema maculare o la retinopatia sono già in stadio avanzato. Per questo è importante motivare le persone con diabete a sottoporsi agli screening periodici. Sia al momento della diagnosi che a intervalli stabiliti dal diabetologo e dall’oftalmologo (in genere ogni uno o due anni a seconda dei casi). La tempestività di diagnosi permette di effettuare una presa in carico e limitare la perdita della visione” , ha sottolineato il Prof. Angelo Avogaro Presidente SID. 

La prevalenza di complicanze a carico dell’occhio interessa tra il 30% e il 50% delle persone con diabete, con una incidenza annuale tra il 2 e il 6%. L’1% dei pazienti è interessato da una complicanza oculare grave. Una lunga storia di malattia (specie se non controllata dalle terapie) è un fattore di rischio. I dati ci dicono infatti che la prevalenza di retinopatia è in media  del 20% dopo 5 anni di malattia, del 40-50% dopo 10 anni e di oltre 90% dopo 20 anni [dati USA].

“Ancora troppi – sottolinea ill Presidente Avogaro – se pensiamo che la prevenzione della cecità secondaria al diabete è una priorità di salute pubblica in Europa dal 1989. Quando fu stilata la Dichiarazione di Saint Vincent, principale riferimento internazionale per la lotta al diabete realizzato sotto l’egida dell’OMS. Oggi abbiamo l’obiettivo di ridurre di almeno un terzo il numero di casi. Questo per limitare la disabilità dei pazienti e diminuire i costi sanitari. Il paziente con retinopatia costa il doppio di uno con solo diabete. Per non parlare dei costi sociali e dell’impatto drammatico sulla qualità di vita. Eppure secondo alcune indagini solo il 30% delle persone con diabete sono sottoposte regolarmente a monitoraggio”.

Occhio al diabete. Lo screening sì esegue tramite l’esame del fondo oculare, semplice e non invasivo. Le immagini possono essere catturate da retinografi ed essere refertati a distanza grazie a strumenti di telemedicina. L’obiettivo è individuare tempestivamente segni di edema maculare. Le terapie vanno dalla fotocoagulazione laser all’uso di glucocorticoidi o farmaci anti-angiogenetici, che sì sono mostrati efficaci nella prevenzione della cecità.

Consigli per gestire figlio con diabete

Lug 05
Scritto da Annamaria avatar

Un figlio con diabete può essere molto impegnativo. Purtroppo i dati sono allarmanti: questa patologia sta aumentando tra i bambini e gli adolescenti italiani al di sotto dei 18 anni. Lo rivelano due nuovi studi. Ecco alcuni consigli per gestire un piccolo affetto da malattia.

Valentino Cherubini, autore di uno degli studi, presidente eletto della SIEDP 2021-2023 e Direttore della Diabetologia Pediatrica Ospedali Riuniti di Ancona, pediatra, regala alcuni consigli per gestire un figlio con diabete. “Si tratta di buone regole che spesso mi ritrovo a suggerire ai genitori con figli che hanno il diabete, ma che andrebbero estese a tutte le famiglie in un’ottica di prevenzione”, precisa lo specialista a Vanity Fair

Ecco i consigli per gestire un figlio con diabete:

1. Giocate alla routine quotidiana 
Scoprite il piacere di avere tanti appuntamenti comuni, a partire degli orari regolari per i pasti, i controlli clinici, l’esercizio fisico e il sonno.

2. Cucinate insieme
Durante la settimana organizzate dei pasti in cui cucinate insieme. Sarà l’occasione per spiegare il valore di alcuni alimenti, le combinazioni e i trucchi per controllare gli zuccheri e tanto altro.

3. Fate attività fisica insieme 
Incoraggiateli a essere fisicamente attivi ogni giorno per almeno per 30 minuti. Farlo insieme può essere di grande aiuto per entrambi.

4. Allargate gli orizzonti 
Scoprite tutto ciò che potete sul diabete, tenetevi aggiornati, cercate altri genitori che vivono come voi. Potrete capire meglio come gestire la malattia e come rendere più facile la quotidianità.

5. Incoraggiateli a vivere positivamente

Insegnate loro a non escludere nulla per via della malattia. Spiegate che c’è un team di persone e di medici che li supporteranno sempre nelle scelte che vorranno compiere.

Diabete in gravidanza: come ridurre rischio

Mar 19
Scritto da Annamaria avatar

Il diabete in gravidanza può colpire molte donne. Uno studio della Northwestern Medicine, pubblicato sulla rivista American Journal of Obstetrics and Gynecology Maternal Fetal Medicine, spiega come ridurre il rischio che compaia.

Sembra quasi inconsueto ma quando bisogna spiegare come ridurre il rischio diabete in gravidanza, la ricerca parla di luci. Le donne incinte dovrebbero abbassare le luci in casa e spegnere o almeno oscurare, gli schermi dei device, tablet, computer e smartphone, poche ore prima di coricarsi. (altro…)

Diabete gestazionale: prevenzione

Dic 01
Scritto da Annamaria avatar

Il diabete gestazionale è molto pericoloso, non va sottovalutato. Colpisce circa il 7% delle donne incinte. E’ importante la prevenzione.

La glicemia sale, i cambiamenti ormonali inibiscono l’azione dell’isulina, così fa la sua comparsa il diabete gestazionale. Le più a rischio sono le donne in sovrappeso e di età superiore ai 35 anni, la predisposizione di alcune aumenta se ci sono casi in famiglia. I sintomi sono evidenti: improvvisa perdita di peso, nonostante la continua fame, aumento della sete, il bisogno di urinare più spesso, episodi di vomito e nausea, disturbi della vista, frequenti infezioni urinarie come la cistite e la candidosi. E’ fondamentale la prevenzione. (altro…)

Sintomi diabete bambini

Lug 30
Scritto da Annamaria avatar

Come riconoscere i sintomi del diabete nei bambini? Ci sono alcuni piccoli segnali che non devono essere sottovalutati. I casi di diabete di tipo 1 nei più piccoli sono aumentati, non bisogna mai abbassare la guardia e riuscire ad agire subito.

Noi genitori dobbiamo capire immediatamente quali sono i sintomi del diabete nei bambini, così da intervenire. In esatte, poi, complice la maggiore sudorazione e il caldo, qualcosa potrebbe passare inosservato. (altro…)