Post parto: esercizio fisico e pavimento pelvico
Nel post parto la ripresa dell’esercizio fisico e il controllo del pavimento pelvico sono correlati. Questo per una semplice ragione: esistono dei fattori a rischio. Quali? Aver dato alla luce un bebè che pesi 4 chilogrammi o pi. Si può in caso aver avuto un parto con applicazione della ventosa o l’uso della manovra di Kristeller. Si può avere una cicatrice da episiotomia.
Nel post parto, perciò, esercizio fisico e pavimento pelvico solo collegati, perché lo sviluppo di eventuali disfunzioni di quest’ultimo potrebbero arrecare problemi. Si potrebbe scegliere di fare un’attività ancora prematura, non adatta al momento, che andrebbe a peggiorare la muscolatura pelvica, tra le più deboli.
Esercizio fisico e pavimento pelvico, quindi, nel post parto, devono procedere di comune accordo. Se volete cimentarvi nella camminata, per tornare in forma, fatelo gradualmente. Tra i 6 e i 12 mesi dopo il parto, se vorrete tornare a fare sport ad alta intensità, con salti e sollevamento pesi, è opportuna una valutazione del pavimento pelvico. L’esercizio ad alto impatto ha il via libera definitivo dopo i 12 mesi dal parto. Queste sono sempre indicazioni generali: chiaramente ogni cosa va rapportata a seconda delle proprie condizioni di salute: la valutazione da fare è sempre soggettiva. Pure Yoga e Pilates possono avere inizialmente delle restrizioni. I corsi possono essere, sì, frequentati, ma con alcuni accorgimenti: in particolare riguardo ad alcuni esercizi dove è importante contrarre la muscolatura pelvica prima dell’esercizio.
Ecografia in sala parto per diagnosi parto distocico
Partorire con la musica
Partorire con la musica può essere un’esperienza unica, terapeutica e di grande passione. Livia Di Corato aiuta le mamme così, con il progetto Alma Musica, un percorso di musicoterapia importante, che lei stessa ha sperimentato durante i travagli avuti per i due figli. (altro…)
Collasso neonatale: come ridurre rischio
Il collasso neonatale (Sudden Unexpected Postnatal Collapse – SUPC) è un evento improvviso e inaspettato, molto raro (circa 1 neonato ogni 10.000 nati), che può avere conseguenze drammatiche, da gravi disabilità neurologiche nella maggior parte dei neonati sopravvissuti, fino alla morte (25%-50% dei casi). Come ridurre il rischio che accada?
Il collasso neonatale si può verificare nella prima settimana di vita (in particolare nelle prime due ore di vita) in neonati apparentemente sani, nati a termine o quasi a termine di gravidanza (età gestazionale >35 settimane), senza sofferenza alla nascita (punteggio di Apgar ≥8 a 5 minuti di vita), valutati idonei per le cure neonatali standard. Si tratta di un’improvvisa compromissione cardiocircolatoria e respiratoria, che richiede manovre di rianimazione e può esitare in cure intensive neonatali e, come detto precedentemente, encefalopatia o morte. E’ fondamentale sapere come ridurre il rischio. (altro…)
Pancera post parto: effetti negativi
La pancera post parto, come tutti sanno, è pensata per dare sostegno ai muscoli e ai tessuti addominali dopo aver dato alla luce un bebè. I vari studi sono stati spesso discordanti. Chi dice di sì lo fa perché sarebbe un valido supporto per i muscoli addominali, ridurrebbe il dolore post operatorio dovuto al cesareo e permetterebbe un recupero molto più rapido del tono muscolare perché combatte l’effetto ‘pancia molle’, che tutte le donne, neo mamme comprese, odiano. (altro…)
Parto in anonimato
Il parto in anonimato crea dibattito. Due neonati affidati alle cure degli ospedali, negli ultimi giorni, il piccolo Enea lasciato nella Culla per la vita della Clinica Mangiagalli di Milano e una bimba nata in un capannone dismesso in zona Quarto Oggiaro, portata dalla madre all’Ospedale Buzzi. Vista l’attenzione mediatica, che ha portato, giustamente, a considerazioni, dibattiti ed anche, purtroppo, a polemiche e alla diffusione di una serie di dati, a volte discordanti, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) interviene per fare un po’ di chiarezza.
Il dato di “3000 neonati abbandonati ogni anno”, utilizzato in più riprese, è ormai superato, in quanto risalente al 2005. Il dato più recente disponibile è quello emerso dall’indagine, durata un anno, tra luglio 2013 e giugno 2014, condotta su un campione nazionale di 100 Centri nascita ed effettuata dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN) in collaborazione con ninna ho, progetto a tutela dell’infanzia abbandonata, promosso da Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus e dal Network KPMG in Italia. (altro…)
Parto indotto con prostaglandine
In alcuni casi, quando la gravidanza si protrae oltre le 42 settimane, i medici propongono alle mamme il parto indotto. Accade pure, come nel mio caso, che, questo accada anche prima. Io, ad esempio, alla mia prima gestazione, avevo in grembo una femminuccia già molto grande e così ho dato alla luce Benedetta con il parto indotto con prostaglandine alla 38esima settimana. E’ nata in questo: pesava 3 chili 523 grammi ed era lunga 53 centimetri.
In cosa consiste il parto indotto con prostaglandine? La prostaglandine è un ormone che viene anche prodotto dalla donna naturalmente nella fase di avvio del travaglio. Nel caso del parto indotto, si introduce una piccola quantità di gel a base di questo ormone in vagina, così da ammorbidire il collo dell’utero e dare il via alla fase espulsiva. (altro…)
Emorragia post partum
L’emorragia post partum è una delle complicanze più diffuse dopo aver dato alla luce un bebè. Può verificarsi in una percentuale che va dal 5 al 15% delle gravidanze. Purtroppo è pure una delle cause principali di mortalità e morbilità materna dopo aver partorito. (altro…)