Articoli taggati come ‘il bambino’

Regali di Natale

Dic 25
Scritto da Annamaria avatar

Oggi state festeggiando il Santo Natale. E ci sono i tanto agognati regali di Natale sotto l’Albero. Li avete già aperti per caso? Lo domando perché da un po’ di anni con mia figlia c’è una diatriba in atto. Finché abbiamo festeggiato in casa nostra, i doni, quelli comprati da noi e quelli portati da Santa Claus, venivano scartati dopo la mezzanotte. Ora che invece andiamo a celebrare questo importante giorni dai parenti di mio marito, l’usanza è un’altra…

regali di natale

Da mia cognata i regali di Natale si aprono il 25, ossia oggi, addirittura dopo il lunghissimo pranzo. Bibi polemicamente si oppone: lei, impaziente, anche ora che di anni ne ha compiuti ben 17, vorrebbe continuare ad aprirli dopo la mezzanotte, appena trascorsa la Vigilia. Ma la zia è categorica a riguardo e anche tutti gli altri esponenti del resto della famiglia.

La regola, a quanto leggo, imporrebbe che se si sta festeggiando la vigilia i doni andrebbero aperti a mezzanotte; se invece si festeggia il natale, dovrebbero essere scartati il 25, ma prima di sedersi a tavola. Dovrò sottolinearlo a Miryam…

Da lei non solo si aprono dopo il pranzo, ma uno alla volta. Siamo in tantissimi e i regali di Natale sono davvero moltissimi. Se ne prende una alla volta, si legge a chi è indirizzato, glielo si consegna e l’interessato lo  apre davanti a tutti, mostrandolo, ringraziando e così via. L’operazione doni occupa quasi due ore del pomeriggio. E mia figlia scalpita.

Voi che usanza avete? Intanto tanti auguri!

Bambini: altro effetto della pandemia

Dic 21
Scritto da Annamaria avatar

Li ha resi più fragili mentalmente. C’è un altro effetto della pandemia. I bambini nati subito prima o durante questo orribile periodo sembrano avere più difficoltà a parlare, a sviluppare le loro capacità linguistiche. 

Uno studio condotto da quattro psicologi spagnoli, docenti dell’Università Autonoma e della Complutense di Madrid (Eva Murillo, Marta Casla, Irene Rujas e Miguel Lázaro) lo mette nero su bianco. Questo è un altro terribile effetto della pandemia. I bambini ne pagano le conseguenze. Gli studiosi in un intervento su The Conversation spiegano: “Le interazioni sociali nei primi mesi di vita sono fondamentali affinché i bambini imparino a comunicare e sviluppino le loro abilità linguistiche. Il contatto fisico, il tatto, il sorriso e le nostre prime ‘conversazioni’ faccia a faccia sono i pilastri su cui costruiamo la nostra comprensione del mondo sociale”. Ma tutto ciò è stato sacrificato nei tempi del lockdown e delle mascherine…

La ricerca ha coinvolto 153 bambini di età compresa tra i 18 e i 31 mesi. “I nostri risultati – scrivono gli esperti – hanno mostrato che i bambini nati durante la pandemia usavano meno parole distinte. Il che significa che avevano un vocabolario più piccolo rispetto a quelli nati prima di essa. Questi ultimi, inoltre, erano in grado di utilizzare frasi più complesse, con più parole e una gamma più ampia di strutture. In un contesto normale, si prevede che gli effetti della pandemia sullo sviluppo del linguaggio si compensino nel tempo. Tuttavia, questa situazione ha rappresentato un ulteriore fattore di rischio per i bambini più vulnerabili. Quelli che corrono maggiori rischi di difficoltà di sviluppo, sia per ragioni biologiche che sociali”.

Questo altro effetto della pandemia impone ai genitori di bambini che presentano difficoltà nel parlare la diagnosi precoce. “Se la diagnosi precoce era già cruciale, ora, sulla scia della pandemia, è essenziale. Anche se la crisi del Covid-19 può sembrare una cosa del passato, i suoi effetti sulla salute mentale della popolazione in generale, e sullo sviluppo dei bambini in particolare, sono ancora una realtà. C non possiamo e non dobbiamo ignorare”, sottolineano i ricercatori.

Neofobia alimentare bambini

Dic 17
Scritto da Annamaria avatar

Quando i bambini rifiutano un cibo categoricamente spesso non si tratta di capricci. E’ la neofobia alimentare. I piccoli hanno riluttanza a provare alimenti a loro ignoti. Questo comportamento solitamente arriva in età prescolare, ossia fra i 2 e i 6 anni.

neofobia alimentare bambini

Il motivo per cui la neofobia alimentare non sia un tratto dei bambini molto piccoli è semplice. Quelli di uno o due anni assaggiano quasi sempre anche i cibi più strani, se a proporglieli sono persone nella quali hanno fiducia.

Con la neofobia alimentare i bambini tirano fuori un comportamento arcaico, quasi di protezione della specie: non conoscono il cibo e non si fidano, dicono no a prescindere. Non c’entra affatto l’asilo e la mensa all’interno. Il problema sorgerebbe anche a casa. Sono soprattutto frutta o verdura a essere rifiutati, come anche altri cibi proteici. Cosa fare? 

Lo spiega la professoressa Caterina Dinnella, docente di Scienze dell’alimentazione all’Università di Firenze: “Intervenire per superare la neofobia allargando il repertorio dei cibi conosciuti è possibile aumentando la familiarità dei bambini con questi prodotti, che andrebbero presentati in una forma riconoscibile. Così che con il tempo siano disposti ad assaggiarli, in quanto ormai familiari.  La carota, ad esempio, se mostrata nella sua forma originale verrà riconosciuta come cibo noto e sicuro. Maggiori saranno così le possibilità che venga accettata. Frullare o grattugiare il cibo, mescolarlo con ingredienti che ne mascherano il sapore, ad esempio, non è una buona idea finché il bambino non avrà raggiunto familiarità con gli alimenti nella loro forma naturale”. 

Psoriasi infantile

Dic 12
Scritto da Annamaria avatar

La psoriasi infantile è una malattia infiammatoria con la quale alcuni piccoli devono fare i conti. E’ asintomatica e si manifesta sulle articolazioni e le unghie.

psoriasi infantile

L’Ospedale Bambino Gesù in merito alla patologia spiega: “Si manifesta con chiazze tondeggianti, a margini netti, di colorito rossastro, tipicamente ricoperte da squame biancastre solitamente non pruriginose. Il numero delle chiazze è variabile e può interessare anche l’intera superficie cutanea.  La forma più classica è caratterizzata dall’interessamento delle superfici estensorie degli arti, e in particolare gomiti e ginocchia, nonché della regione lombo-sacrale. Accanto a questa forma esistono altre varianti cliniche più caratteristiche dell’età pediatrica. In tutte queste forme, il cuoio capelluto e le unghie sono spesso coinvolti. A livello del cuoio capelluto si riscontra un’intensa desquamazione, mentre le unghie hanno un caratteristico aspetto punteggiato (“pitting”), e tendono ad ispessirsi assumendo un colorito giallastro”.

Quwsta fastidiosa psoriasi infantile può dipendere da molti fattori scatenanti, a volte non è possibile riconoscere la causa che la provoca. Generalmente asintomatica, solo in alcuni casi, legati alla sede delle manifestazioni come le pieghe, o al carattere del paziente, può causare prurito. 

Quando si parla di prognosi, l’ospedale scrive: “Si tratta di una malattia tendenzialmente cronica, a evoluzione recidivante. La remissione delle lesioni cutanee è temporanea per un periodo variabile, ma è possibile, soprattutto nei bambini, che queste non si ripresentino più per tutta la vita. In effetti, in età pediatrica le lesioni sono meno resistenti ai trattamenti. L’alterazione genetica che è alla base della patologia è però irreversibile e rimane pertanto una predisposizione alla malattia che potrebbe ripresentarsi in qualsiasi momento della vita”.

Ecco come si dovrebbe curare la psoriasi infantile: “Il trattamento, dato che le forme in età pediatrica sono spesso lievi, è solo locale. Si usano creme a base di cortisonici, calcipotriolo (un derivato della vitamina D), tazarotene, catrame vegetale, anti-infiammatori non steroidei. Quando l’infiammazione è importante, il farmaco di prima scelta è il cortisone locale, ma bisogna seguire le indicazioni del curante. Largamente impiegate le creme emollienti e idratanti. Sulle lesioni squamose e solo nel bambino più grande sono consigliabili creme cheratolitiche, in grado cioè di far staccare le squame e favorirne l’eliminazione, come quelle contenenti acido salicilico, urea, miscele di alfa e beta idrossiacidi. Nelle forme particolarmente diffuse può essere utile l’elioterapia (esposizione al sole) senza però dimenticare che l’eccessiva e inadeguata esposizione ai raggi ultravioletti è estremamente dannosa anche in età pediatrica. Per tale motivo si devono comunque osservare le stesse accortezze consigliabili a tutti i bambini sani”.

E ancora: “Si evita nei bambini il trattamento con lampade a raggi ultravioletti anche nei mesi invernali per non sottoporre il bambino a un’eccessiva – quindi nociva – dose cumulativa di raggi.
Nelle forme gravi, molto estese, resistenti alle terapie topiche applicate adeguatamente, o in zone sensibili con impatto psicologico importante, si possono effettuare terapie sistemiche a base di farmaci biologici, di cui alcuni sono approvati oggi anche in età pediatrica. Tuttavia, il trattamento deve essere sempre proposto dal dermatologo curante e il bambino dovrà essere regolarmente controllato per escludere effetti collaterali.  Infine, nei bambini con altre patologie concomitanti, bisogna impegnarsi nel trattamento di questa patologia”.

Natale green: vademecum

Dic 08
Scritto da Annamaria avatar

Il Natale deve essere sempre più green. Ecco perché Legambiente ha lanciato il suo vademecum, sia per gli adulti che per i bambini. I dieci consigli sono all’insegna delle ER: Recupera, Regala, Ricicla!

Per un Natale green, oltre al vademecum, ricordare i doni solidali e sostenibili: può essere un ottimo modo per devolvere tempo e soldi a qualcosa che sia veramente utile.

Il vademecum di Legambiente per un Natale all’insegna delgreen:

Prendi spunto dai nostri consigli, prova a recuperare i tuoi oggetti, a regalare ciò che non usi più e a riciclare tutto ciò che può avere una seconda vita! Ecco qualche consiglio per rendere le tue festività scintillanti e i tuoi regali più green. Mi raccomando se proprio non puoi fare a meno di creare addobbi brillanti fallo nel rispetto dell’ambiente!

Per le decorazioni? Utilizza tappi di sughero, ramoscelli, foglie, ritagli di stoffa e carta che potranno facilmente trasformarsi in oggetti utili ad abbellire gli ambienti della casa e sostituire le classiche palline di Natale sul tuo albero. Ricordati, il fai da te è il regalo più apprezzato, online troverai tantissimi siti e tutorial che potranno esserti d’ispirazione.

La tavola di Natale? A filiera corta! Scegli prodotti provenienti dalla tua regione: potrai sostenere piccoli produttori locali, riscoprire cibi tradizionali e, al contempo, raccontare ai tuoi commensali storie di territorio. Privilegia un’alimentazione vegetale e a zero sprechi. Quest’anno puoi creare un menù a base di verdure di stagione e creare ricette per riutilizzare gli avanzi dei pasti per reimpiegarli come ingredienti per nuove prelibatezze: sul web puoi trovare tante idee utili su come recuperare ogni avanzo di cibo al meglio e con gusto.

E-commerce? Sì ma etico! Se proprio non vuoi recarti nei negozi di prossimità, la scelta più utile è sostenere le economie locali. Fai una ricerca approfondita e se devi ricorrere all’online, scegli prodotti in grado di raccontare la sostenibilità ambientale e sociale di chi li produce, pensa eticamente!

Stanco/a dei soliti regali? Ricicla dal tuo armadio capi usati in buono stato che non indossi più e organizza uno swap party natalizio. Sarà un’occasione divertente per scambiarsi gli auguri più ‘ricicloni’ dell’anno. Ingegniamoci! da un bicchiere sfuso è possibile creare un vasetto per piantine!

I doni per amici e parenti? Punta sulla sobrietà! Meglio piccoli pensieri per tutti, soprattutto se “sentiti”, che dei grandi acquisti per pochi. Organizza una ‘tombolata del ri-uso’ con i regali inutilizzati degli scorsi anni, così da dare una seconda vita a quei doni impolverati! puoi trasformali nella posta in gioco. Un’occasione in più per invitare amici e parenti e fargli portare beni (rigorosamente impacchettati per alimentare l’effetto sorpresa) da abbinare ai premi di uno dei giochi più amati delle feste: un’alternativa divertente e sostenibile che strapperà sicuramente qualche sorriso ai partecipanti. Se quest’anno il regalo non sai a chi farlo, puoi trovare associazioni che piantano alberi o che donano la spesa a chi non può permettersela! Puoi coinvolgere anche amici, parenti e vicini di casa per un regalo collettivo che fa bene due volte: a chi lo riceve e a chi dona.

Celebra la Pace! In un momento storico scandito da storie di guerra, regala, o appendi all’albero, delle bombe… ma di semi! Si tratta di palline di argilla e terra che, a differenza delle armi, non generano dolore e distruzione ma, una volta “fiorite” doneranno colore e belle sensazioni. Quest’anno più che mai, riteniamo ce ne sia bisogno. Online troverai tanti tutorial per realizzare queste palle e sporcarsi le mani in compagnia!

Regala il tuo tempo (a te e agli altri). Se hai la fortuna di poterti concedere qualche giorno di pausa, prova a vivere con maggiore lentezza, concedendoti qualche momento di autogratificazione e perché no, donando un po’ del tuo tempo a progetti di volontariato a contatto con persone o animali in difficoltà. Anche un’ora può valere tanto.

Bambini: temperatura ideale in casa in inverno

Dic 01
Scritto da Annamaria avatar

I bambini non devono sentire freddo, ma neppure troppo caldo. La temperatura in casa in inverno, proprio per questa ragione, deve essere quella ideale. Anche perché il clima giusto fa sì che i piccoli non si ammalino per lo sbalzo termico. L’influenza di stagione, la tosse, il raffreddore, il mal di gola sono sempre in agguato dietro l‘angolo.

bambini temperatura ideale in casa in inverno

Ma qual è la temperatura ideale in casa in inverno, per far sì che i bambini stiano bene? Nel nostro Paese la normativa indica come temperatura ideale 20 gradi, con una tolleranza di +/- 2 gradi. Dunque, stando a ciò, la temperatura ideale in casa in inverno dovrebbe essere compresa tra i 18 e 22 gradi. 

Questi valori sono perfettamente in linea con quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo l’OMS nei mesi freddi bastano 18 gradi per una persona in buona salute e ben vestita. Secondo gli esperti una simile soglia può addirittura fare bene alla salute. Qualche grado in più invece è invece consigliato per chi ha anziani o neonati tra le mura domestiche.

I 18 gradi sono considerati anche la temperatura ideale in inverno per un buon sonno (ma pure col caldo…). Anche per i bambini, a meno che non siano troppo piccoli, è ottimale. Non dovrebbe comunque superare i 20 gradi nel corso della notte. Per i neonati è importante non scendere sotto i 18 gradi. Ricordate che è dannoso riscaldare troppo l’ambiente, in particolare le stanze dove dormono. Questo perché il rischio di Sids (sindrome della morte improvvisa del lattante) è maggiore per i bambini che nella culla sono troppo coperti e accaldati.

Bambini: uso smodato del cellulare

Nov 18
Scritto da Annamaria avatar

I dati fanno paura. Sono quelli che riguardano i più piccoli. I bambini fanno un uso smodato del cellulare. Il telefonino è sempre più nelle loro mani sin da piccolissimi. I dati che emergono dalla XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, intitolato “Tempi digitali”, presentato da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre, allarmano.

bambini uso smodato del cellulare

In Italia, il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet quotidianamente, principalmente tramite smartphone. L’età di possesso e utilizzo dello smartphone diminuisce ulteriormente, con un aumento significativo dei bambini tra i 6 e i 10 anni che lo utilizzano ogni giorno, passando dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona quart’ultima nella mappa europea delle competenze digitali dei 16-19enni. Il 42% dei giovani italiani che presenta competenze scarse o nulle, rispetto alla media europea del 31%. Solo il 27% dei giovanissimi italiani ha competenze digitali elevate, a differenza del 50% dei francesi e del 47% degli spagnoli. I divari territoriali sono evidenti. Oltre la metà dei ragazzi del Sud (52%) ha scarse o nessuna competenza, mentre il Nord e il Centro si avvicinano ai valori medi europei (34% e 39%). 

Non finisce qui. L’uso smodato del cellulare da parte dei bambini ha come conseguenza anche un uso problematico dei social. Le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 13,5%. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni. Una delle motivazioni principali dell’uso intensivo dei social media è fuggire da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, il 24% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fanno un uso problematico: qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età, in questo caso, si abbassa a 11 anni.

I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, rileva il Rapporto, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, nonché a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso.

Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione. In Italia è in crescita il numero di ragazze e ragazzi obesi o in sovrappeso. Sono soprattutto al Sud, con la Campania in testa (31,6%) e dove è maggiore anche la percentuale di 6-17enni che usano il cellulare tutti i giorni (fino all’83%) e si pratica meno sport. La prevenzione è un primo importante passo. Dovrebbe concentrarsi sui più giovani visto che i più alti tassi di dipendenza da internet si riscontrano durante l’infanzia e l’adolescenza. E necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia.

Limitate i vostri bambini. L’uso smodato del cellulare è pericoloso. Io combatto ormai da tempo una battaglia contro la mia Bibi riguardo a questa questione. Lo so che non è facile, ma provateci e date soprattutto il buon esempio.

Neonati prematuri

Nov 16
Scritto da Annamaria avatar

Curarli, assisterli, garantire loro il benessere fisico e psicologico come a tutti i membri della famiglia. E’ importantissimo quando si parla di bambini nati prematuri.

PREMATURE NEONATALOGIE

Sono circa 25.000 i neonati prematuri che ogni anno vengono alla luce nel nostro Paese. Piccoli e fragilissimi, a volte con un peso inferiore ai 1500g, si affacciano alla vita ed iniziano la loro sfida tra le quattro mura della Terapia Intensiva Neonatale (TIN). Un percorso duro, a volte molto lungo, che i piccoli dovranno affrontare fuori dal grembo della mamma, ma con la fondamentale vicinanza dei genitori.

Il 17 novembre si celebra, la Giornata Mondiale della Prematurità, giunta alla 15ª edizione, un appuntamento fisso e divenuto negli anni irrinunciabile, per gli operatori sanitari, i genitori, i pazienti e per l’intera comunità. Il claim di quest’anno recita “Gesti semplici GRANDI RISULTATI: contatto immediato pelle a pelle per ogni neonato ovunque” . Tutti, infatti, possono fare qualcosa per migliorare la qualità di vita di questi bambini.

“Purtroppo, in alcuni casi, e mi riferisco a quello che sta succedendo nel conflitto Israele-Palestina, i gesti per tutelare i nostri neonati sono tutt’altro che semplici”, afferma il Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) Luigi Orfeo. “Sto pensando alle ultime notizie che abbiamo letto, che ci riferiscono la morte di sei neonati prematuri all’Ospedale di Al Shifa e l’impossibilità per le Terapie Intensive Neonatali (TIN) di funzionare a causa della mancanza di elettricità. Tutte le guerre sono terrificanti. Ma non si dovrebbe mai arrivare al punto di coinvolgere i civili e soprattutto di colpire bambini e neonati”.

Da sempre la SIN e il Coordinamento delle Associazioni dei Genitori Vivere ETS collaborano per migliorare la qualità delle cure per i neonati prematuri e per tutti quei bambini ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale. Innanzitutto, battendosi per l’apertura delle TIN h24 e per dare la possibilità ai genitori di essere realmente parte integrante delle cure, stando a contatto con i loro piccoli sin da subito e per tutto il tempo che si vuole.

L’intera comunità può e deve essere coinvolta, gesti piccoli e semplici sono alla portata di tutti, degli operatori e dei genitori, ma anche degli amministratori e dei decisori. Fondamentale è coinvolgere anche le amministrazioni degli ospedali e le direzioni sanitarie, affinché sia abbattuta la prima e più alta barriera tra un neonato prematuro e la sua famiglia: la porta della TIN. Dovrebbe essere aperta h 24, cosa che invece, purtroppo, non avviene ancora in tutti i reparti del nostro Paese.

La Family Centered Care (FCC), la presenza costante dei genitori in TIN ed il loro coinvolgimento nelle attività di assistenza e cura e nei processi decisionali, è diventata nel tempo sempre più importante. E per questo motivo ad essa devono associarsi precisi programmi che permettano una vera integrazione dei genitori nel processo di cura dei loro bambini. 


“Evidenze scientifiche dimostrano come facilitare l’intervento di mamma e papà contribuisca alla riduzione dello stress e dell’ansia nei genitori e al miglioramento di diversi outcome per il bambino”, continua Orfeo. “Tra questi la riduzione della retinopatia della prematurità e della durata della degenza, l’aumento della velocità di crescita, l’aumento dell’allattamento al seno e migliori punteggi nelle scale che valutano lo sviluppo neurocomportamentale”.

Centrare l’assistenza sulla famiglia significa anche agevolare la pratica della Kangaroo Care, il contatto diretto, pelle a pelle, tra i genitori ed il neonato prematuro, che consente lo sviluppo delle fisiologiche connessioni neurali, riducendo al minimo la probabilità di sviluppare problemi di neurosviluppo nel neonato. 

Una evoluzione qualitativa della FCC è la Family Integrated Care (FICare) che sostiene la piena integrazione delle famiglie nella cura dei loro bambini in TIN, attraverso un quadro completo di interventi con 4 pilastri principali. L’ambiente, progettato o adattato per sostenere la partecipazione attiva h24. L’educazione ed il supporto dell’equipe della TIN, in particolare nell’opera di coinvolgimento e sostegno dei genitori ad essere caregiver primari per il loro bambino. L’educazione/supporto psicologico dei genitori, attraverso percorsi di sostegno strutturati anche tra pari, con la presenza di genitori senior opportunamente formati. La partecipazione attiva dei genitori a tutte le attività di reparto.

L’ambiente ha un ruolo cruciale per il prematuro. Ma anche per quello a termine, allorché la privazione improvvisa della presenza materna può avere conseguenze molto importanti per il neonato, costretto in un nuovo ambiente, che comprende esperienze di manipolazione procedurale stressanti, frequenti esperienze dolorose, movimenti, odori, rumori, luci e interruzione del sonno.

La protezione dell’ambiente sensoriale ed il coinvolgimento precoce dei genitori rappresentano, quindi, i punti chiave per migliorare gli outcome in TIN. Lo mostra un recente lavoro che riporta i risultati di un progetto di miglioramento volto a ridurre del 50%, in 3 anni, l’incidenza della emorragia ventricolare di grado elevato (sIVH) in neonati di peso inferiore a 1000 grammi (ELBW). L’implementazione delle cosiddette “Bedside Practices for Optimal Neurodevelopmental Care”, che comprendono gli interventi suddetti, oltre all’uso corretto degli steroidi, alla profilassi con indometacina e alla NIV precoce, sono associate ad una riduzione duratura dell’incidenza di sIVH e della mortalità nei neonati ELBW.

“Ancora oggi, nonostante le numerose evidenze scientifiche, nella maggior parte delle TIN italiane, manca una visione del ruolo essenziale delle famiglie come parte integrante dell’esperienza assistenziale”, spiega il Presidente dei neonatologi. “Riteniamo che il ruolo della SIN, in stretta collaborazione con le associazioni dei genitori, sia fondamentale per proporre percorsi formativi e supporti organizzativi per l’implementazione delle cure centrate sulla famiglia e per il conseguente miglioramento qualitativo dei nostri reparti. Un piccolo gesto che può sicuramente portare grandi risultati”.


Ed è proprio in quest’ottica che la SIN, con il suo Gruppo di Studio Care Neonatale, ha recentemente pubblicato le indicazioni per la promozione della Kangaroo Care e redatto un documento che aiuti a sviluppare un percorso di accompagnamento dei genitori alla dimissione e dopo la dimissione. Un percorso che, come recita il titolo stesso, “inizia dal giorno del ricovero”. Fondamentali in questo senso gli Standard Assistenziali Europei per la Salute del Neonato (ESCNH), pubblicati da EFCNI nel 2018 e successivamente tradotti in italiano. La SIN sta lavorando con Vivere ETS per sviluppare un modello di valutazione dei reparti di Neonatologia e TIN proprio a partire dagli Standard. Questo lavoro potrà consentire l’implementazione dei singoli reparti, affinché migliori la qualità di cura, considerando sempre di più i genitori risorsa fondamentale ed indispensabile.

Tra le iniziative della SIN per la GMP 2023, una breve guida, ideata per i genitori, insieme ai genitori. Realizzata per supportare le famiglie all’interno delle Terapie Intensive Neonatali, le aiuterà a contenere il dolore dei neonati con interventi non farmacologici.

Un premio speciale per le TIN e per i bambini, prematuri e non. Due contest volti a coinvolgere gli operatori dei reparti e l’intera comunità sul tema della prematurità

Ospedali, piazze, monumenti, social network e siti web: l’Italia si veste di viola per i neonati prematuri! Grazie alla collaborazione di Comuni, associazioni e operatori sanitari, accendiamo una luce sulla prematurità.