Colpo della strega
A volte ci blocca, con forti dolori e invalidità. Accade a donne e uomini, mamme e papà. Sto parlando della lombalgia, comunemente detta colpo della strega. Cosa fare?
Molto diffuso, spesso è risolvibile con semplici antidolorifici. La Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia però ci dice 10 cose da sapere sul colpo della strega per risolverlo e superarlo.
Ecco il vademecun per la risoluzione del problema quando si è colpiti dal colpo della strega:
- 1. La maggior parte delle persone con lombalgia può essere trattata dal medico di medicina generale, con riposo e farmaci antidolorifici volti al trattamento dell’infiammazione e delle contratture.
- 2. Quasi sempre il trattamento conservativo migliora le condizioni cliniche e non richiede accertamenti specifici. Se i sintomi persistono o peggiorano è però opportuno controllare il rachide con una radiografia lombare e, in caso di sospetto clinico specifico, una risonanza magnetica.
- 3. La maggior parte delle lombalgie ha origine dalla colonna vertebrale, ma alcune, chiamate extravertebrale, possono sorgere dagli organi interni. Tra quelle nella colonna vertebrale la più frequente è dovuta ad un’infiammazione della colonna, ma della stessa categoria fanno parte anche patologie come protrusioni, ernie del disco e stenosi della colonna vertebrale. Nelle lombalgie extravertebrali rientrano invece malattie molto diverse tra loro come coliche renali o aneurismi dell’aorta addominale.
- 4. Sedentarietà, sovrappeso, mancanza di attività fisica regolare appropriata per l’età e abitudine ad effettuare sforzi eccessivi aumentano il rischio di lombalgia.
- 5. Nonostante le lombalgie colpiscano soprattutto gli adulti, possono verificarsi anche negli adolescenti.
- 6. Se la lombalgia è insorta dopo cadute o sforzi fisici, specialmente nella popolazione più anziana, potrebbe trattarsi di una “frattura da fragilità” della colonna lombare, una condizione associata all’osteoporosi, che richiede un trattamento sintomatologico ma anche un’analisi del metabolismo dell’osso con un trattamento farmacologico appropriato.
- 7. Quando il dolore lombare si irradia agli arti inferiori, spesso si verifica una compressione di una o più radici nervose che può determinare dolore e debolezza di uno dei muscoli degli arti, con difficoltà alla deambulazione. In questo caso, è necessario effettuare approfondimenti per identificare le cause dell’evento e pianificare il trattamento più appropriato.
- 8. La fisioterapia è efficace nel trattamento della lombalgia, ma richiede una diagnosi e prescrizione medica prima di iniziarla. Per farlo meglio aspettare la fine della fase acuta del dolore.
- 9. L’uso del busto, soprattutto nelle fasi più acute del dolore, può rivelarsi molto utile perché modifica la postura e permette lo scarico della colonna vertebrale.10. Generalmente il trattamento conservativo è sufficiente a risolvere la lombalgia ma esistono casi specifici nei quali è necessario intervenire chirurgicamente per trattare la causa del dolore, come per un’ernia del disco o un restringimento del canale spinale.
DCA: frasi da non dire a tavola
Ci sono frasi da non dire a tavola o durante il picnic in questo giorno di festa. Sono parole da cancellare sempre se si ha accanto una persona affetta dal disturbo del comportamento alimentare (DCA). Lilac Centro DCA, la prima digital health tech startup in Italia che insegna un nuovo approccio ai disturbi alimentari, ha elaborato un vademecum. E una guida pensata proprio per evitare di ferire involontariamente qualcuno.
Le frasi da non dire a tavola sono semplici. E’ basilare cercare di non urtare la suscettibilità di chi soffre di DCA. Quelle per non far sentire alcuno giudicato. Il calore e l’ematia in questo caso sono al primo posto ancora maggiormente.
Ecco le frasi da non dire a tavola per non far soffrire chi ha il DCA:
1 “Il tuo peso è nella norma, quindi non hai un problema”.
Un disturbo alimentare non si vede sulla bilancia. Chi ne soffre può essere normopeso, sottopeso o sovrappeso. Ridurre la complessità del problema a un numero (quello dei kg sulla bilancia) significa negare la sofferenza di chi lo vive.
2 “Non sembra che tu abbia un disturbo alimentare”.
I DCA non hanno un volto specifico, né un modo ‘giusto’ di apparire. Questa frase rafforza l’idea che si debba dimostrare di stare male per essere creduti, aumentando vergogna e senso di invisibilità.
3 “E’ solo una fase passeggera”.
Minimizzare il problema lo rende ancora più difficile da affrontare. I disturbi alimentari non sono un capriccio o una moda adolescenziale, ma richiedono attenzione, cura e, spesso, un lungo percorso di guarigione.
4 “Mangia di più e vedrai che passa”.
Il cibo non è né il problema né la soluzione. Frasi come questa ignorano come alla base di un DCA ci siano dolore emotivo, rigidità, paure e meccanismi di controllo profondi che certo non si risolvono forzandosi a mangiare.
5 “Non pensi di aver mangiato abbastanza?”.
Questa domanda fa sentire giudicati, controllati e può aumentare la tensione. Anche quando fatta ‘in buona fede’, mette l’accento su qualcosa di molto delicato e intimo, rischiando di innescare vergogna o reazioni difensive.
6 “Ma dai, oggi non si contano le calorie!”.
Una frase che può sembrare leggera o liberatoria, ma per chi ha un DCA può risultare invalidante o colpevolizzante. Non si tratta di ‘non voler godersi la festa’, ma di un malessere reale che richiede rispetto e grande tatto.
Vaccini salvano vite
I vaccini salvano vite. Lo sottolinea a gran voce la SIP. Ogni minuto, da cinquant’anni, sei persone sono state salvate grazie a un vaccino. A ricordarlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sottolineando che negli ultimi cinquant’anni i vaccini hanno salvato 154 milioni di vite. Nello stesso periodo la vaccinazione ha ridotto del 40% la mortalità infantile. Il solo vaccino contro il morbillo ha contribuito al 60% di queste vite salvate.
In occasione della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione, promossa dall’OMS che si celebra dal 24 al 30 aprile, e della Settimana Europea delle Vaccinazioni (27 aprile – 3 maggio), la Società Italiana di Pediatria richiama l’attenzione sull’importanza di proteggere la salute in ogni fase della vita, ribadendo il ruolo chiave delle vaccinazioni per bambini, adolescenti e donne in gravidanza.
“Questa ricorrenza non è solo un’occasione per celebrare i successi della vaccinazione – afferma il Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP), Rino Agostiniani – ma anche per riflettere sulle sfide che ancora restano aperte anche nel nostro Paese, a partire dalle coperture insufficienti negli adolescenti e nelle donne in gravidanza, fino al preoccupante ritorno del morbillo. L’Italia ha gli strumenti per migliorare, ma servono più informazione e più fiducia”.
Nel nostro Paese, secondo i dati del Ministero della Salute, si osserva un leggero calo della maggior parte delle vaccinazioni raccomandate nei primi anni di età. Le coperture vaccinali per polio (usata come proxy per le vaccinazioni contenute nell’esavalente) e per il morbillo sono leggermente al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’OMS: 94,76% per la poliomielite e 94,64% per il morbillo (coorte 2021).
A preoccupare è soprattutto la ripresa del morbillo, con oltre 1.000 casi nel 2024 contro i contro i 44 dell’anno precedente e ben 227 casi nei primi tre mesi del 2025 (dati Istituto Superiore di Sanità). Il nostro Paese è il secondo più colpito in Europa dopo la Romania. E il 90% delle persone colpite non era vaccinata.
Ma le carenze più evidenti riguardano le vaccinazioni raccomandate nell’adolescenza. Quella della dose di richiamo contro il meningococco coniugato ACWY – che protegge da meningiti e sepsi potenzialmente gravi e permanenti – seppur in lieve miglioramento, nella coorte dei 16enni, raggiunge appena il 56,98% a livello nazionale. Ben lontano dall’obiettivo di copertura vaccinale ≥ 95%, previsto dal vigente Piano Nazionale Vaccini.
Tra le vaccinazioni più trascurate, l’anti-HPV (Papilloma Virus Umano) merita un’attenzione particolare. Il virus è responsabile di diverse forme di cancro: collo dell’utero, ano, pene, testa-collo (orofaringe), oltre a verruche genitali. E riguarda entrambi i sessi. I vaccini, non bisogna dimenticarlo, salvano vite.
Nel 2023, solo il 45,39% delle ragazze nate nel 2011 ha completato il ciclo vaccinale, mentre tra i coetanei maschi la percentuale scende al 39,35%. Nessuna Regione ha raggiunto l’obiettivo minimo del 95%, con picchi negativi come il Friuli-Venezia Giulia (12%) e la Sicilia (23%).
“E’ ancora troppo diffusa l’idea che l’HPV sia un problema solo femminile – continua Agostiniani –. Ma vaccinare anche i ragazzi è fondamentale, sia per la loro protezione diretta, sia per interrompere la circolazione del virus. Solo così possiamo ridurre davvero il carico di malattia”.
La gravidanza rappresenta un momento cruciale per la prevenzione. In questa fase, sono raccomandate alcune vaccinazioni fondamentali: dTpa (contro la pertosse), antinfluenzale, anti-Covid-19 e quella contro il virus respiratorio sinciziale, recentemente introdotta.
“Vaccinarsi in gravidanza significa offrire al neonato una protezione immediata, soprattutto nei primi mesi di vita, quando è più vulnerabile – afferma Rocco Russo, responsabile del Tavolo tecnico vaccinazioni della SIP –. Eppure, in Italia le coperture restano basse, a causa di paure infondate e informazioni poco chiare. Serve un lavoro coordinato tra ginecologi, ostetriche, pediatri e medici di medicina generale per superare queste resistenze e proteggere davvero i più piccoli”.
Anche prima del concepimento è importante agire in ottica preventiva. “Le donne in età fertile dovrebbero essere immunizzate contro morbillo, parotite, rosolia (MPR) e varicella, in quanto un’infezione contratta in gravidanza, specialmente nelle prime settimane, può comportare gravi rischi per non solo per il nascituro, ma anche per la stessa gestante. Dal momento che i vaccini MPR e contro la varicella sono controindicati in gravidanza, è fondamentale che la vaccinazione avvenga prima del concepimento, con due dosi somministrate almeno un mese prima dell’inizio della gravidanza”, conclude Russo. Tenetelo tutti a mente: i vaccini salvano vite, la vaccinazione è importantissima.
Rimedi anti polline
E’ il periodo critico per molti allergici, tra cui tanti bambini. Ci sono alcuni semplici rimedi anti polline che possono migliorare la giornata durante la primavere. Soprattutto nel lungo periodo festivo che ci si appresta a vivere, ponti compresi.
Tra i rimedi anti polline per scansare i disagi, primo tra tutti è sicuramente quello di evitare di fare pic-nic nei prati, nei campi coltivati e nei terreni incolti in questo lasso di tempo. Lo so che sono belli e divertenti in famiglia, ma se tra di voi c’è un allergico, sono guai certi. Quindi no.
Altro tra i rimedi anti polline anche quello dedicato alle passeggiate in campagna: nelle ore mattutine rinunciate, in special modo se c’è sole con vento e tempo secco. In questo momento le mete ideali sono o la montagna, oltre i 1000 metri, o le località di mare.
Quando uscite a piedi, occhiali da sole e cappello con visiera, cambiare gli abiti appena si rientra a casa o in hotel, se si è in vacanza. Nei lunghi viaggi in auto, ma pure nei brevi spostamenti, tenere chiusi i finestrini e utilizzare il climatizzatore, in quanto dotato di filtro anti-polline.
Mai esporre i vostri figli al fumo passivo, questo in generale è super raccomandato dai pediatri, soprattutto se vostro figlio soffre di allergie.
Allergie: 8 regole per contrastarle
Saliranno a dismisura. Cosa? Le allergie, tutta colpa dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Al XXVII Congresso nazionale la Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica dà le 8 regole, dirette alle istituzioni, per contrastarle: le riporta il Corriere della Sera.
“Il riscaldamento globale – spiega il professor Michele Miraglia del Giudice, presidente Siaip – favorisce l’aumento della concentrazione di biossido di carbonio, sostanza in grado di stimolare una maggiore produzione di polline da parte, per esempio, di betulle e ambrosia, responsabili di moltissime reazioni allergiche. Ormai i pollini sono presenti tutto l’anno ed è aumentata anche la quantità”.
“L’aumento dell’ozono troposferico – aggiunge il professor Gianluigi Marseglia, past president di Siaip – possono aggravare rinite allergica, asma, dermatite atopica. Uno studio svedese sottolinea come l’esposizione a pollini nei primi mesi di vita, o addirittura nella vita intrauterina, sia associato a una maggiore probabilità di sensibilizzazione allergica e insorgenza di malattie respiratorie”.
I dati in Italia riguardo le allergie sono allarmanti. Secondo Save the Children, l’8,4 per cento dei piccoli tra i 6 e i 7 anni soffre di asma correlata all’inquinamento. L’81,4 per cento vive in zone inquinate da polveri sottili, il 100 per cento in 8 Regioni: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte Puglia, Trentino e Veneto. Le istituzioni dovrebbero fare tesoro delle 8 regole per contrastarle.
Il Manifesto Siaip rivolto alle istituzioni mostra le 8 regole per contrastarle. Le allergie legate al cambiamento climatico altrimenti diventeranno un problema sempre più serio.
1. piani di controllo dell’inquinamento: riduzione delle emissioni urbane per migliorare la qualità dell’aria; riduzione delle emissioni di gas serra;
2. rafforzamento delle strategie di sanità pubblica attraverso misure come il miglioramento della ventilazione e il controllo dell’umidità;
3. eliminazione delle fonti inquinanti indoor, come il fumo di sigaretta e di sigarette elettroniche;
4. progettazione urbana sostenibile: aumento delle aree verdi per ridurre la dispersione degli allergeni, interventi mirati per migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità degli edifici per prevenire la sick building syndrome, attraverso una migliore ventilazione, l’uso di materiali non inquinanti e la riduzione dell’umidità indoor;
5. monitoraggio pollinico: creazione di sistemi di allerta precoce per informare in maniera corretta e puntuale la popolazione;
6. educazione e sensibilizzazione: informare la popolazione sui rischi e sulle strategie preventive; diffusione di informazioni tempestive sui livelli di allergeni nell’aria;
7. ricerca e innovazione: sviluppo di nuove terapie e strategie per migliorare la gestione delle allergie ambientali;
8. collaborazione internazionale: sviluppo di programmi di ricerca congiunti a livello europeo e globale per studiare gli effetti del cambiamento climatico sulle allergie.
Il segreto per addormentarsi presto
Dormire poco fa male. Lo dicono tutti e ora lo sottolinea pure uno studio della University of Surrey in Inghilterra e pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One. I ricercatori evidenziano come le persone che vanno a letto tardi siano più ansiose e depresse. Rivelano anche il segreto per addormentarsi presto.
Lo studio si è focalizzato su studenti universitari. “Andare a letto tardi è molto comune tra i giovani. Ma questo è un problema, perché espone ad un rischio maggiore di ansia e depressione. Restando svegli fino a tarda notte, c’è più tempo per ruminare e rimurginare sulle preoccupazioni della giornata. Questi fattori comportano la crescita di sintomatologia depressiva”, spiega il dottor Simon Evans, autore della ricerca.
L’esperto in neuroscienze non ha alcuno dubbio su il segreto per addormentarsi presto: la meditazione. Per lui e gli altri del suo team questa pratica fa acquisire una maggiore padronanza delle attività della mente e rilassa tutto il corpo, dà lucidità e non ti fa pensare a cose brutte: “Esercizi guidati di questo tipo favoriscono notevolmente una migliore qualità del sonno”.
Come capire se bambino allergico
E’ primavera e chi è allergico lo sa, ma come capire se un bambino a essere allergico? Questo problema, infatti, può comparire a qualsiasi età, pure quando il ‘pupo’ è piccolissimo, in fasce.
Prima di comprendere come capire se un bambino allergico, è bene elencare le allergie più comuni nei piccoli secondo recenti studi sui disturbi respiratori nell’infanzia e l’ambiente. Sono:
- la congiuntivite allergica
- la rinite allergica
- l’orticaria
- l’asma
- l’eczema
- le allergie alimentari nelle loro varie forme.
Gli esperti della salute di Santagostino spiegano come capire se un bambino è allergico. “Un primo fattore da considerare è la predisposizione genetica: se uno o entrambi i genitori sono allergici, vi è una maggior possibilità per il bambino sviluppare allergie. Di conseguenze, ci sono i sintomi, immediatamente riscontrabili in diversi organi e apparati”.
I sintomi principali delle allergie si manifestano sulla:
- pelle, con orticaria, prurito, gonfiori, arrossamenti, ponfi, dermatite atopica
- apparato gastrointestinale, con rigurgito, coliche, stipsi
- occhi, con prurito, arrossamento, gonfiore, lacrimazione, fastidio alla luce
- naso, starnuti ripetuti, irritazione della mucosa nasale, secrezioni acquose, naso chiuso, prurito
- bronchi e polmoni, con senso di mancanza d’aria, tosse di origine irritativa, respiro affannoso e accorciato.
Se uno di questi problemi si manifesta è bene rivolgersi a uno specialista, il pediatra allergologo, così che possa fare un’analisi e giungere rapidamente a una soluzione, la migliore per vostro figlio
SNPO 2025
La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) ha presentato, nel corso di una conferenza stampa presso la sede dell’ENPAM, al Museo Ninfeo di Roma, la nuova edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica (SNPO) 2025. Prende il via oggi 15 marzo, fino al 23 marzo 2025. All’evento hanno preso parte il Presidente Nazionale della LILT, Francesco Schittulli, la testimonial della campagna Elisabetta Gregoraci, il Presidente di UNAPROL David Granieri e il Capo di Gabinetto del Ministero della Salute Marco Mattei.
La SNPO anche nel 2025 ha l’obiettivo di educare la popolazione sui corretti stili di vita e sull’importanza della prevenzione oncologica. Il cancro, infatti, rappresenta una delle principali cause di morte in Italia, con oltre 390.000 nuovi casi stimati nel 2024. Tuttavia, grazie alla diagnosi precoce e ai trattamenti sempre più personalizzati ed efficaci, le persone in vita dopo una diagnosi di tumore continuano a crescere, arrivando adoltre 3,7 milioni di italiani.
“Un dato importante che emerge da quest’analisi è che, nonostante il numero di nuovi casi di tumore rimanga costante, la mortalità è in calo, soprattutto tra i giovani adulti. Questo è un segnale positivo e conferma che la prevenzione, in particolare quella legata a stili di vita sani, può fare la differenza”, ha affermato Francesco Schittulli. “La nostra campagna si concentrerà proprio su questo: promuovere scelte salutari che possano ridurre i rischi di sviluppare il cancro, a partire dall’alimentazione e dall’attività fisica”.
Il Capo di Gabinetto Marco Mattei ha sottolineato l’impegno istituzionale nel supportare la prevenzione oncologica: “Il Ministero della Salute, di concerto con la LILT, sta lavorando per contribuire ad abbassare il tasso di mortalità, attraverso iniziative che sostengono la prevenzione e la diagnosi precoce. L’intenzione è quella di ampliare i programmi di screening includendo patologie tumorali che, se scoperte in fase avanzata, spesso non danno scampo, come ad esempio il tumore al polmone”.
Per l’edizione 2025 della SNPO, la testimonial della campagna è Elisabetta Gregoraci. La conduttrice e imprenditrice, da anni ambasciatrice della LILT, ha sempre sostenuto l’importanza della prevenzione. Il claim della campagna di quest’anno, “Amati. Fai prevenzione”, rappresenta un invito a prendersi cura di sé e a mettere la salute alprimo posto attraverso semplici ma fondamentali scelte quotidiane.
“Mi sento onorata di poter contribuire, ancora una volta, alla diffusione del messaggio di prevenzione oncologica. Amare se stessi significa anche ascoltare il proprio corpo, fare controlli regolari e adottare uno stile di vita sano. Ogni piccolo gesto, come una sana alimentazione o un’attività fisica costante, può fare la differenza nella lotta contro il cancro. È questo il messaggio che vogliamo diffondere insieme alla LILT: la prevenzione dipende dalle nostre scelte quotidiane e può salvare delle vite”, ha sottolineato la showgirl.
Anche per questa edizione, l’olio extravergine di oliva (EVO) si conferma simbolo della campagna disensibilizzazione della LILT. Un alimento fondamentale della dieta mediterranea italiana, l’olio EVO è noto per le sue straordinarie proprietà antiossidanti, grazie alla ricchezza di polifenoli e acido oleico, che contribuiscono alla prevenzione di diverse patologie oncologiche. In particolare, uno studio che ha analizzato 45 ricerche scientifiche ha confermato che l’assunzione quotidiana di olio EVO riduce del 31% i rischi di cancro.
David Granieri, Presidente di UNAPROL – Consorzio Olivicolo Italiano, ha ribadito l’importanza di questo alimento nella prevenzione: “L’olio extravergine di oliva non è solo un’eccellenza del nostro territorio, ma è anche un vero e proprio alleato della salute. Siamo orgogliosi di rinnovare il nostro impegno con la LILT per promuovere la cultura della prevenzione oncologica attraverso un’alimentazione sana e bilanciata”.
Durante la conferenza, sono intervenuti anche il Presidente del Comitato Scientifico della LILT, Raffaele Perrone Donnorso, l’onorevole Stefania Marino e il professor Giorgio Calabrese, medico e divulgatore specializzato in scienze dell’alimentazione, che ha sottolineato quanto una corretta alimentazione possa aiutarci nella prevenzione.
Tra gli ospiti presenti, il giornalista Giuseppe Brindisi e il conduttore Beppe Convertini hanno portato la loro testimonianza personale, raccontando esperienze legate alla patologia che ha colpito persone a loro vicine. Con la loro presenza hanno voluto dimostrare vicinanza e completo supporto al messaggio della prevenzione.
Durante la Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica i cittadini potranno ricevere informazioni utili, partecipare a controlli gratuiti e scoprire i benefici di una dieta equilibrata. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e delle scelte quotidiane per migliorare la propria salute e ridurre il rischio di sviluppare malattie oncologiche.