Vaccini salvano vite
I vaccini salvano vite. Lo sottolinea a gran voce la SIP. Ogni minuto, da cinquant’anni, sei persone sono state salvate grazie a un vaccino. A ricordarlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sottolineando che negli ultimi cinquant’anni i vaccini hanno salvato 154 milioni di vite. Nello stesso periodo la vaccinazione ha ridotto del 40% la mortalità infantile. Il solo vaccino contro il morbillo ha contribuito al 60% di queste vite salvate.
In occasione della Settimana Mondiale dell’Immunizzazione, promossa dall’OMS che si celebra dal 24 al 30 aprile, e della Settimana Europea delle Vaccinazioni (27 aprile – 3 maggio), la Società Italiana di Pediatria richiama l’attenzione sull’importanza di proteggere la salute in ogni fase della vita, ribadendo il ruolo chiave delle vaccinazioni per bambini, adolescenti e donne in gravidanza.
“Questa ricorrenza non è solo un’occasione per celebrare i successi della vaccinazione – afferma il Presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP), Rino Agostiniani – ma anche per riflettere sulle sfide che ancora restano aperte anche nel nostro Paese, a partire dalle coperture insufficienti negli adolescenti e nelle donne in gravidanza, fino al preoccupante ritorno del morbillo. L’Italia ha gli strumenti per migliorare, ma servono più informazione e più fiducia”.
Nel nostro Paese, secondo i dati del Ministero della Salute, si osserva un leggero calo della maggior parte delle vaccinazioni raccomandate nei primi anni di età. Le coperture vaccinali per polio (usata come proxy per le vaccinazioni contenute nell’esavalente) e per il morbillo sono leggermente al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’OMS: 94,76% per la poliomielite e 94,64% per il morbillo (coorte 2021).
A preoccupare è soprattutto la ripresa del morbillo, con oltre 1.000 casi nel 2024 contro i contro i 44 dell’anno precedente e ben 227 casi nei primi tre mesi del 2025 (dati Istituto Superiore di Sanità). Il nostro Paese è il secondo più colpito in Europa dopo la Romania. E il 90% delle persone colpite non era vaccinata.
Ma le carenze più evidenti riguardano le vaccinazioni raccomandate nell’adolescenza. Quella della dose di richiamo contro il meningococco coniugato ACWY – che protegge da meningiti e sepsi potenzialmente gravi e permanenti – seppur in lieve miglioramento, nella coorte dei 16enni, raggiunge appena il 56,98% a livello nazionale. Ben lontano dall’obiettivo di copertura vaccinale ≥ 95%, previsto dal vigente Piano Nazionale Vaccini.
Tra le vaccinazioni più trascurate, l’anti-HPV (Papilloma Virus Umano) merita un’attenzione particolare. Il virus è responsabile di diverse forme di cancro: collo dell’utero, ano, pene, testa-collo (orofaringe), oltre a verruche genitali. E riguarda entrambi i sessi. I vaccini, non bisogna dimenticarlo, salvano vite.
Nel 2023, solo il 45,39% delle ragazze nate nel 2011 ha completato il ciclo vaccinale, mentre tra i coetanei maschi la percentuale scende al 39,35%. Nessuna Regione ha raggiunto l’obiettivo minimo del 95%, con picchi negativi come il Friuli-Venezia Giulia (12%) e la Sicilia (23%).
“E’ ancora troppo diffusa l’idea che l’HPV sia un problema solo femminile – continua Agostiniani –. Ma vaccinare anche i ragazzi è fondamentale, sia per la loro protezione diretta, sia per interrompere la circolazione del virus. Solo così possiamo ridurre davvero il carico di malattia”.
La gravidanza rappresenta un momento cruciale per la prevenzione. In questa fase, sono raccomandate alcune vaccinazioni fondamentali: dTpa (contro la pertosse), antinfluenzale, anti-Covid-19 e quella contro il virus respiratorio sinciziale, recentemente introdotta.
“Vaccinarsi in gravidanza significa offrire al neonato una protezione immediata, soprattutto nei primi mesi di vita, quando è più vulnerabile – afferma Rocco Russo, responsabile del Tavolo tecnico vaccinazioni della SIP –. Eppure, in Italia le coperture restano basse, a causa di paure infondate e informazioni poco chiare. Serve un lavoro coordinato tra ginecologi, ostetriche, pediatri e medici di medicina generale per superare queste resistenze e proteggere davvero i più piccoli”.
Anche prima del concepimento è importante agire in ottica preventiva. “Le donne in età fertile dovrebbero essere immunizzate contro morbillo, parotite, rosolia (MPR) e varicella, in quanto un’infezione contratta in gravidanza, specialmente nelle prime settimane, può comportare gravi rischi per non solo per il nascituro, ma anche per la stessa gestante. Dal momento che i vaccini MPR e contro la varicella sono controindicati in gravidanza, è fondamentale che la vaccinazione avvenga prima del concepimento, con due dosi somministrate almeno un mese prima dell’inizio della gravidanza”, conclude Russo. Tenetelo tutti a mente: i vaccini salvano vite, la vaccinazione è importantissima.
Adolescenti: allarme sedentarietà
In Italia l’allarme sedentarietà diventa sempre più alto: ben il 90% degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni non pratica alcuna attività sportiva quotidiana. Ci si avvilisce ancora di più se si pensa che meno del 10% di loro svolge almeno 60 minuti al giorno di attività fisica. Ricordiamo che ciò è altamente raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’allarme sedentarietà, come fa sapere l’Ansa, non c’è solo tra gli adolescenti: un bambino su cinque tra gli 8 e i 9 anni è, purtroppo, in sovrappeso. Uno su dieci è obeso. Tutti questi dati sono stati ampiamente evidenziati in occasione della Giornata Mondiale della Salute lo scorso 7 aprile, dalla Rete Italiana Città Sane – Oms. E’ ‘colpa’ della “mancata sensibilizzazione” e della “gestione disequilibrata dei servizi”, ma non solo anche delle mancanza di servizi nel nostro Paese.
“Oggi più che mai è importante ricordare che le abitudini sane si costruiscono nei luoghi della vita quotidiana”, spiega il presidente nazionale della Rete Italiana Città Sane Oms, Lamberto Bertolè. “Le città assumono un ruolo centrale nella sperimentazione di politiche integrate e nella promozione di relazioni efficaci e durature. I quartieri, le scuole e gli spazi pubblici sono infatti i primi presidi del benessere fisico e mentale”, aggiunge.
“Il nostro obiettivo è creare relazioni strutturate tra chi amministra i territori, chi li studia e chi li vive”, continua Bertolé. “I Comuni sono in prima linea nel costruire una società più sana, inclusiva e consapevole. Il benessere si costruisce nei territori, attraverso politiche intersettoriali e relazioni collaborative: solo così possiamo trasformare il principio ‘Health for All’ in realtà quotidiana”.
Gli adolescenti devono essere attivi. L’allarme sedentarietà è urgente, perché l’attività fisica e una dieta sana ed equilibrata servono a prevenire patologie gravi che possono sopraggiungere quando si è adulti. Bisogna scuotere questi ragazzi e pretendere una più equa distribuzione di servizi. Affinché tutti possano assicurare benessere ai propri figli.
Adolescenti hikikomori: fattori scatenanti
E’ un problema sociale. Gli adolescenti hikikomori crescono vertiginosamente. Il termine significa letteralmente “stare in disparte”. Identifica quelle persone che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi. Si chiudono semplicemente in casa in casa, senza avere alcun contatto diretto con il mondo esterno. Escludendo persino, a volte, i loro genitori. Quali sono i fattori scatenanti di tutto questo? Una ricerca li ha messi in luce.
Lo studio che mostra i fattori scatenanti per gli adolescenti hikikomori è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature. Gli esperti hanno condotto due indagini trasversali nel 2019 e nel 2022. I dati sono stati raccolti tramite la tecnica CAPI (Computer Assisted Personal Interview) su campioni rappresentativi di adolescenti italiani. Prendono in esame un totale di 3.273 studenti nel 2019 e 4.288 studenti nel 2022, di età compresa tra i 14 e i 19 anni.
Quali sono quindi i fattori scatenanti, stando ai ricercatori, che inducono gli adolescenti a diventare degli hikikomori? Leggo riporta i risultati.
- Scarsa qualità delle relazioni sociali (specialmente con i genitori, in particolare con la madre);
- Bassa fiducia relazionale verso familiari e insegnanti;
- Vittimizzazione da bullismo e cyberbullismo;
- Iperconnessione ai social media;
- Scarsa partecipazione ad attività sportive extrascolastiche;
- Insoddisfazione per il proprio corpo.
“L’iperconnessione, in particolare, è stata identificata come un elemento chiave che non solo erode l’autostima degli adolescenti, ma contribuisce anche all’isolamento sociale e all’aumento delle ideazioni suicidarie giovanili”, si legge.
“E’fondamentale sviluppare interventi educativi rivolti a genitori e insegnanti per sostenere i giovani che si trovano in condizioni critiche”, fa sapere Antonio Tintori, uno degli autori dello studio.
Tumori tiroide in aumento tra ragazze
Il dato è allarmante anche se, con la diagnosi precoce guarisce il 95% dei pazienti. I tumori alla tiroide sono in aumento tra le ragazze tra i 15 e i 19 anni. Quali sono i sintomi della patologia?
I numeri sono in crescita il tumori alla tiroide sono in aumento prevalentemente tra le ragazze nella fascia 15-19 anni. E’ un’emergenza da monitorare. ”L’obiettivo però non è spaventare, ma informare per arrivare a una diagnosi precoce che non solo salva la vita, ma che implica anche terapie meno invasive – sottolinea Claudio Spinelli, Ordinario di Chirurgia Pediatrica e Infantile all’Università di Pisa -. Nel caso della tiroide significa conservare almeno in parte un organo che è tanto piccolo quanto fondamentale perché secerne ormoni indispensabili per il regolare svolgimento di molte funzioni del nostro organismo”.
Proprio perché i tumori alla tiroide sono in aumento tra le ragazze, si raccomanda un controllo medico periodico, consistente in un semplice prelievo di sangue e di un’ecografia del collo.
Sul Corriere si legge:
La faccenda è diversa però, quando si guardano i dati di bambini e ragazzi: i casi in Italia, dal 2005, crescono del 3 per cento ogni anno (soprattutto nelle regioni centrali, dove l’incidenza è quattro volte più alta che al Sud) e nell’ultimo decennio l’incremento è stato più alto che in qualsiasi altro Paese europeo. Perché? “Le ragioni sono molteplici e in parte ancora da capire – risponde Spinelli -. Certo hanno un ruolo le radiazioni ionizzanti dell’esplosione nucleare di Chernobyl nel 1986 e di quella (molto più lontana da noi) di Fukushima nel 2011, che non bastano però a spiegare questo aumento. A Chernobyl, dopo l’esplosione, i casi di neoplasia tiroidea decuplicarono: oggi, però in Ucraina e in Bielorussia l’incidenza è più bassa che da noi”.
Altre cause vanno ricercate nelle sostanze emesse dai vulcani (nelle vicinanze dell’Etna l’incidenza dei tumori della tiroide è nettamente aumentata) e in quelle inquinanti dovuti alle industrie, al traffico (diossine, zolfo, PFAS o sostanze perfluoroalchiliche, Keu o sostanze contenenti metalli pesanti) o alle microplastiche. “Tutti questi elementi hanno un’azione simil-estrogenica, simile agli ormoni – precisa Paolo Miccoli, ordinario di Chirurgia generale all’Università di Pisa -,. Attaccano i recettori delle ghiandole e ne stimolano la proliferazione. L’organismo delle ragazzine è più sensibile alla sollecitazione ormonale: ecco perché sono loro ad essere più colpite da questo tumore”.
E’ bene prestare attenzione a possibili campanelli d’allarme anche negli adolescenti: un nodulo che si sente tra le dita se si tocca il collo o un rigonfiamento indolore che compare nel collo e che s’ingrossa sempre di più, non va trascurato. Basta un’ecografia visualizzare noduli anche molto piccoli, di misurarli con precisione e stabilirne la natura benigna o maligna. L’esame più appropriato per verificare la presenza di un tumore, infine, è l’agoaspirato: con un ago sottile e sotto la guida ecografica, si aspirano alcune cellule del nodulo e si analizzano al microscopio. “E se si appura, effettivamente, la presenza di un tumore in stadio precoce, il paziente può essere sottoposto a un intervento chirurgico di tipo conservativo con la preservazione di un lobo tiroideo, cosa particolarmente importante nei giovani”, conclude Spinelli.
I tumori tiroidei infantili si possono prevenire evitando di esporre i bimbi a radiazioni quando non è strettamente necessario, ovvero limitando al minimo TAC e radiografie e soprattutto scongiurando la carenza di iodio per consentire alla ghiandola di funzionare al meglio. Un altro fattore di rischio accertato per il carcinoma tiroideo è l’esposizione a radiazioni.
Prevenzione DCA nelle scuole
Oggi è stato presentato il documento con le linee guida per la prevenzione dei DCA, disturbi del comportamento alimentare, nelle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado e nelle università. Questo documento è stato redatto da Animenta e foodNet, si tratta di una proposta concreta in ambienti in cui gli interventi sono spesso assenti nonostante l’urgenza dei casi.
La prevenzione dei DCA nelle scuole è diventata di primaria importanza. Fino a un decennio fa si manifestava tra i 15 e i 19 anni. Ora l’età si è pericolosamente abbassata. Si parla di ‘baby anoressia’. E colpisce bambini tra gli 8 e gli 11 anni. La diagnosi precoce diventa così basilare durante l’infanzia e la preadolescenza per poter fare qualcosa subito.
Le linee guida per la prevenzione dei DCA nelle scuole sarebbero condotti da operatori formati. Insegnanti ed educatori avrebbero nelle loro mani strategie utili per poter immediatamente comprendere i segnali di comportamenti ‘strani’.
Generazione Magazine a tal proposito scrive: “Il concetto di prevenzione è collegato a quello di ‘Promozione della Salute’ definito dall’OMS, dunque ‘il dare alle persone i mezzi per diventare più padroni della propria salute e per migliorarla’. La scuola è tra i luoghi in cui sostenerla. E’ necessaria, per questo, la collaborazione tra il sistema scolastico e sanitario. Con la legge n.162 del 1990, il Ministero della Pubblica Istruzione si è impegnato nel sostegno dell’educazione alla salute e all’educazione alimentare nelle attività didattiche. Oggi, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, Animenta e FoodNet hanno presentato le linee guida adottabili dalle scuole per la prevenzione dei DCA”.
E ancora: “L’intento comune vede lo sviluppo di competenze trasversali per la protezione dei soggetti più vulnerabili. Promuovendo l’accettazione di sé e favorendo il riconoscimento di indicatori per interventi tempestivi nella cura dei DCA in ogni fase evolutiva grazie al continuo confronto con professionisti, verrebbero ridotti i costi della spesa sanitaria nazionale. Egarantiti gli esiti favorevoli delle terapie. I progetti di prevenzione presentati formeranno gli insegnanti tramite operatori specializzati”.
“Nelle scuole primarie, gli interventi avvengono in aula – spazio familiare – con la presenza di un osservatore garante dell’inclusione di ogni alunno. Le scuole secondarie di primo e secondo grado devono munire genitori e insegnanti degli strumenti idonei a percepire i corpi, spesso canali di espressione emotiva di ragazzi e ragazze. Con la peer education, i giovani diventano gli stessi ideatori dei progetti. Le università, invece, sono ottimali per trasmettere informazioni più dettagliate anche a chi, probabilmente, si ritroverà ad affrontarle professionalmente”, continua.
E conclude: “Data la complessità, i DCA vanno affrontati con cautela, evitando concetti stigmatizzanti come riferimenti a diete restrittive, calorie degli alimenti, peso e BMI, immagini di corpi impattanti, riferimenti alle ore di attività fisica per il consumo di determinate calorie. Il diritto alla salute passa anche attraverso la cura dei luoghi abitati dai corpi, come la scuola”.
Sesso sempre più precoce
Un indagine dell’Istat ci fa sapere che il sesso tra i giovanissimi è sempre più precoce. Il 18 per cento delle ragazze ha avuto un primo rapporto prima di aver compiuto 16 anni. E, come tutte le mamme, mi preoccupo di tutto ciò. Mi chiedo se un’adolescente sia pronto o se non sia tutto un po’ troppo convulso e anticipato nei nostri tempi.
Il sesso sempre più precoce non è un bene. E non fa stare tranquilli noi genitori. Tra l’altro coinvolge un numero maggiore di partner. Nel senso che non ci si ferma al fidanzatino di cui si dovrebbe essere innamorate. O l’inverso, nel caso si parli di ragazzi, ovviamente.
“Questa trasformazione, associata al rinvio della maternità, lascia alla donna la gestione di numerosi anni (circa 12) durante i quali deve limitare il rischio di gravidanze indesiderate”, riporta l’Ansa. “Nonostante ciò, ‘il ricorso all’aborto è in costante diminuzione’. Tanto che tra il 1980 e il 2022 è calato del 68 per cento, passando da 208 mila a poco più di 65 mila. Quindi ‘non sembra essere utilizzato come mezzo per limitare le nascite, piuttosto come extrema ratio’. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Istat ‘L’interruzione volontaria di gravidanza in un’ottica generazionale’”.
E ancora: “Gli ultimi dati del 2022 riportano che il 21,6 per cento dei ragazzi e il 18,4 per cento delle ragazze dichiara di avere avuto il primo rapporto sessuale completo prima dei 16 anni. Con l’utilizzo di metodi contraccettivi sempre più efficaci, in particolare la pillola d’emergenza il cui utilizzo è cresciuto in Italia, ‘le donne riescono a raggiungere parzialmente l’obiettivo di ridurre le gravidanze indesiderate ma c’ è ancora strada da fare per parlare di una vera e propria rivoluzione contraccettiva’, precisa l’Istat. In particolare, rispetto alla pillola del giorno dopo c’è stato un incremento delle vendite (+79 per cento) dal 2015 al 2018, grazie all’eliminazione dell’obbligo di prescrizione sia per le maggiorenni sia per le minorenni”.
Aborto a 16 e 17 anni
L’aborto a 16 e 17 anni senza il consenso dei genitori è possibile ora in Spagna. La Corte Costituzionale ha approvato la riforma della legge sull’interruzione di gravidanza. Ha anche indicato gli ospedali pubblici come centri di riferimento. Verrà istituito pure un registro dei medici e sanitari obiettori di coscienza. La notizia arriva in Italia e fa scalpore.
In terra iberica non serve più la maggiore età per decidere di rinunciare a una gravidanza. A 16 e 17 anni si è ancora delle ragazzine, eppure l’aborto diventa una possibilità concreta che queste adolescenti potranno decidere in autonomia, senza rendere partecipi le loro mamme e i loro papà.
Il tribunale delle garanzie ha respinto il ricorso di Vox con i sette voti a favore della maggioranza progressista contro i quattro della minoranza conservatrice, racconta l’AGI. “Vox ha sostenuto nel suo ricorso che la norma potrebbe violare vari precetti costituzionali come i principi di libertà, pluralità e legalità, nonché i diritti all’uguaglianza, alla vita e alla libertà ideologica. La riforma della legge sull’aborto pone fine alla necessità del consenso dei genitori per le ragazze di 16 e 17 anni, requisito introdotto nel 2015 dal governo del PP, e stabilisce gli ospedali pubblici come centri di riferimento per questa pratica. Il testo prevede la creazione di un registro degli obiettori di coscienza per il personale sanitario ed elimina l’obbligo di informare le donne sulle prestazioni e gli aiuti per il sostegno alla maternità e anche il periodo di riflessione di tre giorni”, spiega ancora la nota dell’agenzia stampa.
Voi cosa ne pensate? E’ giusto che l’aborto sia possibile senza consenso dei genitori a 16 e 17 anni?
Fumo: è boom tra i giovani
Oggi è la Giornata Mondiale senza tabacco. Perché fumare fa male. Ma i dati sconvolgono: per quanto riguarda il fumo è boom tra i giovani.
Come riporta l’Ansa, in Italia, la maggioranza degli adulti tra i 18 e i 69 anni non fuma (59%) o ha smesso di fumare (17%), ma un italiano su quattro è ancora un fumatore (24%). E questa percentuale cresce tra i giovani. Il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica. Sempre in questa fascia di età raddoppia il policonsumo, ovvero l’utilizzo contemporaneo di diversi prodotti, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%. E’ la fotografia che emerge da due diverse indagini dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
Le ricerche registrano anche un calo netto del numero dei centri antifumo. “Negli ultimi 15 anni la percentuale di fumatori si è ridotta, ma troppo lentamente. Erano il 30% nel 2008, adesso si attestano al 24% – evidenzia il presidente dell’Iss Rocco Bellantone –. Questo processo va accelerato puntando sulla prevenzione, che deve partire dalle scuole. Sono infatti proprio le scuole uno dei luoghi principali in cui costruire una socialità tra i bambini e ragazzi che punti a promuovere stili di vita sani, come l’abitudine a non fumare”.
E’ boom tra i giovani, anzi, giovanissimi. Le notizie sul fumo riguardanti loro preoccupano. Un’indagine Iss ha preso in esame gli studenti nell’anno 2023-2024 su un campione di 6012 ragazzi. Circa uno studente su tre tra i 14 e i 17 anni (30,2%) ha fatto uso di un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi 30 giorni, tra sigarette tradizionali, elettroniche e tabacco riscaldato. Tra le ragazze il consumo è leggermente maggiore. Quasi raddoppia rispetto al 2022 in questa fascia d’età il policonsumo, cioè l’utilizzo contemporaneo di questi prodotti, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%.
L’età del primo contatto con la nicotina si attesta tra i 13 e i 14 anni. Inoltre, non appaiono esservi stretti controlli sull’età al momento dell’acquisto, tanto che la maggior parte dei ragazzi intervistati afferma di aver acquistato personalmente i prodotti al bar o dal tabaccaio. In circa un caso su tre i genitori sono a conoscenza del fatto che i ragazzi utilizzano un prodotto a base di tabacco o nicotina. E sembrano tollerare maggiormente l’utilizzo dei nuovi prodotti rispetto alla sigaretta tradizionale.
Ma i rischi non sono da sottovalutare. Non a caso, afferma Simona Pichini che dirige il Centro Nazionale Dipendenze e Doping Iss, “l’Oms ha scelto come slogan per la giornata di quest’anno ‘Proteggere i bambini dalle interferenze dell’industria del tabacco’. Non bisogna dimenticare che la nicotina è una sostanza che dà dipendenza, e che ci sono evidenze degli effetti negativi per la salute anche dall’uso di questo tipo di dispositivi”. Il fumo fa boom tra i giovani: è necessario intervenire.
“L’uso composito – spiega Giovanni Capelli, direttore del Centro Prevenzione delle malattie e Promozione della Salute Iss (CNAPPS) – è una sfida per la salute pubblica perché non si può escludere che la combinazione di sigarette tradizionali e dispositivi elettronici, con e senza nicotina, si traduca in aumento del rischio per la salute”.