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Come organizzare l’esame di terza media

Apr 26
Scritto da Annamaria avatar

I giorni corrono e tanti studenti si trovano davanti la prospettiva del primo esame importante della loro vita. Spesso l’ansia prende il sopravvento: come organizzare l’esame di terza media?

come organizzare l esame di terza media

Niente stress ragazzi. Basta fare un planning per sentirsi più sicuri e non stressarsi troppo. Certo, per far sì che tutto vada per il meglio ottimizzate questi giorni di scuola che verranno, non tralasciando troppo gli argomenti. Poi qualche consiglio su come organizzare l’esame di terza media non fa mai male.

Ricordate che si deve preparare una tesina. E’ un lavoro che consiste nel collegare diverse materie su un tema specifico, e poi presentarlo davanti alla commissione. Ecco come organizzare l’esame di terza media:

  1. Pianifica il tempo: crea un calendario di studio suddividendo gli argomenti da ripassare in base alle settimane o ai giorni disponibili. Non lasciare tutto all’ultimo minuto!
  2. Dividi gli argomenti: suddividi le materie e gli argomenti in parti più piccole, così sarà più facile affrontarli uno alla volta senza sentirti sopraffatto.
  3. Stabilisci obiettivi giornalieri: ogni giorno scegli cosa studiare e cerca di rispettare gli obiettivi, così avrai una sensazione di progresso.
  4. Usa diverse tecniche di studio: alterna la lettura, la scrittura di appunti, schemi, mappe concettuali e anche esercizi pratici. Questo aiuta a memorizzare meglio.
  5. Fai pause regolari: studia per circa 25-30 minuti e poi fai una pausa di 5-10 minuti. Questo ti aiuta a mantenere alta la concentrazione.
  6. Ripassa frequentemente: rivedi gli argomenti già studiati per consolidare le conoscenze.
  7. Simula l’esame: prova a fare delle prove con le domande degli anni passati o esercizi simili, così ti abitui al tipo di domande e al tempo a disposizione.
  8. Mantieni uno stile di vita equilibrato: dormi abbastanza, mangia bene e fai un po’ di attività fisica. Un corpo in salute aiuta anche la mente.

Come organizzare la tesina:

  1. Scegli il tema principale: trova un argomento che ti appassiona e che possa essere collegato a diverse materie. Può essere qualcosa di storico, artistico, scientifico o culturale.
  2. Definisci le materie coinvolte: individua quali materie puoi collegare al tema principale (ad esempio, italiano, storia, geografia, arte, scienze, inglese, ecc.).
  3. Ricerca e raccogli materiale: cerca informazioni, immagini, testi e dati utili per approfondire ogni aspetto del tema.
  4. Organizza le sezioni: suddividi la tesina in parti chiare, come introduzione, sviluppo (con i vari collegamenti tra le materie), conclusione.
  5. Prepara gli appunti e gli schemi: crea schemi, mappe concettuali o riassunti per aiutarti a ricordare i punti principali.
  6. Scrivi la tesina: stila il testo in modo semplice e chiaro, facendo attenzione a collegare bene le materie e a mantenere un filo logico.
  7. Prepara la presentazione: pensa a come esporre la tesina davanti alla commissione, magari con qualche slide o supporto visivo.
  8. Prova a voce: esercitati a presentarla ad alta voce, così ti sentirai più sicuro.

DCA: frasi da non dire a tavola

Apr 21
Scritto da Annamaria avatar

Ci sono frasi da non dire a tavola o durante il picnic in questo giorno di festa. Sono parole da cancellare sempre se si ha accanto una persona affetta dal disturbo del comportamento alimentare (DCA). Lilac Centro DCA, la prima digital health tech startup in Italia che insegna un nuovo approccio ai disturbi alimentari, ha elaborato un vademecum. E una guida pensata proprio per evitare di ferire involontariamente qualcuno.

Le frasi da non dire a tavola sono semplici. E’ basilare cercare di non urtare la suscettibilità di chi soffre di DCA. Quelle per non far sentire alcuno giudicato. Il calore e l’ematia in questo caso sono al primo posto ancora maggiormente.

Ecco le frasi da non dire a tavola per non far soffrire chi ha il DCA:

1 “Il tuo peso è nella norma, quindi non hai un problema”.
Un disturbo alimentare non si vede sulla bilancia. Chi ne soffre può essere normopeso, sottopeso o sovrappeso. Ridurre la complessità del problema a un numero (quello dei kg sulla bilancia) significa negare la sofferenza di chi lo vive.

2 “Non sembra che tu abbia un disturbo alimentare”.
I DCA non hanno un volto specifico, né un modo ‘giusto’ di apparire. Questa frase rafforza l’idea che si debba dimostrare di stare male per essere creduti, aumentando vergogna e senso di invisibilità.

3 “E’ solo una fase passeggera”.
Minimizzare il problema lo rende ancora più difficile da affrontare. I disturbi alimentari non sono un capriccio o una moda adolescenziale, ma richiedono attenzione, cura e, spesso, un lungo percorso di guarigione.

4 “Mangia di più e vedrai che passa”.
Il cibo non è né il problema né la soluzione. Frasi come questa ignorano come alla base di un DCA ci siano dolore emotivo, rigidità, paure e meccanismi di controllo profondi che certo non si risolvono forzandosi a mangiare.

5 “Non pensi di aver mangiato abbastanza?”.
Questa domanda fa sentire giudicati, controllati e può aumentare la tensione. Anche quando fatta ‘in buona fede’, mette l’accento su qualcosa di molto delicato e intimo, rischiando di innescare vergogna o reazioni difensive.

6 “Ma dai, oggi non si contano le calorie!”.
Una frase che può sembrare leggera o liberatoria, ma per chi ha un DCA può risultare invalidante o colpevolizzante. Non si tratta di ‘non voler godersi la festa’, ma di un malessere reale che richiede rispetto e grande tatto.

Poesie di Pasqua

Apr 20
Scritto da Annamaria avatar

Lo abbiamo dimenticato, ma è bene che oggi i bambini a tavola, insieme a noi, oltre alla preghiera, dicano anche una delle tante poesie di Pasqua. Quale scegliere tra le tante? Vi do qualche idea. Mamma e papà, potrete anche leggerle con loro, se vorrete.

poesie di pasqua

Tra le poesie di Pasqua più famose c’è Il pulcino marziano di Gianni Rodari, che io amo:

Ho visto, a Pasqua, sbarcare

dall’uovo di cioccolato

un pulcino marziano.

Di certo il comandante

di quell’uovo volante

di zucchero e cacao

con la zampa ha fatto ciao.

E il gatto, per la sorpresa,

non ha detto neanche: “Miao”.

Mi piace molto, sempre volgendo allo sguardo alle innumerevoli poesie di Pasqua, quella di Ada Negri, che si intitola semplicemente Pasqua:

E con un ramo di mandorlo in fiore,

a le finestre batto e dico: “Aprite!

Cristo è risorto e germinan le vite

nuove e ritorna con l’april  l’amore

Amatevi tra voi pei dolci e belli

sogni ch’oggi fioriscon sulla terra,

uomini della penna e della guerra,

uomini della vanga e dei martelli.

Aprite i cuori. In essi irrompa intera

di questo dì l’eterna giovinezza”.

lo passo e canto che la vita è bellezza.

Passa e canta con me la primavera.

Ultima tra quelle che cito delle poesie di Pasqua è quella di Maria Loretta Giraldo: Dall’uovo di Pasqua:

Dall’uovo di Pasqua

è uscito un pulcino

di gesso arancione

col becco turchino.

Ha detto: ‘Vado,

mi metto in viaggio

e porto a tutti

un grande messaggio’.

E volteggiando

di qua e di là

attraversando

paesi e città

ha scritto sui muri,

nel cielo e per terra:

‘Viva la pace,

abbasso la guerra’.

Attività all’aperto per bambini

Apr 06
Scritto da Annamaria avatar

Le attività all’aperto per i bambini sono salvifiche e ora con la bella stagione è necessario svolgerle. Loro giocano, si divertono e non solo. Accrescono le capacità di socializzazione e di rispetto reciproco, avendo pure cura e rispetto per l’ambiente circostante, come sottolineato da John Dewey, filosofo e pedagogista statunitense.

attivita all aperto per bambini

Quali attività fare con i bambini all’aperto? Ad esempio imparare il riciclo. Come? Ce lo spiega Arcipelago Educativo di Save The Children. E’ un gioco a squadre. ”Prevede una staffetta ad ostacoli per fare la raccolta differenziata: a turno, una persona bendata, dovrà riconoscere l’oggetto da eliminare e verrà guidato dai suoi compagni di squadra verso il sacco corretto della raccolta differenziata.Le squadre si alternano in questo gioco, fino ad aver gettato tutti i materiali nei corretti contenitori”.

Non solo: tra le attività all’aperto per i bambini c’è anche lo yoga, con la pratica delle Asana, le varie posizioni che elasticizzano i muscoli aiutati dalla respirazione e danno consapevolezza del proprio corpo, migliorando postura ed equilibrio. Lo yoga, tra l’altro sviluppa la capacità di concentrazione e aiuta nella meditazione, che calma lo stress.

Si possono anche fare giochi matematici, sempre a gare, studiare le piante e magari imparare a coltivare un orto, scegliendo uno spazio tra quelli adibiti. Sono innumerevoli.

Disturbi alimentari: nello sport colpiscono il doppio

Mar 14
Scritto da Annamaria avatar

Dobbiamo stare sempre all’erta con i nostri bambini. I disturbi alimentari, come già detto, sono in vertiginoso aumento tra i più piccoli, con sintomi sempre più in età precoce. Sappiate anche che nello sport colpiscono il doppio. Come sottolineato dai dati di Fondazione Maria Bianca Corno, che promuove la Settimana Lilla, che si conclude domani, 15 marzo, al primo posto c’è la bulimia, seguita dall’anoressia. A seguire il Binge Eating disorder e gli EDNOS, i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati, tra cui la vigoressia e l’ortoressia.

Nello sport i disturbi alimentari colpiscono il doppio. Laura Dalla Ragione lo chiarisce al Corriere della Sera. la psichiatra e direttrice della Rete di servizi sui DNA dell’Usl Umbria 1 e del Campus Biomedico di Roma spiega: “Le performance sportive sono diventate un momento di difficoltà per tantissimi giovani. L’incidenza di DNA è appunto doppia a parità di età e genere, ci sono moltissime ricerche che lo confermano. Lo sport, che è una cosa meravigliosa, per alcuni può diventare un fattore di rischio di disturbi alimentari”.

“Nello sport (specie in alcune discipline) spesso il problema scatenante è l’obbligo di mantenersi entro un certo peso per poter accedere alle gare – precisa la specialista –. Ma spesso il ragazzo o la ragazza che fanno attività sportiva hanno fame e non riescono a trattenersi come vorrebbero, così, per mantenere il peso, usano metodi di compensazione propri della bulimia, come il vomito autoindotto, i lassativi, i diuretici. E la bulimia non è meno rischiosa per la salute: può portare a squilibri elettrolitici dovuti all’azione del vomitare più volte al giorno. Se si abbassa la quota di potassio nel corpo si può anche arrivare a un arresto cardiocircolatorio”.

E’ evidente che i disturbi alimentari nello sport colpiscono il doppio, ma quali sono le discipline più a rischio? “Danza, ginnastica artistica, pattinaggio. In generale le discipline dove bisogna mantenere un certo tipo di corpo, un certo tipo di peso”. 

“Il mondo della danza più di tutte le discipline è a rischio perché è fuori dal Coni, non ha una Federazione, quindi, non c’è alcun tipo di controllo o normativa. Nella danza è diffusa la cosiddetta “triade dell’atleta”: associazione di un disordine alimentare, di amenorrea e osteoporosi. C’è un’incidenza nelle ballerine professioniste del 30% circa. La perdita delle mestruazioni può determinare conseguenze, oltre che cliniche, anche psicologiche e l’impossibilità di raggiungere un peso ‘normale’ in adolescenza può comportare ripercussioni sull’accrescimento osseo”, aggiunge.

Fate attenzione e vigilate, se vi accorgete che qualcosa non va, intervenite immediatamente con i vostri figli.

Bambini prodigio

Feb 19
Scritto da Annamaria avatar

Da quando Alessandro Gervasi a soli 6 anni ha conquistato tutto l’Ariston a Sanremo suonando il piano non si parla d’altro. I bambini prodigio impressionano. Lui, Alessandro, ha l’’orecchio assoluto’. Riconosce la nota corrispondente a un suono senza ancora saper leggere la musica. Nel suo caso parlano addirittura di “un nuovo Mozart”.

bambini prodigio

I bambini prodigio sono eccezionali e non così rari come si crede. In ogni classe, sembra, è presente almeno un alunno con capacità superiori da scoprire. E non lo si fa solo con il QI, misurando il loro quoziente di intelligenza.

“Circa il 5% della popolazione ha un alto potenziale cognitivo, il 2% ha capacità ancora maggiori”, spiega al Corriere della Sera Maria Assunta Zanetti. La docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Pavia e direttrice di LabTalento (Laboratorio di ricerca e intervento sullo sviluppo del potenziale del talento e della plusdotazione) aggiunge: “Abbiamo verificato questi dati anche in Italia. Significa che in ogni classe potenzialmente è presente almeno un alunno con capacità superiori”.

Spesso i bambini e le bambine prodigio non legano con gli altri, in classe si annoiano proprio per le loro capacità ‘superiori’. “Le capacità musicali, sportive, di arti visive e di intelligenza emotiva-leadership non vengono valutate con un test QI”, precisa la dottoressa Roncoroni. “Dobbiamo lavorare sulla formazione di insegnanti e genitori per aiutare questi bambini e non farli sentire come dei marziani”, prosegue la psicologa Zanetti. 

“In apparenza la maggior parte dei bambini ‘fenomeni’ sono maschi – fa sapere Roncoroni – Spesso scopriamo invece che le sorelle hanno altrettante o superiori capacità cognitive. Vengono giudicate brave ma non di più, come se per loro fosse una cosa normale”. La disparità dei sessi esiste anche in questo caso.

Educazione sessuale: quando iniziare a parlarne?

Feb 16
Scritto da Annamaria avatar

In alcune famiglie imbarazza affrontare l’argomento educazione sessuale. Quando iniziare a parlarne coi figli? “Le linee guida dell’Oms e dell’Unesco pubblicate nel 2020, quelle in base alle quali dobbiamo parlare di una educazione sessuale completa, la Comprehensive sexuality education, suggeriscono a pediatri e genitori di affrontare l’argomento fin dalla primissima infanzia”, spiega la dottoressa Immacolata Scotese al Corriere della Sera.

educazione sessuale quando iniziare a parlarne

La pediatra di famiglia a Campagna, provincia di Salerno, e membro Sipps chiarisce: “Dai 3 ai 5 anni si può iniziare ad insegnare i nomi corretti dei genitali senza usare soprannomi, per esempio”. E precisa: “Se noi indichiamo l’organo genitale con il nome corretto e non con il soprannome, a quell’età gli conferiamo già una maggiore autoconsapevolezza e uno strumento per potersi difendere”. 

Quando bisogna parlarne coi figli? L’educazione sessuale va quindi trattata sin da subito, non bisogna aver timore, paura, imbarazzo.

Tra i 3 e i 5 anni va insegnato pure il rispetto per le parti intime, tra i 6 e gli 8 anni si può iniziare a spiegare ai bimbi come nascono i bambini, senza inventare favole, ma in modo semplice. ”Quando entriamo nella preadolescenza e nell’adolescenza, quindi a partire dai 9 anni, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unesco invitano poi ad accogliere i cambiamenti della pubertà e, soprattutto, delle emozioni che l’accompagnano”, dice l’esperta.

In adolescenza ci si deve concentrare sulle emozioni del ragazzo o la ragazza, ma pure sulla prevenzione per quel che riguarda le malattie sessualmente trasmissibili e quindi sulla contraccezione, anche perché l’età del primo rapporto si è notevolmente abbassata. Pure qui, quando l’educazione sessuale ci mette alla prova, quando iniziare a parlarne coi figli diventa fondamentale: è necessario essere genitori aperti e accoglienti. Non respingenti.

Bugie bambini: cosa fare

Feb 06
Scritto da Annamaria avatar

I bambini cominciano a capire la differenza tra la realtà e una storia tra i 4 e i 5 anni. Se in quel momento cominciano a dire bugie cosa fare? Come comportarsi per far capire loro che è sbagliato?

Gli psicoterapeuti affermano senza ombra di dubbio che dire bugie fa parte del percorso evolutivo dei bambini, della loro crescita. Spesso lo fanno per negare di aver fatto qualcosa di male, a volte anche solo per attirare l’attenzione su di sé. Ma se diventa un comportamento continuo cosa fare?

Le bugie dei bambini, a volte un meccanismo di autodifesa, perché annoiati o trascurati o troppo pressati da mamma e papà, ci fanno, però, rimanere male? Cosa fare dunque? Innanzitutto dobbiamo capirne le motivazioni e dare loro il buon esempio, non dicendone noi. Capire pure la gravità della menzogna: se è innocua o meno. 

Le punizioni sono abbastanza inutili, è dimostrato anche da recenti studi sul comportamento tra grandi e piccini. Anzi, il più delle volte sono controproducenti, al punto di avere un effetto contrario.

Una volta compreso la causa della bugia e da dove nasce, senza essere autoritari, dovremmo ascoltare nostro figlio, facendolo parlare, ironizzare con lui, spiegargli quando sia sbagliato mentire e quanto sia facile far venire alla luce la verità. Spiegare quanto sia importante la fiducia reciproca e quando invece sia dannoso dire una bugia. Raccontare al piccolo leggende e favole aiuta, proprio, a fargli capire come una storia sia differente dalla realtà quotidiana.